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giovedì 6 febbraio 2003

MESSAGGIO DEL PAPA PER LA QUARESIMA DEDICATO ALLA CARITÀ


CITTA' DEL VATICANO, 6 FEB. 2003 (VIS). Questa mattina, il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la Quaresima 2003, datato 7 gennaio, è stato pubblicato in lingua inglese, francese, italiana, tedesca, spagnola e portoghese ed è stato presentato presso la Sala Stampa della Santa Sede dall'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum". Secondo la Costituzione Apostolica "Pastor Bonus" del 1988, il Pontificio Consiglio "Cor Unum" che collabora alla preparazione del Messaggio annuale per la Quaresima, "esprime la sollecitudine della Chiesa cattolica verso i bisognosi, perché sia favorita la fratellanza umana e si manifesti la carità di Cristo".

Di seguito riportiamo alcuni estratti del Documento:

"Quest'anno, a guida della riflessione quaresimale, vorrei proporre la frase tratta dagli Atti degli Apostoli: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (20,35)".

"La nostra epoca, purtroppo, è influenzata da una mentalità particolarmente sensibile alle suggestioni dell'egoismo, sempre pronto a risvegliarsi nell'animo umano. Nell'ambito sociale, come in quello mediatico, la persona è spesso sollecitata da messaggi che, in forma insistente, aperta o subdola, esaltano la cultura dell'effimero e dell'edonistico. Pur non mancando un'attenzione agli altri in occasione di calamità ambientali, di guerre o di altre emergenze, non è in genere facile sviluppare una cultura della solidarietà".

"Lo sfruttamento dell'uomo, l'indifferenza per la sofferenza altrui, la violazione delle norme morali sono solo alcuni tra i frutti della bramosia di guadagno. Di fronte al triste spettacolo della perdurante povertà che colpisce tanta parte della popolazione mondiale, come non riconoscere che il profitto ricercato a tutti i costi e la mancanza di fattiva e responsabile attenzione per il bene comune concentrano nelle mani di pochi una grande quantità di risorse, mentre il resto dell'umanità soffre nella miseria e nell'abbandono?"

"Facendo appello ai credenti e a tutti gli uomini di buona volontà, vorrei ribadire un principio in se stesso ovvio, anche se non di rado disatteso: è necessario ricercare non il bene di una cerchia privilegiata di pochi, ma il miglioramento delle condizioni di vita di tutti".

"'Vi è più gioia nel dare che nel ricevere'. Acconsentendo alla sollecitazione interiore a dare se stessi agli altri senza nulla aspettarsi, il credente sperimenta una profonda soddisfazione interiore".

"Lo sforzo del cristiano di promuovere la giustizia, il suo impegno per la difesa dei più deboli, la sua azione umanitaria per procurare il pane a chi ne è privo e per curare i malati venendo incontro a ogni emergenza e necessità, traggono forza da quel singolare ed inesauribile tesoro di amore che è il dono totale di Gesù al Padre".

"Osserva Sant'Agostino che solamente Dio, il Sommo Bene, è in grado di vincere le miserie del mondo. La misericordia e l'amore verso il prossimo devono pertanto sgorgare da un rapporto vivo con Dio e a Lui fare costante riferimento, poiché è nello stare vicino a Cristo che risiede la nostra gioia"

"La Quaresima offre l'arma pratica ed efficace del digiuno e dell'elemosina per lottare contro lo smodato attaccamento al denaro. Privarsi non solo del superfluo, ma anche di qualcosa di più per distribuirlo a chi è nel bisogno, contribuisce a quel rinnegamento di sé senza il quale non c'è autentica pratica di vita cristiana".

"E' l'amore di Dio trasfuso nei nostri cuori che deve ispirare e trasformare il nostro essere ed il nostro operare. Non si illuda il cristiano di poter ricercare il vero bene dei fratelli, se non vive la carità di Cristo. Anche laddove riuscisse a modificare importanti fattori sociali o politici negativi, ogni risultato resterebbe effimero senza la carità. La stessa possibilità di dare se stessi agli altri è un dono e scaturisce dalla grazia di Dio".

"All'uomo di oggi, spesso inappagato da un'esistenza vuota ed effimera e alla ricerca della gioia e dell'amore autentici, Cristo propone il proprio esempio invitando a seguirlo. A chi l'ascolta Egli chiede di spendere la vita per i fratelli. Da tale dedizione scaturiscono la realizzazione piena di sé e la gioia, come dimostra l'esempio eloquente di quegli uomini e di quelle donne che, lasciando le loro sicurezze, non hanno esitato a porre in gioco la propria vita come missionari nelle diverse parti del mondo. Lo testimonia la decisione di quei i giovani che, animati dalla fede, hanno abbracciato la vocazione sacerdotale o religiosa per porsi al servizio della 'salvezza di Dio'".

"Recentemente si è assistito ad una benemerita gara di solidarietà per le vittime delle alluvioni in Europa, del terremoto in America Latina e in Italia, delle epidemie in Africa, delle eruzioni vulcaniche nelle Filippine, senza dimenticare le altre zone del mondo insanguinate dall'odio o dalla guerra".

"In queste circostanze i mezzi di comunicazione sociale svolgono un significativo servizio, rendendo più diretta la partecipazione e più viva la disponibilità a sostenere chi si trova nella sofferenza e nella difficoltà. Talora non è l'imperativo cristiano dell'amore a motivare l'intervento a favore degli altri, ma una compassione naturale. Chi assiste il bisognoso gode però sempre della benevolenza di Dio".
MESS/QUARESIMA 2003/… VIS 20030206 (840)

QUARESIMA 2003: "VI È PIÙ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE"


CITTA' DEL VATICANO, 6 FEB. 2003 (VIS). Il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la Quaresima 2003: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" è stato presentato, questa mattina, ai giornalisti, nel corso di una Conferenza Stampa nella Sala Stampa della Santa Sede, dall'Arcivescovo Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", dal Monsignor Karel Kasteel, Segretario del medesimo Dicastero e da Don Oreste Benzi, Fondatore dell'Associazione "Papa Giovanni XXIII".

L'Arcivescovo Cordes ha affermato che le parole di Gesù - "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" - hanno "riscosso apparentemente un consenso universale", se guardiamo alle istituzioni caritative nel mondo, alle multinazionali che investono in azioni caritative, ai governi che destinano alte percentuali dei loro budget per l'aiuto ai poveri ed ai bisognosi, come alle tombole, ai gala di beneficenza di attori, sportivi e politici. L'Arcivescovo ha ricordato, come ha avuto modo di constatare personalmente, che per sponsorizzare una specifica fondazione, le compagnie aeree internazionali organizzino collette a bordo degli aerei, oppure, negli aeroporti venga chiesto ai passeggeri di sostenere una particolare iniziativa benefica.

L'Arcivescovo si chiede: "Questa diffusa attuazione della buona azione è forse una prova che l'affermazione di Gesù ha trovato un riconoscimento globale e che perciò è superfluo sottolinearla oggi? Ad un esame più attento si riconosce che sia riceventi come donatori possono avere scopi ben diversi nelle loro attività per gli altri".

L'Arcivescovo cita in merito le parole di Gesù: "Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra". La filantropia e la solidarietà sono diventate un "business", per cui "al di là dei buoni scopi, c'è sempre la possibilità per chi amministra di ritagliarsi una quota sostanziosa per i propri bisogni". Non solo, "In un mondo in cui il dare è diventato una moda, con le donazioni si possono ottenere gloria e grandezza".

Il Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum" ha spiegato che l'invito del Santo Padre Giovanni Paolo II contenuto nella frase: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" rappresenta, "una nuova esortazione" che "impone anche dei chiari limiti. (…) Non conferma solo la disponibilità ad aiutare, (…) ma dà proprio ai cristiani un preciso orientamento". Ricordando le parole del Papa sulla generosità dei missionari e dei membri di movimenti, che aiutano i poveri e i bisognosi del mondo, l'Arcivescovo ha detto che essi: "Fanno (…) di se stessi strumento per l'altro - nel significato che dà a ciò l'odierno Messaggio Quaresimale, nel quale il Santo Padre descrive la forma più alta di disponibilità per il sofferente come il 'dono disinteressato di sé agli altri'".

L'Arcivescovo ha ribadito che è a questa forma di carità altruistica che dobbiamo ritornare, mettendo da parte aspirazioni alla gloria personale, al riconoscimento e il desiderio di ricompense materiali.

Don Oreste Benzi, ha affermato l'Arcivescovo Cordes, è una di quelle persone che hanno fatto dono si se stesse agli altri. Fondatore dell'Associazione "Papa Giovanni XXIII", Don Benzi ha iniziato già dal 1968 insieme ai giovani raccolti attorno a lui ad occuparsi di persone povere materialmente e psichicamente. Sono 186 i centri in tutto il mondo da lui fondati "nei quali vivono famiglie cosiddette normali con prostitute, ex drogati ed alcolisti, così come handicappati fisici e mentali". L'Arcivescovo ha detto di Don Benzi: "Non si ritiene uno 'specialista di un settore della carità'. È un uomo semplice, che sta cambiando il mondo a 180 gradi. Il suo motto è: 'I giovani non hanno bisogno di qualcosa, ma di qualcuno'".

Don Oreste Benzi ha affermato: "Ai poveri agli ultimi devo dare la risposta di cui essi hanno bisogno e non la risposta che fa comodo all'establishment di tutti coloro che stanno bene. La condivisione richiede l'appartenenza e non solo la prestazione. È necessario rimuovere le cause che creano l'ingiustizia e l'emarginazione. Non si possono solo assistere le vittime, bisogna impedire di farle, secondo il discorso di Sant'Agostino, secondo l'insegnamento dei Padri e del magistero della Chiesa. La carità non può coprire i problemi ma li deve risolvere. Non ci si può limitare a versare lacrime sugli affamati; è necessario smascherare chi affama. Non ci si può solo muovere contro gli atti terroristici. Bisogna sconvolgere il sistema terroristico".

"La Chiesa è in se stessa giustizia" - ha detto ancora Don Benzi. "Promuovendo atti di giustizia, la Chiesa manifesta la sua vera identità e attrae gli uomini. Il Papa è la prova di questo".
OP/MESSAGGIO QUARESIMA 2003/CORDES VIS 20030206 (760)

L PAPA RICEVE DELEGAZIONE PATRIARCATO ORTODOSSO SERBIA


CITTA' DEL VATICANO, 6 FEB. 2003 (VIS). Questa mattina, il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel ricevere una Delegazione del Santo Sinodo del Patriarcato Ortodosso di Serbia, ha espresso "profonda gioia" per l'incontro che è di "grande significato" e ricolma di "speranza tutti noi".

Il Santo Padre ha ricordato che "l'ultimo decennio del XX secolo è stato contrassegnato da non pochi dolorosi avvenimenti, che hanno provocato indicibili sofferenze a numerose popolazioni dei Balcani. Purtroppo, non sono mancate ingiustizie ed i loro autori non hanno esitato a ricorrere alla strumentalizzazione dei sentimenti e dei valori religiosi e patriottici, per ferire più in profondità il loro prossimo".

"Le Chiese non sono venute meno al compito di richiamare tutte le parti in causa alla pace" - ha sottolineato il Pontefice - "al ristabilimento della giustizia e al rispetto dei diritti di ciascuna persona, prescindendo dalla sua appartenenza etnica o credenza religiosa. Com'è noto, anche la Santa Sede, senza fraintendimento e con imparzialità, ha spesso levato la sua voce, ed io personalmente non ho mancato di farlo prima e durante le azioni che hanno in particolare colpito la popolazione del vostro Paese nel 1999".

"Le Chiese" - ha proseguito il Papa - "hanno il compito di agire secondo il modello del 'buon samaritano'. Esse debbono alleviare le comuni sofferenze, curare le ferite e promuovere quella purificazione delle memorie da cui sgorgherà un sincero perdono e una fraterna collaborazione".

"Oggi" - ha affermato il Santo Padre - "le Chiese si confrontano con nuove esigenze e sfide, che derivano da una inarrestabile trasformazione del Continente europeo. L'identità cristiana dell'Europa, plasmata nelle sue radici dalle due tradizioni occidentale ed orientale, sembra talora essere messa in discussione".

Lodando la Chiesa Ortodossa per essersi impegnata a proclamare "con perseveranza la Buona Novella della salvezza", il Santo Padre ha esortato i cattolici e gli ortodossi a "dare insieme una vivida e convincente testimonianza della loro comune tradizione (…) efficace non soltanto nell'affermazione dei valori evangelici come la pace, la dignità della persona, la difesa della vita e la giustizia nella società di oggi, ma anche nell'avvicinamento e nel consolidamento di quella fraternità che dovrebbe contraddistinguere le relazioni ecclesiali tra cattolici ed ortodossi".
AC/PATRIARCATO ORTODOSSO SERBIA/… VIS 20030206 (380)

PROSSIMA VISITA DEL VICE PRIMO MINISTRO IRACHENO TARIK AZIZ


CITTA' DEL VATICANO, 6 FEB. 2003 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, il Dr. Joaquín Navarro-Valls, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha rilasciato la dichiarazione che segue: "Il Vice Primo Ministro del Governo dell'Iraq, Signor Tarik Aziz ha chiesto di essere ricevuto dal Papa. Il Santo Padre riceverà in udienza in Vaticano il Signor Tarek Aziz il giorno 14 di febbraio".
OP/VISITA AZIZ:IRAQ/NAVARRO-VALLS VIS 20030206 (80)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 6 FEB. 2003 (VIS). Il Santo Padre ha oggi ricevuto in udienze separate:

- Il Signor Nursultan Nazarbayev, Presidente della Repubblica del Kazakhstan, e Seguito.

- Due Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regioni Centro ovest e Nord II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

- Il Vescovo Martinho Lammers, O.F.M., Prelato di Óbidos.

- Il Vescovo José Luis Azcona Hermoso, O.A.R., Prelato di Marajó.

- Il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
AP:AL/…/… VIS 20030206 (80)
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