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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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venerdì 19 novembre 2004

UDIENZE


CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2004 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienze separate:

- Il Cardinale Edward Idris Cassidy, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

- Il Vescovo Eduardo Maria Taussig, di San Rafael (Argentina).

- Il Dottor Flavio Cattaneo, Direttore Generale della RAI-Radiotelevisione Italiana con la Consorte.

- Il Professor Giuseppe Dalla Torre, Rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta e Seguito.
AP/.../... VIS 20041119 (80)

CARDINALE RATZINGER: DIO EMARGINATO SOCIETÀ CONTEMPORANEA


CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2004 (VIS). Il Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una intervista concessa al quotidiano "La Repubblica", pubblicata questa mattina, afferma, fra l'altro, che una società come la nostra dove Dio viene emarginato ed è assolutamente assente, si autodistrugge.

Secondo il Cardinale Ratzinger "esiste un'aggressività ideologica secolare, che può essere preoccupante. In Svezia un pastore protestante che aveva predicato sull'omosessualità in base ad un brano della Scrittura, è andato in carcere per un mese. Il laicismo non è più quell'elemento di neutralità, che apre spazi di libertà per tutti. Comincia a trasformarsi in un'ideologia che si impone tramite la politica e non concede spazio pubblico alla visione cattolica e cristiana, la quale rischia così di diventare cosa puramente privata e in fondo mutilata. In questo senso una lotta esiste e noi dobbiamo difendere la libertà religiosa contro l'imposizione di un'ideologia che si presenta come fosse l'unica voce della razionalità, mentre invece è solo l'espressione di un 'certo' razionalismo".

Ma per lei cos'è la laicità?

"La laicità giusta è la liberta di religione. Lo Stato non impone una religione, ma dà libero spazio alle religioni con una responsabilità verso la società civile e quindi permette a queste religioni di essere fattori nella costruzione della vita sociale".

Alla domanda sulla autentica essenza del Cristianesimo, il Porporato la descrive come: "una storia di amore fra Dio e gli uomini. Se si capisce questo nel linguaggio del nostro tempo, il resto seguirà".

Dove sta Dio nella società contemporanea?

"È molto emarginato. Nella vita politica sembra quasi indecente parlare di Dio, quasi fosse un attacco alla libertà di chi non crede. Il mondo politico segue le sue norme e le sue strade, escludendo Dio come cosa che non appartiene a questa terra. Lo stesso nel mondo del commercio, dell'economia e della vita privata. Dio rimane ai margini. A me sembra invece necessario riscoprire, e le forze ci sono, che anche la sfera politica ed economica ha bisogno di una responsabilità che nasce dal cuore dell'uomo e, in ultima istanza, ha a che fare con la presenza o l'assenza di Dio. Una società in cui Dio è assolutamente assente, si autodistrugge. Lo abbiamo visto nei grandi regimi totalitari del secolo scorso".

Un grosso nodo è l'etica sessuale. L'Enciclica "Humanae vitae" ha prodotto un fossato tra magistero e comportamento pratico dei fedeli. È ora di rimeditarla?

"Per me è evidente che dobbiamo continuare a riflettere. Già nei suoi primi anni di Pontificato Giovanni Paolo II ha offerto al problema un nuovo tipo di approccio antropologico, personalistico, sviluppando una visione molto diversa della relazione fra l'io e il tu dell'uomo e della donna. Vero è che la pillola ha dato il via ad una rivoluzione antropologica di grandissime dimensioni. Non si è rivelata essere, come forse si poteva pensare all'inizio, solo un aiuto per le situazioni difficili, ma ha cambiato la visione della sessualità dell'uomo e del corpo stesso. È stata sganciata la sessualità dalla fecondità e così è cambiato profondamente il concetto della stessa vita umana. L'atto sessuale ha perso la sua intenzionalità e finalità, che prima era sempre stata visibile e determinante, sicché tutti i tipi di sessualità sono diventati equivalenti. Soprattutto da questa rivoluzione consegue l'equiparazione tra omosessualità ed eterosessualità. Ecco perché dico che Paolo VI ha indicato un problema di grandissima importanza".

Ecco, l'omosessualità. È un tema che riguarda l'amore tra due persone e non la mera sessualità. Cosa può fare la Chiesa per capire questo fenomeno?

"Diciamo due cose. Anzitutto dobbiamo avere un grande rispetto per queste persone, che soffrono anche e che vogliono trovare un loro modo di vivere giusto. D'altra parte, creare ora la forma giuridica di una specie di matrimonio omosessuale, in realtà, non aiuta queste persone".

Quindi lei giudica negativamente la scelta fatta in Spagna?

"Sì, perché è distruttiva per la famiglia e la società. Il diritto crea la morale o una forma di morale, poiché la gente normale comunemente ritiene che quanto afferma il diritto sia anche moralmente lecito. E se giudichiamo questa unione più o meno equivalente al matrimonio, abbiamo una società che non riconosce più la specificità né il carattere fondamentale della famiglia, cioè l'essere proprio dell'uomo e della donna che ha lo scopo di dare continuità - non solo in senso biologico - all'umanità. Ecco perché la scelta fatta in Spagna non reca un vero beneficio a queste persone; poiché in tal modo distruggiamo elementi fondamentali di un ordine di diritto".

Eminenza, a volte la Chiesa dicendo no su tutto, è andata incontro a sconfitte. Non dovrebbe essere almeno possibile un patto di solidarietà tra due persone, anche omosessuali, riconosciuto e tutelato dalla legge?

"Ma l'istituzionalizzazione di una simile intesa - lo voglia o no il legislatore - apparirebbe necessariamente all'opinione pubblica come un altro tipo di matrimonio e la relativizzazione sarebbe inevitabile. Non dimentichiamo poi che con queste scelte, verso cui oggi inclina un'Europa - diciamo così - in decadenza, ci separiamo da tutte le grandi culture dell'umanità, le quali hanno sempre riconosciuto il significato proprio della sessualità: cioè che un uomo e una donna sono creati per essere congiuntamente la garanzia del futuro dell'umanità. Garanzia non solo fisica ma morale".
.../INTERVISTA/CARDINALE RATZINGER VIS 20041119 (880)

TELEGRAMMA DI CORDOGLIO SCOMPARSA CARDINALE ARAMBURU


CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2004 (VIS). Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha fatto pervenire un telegramma di cordoglio al Cardinale Jorge Mario Bergolgio, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires (Argentina), nell'apprendere la notizia della scomparsa, ieri sera all'età di 92 anni, del Cardinale Juan Carlos Aramburu, Arcivescovo emerito dell'Arcidiocesi argentina.

"Profondamente addolorato nell'apprendere la triste notizia della scomparsa del caro Cardinale Jaun Carlos Aramburu, Arcivescovo emerito di Buenos Aires, dopo una vita di totale dedizione a Dio e di servizio alla Chiesa, condotta in totale sobrietà e distinguendosi per la prudenza e la probità, esprimo le mie sentite condoglianze a Lei, ai Vescovi Ausiliari, al clero, alle comunità religiose e laiche di questa Arcidiocesi. Mi unisco a Lei nel raccomandare alla misericordia del Padre celeste questo zelante Pastore che con tanta carità pastorale ha servito il suo popolo e la Chiesa".

"Il suo generoso ed intenso operato prima come Presbitero e poi come Vescovo di Tucuman e successivamente per ventitre anni come Arcivescovo di questa Chiesa particolare, ed infine il suo ministero pastorale nel Santuario di San Cayetano, testimoniano la sua grande dedizione alla causa del Vangelo, e danno prova del suo profondo amore per la Chiesa ed del suo zelo per la salvezza delle anime".

"In questo momento di dolore nel quale la comunità ecclesiale di Buenos Aires e tanti fedeli argentini piangono il loro amato pastore, e mentre ricordo la sua partecipazione al Concilio Vaticano II, il suo servizio alla Chiesa universale e l'accoglienza che mi riservò in occasione del mio Viaggio Apostolico in Argentina nel 1987, mi è grato impartire con affetto la confortatrice Benedizione Apostolica in segno di speranza nella vittoria del Signore Risorto".
TGR/SCOMPARSA CARDINALE ARAMBURU/BERGOGLIO VIS 20041119 (290)

EVANGELIZZAZIONE NELL'ASIA MULTIETNICA E MULTIRELIGIOSA


CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2004 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto i Membri del Consiglio Post-Sinodale della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per l'Assemblea Speciale per l'Asia, tenutasi dal 19 aprile al 14 maggio 1998, sul tema: "Perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".

Il Papa ha ringraziato i Membri per la loro collaborazione e il prezioso contributo nella redazione dell'Esortazione Apostolica Post -Sinodale "Ecclesia in Asia" e nella valutazione sulla sua applicazione nel Continente Asiatico ed ha sottolineato la necessità di un "dialogo fruttuoso", particolarmente urgente alla luce della "situazione multietnica, multireligiosa e multiculturale dell'Asia, dove il cristianesimo è troppo spesso visto come straniero".

Ricordando l'alta percentuale di giovani in Asia, il Papa ha detto che essa rappresenta: "motivo di ottimismo perché le nuove generazioni, cariche di promesse, sono disponibili a dedicarsi totalmente a una causa; una sfida, perché i sogni non realizzati possono generare delusione".

"Inoltre" - ha aggiunto Giovanni Paolo II - "la Chiesa intende contribuire alla causa della pace in Asia, dove vari conflitti e il terrorismo provocano la perdita di molte vite umane. Durante l'Assemblea Speciale, i Padri Sinodali hanno guardato con apprensione alla Terra Santa 'cuore del cristianesimo" dove "i focolai di guerra sono andati allargandosi ed è pertanto urgente costruire la pace".

"Per annunciare in profondità il Vangelo in Asia è necessario che tutti i credenti in Cristo compenetrino ogni aspetto della vita con la loro fede. (...) Specialmente dove essi soffrono e non sono liberi di professare la loro fede, occorre proclamare il Regno di Dio con una 'silenziosa testimonianza di vita', portando la croce e seguendo le orme di Cristo sofferente e crocifisso, nell'attesa paziente che venga il giorno in cui ci sarà piena libertà religiosa".

Il Santo Padre ha ricordato come la celebrazione del Sinodo per l'Asia abbia messo in luce che "il dialogo è un 'modo caratteristico della vita della Chiesa in Asia'", che si estende al dialogo nella Chiesa, con le altre comunità cristiane e con "i valori culturali e religiosi di differenti popoli".

"Il fatto che la Chiesa in Asia sia un 'piccolo gregge'" - ha concluso il Pontefice - "non deve portare allo scoraggiamento, perché l'efficacia dell'evangelizzazione non dipende dai numeri. (...) Gesù insegna che ciò che è piccolo e nascosto agli occhi degli uomini, grazie all'intervento onnipotente di Dio, può ottenere risultati insperati".
AC/RIUNIONE POST-SINODALE/ASIA VIS 20041119 (410)
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