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lunedì 10 ottobre 2005

COMMEMORAZIONE XL ANNIVERSARIO SINODO DEI VESCOVI

CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2005 (VIS). Nel pomeriggio di oggi, nell'Aula del Sinodo, ha avuto luogo una Congregazione Generale speciale di commemorazione del XL anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Telesphore Placidus Toppo.

All'inizio della sessione, nel suo intervento, l'Arcivescovo Nikola Eterovic ha definito il Sinodo "espressione privilegiata della collegialità episcopale". Il Segretario Generale del Sinodo ha affermato che il XL anniversario "è un'occasione per approfondire la natura teologica e giuridica di tale istituzione, nata nel Concilio Vaticano II". Il Sinodo ha affermato l'Arcivescovo "ha avuto il grande merito di sviluppare la dimensione sinodale del 'corpus episcoporum', di fomentare la collegialità episcopale tra i Vescovi e con il Santo Padre".

Ricordando che il Sinodo dei Vescovi fu istituto il 15 settembre 1965, l'Arcivescovo Eterovic ha ricordato che: "Il Sinodo ha avuto finora quattro Presidenti, quattro Pontefici: Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sua Santità sta presiedendo per la prima volta un Sinodo dei Vescovi".

Il Sinodo dei Vescovi, ha proseguito l'Arcivescovo Eterovic, "ha avuto il privilegio che due Cardinali Relatori Generali delle Assemblee Generali Ordinarie, rispettivamente del 1974 e del 1980, siano diventati Pontefici. Si tratta dell'Eminentissimo Cardinale Karol Wojtyla e, poi, di Sua Eminenza il Cardinale Joseph Ratzinger".

L'Arcivescovo Eterovic ha sottolineato inoltre che: "Il segno tangibile della giovinezza del Sinodo è pure il fatto che oltre la metà dei Padri Sinodali dell'XI Assemblea Generale Ordinaria partecipa per la prima volta ad un'Assemblea sinodale".

Successivamente, il Cardinale Jozef Tomko, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali - Segretario Generale del Sinodo fra il 1979 ed il 1985 - e il Cardinale Peter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), hanno tenuto, rispettivamente, una relazione sugli aspetti teologici e sugli aspetti giuridici del Sinodo dei Vescovi.

Il Cardinale Adrianus Simonis, Arcivescovo di Utrecht (Paesi Bassi), ha presentato una comunicazione sull'Assemblea Speciale per i Paesi Bassi - convocata dal Santo Padre Giovanni Paolo II e tenutasi nel gennaio 1980 - della quale è stato Membro.

Dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, convocata nell'aprile-maggio 1994, ha parlato l'Arcivescovo Paul Verdzekov, di Bamenda (Camerun) - della quale è stato Membro.

L'Arcivescovo Cyrille Salim Bustros, M.S.S.P., Eparca di Newton dei Greco-Melkiti (Stati Uniti d'America), ha offerto una riflessione sui risultati dell'Assemblea Speciale per il Libano, tenutasi nel novembre 1995, della quale fu Relatore Generale.

Il Cardinale Juan Sandoval Iñiguez, Arcivescovo di Guadalajara (Messico), è intervenuto sui frutti dell'Assemblea Speciale per l'America (novembre-dicembre 1997), della quale fu Relatore Generale.

Dei risultati dell'Assemblea Speciale per l'Asia, tenutasi nell'aprile-maggio 1998, ha parlato il Cardinale Paul Shan Kuo-Hsi, S.I., di Kaohsiung (Taiwan) - della quale fu Relatore Generale.

L'Arcivescovo John Atcherley Dew, di Wellington (Nuova Zelanda), ha dato lettura del testo del Cardinale Thomas S. Williams, Arcivescovo emerito di Wellington, che fu Presidente Delegato dell'Assemblea Speciale per l'Oceania del novembre-dicembre 1998.

Infine, il Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid (Spagna), ha parlato della II Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi (ottobre 1999), della quale fu eletto Relatore Generale.
SE/XL ANNIVERSARIO SINODO/... VIS 20051010 (520)

DECIMA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2005 (VIS). Questa mattina, nell'Aula del Sinodo, si è tenuta la Decima Congregazione Generale della XI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, alla quale hanno assistito il Santo Padre Benedetto XVI e 238 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Telesphore Placidus Toppo.

ARCIVESCOVO SEAN BAPTIST BRADY, DI ARMAGH (IRLANDA) PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IRLANDESE. "La Parola di Dio è viva e attiva, ha la capacità di cambiare le menti e i cuori. È in grado di indirizzare i bisogni dell'individuo e della comunità riuniti in ascolto della Parola di Vita. Essa costituisce un'importante fonte dell'attività trasformante dello Spirito Santo nella Liturgia. (...) L'esperienza del mio paese ha dimostrato il potere di trasformazione che la liturgia della Parola e l'omelia operano. (...) È gratificante notare come parole della Sacra Scrittura quali giustizia, pace, perdono siano diventate la 'lingua franca' del processo di pace. In tempi recenti, un momento storico in questo processo politico è stato raggiunto con la riduzione delle armi da parte delle maggiori organizzazioni paramilitari. A due uomini di Chiesa, un ex presidente della Chiesa Metodista e un sacerdote redentorista che per molti anni si sono adoperati a promuovere il dialogo e la riconciliazione, è stato chiesto di firmare l'atto di disarmo. Ciò, forse, è dovuto al riconoscimento del ruolo avuto dai Ministri della Parola di Dio nel creare le condizioni per la riconciliazione e la pace. Ciò testimonia il potere della Parola, sotto l'azione dello Spirito Santo, di fare nuove tutte le cose".

ARCIVESCOVO METROPOLITA BERHANEYESUS SOURAPHIEL C.M. DI ADDIS ABEBA (ETIOPIA) E PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ETIOPIA ED ERITREA. "La celebrazione della 'Eucaristia domenicale' presuppone l'esistenza della 'Domenica' - in particolare l'esistenza del giorno del Signore - e l'Eucaristia si può celebrare liberamente la domenica. In alcune parti del mondo, ciò non è possibile: ad esempio in Arabia Saudita o in altri paesi islamici. La domenica è un giorno lavorativo e non si celebra l'Eucaristia perchè non esistono Chiese, né sacerdoti, o perché non vi è alcuna libertà religiosa. Molti cristiani che lavorano e vivono in paesi islamici provengono dall'Eritrea e dall'Etiopia. (...) Prima di emigrare nei paesi islamici, sono costretti a cambiare i loro nomi cristiani in nomi islamici e, in particolare, le donne devono indossare indumenti secondo la tradizione musulmana. Una volta raggiunta la destinazione finale, i loro passaporti vengono requisiti e rimangono vittime di ogni tipo di abuso. Molti di essi sono costretti dalla circostanze a convertirsi alla religione islamica. Essi sono costretti a recarsi nei paesi musulmani a causa della povertà del loro paese d'origine ed anche perché le porte di altri paesi cristiani sono chiuse per loro. Sappiamo che molti cristiani africani muoiono nell'attraversare il deserto del Sahara e annegano nel Mediterraneo mentre tentano di raggiungere paesi cristiani in Europa ed in America. (...) Chiedo che i Padri Sinodali, soprattutto coloro che operano in Paesi islamici dove i cristiani poveri si recano in cerca di lavoro, estendano la loro cura pastorale a questi cristiani e chiedano ai governi islamici di rispettare la libertà religiosa dei cristiani".

VESCOVO FELIX LAZARO MARTINEZ, DI PONCE (PORTO RICO). "Molti cattolici sono molto lontani per poter rendere e dar ragione della propria fede, così come propone San Pietro nella sua prima Lettera: 'Siate sempre pronti a dare ragione della speranza che è in voi'. D'altra parte, non si può amare ciò che non si conosce. E se non vi è conoscenza della Chiesa, dell'Eucaristia, della fede cristiana, non si può amare la Chiesa, l'Eucaristia e la stessa fede cristiana. È necessaria la catechesi. A mio parere quello che manca è la catechesi. (...) L'assenza di catechesi e di formazione religiosa può forse spiegare anche la facilità con la quale ed il perchè alcuni dei nostri fedeli si rivolgano ad altre denominazioni o sette religiose, attratti dai fuochi di bengala offerti da una pseudo-scienza religiosa, perchè non si è stati in grado di illuminarli con la luce del Vangelo, con una buona e opportuna catechesi".

VESCOVO AMEDEE GRAB, O.S.B., DI CHUR (SVIZZERA), PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D'EUROPA. "Mi riferisco alle comunità ecclesiali che celebrano nella Santa Cena il Memoriale del Signore. Nel dialogo ecumenico con tali comunità si nota, non di rado, una convergenza crescente su temi importantissimi: presenza reale, carattere sacrificale del Memoriale, necessità dell'ordinazione. Più difficile la formulazione della natura della Chiesa e l'accordo sul fatto che ad essa è affidata la Santa Eucaristia, fonte e culmine della sua vocazione e della sua missione, per cui 'sarebbe errato non appartenere alla comunità ecclesiale e voler ricevere la comunione eucaristica'. Non sono possibili per noi l'intercelebrazione, l'intercomunione, l'ospitalità generale offerta a tutti i battezzati (o addirittura a tutti i presenti). Ma la partecipazione alla Santa Comunione di singoli battezzati non cattolici, in casi eccezionali e a determinate condizioni, è esplicitamente prevista dal n.129 del Direttorio ecumenico del 1993, che non parla solo di ammissione ma anche di invito, qualora si siano verificate le condizioni, e tra queste non viene annoverata l'appartenenza alla Chiesa cattolica. Non si dovrebbe dimenticare questa possibilità. Occorre che i pastori tengano presente tale possibilità nei confronti di quanti, senza appartenere alla Chiesa cattolica, condividono la preghiera accorata di Gesù per l'unità; e tale possibilità resti una via riconosciuta per realizzare l'unità quando e come il Signore, 'Pane Vivo sceso dal cielo per la vita del mondo', vorrà".

VESCOVO GABRIEL PIROIRD, DI COSTANTINE (ALGERIA). "Noi siamo Chiese particolari molto piccole che vivono in un contesto dove l'Islam ha influenzato fortemente la cultura. (...) Per le necessità della nostra missione, alcune persone vivono lontane da qualunque presenza sacerdotale. Di fatto possono partecipare all'Eucaristia solo sporadicamente. Questa situazione ci ha portati ad approfondire i rapporti tra l'Eucaristia e la missione. La nostra azione di grazie si unisce a quella dei nostri amici musulmani che adorano Dio per l'opera della creazione e per la misericordia. Spiritualmente, possiamo unire le loro preghiere ai nostri Sacrifici Eucaristici. Alcune volte restiamo ammirati per come i nostri amici musulmani 'si associano misteriosamente al Mistero Pasquale'. Quando offriamo la nostra vita a Cristo, offriamo, anche, in qualche modo, quella dei nostri amici. Invisibilmente le nostre celebrazioni eucaristiche riuniscono anche persone assenti fisicamente: sono coloro i quali cercano Dio nella rettitudine del loro cuore. Per una Chiesa particolare il modo di vivere l'Eucaristia é inseparabile dalla storia del popolo alla quale é stata assegnata dal Signore".

CARDINALE GEORGES COTTIER, O.P., PRO-TEOLOGO DELLA CASA PONTIFICIA (CITTÁ DEL VATICANO). "Se la Chiesa ha emesso delle direttive circa l'ammissione dei cristiani non cattolici all'Eucaristia, e se respinge l'inter-comunione, ciò accade perché la comunione eucaristica non è un punto di partenza, bensì esprime e porta a perfezione una comunione che essa presuppone nella sua integralità: la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei Sacramenti e nella comunione con il Collegio Apostolico di cui Pietro è il Capo. Talvolta questa posizione, non venendo compresa, appare ingiustamente rigida ai nostri fratelli protestanti. È quindi un dovere fraterno per la Chiesa affermare di non avere il diritto di disporre a suo piacimento di un dono ricevuto dal suo Signore. Il suo è un atteggiamento di adorazione, di lode e di obbedienza".
SE/DECIMA CONGREGAZIONE/... VIS 20051010 (1200)

NONA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 7 OTT. 2005 (VIS). Nel pomeriggio di oggi, nell'Aula del Sinodo, si è tenuta la Nona Congregazione Generale della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, alla quale hanno assistito 239 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Juan Sandoval Íñiguez. Il Santo Padre ha assistito alla sessione degli interventi liberi.

Di seguito riportiamo gli estratti di alcuni interventi:

VESCOVO GERVAIS BANSHIMIYUBUSA, DI NGOSI (BURUNDI). "Il Burundi, paese cristiano con più del 60% di cattolici, ha conosciuto un periodo di gravi difficoltà, vivendo conflitti tragici tra le diverse comunità etniche del paese. Questi conflitti sono degenerati in guerra civile, al punto che le persone delle diverse etnie non osavano nemmeno più incrociarsi per strada. Le Celebrazioni Eucaristiche sono diventate luoghi privilegiati dove i fedeli di diverse etnie hanno potuto incontrarsi e pregare per la riconciliazione. Attraverso la 'duplice Mensa' della Parola di Dio e del Pane eucaristico, la Celebrazione Eucaristica è stata, per così dire un'occasione privilegiata per:
- un annuncio profetico che ha alimentato regolarmente la speranza del popolo in vista di una possibile riconciliazione;
- una Parola che ha interpellato tutti, senza pregiudizi, in vista della conversione dei cuori e delle menti. Al di là di tutto, la Celebrazione Eucaristica è stata fonte di grazia che ha donato ai cristiani un coraggio soprannaturale per agire controcorrente, rifiutando, spesso a prezzo del proprio sangue, qualsiasi solidarietà negativa basata sull'unica fratellanza naturale dell'etnia o dell'interesse egoistico".

CARDINALE FRANCISCO JAVIER ERRÁZURIZ OSSA, DEI PADRI DI SCHÖNSTATT, ARCIVESCOVO DI SANTIAGO DEL CILE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO (CILE). "L''Instrumentum Laboris', al n. 25, ci invita a considerare la partecipazione interiore. Nel Documento leggiamo 'la partecipazione dei fedeli alla liturgia, soprattutto alla Celebrazione Eucaristica consiste essenzialmente nell'entrare in questo culto, nel quale Dio discende verso l'uomo e l'uomo va verso Dio'. (...) Occorre, dunque, come dice l''Instrumentum Laboris', entrare nell'azione liturgica. Per questo, il cammino migliore è condividere i sentimenti e la disposizione di Maria Santissima, 'Donna Eucaristica', che ha preceduto e precede la Chiesa Sposa, lungo i cammini della fede, del Calvario, dell'Alleanza e della nuova vita con l'ardore e con l'invio della Pentecoste. I fedeli laici partecipano con pienezza quando tutta la loro vita è profondamente unita all'Eucaristia; quando la vita è completa accoglienza di Dio, ascolto della Parola, docilità allo Spirito; quando è adorazione e azione di grazie, come anche rinnovamento della Nuova Alleanza; quando è interamente offerta e comunione, sacrificio, impetrazione ed espiazione, dono gratuito di Dio per i fratelli".

VESCOVO JOSÉ DE LA TRINIDAD VALERA ANGULO, DI LA GUAIRA (REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA). "Celebrare con gioia e celebrare la gioia della Pasqua del Signore. Il mondo ha bisogno di conoscere e vivere la gioia nello Spirito Santo, ha fame di Dio ed è Cristo colui che rivela l'uomo all'uomo. La Rivelazione, più che puro ragionamento, è Vita, è l'esultanza della comunicazione della Trinità del Dio unico. (...) Il nostro servizio di pastori del gregge consiste nel trovare le strade che permettono al nostro popolo di vivere la gioia del Risorto. Gli orientamenti liturgici devono fuggire qualsivoglia legalismo e cercare di essere in sintonia con l'esultanza nello Spirito Santo, perché il mondo creda e abbia vita".

CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA DEI SEMINARI E DEGLI ISTITUTI DI STUDI (CITTÀ DEL VATICANO). "L'Eucaristia costituisce la trama dell'intera formazione dei seminaristi, ossia umana, spirituale, intellettuale e pastorale. Questa centralità dell'Eucaristia deve essere fortemente accentuata nella vita del Seminario, a diversi livelli: la solida illustrazione teologica del Mistero Eucaristico e il suo rapporto con il Sacramento della Penitenza, la dovuta spiegazione del significato delle norme liturgiche, l'esempio da parte degli educatori, l'adeguata preparazione delle stesse celebrazioni eucaristiche in modo da poter essere intimamente vissute da tutta la comunità, come pure la presenza e la disponibilità di buoni confessori, le Adorazioni Eucaristiche ben preparate, l'invito persistente all'adorazione privata del Santissimo Sacramento, ecc. Tutto ciò, tenuto nella dovuta considerazione e con costanza, dovrebbe aiutare il seminarista a comprendere, amare e vivere l'Eucaristia fino in fondo. (...) Questa formazione dei seminaristi è di massima importanza e dovrebbe essere sottolineata, perché principalmente dai sacerdoti dipenderà come l'Eucaristia sarà celebrata, percepita e vissuta dai fedeli".

ARCIVESCOVO DOMINIC JALA, S.D.B., DI SHILLONG (INDIA). "Nei contesti multireligiosi, la comunità riunita per l'Eucaristia spesso non è composta solo da cattolici. La presenza dei seguaci di altre fedi pone seri interrogativi alla nostra ecclesiologia eucaristica, specialmente in India. Che posto occupano queste persone rispetto alla nostra comunità di fede? Fino a che punto può estendersi una comunità Eucaristica? Se il Sacrificio della Comunione viene celebrato per la salvezza di tutti, qual'è il rapporto tra la comunità Eucaristica cristiana e gli altri? La fede e la disciplina della Chiesa ammettono alla comunione solo quanti condividono la fede e professano la stessa fede Eucaristica. (...) Rimane la sfida di trovare dei modi per mostrare qualche segno di ospitalità Eucaristica ai membri delle altre fedi. (...) La devozione Eucaristica fuori dalla Messa, che scaturisce da essa e ad essa riconduce, ha avuto e continua ad avere una grande influenza nell'attirare le persone verso la Chiesa e nell'aiutare le comunità ad essere più missionarie. Una particolare importanza, per esempio, rivestono le processioni Eucaristiche annuali, specialmente nell'India nord-orientale. Tuttavia, le comunità che ancora attendono un sacerdote, come accade nella maggior parte dei villaggi più remoti delle nostre missioni, rappresentano una grande preoccupazione per noi. La Liturgia domenicale deve alimentare in questi fedeli un amore e un anelito autentico per l'Eucaristia".

VESCOVO LEO LABA LADJAR, O.F.M., DI JAYAPURA (INDONESIA). "Il sacerdote non può essere separato dalla comunità. Ho l'impressione che l''Instrumentum Laboris' sia troppo 'incentrato sul sacerdote'. Vi sono alcune pratiche e alcune regole che andrebbero discusse, tra cui le seguenti: l'autorità del sacerdote di celebrare l'Eucaristia in assenza di un'assemblea di fedeli (la cosiddetta Messa privata); la limitazione dello scopo dell'ordinazione alla sola Eucaristia; (...) l'accresciuta differenza tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune, al punto di limitare il ruolo degli accoliti alle situazioni d'emergenza. (...) Viene sottovalutata l'importanza della riconciliazione nella comunità e nell'assemblea liturgica. (...) La mia impressione secondo la quale la visione dell''Instrumentum Laboris' è 'centrata sul sacerdote' è rafforzata anche da come viene sottostimata la liturgia della Parola presieduta da un ministro laico. L''Instrumentum Laboris', al n. 55, la definisce 'liturgia in attesa del sacerdote', e non un ascolto della voce del Signore e una risposta data nella preghiera. Suggerimenti: dobbiamo incoraggiare i teologi a studiare e a formulare una nuova teologia del sacerdote collegata al triplice 'munus' degli ecclesiastici nella comunità ecclesiale, che tenga conto anche della pratica nei tempi apostolici e nelle Chiese Orientali".
SE/NONA CONGREGAZIONE/... VIS 20051010 (1120)

BEATO VON GALEN: DIFENSORE DIRITTI VIOLATI DAL NAZISMO


CITTÁ DEL VATICANO, 9 OTT. 2005 (VIS). Alle 9:30 di oggi, il Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana e, per incarico di Benedetto XVI, ha dato lettura della Lettera Apostolica con la quale il Santo Padre ha iscritto nell'albo dei Beati il Servo di Dio Clemens August von Galen (1878-1946), Vescovo di Münster (Germania).

Al termine della Messa, il Papa ha raggiunto la Basilica Vaticana per venerare le Reliquie del nuovo Beato e, dopo aver rivolto alcune parole di saluto ai presenti, ha impartito la Benedizione Apostolica.

Il Santo Padre ha salutato le Autorità civili e religiose ed i pellegrini provenienti da Münster e dal resto della Germania. Parlando del Cardinale von Galen, Papa Benedetto ha detto a braccio: "Noi tutti, e in particolare noi tedeschi, siamo grati perché il Signore ci ha donato questo grande testimone della fede, che in tempi bui ha fatto splendere la luce della verità e ha mostrato il coraggio di opporsi al potere della tirannide. Ma dobbiamo anche chiederci: Da dove gli giunse questa intuizione in un tempo in cui persone intelligenti erano come cieche? E da dove gli giunse la forza di opporsi in un momento in cui anche i forti si dimostrarono deboli e vili?".

"Ha tratto intuizione e coraggio dalla fede" - ha continuato Papa Benedetto - "che gli ha mostrato la verità, gli ha aperto il cuore e gli occhi. Più degli uomini egli temeva Dio, che gli ha concesso il coraggio di fare e di dire ciò che altri non osavano dire e fare. Così egli ci dona coraggio, ci esorta a vivere di nuovo la fede oggi e ci mostra anche come sia realizzabile nelle cose semplici e umili e tuttavia grandi e profonde".

Il Papa ha concluso sottolineando che il nuovo Beato "ci mostra dunque questa cattolicità semplice, nella quale il Signore ci incontra, nella quale schiude il nostro cuore e ci dona il discernimento degli spiriti, il coraggio della fede e la gioia di essere salvati. Rendiamo grazie a Dio per questo grande testimoni della fede e preghiamolo affinché ci illumini e ci guidi".

Nel testo preparato che avrebbe dovuto leggere, il Santo Padre Benedetto XVI scrive: "Nella folta schiera dei testimoni di Cristo del secolo ventesimo, risalta la sua figura di sacerdote zelante e Vescovo generoso. Il Signore gli diede un coraggio eroico per difendere i diritti di Dio, della Chiesa e dell'uomo che il regime nazionalsocialista violava in modo grave e sistematico, in nome di un'aberrante ideologia neopagana".

"Oggi" - ha concluso il Pontefice - "la sua beatificazione lo ripropone quale modello di fede profonda ed intrepida. Invochiamo l'intercessione del nuovo Beato affinché benedica la Chiesa e l'umana società in Germania, in Europa e nel mondo intero".

Nell'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato davanti migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro che il Beato von Galen fu "un intrepido oppositore del regime nazista. Ordinato sacerdote nel 1904, egli svolse a lungo il ministero in una parrocchia di Berlino e nel 1933 fu ordinato Vescovo di Münster".

"In nome di Dio, denunciò l'ideologia neopagana del nazionalsocialismo, difendendo - ha detto - la libertà della Chiesa e i diritti umani gravemente violati, proteggendo gli ebrei e le persone più deboli, che il regime considerava rifiuti da eliminare".

Dopo aver ricordato che nel 1941 pronunciò "le tre celebri prediche", il Santo Padre ha detto che nel 1946, un mese dopo essere stato creato Cardinale da Pio XII, von Galen "morì, circondato dalla venerazione dei fedeli che riconobbero in lui un modello di coraggio cristiano. Proprio questo è il messaggio sempre attuale del Beato von Galen: la fede non si riduce a sentimento privato, magari da nascondere quando diventa scomoda, ma implica la coerenza e la testimonianza anche in ambito pubblico in favore dell'uomo, della giustizia, della verità".
AC/BEATIFICAZIONE VON GALEN/SARAIVA VIS 20051010 (390)

UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTÁ DEL VATICANO, 10 OTT. 2005 (VIS). Questa mattina si é celebrata, in presenza del Santo Padre e di 244 Padri Sinodali, l'undicesima Congregazione Generale del Sinodo sull'Eucaristia. Presidente Delegato di turno é stato il Cardinale Francis Arinze.

CARDINALE LUBOMYR HUSAR, M.S.U., ARCIVESCOVO DI LVIV DEGLI UCRAINI, PRESIDENTE DEL SINODO DELLE CHIESE GRECO-CATTOLICHE DI UCRAINA. "La mia premessa è che non ci può essere dubbio alcuno che l'Eucaristia è 'fons et culmen' della vita e della missione della Chiesa. Ma anche per le Chiese Ortodosse questo è vero! Se la Liturgia è 'regula fidei' ('lex orandi', 'lex credendi'); se la Divina Liturgia celebrata dalle Chiese Orientali in comunione con la Sede di Roma e dalle Chiese Ortodosse o Apostoliche è identica per entrambe; se è reciproco il riconoscimento della Successione Apostolica dei Vescovi e, conseguentemente, dei sacerdoti che la celebrano, allora la mia domanda è: cosa occorre di più per l'unità? Esiste forse un'altra 'fons' o un altro 'culmen' superiore all'Eucaristia? E se non esiste, perché non si permette la concelebrazione?".

CARDINALE CRESCENZIO SEPE, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI (CITTÁ DEL VATICANO). "Si ritiene opportuna una trattazione più organica che chiarisca la distinzione tra l'evangelizzazione destinata 'ad Gentes' e quella destinata a quanti hanno abbandonato la propria fede. È vero che l'evangelizzazione è unica nel contenuto, ma si diversifica in relazione ai destinatari ai quali essa è indirizzata. (...) Oggi sono circa 5 miliardi le persone che non conoscono Gesù Cristo e quindi non possono alimentarsi del Suo Corpo e del Suo Sangue. La Chiesa ha il diritto e dovere di portare anche a loro il Pane della Vita e il Calice della Salvezza. A tal fine è necessario che la dottrina eucaristica sia offerta ai non cristiani nella sua integrale verità, senza cedere alle 'mode culturali' che porterebbero a quella deriva ermeneutica per la quale l'Eucaristia perderebbe la sua dimensione mistica reale e diventerebbe una variante di quella antropologia culturale che relativizza la stessa persona di Gesù Cristo".

VESCOVO PETRU GHERGHEL, DI IASI (ROMANIA), DELEGATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE RUMENA. "Il 'rimanere in Cristo' (Gv 15,4) ha garantito sin dall'inizio la vitalità e la forza delle prime comunità cristiane. (...) Nel lungo periodo comunista, l'unico luogo dove i fedeli potevano alimentare il coraggio della loro fede era la Chiesa. La celebrazione dell'Eucaristia era insieme momento di evange1izzazione, catechesi e comunione con Dio e con i fratelli. (...) Suggerisco una proposta per incrementare il rispetto verso l'Eucaristia. Avendo presente la tradizione orientale, la ricchezza di tali testimonianze e l'intento di uno scambio di doni tra le nostre Chiese, propongo di adoperare per la Santa Messa anche l'appellativo di 'Santa e Divina Liturgia', accanto a quello latino, già in uso ma poco preciso. Sarà un titolo che suggerisce maggiormente il sacro e invita al raccoglimento, allo stupore, al silenzio, all'adorazione".

VESCOVO GABRIEL MALZAIRE, DI ROSEAU (SANTO DOMINGO). "Il Sacramento della Penitenza non fa più parte della normale vita spirituale per un numero sempre più grande di cattolici. I matrimoni misti portano a volte ad una diminuzione del bisogno dell'Eucaristia. Nelle Antille, l'inter-comunione pone dei problemi. Molti fedeli credono che la Santa Comunione porti alla santità personale e ad una trasformazione dei comportamenti e generi un senso di responsabilità verso i bisogni degli altri. Tuttavia, per molti vi è discordanza tra ciò in cui credono e il loro modo di vivere. Alcuni suggerimenti: il ritorno all'importanza dei doveri Pasquali con la necessità (come minimo) di una Confessione annuale; il richiamo al rispetto ed alla riverenza dovuti ai luoghi sacri; la necessità del silenzio prima e durante la celebrazione della Santa Messa; un ritorno ai banchi con gli inginocchiatoi nelle Chiese così che la gente sia condotta anche ad un atteggiamento esterno di riverenza verso il Santissimo Sacramento".

PADRE PETER HANS KOLVENBACH, PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESÚ. "La riscoperta della nozione tridentina di Ripresentazione Sacramentale apre orizzonti promettenti nel dialogo tra Cattolici e Riformati. Invece di dire che la Messa è rinnovazione del Sacrificio della Croce, oggi diciamo più esattamente che la Messa è la rinnovazione del Memoriale del Sacrificio della Croce. La Messa è infatti Sacrificio Sacramentale, vale a dire il Sacramento di quel Sacrificio, la Ripresentazione Sacramentale nostra all'unico Sacrificio. Il limite che ha contrapposto la teologia cattolica del secondo millennio a quella ortodossa è stato quello di analizzare la trasformazione eucaristica in base alla nozione di tempo fisico, facendola dipendere esclusivamente o dal momento in cui vengono pronunciate le parole della Consacrazione o dal momento in cui si pronuncia l'Epiclesi Consacratoria. Da una parte come dall'altra si è dimenticato che l'istante in cui avviene la Transustanziazione (o Metabolè) non è quello del nostro cronometro, bensì è l'istante di Dio, che è Tempo Sacramentale. Il magistero della 'lex orandi' insegna che questo istante, essendo per natura sua 'al di là delle cose fisiche', ammette due momenti forti, entrambi provvisti di efficacia consacratoria assoluta: il Racconto Istituzionale e l'Epiclesi. Riferita alle parole della Consacrazione e all'Epiclesi Consacratoria, la nozione di efficacia consacratoria assoluta non sopporta né conflittualità, né esclusivismi. Lungi dal presentarsi come ostacolo, la questione dell'Epiclesi si rivela un vero ponte ecumenico nel dialogo tra Cattolici e Ortodossi".

ARCIVESCOVO OSWALD GRACIAS, DI AGRA (INDIA), PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA. "In India, dove c'è grande bisogno di formazione nella fede, occorre prestare maggiore attenzione all'obiettivo di portare le persone a comprendere, apprezzare e vivere le Scritture nella loro ricchezza. A tale scopo si può cercare di ricorrere all'impiego dei mezzi di comunicazione, quali proiezioni di audiovisivi con scene del Vangelo e importanti rappresentazioni, così che la proclamazione giunga a tutti i livelli dell'umana coscienza. I Vescovi, in quanto pienamente responsabili, dovrebbero cercare di evitare il pericolo del protagonismo. (...) Le persone in alcune zone dell'India sono attratte dalle sette perché trovano la nostra liturgia monotona e impersonale, ben lontana da un'esperienza di Dio. Le Conferenze Episcopali, insieme alla Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, potrebbero studiare strumenti per una miglior inculturazione della Liturgia, e consentire una maggiore libertà e creatività nella stessa, salvaguardandola allo stesso tempo dal pericolo degli abusi. Le Messe di gruppo e le Messe per le famiglie potrebbero rappresentare mezzi efficaci per rafforzare l'unità della famiglia e per impartire la catechesi".
SE/UNDICESIMA CONGREGAZIONE/... VIS 20051010 (1030)

IN BREVE


IL SANTO PADRE BENEDETTO XVI HA INDIRIZZATO UN MESSAGGIO ai partecipanti al Convegno Internazionale in occasione della celebrazione del centenario della nascita del teologo Hans Urs Von Balthasar (Basilea 1905 - Lucerna 1988), dal titolo "Solo l'amore è credibile", presso la Pontificia Università Lateranense. "Posso attestare" - scrive il Santo Padre nel Messaggio datato 6 ottobre - "che la sua vita è stata una genuina ricerca della verità, che egli comprendeva come una ricerca della vera Vita. Ha cercato le tracce della presenza di Dio e della sua verità ovunque: nella filosofia, nella letteratura, nelle religioni, giungendo sempre a spezzare quei circuiti che tengono spesso la ragione prigioniera di sé e aprendola agli spazi dell'infinito".

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE che si tiene il 10 ottobre, il Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale della Salute, osserva, in una nota informativa, che la Chiesa Cattolica, gli Istituti religiosi e le Associazioni laicali che aiutano i malati mentali e le loro famiglie, "Con il loro operato dimostrano che la malattia della mente non crea fossati invalicabili né impedisce rapporti di autentica carità cristiana con chi ne è vittima".
.../IN BREVE/... VIS 20051010 (200)

IL PAPA PREGA PER VITTIME SUD ASIATICO E CENTRO AMERICA


CITTÁ DEL VATICANO, 9 OTT. 2005 (VIS). Prima di recitare l'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato la figura del Beato Clemens August von Galen e ha chiesto ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro di continuare a pregare "per il Sinodo affinché possa portare i frutti sperati".

"In particolare, in questo mese di ottobre, nel quale ogni comunità ecclesiale è chiamata a rinnovare il proprio impegno missionario" - ha proseguito il Papa - "invito a riprendere quanto il Papa Giovanni Paolo II ha scritto nella Lettera Apostolica 'Mane nobiscum Domine', a proposito dell'Eucaristia come 'principio e progetto di missione': 'L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare'".

Una volta recitato l'Angelus, il Santo Padre ha affidato "alla misericordia amorosa di Dio" le migliaia di vittime del recente terremoto in Pakistan, India e Afghanistan e ha espresso "il suo profondo affetto" per l'ingente numero di feriti e di persone che hanno subito gravi danni. "Prego che la comunità internazionale" - ha aggiunto il Papa - "risponda rapidamente e generosamente al disastro e chiedo al Signore che dia forza e coraggio a quanti partecipano alle operazioni di recupero e ricostruzione".

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato anche "i cari Paesi dell'America Centrale e del Messico - specialmente El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua - i quali stanno soffrendo a causa delle conseguenze delle intense alluvioni e inondazioni, che hanno causato numerose vittime e notevoli danni materiali. Prego il Signore che dia l'eterno riposo ai morti ed esprimo la mia vicinanza spirituale e il mio affetto a quanti sono stati privati delle loro abitazioni e dei loro strumenti di lavoro. Invito poi le istituzioni e tutte le persone di buona volontà a prestare un aiuto efficace con spirito di vera solidarietà fraterna".

Infine il Papa ha salutato gli insegnanti italiani di religione cattolica che hanno tenuto in questi giorni il loro primo incontro nazionale. "Il vostro impegno nella scuola" - ha detto Papa Benedetto - "è un prezioso contributo alla formazione delle nuove generazioni e alla loro maturazione nella conoscenza della tradizione e della cultura cattolica, nella consapevolezza delle responsabilità personali e nell'adesione ai valori della convivenza civile".
ANG/SINODO:CATASTROFI NATURALI:SCUOLA/... VIS 20051010 (350)

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 10 OTT. 2005 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Vescovo Jabulani Nxumalo, O.M.I., finora Ausiliare dell'Arcidiocesi di Durban (Sud Africa), Arcivescovo Metropolita di Bloemfontein (superficie: 64.393; popolazione: 123.185; cattolici: 113.833; sacerdoti: 32; religiosi: 91), Sud Africa.

- Il Padre Barry Wood, O.M.I., Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Durban (superficie: 20.318; popolazione: 3.000.000; cattolici: 205.387; sacerdoti: 134; religiosi: 597; diaconi permanenti: 30), Sud Africa. Il Vescovo eletto, già Vicario Generale della medesima Arcidiocesi e Parroco a Woodlands, è nato nel 1942 a Port Elisabeth (Sud Africa), ha emesso la professione perpetua nella Congregazione O.M.I. nel 1965 ed è stato ordinato sacerdote nel 1968.
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