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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 9 gennaio 2006

CHIESA OGNI COMPITO IMPORTANTE REALIZZARE REGNO DIO

CITTA' DEL VATICANO, 7 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i "Gentiluomini di Sua Santità" ed ha manifestato loro la sua gratitudine per il servizio che rendono al Successore di Pietro. I Gentiluomini di Sua Santità sono laici che appartengono alla Famiglia Pontificia e che prestano la loro opera in occasione di cerimonie e ricevimenti ufficiali quando il Papa incontra i Capi di Stato, i primi Ministri ed altre Autorità.

"Il vostro, cari Gentiluomini" - ha detto il papa - "è un servizio d'onore che si inserisce nella secolare tradizione della Casa pontificia. Oggi, certo, tutto in essa appare maggiormente semplificato, ma se rispetto al passato cambiano le funzioni e i ruoli, identico permane lo scopo di coloro che vi lavorano, quello cioè di servire il Successore dell'Apostolo Pietro".

Nel periodo di Natale, ha sottolineato il Pontefice "abbiamo guardato costantemente al Salvatore venuto sulla terra. (...) Avvolti da questo grande Mistero, iniziamo con serenità e fiducia questo nuovo anno sotto il segno dell'amore vivificante di Dio".

"Nella Chiesa ogni compito è importante, quando si coopera alla realizzazione del Regno di Dio. La barca di Pietro, per poter procedere sicura, ha bisogno di tante nascoste mansioni, che insieme ad altre più appariscenti contribuiscono al regolare svolgimento della navigazione. Indispensabile è non perdere mai di vista il comune obbiettivo, e cioè la dedizione a Cristo e alla sua opera di salvezza".
AC/SERVIZIO/GENTILUOMINI VIS 20060109 (250)

NELL'EPIFANIA SI MANIFESTA MISTERO E MISSIONE CHIESA

CITTA' DEL VATICANO, 6 GEN. 2006 (VIS). Oggi, Solennità dell'Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa nella Patriarcale Basilica Vaticana.

"La luce che a Natale è brillata nella notte" - ha detto il Santo Padre nell'omelia - "illuminando la grotta di Betlemme, dove restano in silenziosa adorazione Maria, Giuseppe ed i pastori, oggi risplende e si manifesta a tutti. L'Epifania è mistero di luce, simbolicamente indicata dalla stella che guidò il viaggio dei Magi".

"La luce, spuntata a Natale, che oggi si manifesta alle genti" - ha spiegato il Papa - "è l'amore di Dio, rivelato nella Persona del Verbo incarnato. (...) La Persona incarnata del Verbo si presenta così come principio di riconciliazione e di ricapitolazione universale. Egli è la meta finale della storia. (...) Per questo, nella solennità dell'Epifania, la liturgia prevede il cosiddetto 'Annuncio della Pasqua': l'anno liturgico, infatti, riassume l'intera parabola della storia della salvezza, al cui centro sta 'il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto".

"I Magi" - ha detto ancora Papa Benedetto - "adorarono un semplice Bambino in braccio alla Madre Maria, perché in Lui riconobbero la sorgente della duplice luce che li aveva guidati: la luce della stella e la luce delle Scritture. Riconobbero in Lui il Re dei Giudei, gloria d'Israele, ma anche il Re di tutte le genti".

"Nel contesto liturgico dell'Epifania si manifesta anche il mistero della Chiesa e la sua dimensione missionaria. Essa è chiamata a far risplendere nel mondo la luce di Cristo, riflettendola in se stessa come la luna riflette la luce del sole".

"La Chiesa è santa" - ha sottolineato il Papa - "ma formata da uomini e donne con i loro limiti e i loro errori. È Cristo, Lui solo, che donandoci lo Spirito Santo può trasformare la nostra miseria e rinnovarci costantemente. È Lui la luce delle genti, 'lumen gentium', che ha scelto di illuminare il mondo mediante la sua Chiesa".

Al termine della Santa Messa dell'Epifania del Signore, il Santo Padre si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico per guidare la recita dell'Angelus con le migliaia di fedeli che affollavano Piazza San Pietro.

"Il mio pensiero" - ha detto il Santo Padre - "va in modo particolare agli amati fratelli e sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il Calendario Giuliano, celebrano oggi il Santo Natale: ad essi rivolgo i più cordiali auguri di pace e di bene nel Signore".

"Viene spontaneo quest'oggi" - ha proseguito il Pontefice - "ripensare alla Giornata Mondiale della Gioventù. Nello scorso mese di agosto essa ha radunato a Colonia oltre un milione di giovani, che avevano per motto le parole dei Magi riferite a Gesù: 'Siamo venuti per adorarlo'".

"Quante volte le abbiamo ascoltate e ripetute! Ora non possiamo sentirle senza ritornare spiritualmente a quel memorabile evento, che ha rappresentato un'autentica 'epifania'. Infatti, il pellegrinaggio dei giovani, nella sua dimensione più profonda, può essere visto come un itinerario guidato dalla luce di una 'stella', dalla luce della fede".

"Ed oggi mi piace estendere a tutta la Chiesa il messaggio che ho proposto allora ai giovani riuniti sulle rive del Reno: 'Spalancate il vostro cuore a Dio - dicevo loro e ripeto quest'oggi a tutti -, lasciatevi sorprendere da Cristo! Aprite le porte della vostra libertà al suo amore misericordioso! Esponete la vostra gioia e le vostre pene a Cristo, lasciando che egli illumini con la sua luce la vostra mente e tocchi con la sua grazia il vostro cuore'".

"Vorrei" - ha soggiunto il Papa - "che in tutta la Chiesa si respirasse, come a Colonia, l'atmosfera di 'epifania' e di autentico impegno missionario suscitato dalla manifestazione di Cristo, luce del mondo, mandato da Dio Padre per riconciliare e unificare l'umanità con la forza dell'amore. In questo spirito preghiamo con fervore per la piena unità di tutti i cristiani, affinché la loro testimonianza diventi fermento di comunione per il mondo intero".

Al termine dell'Angelus, il Papa ha ricordato che oggi si celebra anche la Giornata Missionaria dei Bambini. "Con il motto 'I bambini aiutano i bambini'" - ha detto il Papa - "migliaia di iniziative di solidarietà vengono sostenute dalla Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria, educando i ragazzi a crescere con uno spirito di apertura al mondo e di attenzione alle difficoltà dei loro coetanei più svantaggiati. Anch'io, per il mio ministero, conto sulla preghiera dei bambini, e sulla loro attiva partecipazione alla missione della Chiesa".
HML/EPIFANIA SIGNORE/... VIS 20060109 (750)

VISITA DEL SANTO PADRE AL PRESEPE DEI NETTURBINI DI ROMA

CITTA' DEL VATICANO, 5 GEN. 2006 (VIS). Questa sera, alle 18:00, il Santo Padre Benedetto XVI ha compiuto una visita al presepe dei netturbini allestito nella sede dell'Azienda Municipale Ambiente (AMA), in Via di Porta Cavalleggeri nei pressi del Vaticano. Il Papa ha espresso la sua gratitudine per il servizio che gli operatori ecologici compiono quotidianamente nella vasta zona attorno a San Pietro ed ha ricordato che il compianto Giovanni Paolo II mai mancò di visitare il presepe dei netturbini ogni mese di gennaio, dal 1979 al 2002.

Benedetto XVI ha ricordato che il presepe dei netturbini è "il più conosciuto di Roma" ed ha oltre trent'anni di storia poiché fu realizzato per la prima volta per il Natale del 1972. Esso si compone di 95 case costruite interamente in pietra di tufo fra le quali non mancano i fiumi, le sorgenti, gli acquedotti, le luci, le strade lastricate di "sampietrini". È un paesaggio popolato di circa 200 personaggi, costruito con materiale proveniente da ogni parte del mondo, in particolare dal Colonnato di San Pietro, da Betlemme e da San Giovanni Rotondo.

"Soffermarsi a contemplare queste scene evangeliche" - ha detto il Santo Padre - "diventa uno stimolo a meditare sul mistero centrale della nostra salvezza: Dio si è fatto uomo per noi; noi possiamo accoglierlo nel nostro cuore e sperimentare la gioia della sua presenza santificatrice. Non basta però fermarsi a guardare, occorre fare di più. È necessario che Gesù diventi il centro di tutta la nostra esistenza. Sì, è importante che egli sia la guida del nostro quotidiano cammino e la meta ultima e definitiva del nostro pellegrinaggio terreno".

Porgendo a tutti i presenti i suoi cordiali auguri per un felice 2006, Papa Benedetto XVI ha ribadito: "il Signore ci vuole vigili e attenti, senza lasciarci abbindolare dai fallaci richiami di tutto ciò che è effimero e passeggero".
BXVI-VISITA/.../NETTURBINI ROMA VIS 20060109 (320)

FESTA BATTESIMO DEL SIGNORE: SÌ AD UNA CULTURA DELLA VITA

CITTA' DEL VATICANO, 8 GEN. 2006 (VIS). Oggi, festa del Battesimo del Signore, seguendo una consuetudine inaugurata dal Suo Predecessore, il Santo Padre Benedetto XVI ha amministrato, nella Cappella Sistina, il sacramento del Battesimo a dieci neonati.

Nell'omelia, pronunciata a braccio, rivolgendosi ai genitori, ai padrini e alle madrine dei cinque neonati e delle cinque neonate, tutti italiani, il Papa ha detto che nel ricevere questo sacramento i piccoli "entrano a far parte di una cerchia di amici che non li abbandonerà mai nella vita e nella morte. E questa cerchia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità".

Il Santo Padre ha detto che: "per essere coerenti con il Battesimo nel contesto attuale occorre dire "sì" a Cristo, alla vita e "no" al male e alla morte. "Nel nostro tempo è necessario un 'no' alla cultura ampiamente dominante della morte. Un'anticultura che si mostra per esempio nella fuga, nella droga, nella fuga dal reale, nell'illusorio, nella felicità falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa, nell'ingiustizia, nel disprezzo dell'altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti".

Questa cultura della morte, ha detto ancora Papa Benedetto "si mostra in una sessualità che diventa puro divertimento senza responsabilità, che diventa una 'cosificazione' dell'uomo, che non è più una persona, ma diventa una merce, una cosa pura".

"A questa vita apparente che in realtà è solo strumento della morte, a questa cultura diciamo 'no' per coltivare la cultura della vita'. Quello dei battesimi di oggi, è un grande sì alla vita, il sì a Cristo, il sì al vincitore della morte".

Benedetto XVI ha affermato che il "sì" alla cultura della vita si pronuncia con fedeltà ai dieci comandamenti "che non sono delle proibizioni ma sono una visione di vita: sono un sì alla vita. Sono un 'sì' a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti), 'sì' alla famiglia (quarto comandamento); 'sì' alla vita (quinto comandamento); 'sì' all'amore responsabile (sesto comandamento); 'sì' alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento); 'sì' alla verità (ottavo comandamento); 'sì' al rispetto dell'altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento). Questa è la filosofia della vita, è la cultura della vita, che diviene concreta e praticabile e bella nella comunione con Cristo".
HML/BATTESIMO/CAPPELLA SISTINA VIS 20060109 (400)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 7 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

- Il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AP/.../... VIS 20060109 (60)

RISULTATI SIGNIFICATIVI DIALOGO CATTOLICI E RIFORMATI

CITTA' DEL VATICANO, 7 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Vaticano una Delegazione dell'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate presieduta dal Reverendo Clifton Kirkpatrick.

Nel suo discorso, Papa Benedetto XVI, ricordando con gratitudine la presenza dei Rappresentanti dell'Alleanza Mondiale ai funerali di Giovanni Paolo II e alla cerimonia di inaugurazione del suo ministero petrino, ha affermato: "Mi rallegra constatare in questi segni di rispetto e di amicizia reciproca un risultato provvidenziale del dialogo fraterno e della cooperazione intrapresa negli ultimi quaranta anni, e un segno di certa speranza per il futuro".

Successivamente Papa Benedetto XVI ha fatto riferimento al 40° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II che promulgò il decreto sull'Ecumenismo "Unitatis Redintegratio" e ha affermato che: "il dialogo fra cattolici e riformati, che si instaurò a partire da quel momento, ha reso un importante contributo all'opera esigente della riflessione teologica e della ricerca storica indispensabili per superare le tragiche divisioni che sorsero fra i cristiani nel sedicesimo secolo".

Fra i risultati di tale dialogo il Papa ha citato le significative aree di convergenza fra la comprensione riformata della Chiesa come 'Creatura Verbi' e la comprensione cattolica della Chiesa come l'originario Sacramento della grazia di Dio dispensata generosamente in Cristo. (...) Il Decreto sull'Ecumenismo ha ribadito che 'non ci può essere ecumenismo degno del nome senza una conversione interiore".

"All'inizio del mio Pontificato" - ha detto il Santo Padre - "ho espresso la mia convinzione che 'la conversione interiore è il prerequisito di ogni progresso ecumenico' ed ho ricordato l'esempio del mio Predecessore Papa Giovanni Paolo II che spesso parlò della necessità di una 'purificazione della memoria' come mezzo per aprire i nostri cuori a ricevere la piena verità di Cristo. Il compianto Pontefice (...) diede un potente impulso a questo intendimento della Chiesa Cattolica e mi rallegro nell'apprendere che diverse Chiese riformate membri dell'Alleanza Mondiale abbiano intrapreso simili iniziative".

Papa Benedetto XVI ha concluso il suo discorso ricordando che la via del dialogo "esige saggezza, umiltà, studio e pazienti interscambi. Che possiamo ripartire con rinnovata fiducia, in obbedienza al Vangelo e con la nostra speranza fermamente riposta nella preghiera di Cristo per la sua Chiesa".
AC/ALLEANZA CHIESE RIFORMATE/KIRKPATRICK VIS 20060109 (370)

LA VERITÀ PUÒ ESSERE RAGGIUNTA SOLO NELLA LIBERTÀ

CITTA' DEL VATICANO, 9 GEN. 2006 (VIS). Questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre ha ricevuto in udienza i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per il tradizionale scambio di auguri per il Nuovo Anno.

Di seguito riportiamo alcuni estratti del discorso del Papa, pronunciato in lingua francese e che è stato tradotto in lingua spagnola, inglese e italiana:

Il Papa inizia il suo discorso rivolgendo agli Ambasciatori, ai popoli e ai governi che rappresentano il suo augurio di "gioia cristiana". "Sia essa" - scrive il Pontefice - "la gioia dell'universale fratellanza portata da Cristo, una gioia ricca dei veri valori ed aperta alla generosa condivisione. Essa vi accompagni e cresca in ogni giorno dell'anno che da poco si è aperto".

"Ci sentiamo così uniti come in una comune missione, che ci pone sempre di fronte a nuove formidabili sfide. Noi le affrontiamo tuttavia con fiducia, nella volontà di sostenerci a vicenda - ciascuno secondo il compito suo proprio - verso grandi finalità comuni".

"Ho detto 'nostra comune missione'. E qual è essa, se non quella della pace? (...) La pace - lo constatiamo con dolore - resta in molte parti del mondo impedita o ferita o minacciata. Qual è la via verso la pace?".

"Guardando alla situazione del mondo di oggi, in cui accanto a funesti scenari di conflitti bellici, aperti o latenti, o solo apparentemente sopiti, si può - grazie a Dio - rilevare uno sforzo coraggioso e tenace da parte di tanti uomini e di tante istituzioni in favore della pace, vorrei, quasi a fraterno incoraggiamento, proporre qualche riflessione, che enucleo in alcuni semplici enunciati".

"Il primo: l'impegno per la verità è l'anima della giustizia. Chi è impegnato per la verità non può non rifiutare la legge del più forte, che vive di menzogna e che - a livello nazionale ed internazionale - ha tante volte segnato di tragedie la storia dell'uomo".

"Sistemi politici del passato, ma non solo del passato, ne sono un'amara esemplificazione. Sul versante opposto si collocano la verità e la veracità, che portano all'incontro, al suo riconoscimento ed all'intesa".

"La vostra esperienza di diplomatici non può confermare che, anche nei rapporti internazionali, la ricerca della verità riesce ad individuare le diversità fin nelle più sottili sfumature, e le relative esigenze, e per ciò stesso anche i limiti da rispettare e da non oltrepassare, nella tutela di ogni legittimo interesse delle parti. (...) E quando questi aspetti, distinti e complementari - la diversità e l'uguaglianza - sono conosciuti e riconosciuti, allora i problemi possono risolversi ed i dissidi ricomporsi secondo giustizia, e sono possibili intese profonde e durevoli, mentre quando uno di essi viene misconosciuto o non tenuto nel debito conto, è allora che subentra l'incomprensione, lo scontro, la tentazione della violenza e della sopraffazione".

"Quasi con evidenza esemplare tali considerazioni mi sembrano applicabili in quel punto nevralgico della scena mondiale, che resta la Terra Santa. In essa lo Stato di Israele deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto internazionale; in essa, parimenti, il Popolo palestinese deve poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire libero e prospero".

"Il pericolo è reso più acuto dal terrorismo organizzato, che si estende ormai a livello planetario. Numerose e complesse ne sono le cause, non ultime quelle ideologico-politiche, commiste ad aberranti concezioni religiose. Il terrorismo non esita a colpire persone inermi, senza alcuna distinzione, o a porre in essere ricatti disumani, inducendo nel panico intere popolazioni, al fine di costringere i responsabili politici ad assecondare i disegni dei terroristi stessi. Nessuna circostanza vale a giustificare tale attività criminosa, che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale".

"L'impegno per la verità da parte delle Diplomazie, sia a livello bilaterale che plurilaterale, può dare un contributo essenziale, perché le innegabili diversità che caratterizzano popoli di differenti parti del mondo e le loro culture possano ricomporsi non solo in una coesistenza tollerante, ma in un più alto e più ricco disegno di umanità. In secoli passati gli scambi culturali (...) hanno fecondato la cultura e favorito le scienze e le civiltà. Così oggi dovrebbe essere di nuovo, ed in maggior misura, essendo di fatto le possibilità di scambio e di reciproca comprensione assai più favorevoli. Per questo ciò che oggi si richiede è, anzitutto, che si tolga ogni ostacolo all'accesso all'informazione a mezzo della stampa e dei moderni mezzi informatici, ed, inoltre, che si intensifichino gli scambi di docenti e di studenti tra le discipline umanistiche delle università delle diverse regioni culturali".

"Il secondo enunciato che vorrei proporre suona: l'impegno per la verità dà fondamento e vigore al diritto di libertà. (...) Ma la verità può essere raggiunta solo nella libertà. Ciò vale per tutte le verità, come appare dalla storia delle scienze; ma è vero in maniera eminente per le verità in cui è in giuoco l'uomo stesso in quanto tale, le verità dello spirito: quelle che riguardano il bene ed il male, le grandi mete e prospettive di vita, il rapporto con Dio. Perché essere non si possono attingere senza che ne derivino profondi riflessi sulla conduzione della propria vita. Ed una volta liberamente fatte proprie, hanno poi bisogno di spazi di libertà per poter essere vissute secondo tutte le dimensioni della vita umana".

"È qui che si inserisce naturalmente l'attività di ogni Stato, così come l'attività diplomatica inter-statale. Negli odierni sviluppi del diritto internazionale si avverte con crescente sensibilità che nessun Governo può dispensarsi dal compito di garantire ai propri cittadini adeguate condizioni di libertà, senza pregiudicare per ciò stesso la propria credibilità come interlocutore nelle questioni internazionali. E ciò è giusto: perché nella tutela dei diritti inerenti alla persona in quanto tale, internazionalmente garantiti, non si può non riservare una valutazione prioritaria allo spazio dato ai diritti di libertà all'interno dei singoli Stati, sia nella vita pubblica come in quella privata, sia nei rapporti economici come in quelli politici, in quelli culturali come in quelli religiosi".

"A questo proposito vi è ben noto, Signore e Signori Ambasciatori, come l'attività della diplomazia della Santa Sede sia per natura sua rivolta a promuovere, tra i vari ambiti in cui la libertà deve realizzarsi, l'aspetto della libertà di religione. Purtroppo in alcuni Stati, anche tra quelli che pure possono vantare tradizioni culturali plurisecolari, essa, lungi dall'essere garantita, è anzi gravemente violata, in particolare nei confronti delle minoranze. In merito vorrei solo ricordare quanto stabilito con grande chiarezza nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo".

"I diritti fondamentali dell'uomo sono i medesimo sotto tutte le latitudini; e tra di essi un posto di primo piano deve essere riconosciuto al diritto di libertà di religione, perché riguarda il rapporto umano più importante, il rapporto con Dio. A tutti i responsabili della vita delle Nazioni vorrei dire: se non temete la verità, non potete temere la libertà! La Santa Sede, nel chiedere per la Chiesa Cattolica, ovunque, condizioni di vera libertà, le chiede parimenti per tutti".

"Vorrei venire ad un terzo enunciato: l'impegno per la verità apre la via al perdono ed alla riconciliazione. Alla necessaria connessione tra l'impegno per la verità e la pace si solleva un'obiezione: le convinzioni diverse sulla verità danno luogo a tensioni, ad incomprensioni, a dispute, tanto più forti quanto più profonde sono le convinzioni stesse. Nel corso della storia esse hanno dato luogo anche a violente contrapposizioni, a conflitti sociali e politici e addirittura a guerre di religione. È vero, e non lo si può negare; ma ciò è sempre avvenuto per una serie di cause concomitanti, poco o nulla venti a che fare con la verità e la religione (...). Per quanto poi riguarda specificamente la Chiesa Cattolica, in quanto anche da parte di suoi membri e di sue istituzioni sono stati compiti gravi errori in passato, essa li condanna, e non ha esitato a chieder perdono. Lo esige l'impegno per la verità".

"La richiesta di perdono e la concessione del perdono, parimenti dovuta - perché per tutti vale il monito di Nostro Signore: chi è senza peccato scagli la prima pietra! - sono elementi indispensabili per la pace. (...) Non posso non ricordare le parole luminose di Giovanni Paolo II: 'Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono'. Io le ripeto, umilmente e con profondo amore, ai responsabili delle Nazioni, in particolare di quelle dove più brucianti sono le ferite fisiche e morali dei conflitti e più impellente il bisogno di pace".

"Il pensiero va spontaneamente alla terra dove è nato Gesù Cristo, il Principe della Pace, che per tutti ha avuto parole di pace e di perdono, va al Libano, la cui popolazione deve ritrovare, anche con il sostegno della solidarietà internazionale, la sua vocazione storica alla collaborazione sincera e fruttuosa tra le comunità di diversa fede; e va a tutto il Medio Oriente, in particolare all'Iraq, culla di grandi civiltà, in questi anno quotidianamente funestato da sanguinosi atti terroristici".

"Esso va all'Africa, e soprattutto a Paesi della Regione dei Grandi laghi, dove ancora si sentono le tragiche conseguenze delle guerre fratricide degli anni passati; va alle inermi popolazioni del Darfur, colpite da esecrabile ferocia, con pericolose ripercussioni internazionali; fa a tante altre terre, in diverse parti del mondo, che sono teatro di cruenti contese".

"Tra i grandi compiti della diplomazia deve essere sicuramente annoverato quello di far comprendere a tutte le parti in conflitto che, se sono amanti della verità, non possono non riconoscere gli errori - e non solo quelli degli altri - né possono rifiutare di aprirsi al perdono, richiesto e concesso. (...) Il sangue versato non grida vendetta, ma invoca rispetto della vita, e pace! A questa fondamentale esigenza dell'umanità possa la 'Peacebuilding Commission', recentemente istituita dall'O.N.U., rispondere efficacemente con volenterosa cooperazione da parte di tutti".

"Un ultimo enunciato vorrei proporvi, Signore e Signori Ambasciatori: l'impegno per la pace apre a nuove speranze. È quasi una logica conclusione di quanto ho cercato di illustrare finora. Perché l'uomo è capace di verità! Lo è sui grandi problemi dell'essere, come sui grandi problemi dell'agire: nella sfera individuale e nei rapporti sociali, a livello di un popolo come dell'umanità intera".

"La pace, alla quale tale suo impegno può e deve portarlo, non è solo il silenzio delle armi; è, ben più, una pace, che favorisce il formarsi di nuovi dinamismi nei rapporti internazionali, dinamismi che a loro volta si trasformano in fattori di mantenimento della pace stessa. Ed essi sono tali solo se rispondenti alla verità dell'uomo e della sua dignità. E per questo non si può dire pace, là dove l'uomo non ha nemmeno l'indispensabile per vivere in dignità".

"Penso qui alle turbe sterminate di popolazioni che soffrono la fame. Non è pace, la loro, anche se non sono in guerra: della guerra, anzi esse sono vittime inermi. Alla mente si affacciano spontaneamente anche le immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati - in diverse parti del mondo - raccolti in condizioni di fortuna, per scampare a sorte peggiore, ma di tutto bisognosi. Non sono questi esseri umani nostri fratelli e sorelle? Non sono i loro bambini venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri?"

"Il pensiero va anche a tutti coloro che condizioni di vita non degne spingono ad emigrare, lontano dal loro Paese e dai loro cari, nella speranza di una vita più umana. Né possiamo dimenticare la piaga del traffico di persone, che resta una vergogna del nostro tempo".

"Di fronte a queste 'emergenze umanitarie', così come ad altri drammatici problemi dell'uomo, molte persone di buona volontà, diverse istituzioni internazionali ed organizzazioni non governative non sono rimaste inerti. Ma si richiede un accresciuto sforzo congiunto delle Diplomazie per individuare nella verità, e superare con coraggio e generosità, gli ostacoli che tuttora si frappongono a soluzioni efficaci e degne dell'uomo. E verità vuole che nessuno degli Stati prosperi sottragga alle proprie responsabilità ed al dovere di aiuto, attingendo con maggiore generosità alle proprie risorse".

"Sulla base di dati statistici disponibili si può affermare che meno della metà delle immense somme globalmente destinate agli armamenti sarebbe più che sufficiente per togliere stabilmente dall'indigenza lo sterminato esercito dei poveri. La coscienza umana ne è interpellata".

"Alle popolazioni che vivono sotto la soglia della povertà, più a causa di situazioni dipendenti dai rapporti internazionali politici, commerciali e culturali, che non a motivo di circostanze incontrollabili, il nostro comune impegno nella verità può e deve dare nuova speranza".

Commentando una frase di Sant'Agostino: "La verità è germogliata dalla terra: Cristo, che ha detto: Io sono la Verità, è nato dalla Vergine", il Papa conclude il suo discorso affermando: "È di questa verità che la Chiesa sempre vive; ma di essa in particolare si illumina e gioisce in questa fase del suo anno liturgico. E alla luce di questa verità queste mie parole vogliono essere di fonte a voi e per voi, che qui rappresentate la maggior parte delle Nazioni del mondo, al contempo testimonianza ed augurio: nella verità, la pace!".

Sono 174 gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede. A questi 174 Stati vanno aggiunti le Comunità Europee ed il Sovrano Militare Ordine di Malta e due Missioni a carattere speciale: la Missione della Federazione Russa, retta da un Ambasciatore, e l'Ufficio dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da un Direttore.
AC/NUOVO ANNO:CORPO DIPLOMATICO/... VIS 20060109 (2280)

DICHIARAZIONE SULLA POSSIBILE LIBERAZIONE DI ALI AGCA

CITTA' DEL VATICANO, 8 GEN. 2006 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Dr. Joaquín Navarro-Valls, ha rilasciato nel pomeriggio di oggi la seguente dichiarazione:

"La Santa Sede ha appreso soltanto dalle agenzie di stampa la notizia dell'eventuale possibile scarcerazione di Mehmet Ali Agca", il terrorista turco che attentò alla vita di Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 e che attualmente si trova in carcere in Turchia.

"La Santa Sede, di fronte ad un problema di natura giudiziaria, si rimette alle decisioni dei tribunali coinvolti in questa vicenda".
OP/LIBERAZIONE AGCA/NAVARRO-VALLS VIS 20060109 (100)

IL BATTESIMO VISSUTO CON FEDE CI RINNOVA CONTINUAMENTE

CITTA' DEL VATICANO, 8 GEN. 2006 (VIS). Il Battesimo di Gesù, festività che conclude il tempo liturgico del Natale, è stato il tema della riflessione di Papa Benedetto XVI per l'Angelus di questa mattina.

"Si trattava di un battesimo di penitenza" - ha spiegato il Papa alle migliaia di fedeli convenuti in Piazza San Pietro - "che utilizzava il simbolo dell'acqua per esprimere la purificazione del cuore e della vita. (...) Quando Gesù fu battezzato nel Giordano, lo Spirito Santo discese, si posò su di Lui in apparenza corporea come di colomba, e Giovanni il Battista riconobbe che Egli era il Cristo, l''Agnello di Dio' venuto per togliere il peccato del mondo. Perciò il Battesimo al Giordano è anch'esso una 'epifania', una manifestazione dell'identità messianica del Signore e della sua opera redentrice, che culminerà in un altro 'battesimo', quello della sua morte e risurrezione, per il quale il mondo intero sarà purificato nel fuoco della divina misericordia".

"Il Battesimo dei bambini" - ha proseguito il Pontefice - "esprime e realizza il mistero della nuova nascita alla vita divina in Cristo: i genitori credenti portano i loro figli al fonte battesimale, che rappresenta il 'grembo' della Chiesa, dalle cui acque benedette vengono generati i figli di Dio. Il dono ricevuto dai neonati chiede di essere accolto da loro, una volta fattisi adulti, in modo libero e responsabile: questo processo di maturazione li porterà poi a ricevere il sacramento della Cresima e Confermazione, che, appunto, confermerà il Battesimo e conferirà a ciascuno il 'sigillo' dello Spirito Santo".

"Cari fratelli e sorelle" - ha concluso il Santo Padre - "l'odierna solennità sia occasione propizia per tutti i cristiani di riscoprire con gioia la bellezza del loro Battesimo, che, se vissuto con fede, è una realtà sempre attuale: ci rinnova continuamente ad immagine dell'uomo nuovo, nella sanità dei pensieri e delle azioni".
ANG/BATTESIMO/... VIS 20060109 (320)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 9 GEN. 2006 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Lawrence Huculak, O.S.B.M., finora Vescovo di Edmonton degli Ucraini (Canada), Arcivescovo Metropolita di Winnipeg degli Ucraini (cattolici: 29.740; sacerdoti: 50; religiosi: 43; diaconi permanenti: 15), Canada. L'Arcivescovo eletto è nato nel 1951 a Vernon (Canada), è entrato nell'Ordine Basiliano di San Giosafat nel 1971, ha emesso la professione perpetua nel 1977, è stato ordinato sacerdote nello stesso anno ed ha ricevuto la consacrazione episcopale nel 1997. Succede all'Arcivescovo Michael Bzdel, C.SS.R., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcieparchia, presentata per raggiunti limiti d'età.

Sabato 7 gennaio è stato reso noto che il Santo Padre:

- Ha nominato il Reverendo Pierre-Célestin Tshitoko Mamba Vescovo di Luebo (superficie: 32.000; popolazione: 1.670.000; cattolici: 918.000; sacerdoti: 84; religiosi: 102), Repubblica Democratica del Congo. Il Vescovo eletto, finora Rettore del Filosofato Interdiocesano di Kabwe (Repubblica Democratica del Congo), è nato nel 1956 a Kolwezi (Repubblica Democratica del Congo) ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1982.

- Ha nominato il Vescovo Felipe Bacarreza Rodríguez, finora Ausiliare di Concepción (Cile), Vescovo di Los Ángeles (superficie: 13.454; popolazione: 333.007; cattolici: 221.040; sacerdoti: 39; religiosi: 74; diaconi permanenti: 27), Cile. Succede al Vescovo Miguel Blas Caviedes Medina, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.
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