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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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mercoledì 26 marzo 2008

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 26 MAR. 2008 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Thomas Kwaku Mensah, finora Vescovo di Obuasi (Ghana), Arcivescovo di Kumasi (superficie: 5.118; popolazione: 1.579.000; cattolici: 363.000; sacerdoti: 79; religiosi: 127), Ghana. L'Arcivescovo eletto succede all'Arcivescovo Peter Kwasi Sarpong, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Vescovo Gabriel Justice Yaw Anokye, finora Ausiliare dell'Arcidiocesi di Kumasi (Ghana), Vescovo della Diocesi di Obuasi (superficie: 6.350; popolazione: 1.004.790; cattolici: 100.243; sacerdoti: 48; religiosi: 44), Ghana.

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Port Moresby (Papua Nuova Guinea), presentata dall'Arcivescovo Brian James Barnes, O.F.M., per raggiunti limiti d'età. Gli succede l'Arcivescovo John Ribat, M.S.C., Coadiutore della medesima Arcidiocesi.

- Ha nominato il Vescovo Ramón Alfredo Dus, finora Ausiliare di Reconquista (Argentina), Vescovo di Reconquista (superficie: 35.000; popolazione: 267.500; cattolici: 235.000; sacerdoti: 42; religiosi: 58), Argentina.

    Martedì 25 marzo è stato resto noto che il Santo Padre:

- Ha nominato il Reverendo Augustine Tochukwu Ukwuoma, finora Parroco della "Saint Teresa Church" a Uli (Nigeria), Vescovo di Orlu (superficie: 929; popolazione: 996.000; cattolici: 571.015; sacerdoti: 287; religiosi: 168), Nigeria. Il Vescovo eletto è nato nel 1953 a Amucha (Nigeria) ed è stato ordinato sacerdote nel 1983. Succede al Vescovo Gregory O. Ochiagha, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

  Giovedì 20 marzo è stato reso noto che il Santo Padre:

- Ha nominato il Padre John Niyiring, O.S.A., Superiore Provinciale degli Agostiniani in Nigeria, Vescovo di Kano (superficie: 43.178; popolazione: 9.504.000; cattolici: 139.353; sacerdoti: 38; religiosi: 19), Nigeria. Il Vescovo eletto è nato nel 1960, a Zonkwa (Nigeria) ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1992. Succede al Vescovo Patrick Francis Sheehan, O.S.A., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Padre Giuseppe Fiorini Morosini, O.M., già Superiore Generale dell'Ordine dei Minimi, Vescovo di Locri-Gerace (superficie: 1.248; popolazione: 130.779; cattolici: 117.701; sacerdoti: 80; religiosi: 164; diaconi permanenti: 5), Italia. Il Vescovo eletto è nato a Paola nel 1945, ha emesso i voti temporanei nell'Ordine dei Minimi nel 1961, i voti solenni nel 1966 ed è stato ordinato sacerdote nel 1969.

  Mercoledì 19 marzo è stato reso noto che il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Dominic Ryõji Miyahara, finora Vescovo di Oita, Vescovo della Diocesi di Fukuoka (superficie: 14.808; popolazione: 7.729.183; cattolici: 31.065; sacerdoti: 78; religiosi: 442), Giappone.

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rio do Sul (Brasile), presentata dal Vescovo José Jovêncio Balestieri, S.D.B., in conformità al canone 401, paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede il Vescovo Augustinho Petry, finora Vescovo Coadiutore della medesima Diocesi.

- Ha nominato il Monsignor Oswaldo Brenes Álvarez, Vescovo di Ciudad Quesada (superficie: 9.838; popolazione: 270.321; cattolici: 216.257; sacerdoti: 43; religiosi: 28), Costa Rica. Il Vescovo eletto è nato a Liberia (Costa Rica), nel 1942 ed è stato ordinato sacerdote nel 1966. E' stato finora Vicario Generale della Diocesi di Tilarán e Parroco della "Inmaculada Concepción" a Bocas de Nosara.

- Ha nominato il Reverendo Adam Balabuch, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Swidnica (superficie: 4.060; popolazione: 679.600; cattolici: 671.699; sacerdoti: 371; religiosi: 558), Polonia. Il Vescovo eletto è nato nel 1961 a Scinawka Srednia (Polonia) ed è stato ordinato sacerdote il 24 maggio 1986. E' stato finora Vicario Generale di Swidnica, Rettore del Seminario Maggiore, Docente di Omiletica e Membro del Consiglio Presbiterale, del Collegio dei Consultori e del Consiglio Pastorale.
NER:RE:NEA/.../...                                   VIS 20080326 (610)


IN CRISTO RISORTO CERTEZZA NOSTRA RISURREZIONE FINALE


CITTA' DEL VATICANO, 26 MAR. 2008 (VIS). Oltre 30.000 persone hanno assistito questa mattina in Piazza San Pietro all'Udienza Generale del Mercoledì. Giunto in elicottero dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Papa ha dedicato la catechesi al tempo pasquale.

  "Tutta la liturgia del tempo pasquale" - ha detto Benedetto XVI - "canta la certezza e la gioia della risurrezione del Cristo (...) realtà centrale della fede cristiana, nella sua ricchezza dottrinale e inesauribile vitalità".

  La Pasqua di Cristo, ha proseguito il Pontefice, "è anche la nostra Pasqua, perché nel Cristo risorto ci è data la certezza della nostra risurrezione finale. . (...) La morte del Signore dimostra l'immenso amore con cui Egli ci ha amati sino a sacrificarsi per noi; ma solo la sua risurrezione è 'prova sicura', è certezza che quanto Egli afferma è verità".

  "E' importante ribadire questa verità fondamentale della nostra fede, la cui verità storica è ampiamente documentata, anche se oggi, come in passato, non manca chi in modi diversi la pone in dubbio o addirittura la nega. L'affievolirsi della fede nella risurrezione di Gesù rende di conseguenza debole la testimonianza dei credenti. (...) Al contrario, l'adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina l'intera esistenza delle persone e dei popoli".

  "Specialmente in quest'Ottava di Pasqua la liturgia ci invita ad incontrare personalmente il Risorto e a riconoscerne l'azione vivificatrice negli eventi della storia e del nostro vivere quotidiano".

  "Oggi mercoledì, ad esempio, ci viene riproposto l'episodio commovente dei due discepoli di Emmaus (cfr Lc 24, 13-35). Dopo la crocifissione di Gesù, immersi nella tristezza e nella delusione, essi facevano ritorno a casa sconsolati. Durante il cammino discorrevano tra loro (...); fu allora che Gesù si avvicinò, si mise a discorrere con loro e ad ammaestrarli (...). Cominciando poi da Mosé e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. L'insegnamento di Cristo - la spiegazione delle profezie - fu per i discepoli di Emmaus come una rivelazione inaspettata, luminosa e confortante".

  "In tutto l'anno liturgico, particolarmente nella Settimana Santa e nella Settimana di Pasqua, il Signore è in cammino con noi e ci spiega le Scritture, ci fa capire questo mistero: tutto parla di Lui. E questo dovrebbe far ardere anche i nostri cuori, così che possano aprirsi anche i nostri occhi. Il Signore è con noi, ci mostra la vera via".

  "Come i due discepoli riconobbero Gesù nello spezzare il pane, così oggi, nello spezzare il pane, anche noi riconosciamo la sua presenza. I discepoli di Emmaus lo riconobbero e si ricordarono dei momenti in cui Gesù aveva spezzato il pane. E questo spezzare il pane ci fa pensare proprio alla prima Eucaristia celebrata nel contesto dell'Ultima Cena (...). Ogni domenica la comunità rivive così la Pasqua del Signore e raccoglie dal Salvatore il suo testamento di amore e di servizio fraterno".
AG/PASQUA/...                                   VIS 20080326 (410)


TELEGRAMMA CORDOGLIO MORTE CARDINALE SUÁREZ RIVERA

CITTA' DEL VATICANO, 24 MAR. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha fatto pervenire un telegramma di cordoglio al Cardinale Francisco Robles Ortega, Arcivescovo di Monterrey (Mexico), per la morte, avvenuta sabato 22 marzo, del Cardinale Adolfo Antonio Suárez Rivera, Arcivescovo emerito di Monterrey.

  Il Papa si unisce con "ferventi preghiere di suffragio" a quanti piangono il Porporato invocando "il Signore affinché conceda la Sua pace a colui che ha servito con tanta dedizione e generosità la Chiesa nel corso del suo ministero pastorale", prima a guida della Diocesi di Tepic y Tlalnepantla e dopo come Arcivescovo di Monterrey.
TGR/SCOMPARSA SUAREZ RIVERA/ROBLES ORTEGA      VIS 20080326 (110)


MISSIONARI MARTIRI E LOTTA CONTRO TUBERCOLOSI

CITTA' DEL VATICANO, 24 MAR. 2008 (VIS). Alle 12:00 di questa mattina, Lunedì dell'Angelo, il Santo Padre Benedetto XVI nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove trascorre un breve periodo di riposo, per guidare la recita del Regina Cæli con i fedeli e i pellegrini presenti, in collegamento audio-video con Piazza San Pietro.

  "Nella solenne Veglia pasquale è tornato a risuonare, dopo i giorni della Quaresima, il canto dell'Alleluia" - ha detto il Papa nell'introdurre la preghiera mariana -  "parola ebraica (...), che significa 'Lodate il Signore'. Nei giorni del tempo pasquale questo invito alla lode rimbalza di bocca in bocca, di cuore in cuore. Riecheggia a partire da un avvenimento assolutamente nuovo: la morte e risurrezione di Cristo".

  "Questa esperienza" - ha esclamato il Pontefice - "ha inscritto una volta per sempre l'alleluia nel cuore della Chiesa! Da quella stessa esperienza deriva anche la preghiera che noi recitiamo quest'oggi e ogni giorno del tempo pasquale al posto dell'Angelus: l'antifona mariana Regina Caeli. Il testo è breve e ha la forma diretta di un annuncio: è come una nuova 'annunciazione' a Maria, fatta questa volta non da un angelo, ma dai cristiani che invitano la Madre a rallegrarsi perché il suo Figlio, da lei portato nel grembo, è risorto come aveva promesso".

  "Cari fratelli e sorelle, lasciamo che l'alleluia pasquale si imprima profondamente anche in noi" - ha detto il Papa - "così che non sia soltanto una parola, ma l'espressione della nostra stessa vita: l'esistenza di persone che invitano tutti a lodare il Signore e lo fanno con il loro comportamento da 'risorti'".

  Dopo il Regina Coeli, il Santo Padre ha ricordato che oggi si celebra l'annuale Giornata di preghiera e di digiuno per i missionari martiri, per "ricordare e pregare per questi nostri fratelli e sorelle - vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici - caduti lungo il 2007, mentre svolgevano il loro servizio missionario" ed ha sottolineato che "è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa e uno stimolo per ciascuno di noi a testimoniare in modo sempre più coraggioso la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre il potere dell'odio e della violenza con l'onnipotenza del suo amore".

  "Ricorre oggi anche la Giornata Mondiale per la Lotta contro la Tubercolosi. Sono particolarmente vicino ai malati e alle loro famiglie e auspico che cresca l'impegno a livello mondiale per debellare questo flagello".
ANG/ALLELUIA/MISSIONARI:TUBERCOLOSI                       VIS 20080326 (410)


PASQUA: RISURREZIONE GESÙ ESSENZIALMENTE EVENTO D'AMORE

CITTA' DEL VATICANO, 23 MAR. 2008 (VIS). Alle 10:30 di questa mattina - Domenica di Pasqua nella Risurrezione del Signore - il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto sul sagrato della Basilica Vaticana, ornato di piante e fiori provenienti dai Paesi Bassi, la solenne celebrazione della Messa del giorno. Alle 12:00, dal sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli presenti in Piazza San Pietro ed a quanti lo ascoltano attraverso la radio e la televisione il Messaggio pasquale, in diverse lingue ed ha impartito la Benedizione "Urbi et Orbi".

  Nelle parole: "Resurrexi, et adhuc tecum sum. Alleluia! - Sono risorto, sono sempre con te. Alleluia!" che "risuonano all'inizio dell'odierna Santa Messa" - ha detto il Papa - "la Chiesa riconosce la voce stessa di Gesù che, risorgendo da morte, si rivolge al Padre colmo di felicità e d'amore ed esclama: Padre mio, eccomi! Sono risorto, sono ancora con te e lo sarò per sempre; il tuo Spirito non mi ha mai abbandonato. (...) La morte e risurrezione del Verbo di Dio incarnato è un evento di amore insuperabile, è la vittoria dell'Amore che ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte. Ha cambiato il corso della storia, infondendo un indelebile e rinnovato senso e valore alla vita dell'uomo".

  "Con il suo sacrificio redentore Gesù di Nazareth ci ha resi figli adottivi di Dio, così che ora possiamo inserirci anche noi nel dialogo misterioso tra Lui e il Padre. (...)  In questa prospettiva" - ha proseguito il Pontefice - "avvertiamo che l'affermazione rivolta oggi da Gesù risorto al Padre, - 'Sono ancora e sempre con te' - riguarda come di riflesso anche noi, 'figli di Dio e coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria' (cfr Rm 8,17)".

  "Entriamo così nella profondità del mistero pasquale. L'evento sorprendente della risurrezione di Gesù è essenzialmente un evento d'amore (...). Dall'odierna solennità, che ci fa rivivere l'esperienza assoluta e singolare della risurrezione di Gesù, ci viene dunque un appello a convertirci all'Amore; ci viene un invito a vivere rifiutando l'odio e l'egoismo e a seguire docilmente le orme dell'Agnello immolato per la nostra salvezza".

  "Fratelli e sorelle cristiani di ogni parte del mondo, uomini e donne di animo sinceramente aperto alla verità! Che nessuno chiuda il cuore all'onnipotenza di questo amore che redime! Gesù Cristo è morto e risorto per tutti: Egli è la nostra speranza! Speranza vera per ogni essere umano. Oggi, come fece con i suoi discepoli in Galilea prima di tornare al Padre, Gesù risorto invia anche noi dappertutto come testimoni della sua speranza e ci rassicura: Io sono con voi sempre, tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). Fissando lo sguardo dell'animo nelle piaghe gloriose del suo corpo trasfigurato, possiamo capire il senso e il valore della sofferenza, possiamo lenire le tante ferite che continuano ad insanguinare l'umanità anche ai nostri giorni".

  "Nelle sue piaghe gloriose riconosciamo i segni indelebili della misericordia infinita del Dio di cui parla il profeta: Egli è colui che risana le ferite dei cuori spezzati, che difende i deboli e proclama la libertà degli schiavi, che consola tutti gli afflitti e dispensa loro olio di letizia invece dell'abito da lutto, un canto di lode invece di un cuore mesto (cfr Is 61,1.2.3). Se con umile confidenza ci accostiamo a Lui, incontriamo nel suo sguardo la risposta all'anelito più profondo del nostro cuore: conoscere Dio e stringere con Lui una relazione vitale, che colmi del suo stesso amore la nostra esistenza e le nostre relazioni interpersonali e sociali".

  "Quante volte le relazioni tra persona e persona, tra gruppo e gruppo, tra popolo e popolo, invece che dall'amore, sono segnate dall'egoismo, dall'ingiustizia, dall'odio, dalla violenza!" - ha esclamato il Pontefice - "Sono le piaghe dell'umanità, aperte e doloranti in ogni angolo del pianeta, anche se spesso ignorate e talvolta volutamente nascoste; piaghe che straziano anime e corpi di innumerevoli nostri fratelli e sorelle. Esse attendono di essere lenite e guarite dalle piaghe gloriose del Signore risorto (cfr 1 Pt 2,24-25) e dalla solidarietà di quanti, sulle sue orme e in suo nome, pongono gesti d'amore, si impegnano fattivamente per la giustizia e spargono intorno a sé segni luminosi di speranza nei luoghi insanguinati dai conflitti e dovunque la dignità della persona umana continua ad essere vilipesa e conculcata. L'auspicio è che proprio là si moltiplichino le testimonianze di mitezza e di perdono!".

  "Cari fratelli e sorelle, lasciamoci illuminare dalla luce sfolgorante di questo Giorno solenne; apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasquale si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nelle nostre Nazioni. Si manifesti in ogni parte del mondo. Come non pensare in questo momento, in particolare, ad alcune regioni africane, quali il Darfur e la Somalia, al martoriato Medio Oriente, e specialmente alla Terra Santa, all'Iraq, al Libano, e infine al Tibet, regioni per le quali incoraggio la ricerca di soluzioni che salvaguardino il bene e la pace! Invochiamo la pienezza dei doni pasquali, per intercessione di Maria che, dopo aver condiviso le sofferenze della passione e crocifissione del suo Figlio innocente, ha sperimentato anche la gioia inesprimibile della sua risurrezione".
BXVI-SETTIMANA SANTA/DOMENICA PASQUA/...               VIS 20080326 (880)


MAGDI ALLAM GIORNALISTA ORIGINE EGIZIANA BATTEZZATO PAPA


CITTA' DEL VATICANO, 22 MAR. 2008 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato sabato sera ai giornalisti la seguente dichiarazione:

  "Nel corso della Veglia pasquale di questa notte il Santo Padre amministrerà il battesimo a 7 persone, 5 donne e due uomini provenienti da diversi Paesi".

  "Com'è noto, il Santo Padre amministra normalmente il sacramento del Battesimo in due circostanze liturgiche. Nella festa del Battesimo del Signore, nella Cappella Sistina, amministra il battesimo a un gruppo di bambini neonati. Nella Veglia pasquale invece amministra il Battesimo e gli altri due sacramenti della iniziazione cristiana (Confermazione e Comunione) a un gruppo di adulti di diversa nazionalità e condizione, che hanno compiuto il necessario cammino di preparazione spirituale e catechetica, che nella tradizione cristiana si chiama 'catecumenato'".

  "I catecumeni che riceveranno il Battesimo questa notte provengono dall'Italia, dal Camerun, dalla Cina, dagli Stati Uniti, dal Perù. Fra di essi vi è anche il Dottor Magdi Allam, noto giornalista di origine egiziana, Vicedirettore 'ad personam' del 'Corriere della Sera'".

  "Per la Chiesa cattolica ogni persona che chiede di ricevere il Battesimo dopo una profonda ricerca personale, una scelta pienamente libera e un'adeguata preparazione, ha il diritto di riceverlo".

  "Per parte sua, il Santo Padre amministra il Battesimo nel corso della liturgia pasquale ai catecumeni che gli sono stati presentati, senza fare 'differenza di persone', cioè considerandoli tutti ugualmente importanti davanti all'amore di Dio e benvenuti nella comunità della Chiesa".
OP/BATTESIMO/ALLAM                                       VIS 20080326 (260)


SABATO SANTO: SUO ANDARE VIA SI TRASFORMA IN NUOVO VENIRE


CITTA' DEL VATICANO, 22 MAR. 2008 (VIS). Alle 21:00 il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua, durante la quale ha amministrato il Sacramento del Battesimo e della Confermazione ad alcuni catecumeni provenienti da diversi Paesi.

  La Veglia ha avuto inizio nell'atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e l'accensione del cero pasquale. Alla processione verso l'Altare con il cero pasquale e il canto dell'Exsultet, hanno fatto seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali.

  "Nel suo discorso d'addio, Gesù" - ha detto il Papa nell'omelia - "ha annunciato ai discepoli la sua imminente morte e risurrezione con una frase misteriosa. Dice: 'Vado e vengo da voi' (Gv 14, 28). Il morire è un andare via. (...).  Ma nel caso di Gesù c'è una novità unica che cambia il mondo. (...) Proprio nell'andare via, Egli viene. Il suo andare inaugura un modo tutto nuovo e più grande della sua presenza. Col suo morire Egli entra nell'amore del Padre. Il suo morire è un atto d'amore. L'amore, però, è immortale. Per questo il suo andare via si trasforma in un nuovo venire, in una forma di presenza che giunge più nel profondo e non finisce più".

  "Nella sua vita terrena Gesù, come tutti noi, era legato alla condizioni esterne dell'esistenza corporea (...) La corporeità pone dei limiti alla nostra esistenza. (...) Gesù, invece, che ora mediante l'atto dell'amore è totalmente trasformato, è libero da tali barriere e limiti. Egli è in grado di passare non solo attraverso le porte esteriori chiuse, come ci raccontano i Vangeli (cfr Gv 20, 19). Può passare attraverso la porta interiore tra l'io e il tu, la porta chiusa tra l'ieri e l'oggi, tra il passato ed il domani. (...) Il suo andare via diventa un venire nel modo universale della presenza del Risorto, in cui Egli è presente ieri, oggi ed in eterno; in cui abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi. Ora può oltrepassare anche il muro dell'alterità che separa l'io dal tu".

  "Le parole misteriose di Gesù nel Cenacolo ora - mediante il Battesimo - si rendono per voi di nuovo presenti. Nel Battesimo il Signore entra nella vostra vita per la porta del vostro cuore. Noi non stiamo più uno accanto all'altro o uno contro l'altro. Egli attraversa tutte queste porte. È questa la realtà del Battesimo: Egli, il Risorto, viene, viene a voi e congiunge la vita sua con quella vostra, tenendovi dentro al fuoco aperto del suo amore. Voi diventate un'unità, sì, una cosa sola con Lui, e così una cosa sola tra di voi".

  "Le persone battezzate e credenti non sono mai veramente estranee l'una per l'altra" - ha sottolineato il Santo Padre - "Possono separarci continenti, culture, strutture sociali o anche distanze storiche. Ma quando ci incontriamo, ci conosciamo in base allo stesso Signore, alla stessa fede, alla stessa speranza, allo stesso amore, che ci formano. Allora sperimentiamo che il fondamento delle nostre vite è lo stesso. Sperimentiamo che nel più profondo del nostro intimo siamo ancorati alla stessa identità, a partire dalla quale tutte le diversità esteriori, per quanto grandi possano anche essere, risultano secondarie".

  "Questa intima natura del Battesimo come dono di una nuova identità" - ha spiegato il Pontefice - "viene rappresentata dalla Chiesa nel Sacramento mediante elementi sensibili. (...) l'acqua" e "in secondo luogo la luce". Commentando le Letture della Veglia Pasquale, il Papa ha ricordato che: "Gesù appare come il nuovo Pastore, quello definitivo che porta a compimento ciò che Mosè aveva fatto: Egli ci conduce fuori dalle acque mortifere del mare, fuori dalle acque della morte. (...)  Nel Battesimo ci prende come per mano, ci conduce sulla via che passa attraverso il Mar Rosso di questo tempo e ci introduce nella vita duratura, in quella vera e giusta".

  "In secondo luogo c'è il simbolo della luce e del fuoco. (...) Gesù Cristo ha veramente preso la luce dal cielo e l'ha portata sulla terra - la luce della verità e il fuoco dell'amore che trasforma l'essere dell'uomo. Egli ha portato la luce, ed ora sappiamo chi è Dio e come è Dio. Così sappiamo anche come stanno le cose riguardo all'uomo; che cosa siamo noi e per che scopo esistiamo. Venir battezzati significa che il fuoco di questa luce viene calato giù nel nostro intimo. Per questo, nella Chiesa antica il Battesimo veniva chiamato anche il Sacramento dell'illuminazione".

  "Nella Chiesa antica c'era la consuetudine" - ha detto il Papa al termine dell'melia - "che il Vescovo o il sacerdote dopo l'omelia esortasse i credenti esclamando: 'Conversi ad Dominum' - volgetevi ora verso il Signore. Ciò significava innanzitutto che essi si volgevano verso Est - nella direzione del sorgere del sole come segno del Cristo che torna, (...) Era collegata con ciò poi l'altra esclamazione che ancora oggi, prima del Canone, viene rivolta alla comunità credente: 'Sursum corda' - in alto i cuori, fuori da tutti gli intrecci delle nostre preoccupazioni, dei nostri desideri, delle nostre angosce, della nostra distrazione - in alto i vostri cuori, il vostro intimo!".

  "In ambedue le esclamazioni" - ha concluso il Pontefice - "veniamo in qualche modo esortati ad un rinnovamento del nostro Battesimo: Conversi ad Dominum - (...). Sempre di nuovo dobbiamo volgerci verso di Lui, che è la Via, la Verità e la Vita. (...) E sempre di nuovo dobbiamo lasciare che il nostro cuore sia sottratto alla forza di gravità, che lo tira giù, e sollevarlo interiormente in alto: nella verità e l'amore".
BXVI-SETTIMANA SANTA/SABATO SANTO/...               VIS 20080326 (930)


VENERDÌ SANTO: PASSIONE DEL SIGNORE E VIA CRUCIS COLOSSEO


CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2008 (VIS). Alle 17:00 di oggi, Venerdì Santo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la celebrazione della Passione del Signore. Durante la Liturgia della Parola, è stato riascoltato il racconto della Passione secondo Giovanni; quindi il Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto l'omelia. La Liturgia della Passione è proseguita con la Preghiera universale e l'adorazione della Santa Croce e si è conclusa con la Santa Comunione.

  Alle 21:15, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto al Colosseo il pio esercizio della Via Crucis, trasmesso in mondovisione. I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest'anno per le stazioni della Via Crucis sono stati composti dal Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., Vescovo di Hong Kong. Filo conduttore delle meditazioni sono state le persecuzioni sofferte dalla Chiesa Cattolica in varie parti del mondo.

  In una serata fredda e piovosa, il Santo Padre Benedetto XVI ha seguito la cerimonia dalla collina del Palatino ed ha portato la Croce alla ultima Stazione. La Croce è stata portata anche dal Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale per la Diocesi di Roma; da una religiosa del Burkina Faso; da una famiglia romana; una donna in sedia a rotelle; due frati francescani della Custodia di Terra Santa e una giovane cinese.

  Al termine della cerimonia, il Santo Padre ha pronunciato alcune parole:  "La Croce" - ha detto - " è sorgente di vita immortale, è scuola di giustizia e di pace, è patrimonio universale di perdono e di misericordia; è prova permanente di un amore oblativo e infinito che ha spinto Dio a farsi uomo vulnerabile come noi sino a morire crocifisso".

  "Purtroppo" - ha rilevato il Pontefice - "non sempre gli uomini riescono a percepire la profondità di quest'amore sconfinato che Iddio nutre per le sue creature. Per Lui non c'è differenza di razza e cultura. Gesù Cristo è morto per affrancare l'intera umanità dalla ignoranza di Dio, dal cerchio di odio e vendetta, dalla schiavitù del peccato. La Croce ci rende fratelli".

  "Tanti, anche nella nostra epoca, non conoscono Dio e non possono trovarlo nel Cristo crocifisso; tanti sono alla ricerca di un amore e di una libertà che escluda Dio; tanti credono di non aver bisogno di Dio. Cari amici, dopo aver vissuto insieme la passione di Gesù, lasciamo questa sera che il suo sacrifico sulla Croce ci interpelli; permettiamo a Lui di porre in crisi le nostre umane certezze; apriamogli il cuore: Gesù è la Verità che ci rende liberi di amare. Non temiamo! Morendo il Signore ha salvato i peccatori, cioè tutti noi".

  "Questa è la verità del Venerdì Santo" - ha concluso Benedetto XVI - "sulla croce il Redentore ci ha restituito la dignità che ci appartiene, ci ha resi figli adottivi di Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza".
BXVI-SETTIMANA SANTA/VENERDÌ SANTO                   VIS 20080326 (490)


GIOVEDÌ SANTO: SANTA MESSA DEL CRISMA E IN COENA DOMINI



CITTA' DEL VATICANO, 20 MAR. 2008 (VIS). Alle 9:30 di oggi, ricorrenza del Giovedì Santo, il Papa ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa Crismale, Liturgia che si celebra in questo giorno in tutte le Chiese Cattedrali. Hanno concelebrato con il Santo Padre i Cardinali, i Vescovi e i Presbiteri, diocesani e religiosi, presenti a Roma. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la rinnovazione delle promesse sacerdotali, vengono benedetti l'olio dei catecumeni, l'olio degli infermi e il crisma.

  Il Santo Padre ha ricordato nell'omelia che "la Messa del Crisma ci esorta a rientrare in quel 'sì' alla chiamata di Dio, che abbiamo pronunciato nel giorno della nostra Ordinazione sacerdotale".

  L'Antico Testamento, ha spiegato il Pontefice, descrive "l'essenza del ministero sacerdotale: in primo luogo lo 'stare davanti al Signore'" e "servire".

  "Il sacerdote" - ha detto ancora il Pontefice - "Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell'impegno per il bene".

  "Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore".

  "A tutto ciò" - ha ripreso il Pontefice - "si aggiunge poi il servire". Nella celebrazione dell'Eucaristia, ciò che il sacerdote fa "è servire, compiere un servizio a Dio e un servizio agli uomini. Il culto che Cristo ha reso al Padre è stato il donarsi sino alla fine per gli uomini. In questo culto, in questo servizio il sacerdote deve inserirsi".

  "Così la parola 'servire' comporta molte dimensioni. Certamente ne fa parte innanzitutto la retta celebrazione della Liturgia e dei Sacramenti in genere, compiuta con partecipazione interiore" - ha detto ancora Benedetto XVI sottolineando che se i sacerdoti "hanno familiarità, la amano e la vivono: solo allora potremo spiegarla in modo adeguato".

  "Fanno parte del servire" - ha spiegato ancora il Santo Padre - "ancora due altri aspetti. Nessuno è così vicino al suo signore come il servo che ha accesso alla dimensione più privata della sua vita. In questo senso 'servire' significa vicinanza, richiede familiarità. Questa familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timor riverenziale. Condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi".

  "Servire significa vicinanza, ma significa soprattutto anche obbedienza. (...) La tentazione dell'umanità è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo grazie ad una simile libertà senza limiti l'uomo sarebbe completamente uomo. Ma proprio così ci poniamo contro la verità. Poiché la verità è che noi dobbiamo condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere liberi soltanto in comunione con loro. Questa libertà condivisa può essere libertà vera solo se con essa entriamo in ciò che costituisce la misura stessa della libertà, se entriamo nella volontà di Dio".

  Benedetto XVI ha concluso ribadendo che: "Questa obbedienza fondamentale che fa parte dell'essere uomini: un essere non da sé e solo per se stessi, diventa ancora più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. (...) La nostra obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa".

  Alle 17:30 del pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la concelebrazione della Santa Messa "nella Cena del Signore". Nel corso della Liturgia, il Papa ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a dodici sacerdoti. Al momento della presentazione dei doni è stata affidata al Santo Padre un'offerta a sostegno dell'Orfanotrofio "La edad de Oro", La Habana (Cuba).

  Commentando nell'omelia il gesto di Gesù di lavare i piedi ai suoi discepoli, il Papa ha sottolineato la necessità della purificazione interiore, condizione per vivere la comunione con Dio e con i fratelli.

  "Giorno dopo giorno" - ha detto il Pontefice - "siamo come ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi, di sapienza ridotta ed alterata; una molteplice semifalsità o falsità aperta s'infiltra continuamente nel nostro intimo. Tutto ciò offusca e contamina la nostra anima, ci minaccia con l'incapacità per la verità e per il bene. Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi, purificazioni dell'anima, dell'uomo interiore".

  "È, questo, ciò a cui ci invita il Vangelo della lavanda dei piedi: lasciarci sempre di nuovo lavare da quest'acqua pura, lasciarci rendere capaci della comunione conviviale con Dio e con i fratelli".

  "L'insieme di dono ed esempio, che troviamo nella pericope della lavanda dei piedi, è caratteristico per la natura del cristianesimo in genere. Il cristianesimo non è una specie di moralismo, un semplice sistema etico. All'inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è anzitutto dono: Dio si dona a noi - non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all'inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l'atto centrale dell'essere cristiani è l'Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà".

  "Abbiamo bisogno della 'lavanda dei piedi', della lavanda dei peccati di ogni giorno, e per questo abbiamo bisogno della confessione dei peccati (...). Abbiamo bisogno della confessione come essa ha preso forma nel Sacramento della riconciliazione. In esso il Signore lava a noi sempre di nuovo i piedi sporchi e noi possiamo sederci a tavola con Lui".

  "A questo ci esorta il Giovedì Santo" - ha concluso il Pontefice - "non lasciare che il rancore verso l'altro diventi nel profondo un avvelenamento dell'anima. Ci esorta a purificare continuamente la nostra memoria, perdonandoci a vicenda di cuore, lavando i piedi gli uni degli altri, per poterci così recare insieme al convito di Dio".
BXVI-SETTIMANA SANTA/GIOVEDÌ SANTO/...                 VIS 20080326 (1050)


TRIDUO PASQUALE ED APPELLO TIBET

CITTA' DEL VATICANO, 19 MAR. 2008 (VIS). l'Udienza Generale di questa mattina, 19 marzo, Onomastico del Santo Padre, si è svolta in due momenti distinti: alle 10:15, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato 3.500 studenti partecipanti all'Incontro Internazionale UNIV 2008; successivamente, nell'Aula Paolo VI, ha tenuto la catechesi e ha salutato i pellegrini e i fedeli provenienti dall'Italia e da ogni parte del mondo.

  Rivolgendosi ai giovani dell'UNIV, Benedetto XVI ha avuto parole di esortazione, invitandoli a non aver paura "di essere anticonformisti, quando necessario, in università, in collegio e dovunque" ed ha ricordato che "essere amici di Cristo e offrire testimonianza di Cristo dove ci troviamo a vivere esige, inoltre, lo sforzi di andare controcorrente".

  Nella catechesi in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato del Triduo Pasquale, culmine dell'itinerario quaresimale, durante il quale riviviamo "l'evento centrale della nostra Redenzione".

  Il Giovedì Santo, ha detto il Papa, "la Chiesa fa memoria dell'Ultima Cena durante la quale il Signore, la vigilia della sua passione e morte, ha istituito il Sacramento dell'Eucaristia e quello del Sacerdozio ministeriale. In quella stessa notte Gesù ci ha lasciato il comandamento nuovo, "mandatum novum", il comandamento dell'amore fraterno".

  Il Venerdì Santo, ha proseguito il Santo Padre, "è la giornata che fa memoria della passione, crocifissione e morte di Gesù. In questo giorno (...) l'assemblea cristiana si raccoglie per meditare sul grande mistero del male e del peccato che opprimono l'umanità (...). Dopo aver ascoltato il racconto della passione di Cristo, la comunità prega per tutte le necessità della Chiesa e del mondo, adora la Croce e si accosta all'Eucaristia".

  "Il Sabato Santo è segnato da un profondo silenzio. Le Chiese sono spoglie e non sono previste particolari liturgie. Mentre attendono il grande evento della Risurrezione, i credenti perseverano con Maria nell'attesa pregando e meditando. (...) Questo Sabato di silenzio, di meditazione, di perdono, di riconciliazione sfocia nella 'Veglia Pasquale', che introduce la domenica più importante della storia, la domenica della Pasqua di Cristo. (...). Nel buio della notte viene acceso dal fuoco nuovo il cero pasquale, simbolo di Cristo che risorge glorioso".

  Al termine della catechesi il Santo Padre ha lanciato un appello per la situazione in Tibet ed ha detto: "Seguo con grande trepidazione le notizie, che in questi giorni giungono dal Tibet. Il mio cuore di Padre sente tristezza e dolore di fronte alla sofferenza di tante persone. (...) Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera. Chiediamo a Dio onnipotente, fonte di luce, che illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza".
AG/TRIDUO PASQUALE:TIBET                                          VIS 20080326 (460)


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