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sabato 19 aprile 2008

DIRITTI UMANI HANNO CARATTERE UNIVERSALE


CITTA' DEL VATICANO, 18 APR. 2008 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha compiuto una visita alla sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, dove sono ad accoglierlo il Segretario Generale dell'O.N.U., Signor Ban Ki-moon ed il Presidente dell'Assemblea Generale, Signor Srgjan Kerim.

  Benedetto XVI è il terzo Pontefice che si reca in visita all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dopo Paolo VI, il 4 ottobre 1965, e Giovanni Paolo II che visitò l'Organizzazione Internazionale in due occasioni: il 2 ottobre 1979 e il 5 ottobre 1995.

  Dopo un colloquio privato con il Segretario Generale, il Santo Padre ha incontrato i Rappresentanti di 192 Stati Membri nell'Aula dell'Assemblea Generale ed ha pronunciato un discorso del quale sono di seguito riportati alcuni paragrafi:

  "Mediante le Nazioni Unite, gli Stati hanno dato vita a obiettivi universali che, pur non coincidendo con il bene comune totale dell'umana famiglia, senza dubbio rappresentano una parte fondamentale di quel bene stesso. I principi fondativi dell'Organizzazione - il desiderio della pace, la ricerca della giustizia, il rispetto della dignità della persona, la cooperazione umanitaria e l'assistenza - esprimono le giuste aspirazioni dello spirito umano e costituiscono gli ideali che dovrebbero sottostare alle relazioni internazionali. Come i miei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno osservato da questo medesimo podio, si tratta di argomenti che la Chiesa Cattolica e la Santa Sede seguono con attenzione e con interesse, poiché vedono nella vostra attività come problemi e conflitti riguardanti la comunità mondiale possano essere soggetti ad una comune regolamentazione. Le Nazioni Unite incarnano l'aspirazione ad 'un grado superiore di orientamento internazionale' (Giovanni Paolo II, 'Sollicitudo rei socialis', 43), ispirato e governato dal principio di sussidiarietà, e pertanto capace di rispondere alle domande dell'umana famiglia mediante regole internazionali vincolanti ed attraverso strutture in grado di armonizzare il quotidiano svolgersi della vita dei popoli. Ciò è ancor più necessario in un tempo in cui sperimentiamo l'ovvio paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere in crisi a causa della sua subordinazione alle decisioni di pochi, mentre i problemi del mondo esigono interventi nella forma di azione collettiva da parte della comunità internazionale".

  "Certo, questioni di sicurezza, obiettivi di sviluppo, riduzione delle ineguaglianze locali e globali, protezione dell'ambiente, delle risorse e del clima, richiedono che tutti i responsabili internazionali agiscano congiuntamente e dimostrino una prontezza ad operare in buona fede, nel rispetto della legge e nella promozione della solidarietà nei confronti delle regioni più deboli del pianeta. Penso in particolar modo a quei Paesi dell'Africa e di altre parti del mondo che rimangono ai margini di un autentico sviluppo integrale, e sono perciò a rischio di sperimentare solo gli effetti negativi della globalizzazione. Nel contesto delle relazioni internazionali, è necessario riconoscere il superiore ruolo che giocano le regole e le strutture intrinsecamente ordinate a promuovere il bene comune, e pertanto a difendere la libertà umana. Tali regole non limitano la libertà; al contrario, la promuovono, quando proibiscono comportamenti e atti che operano contro il bene comune, ne ostacolano l'effettivo esercizio e perciò compromettono la dignità di ogni persona umana".

  "Qui il nostro pensiero si rivolge al modo in cui i risultati delle scoperte della ricerca scientifica e tecnologica sono stati talvolta applicati. Nonostante gli enormi benefici che l'umanità può trarne, alcuni aspetti di tale applicazione rappresentano una chiara violazione dell'ordine della creazione, sino al punto in cui non soltanto viene contraddetto il carattere sacro della vita, ma la stessa persona umana e la famiglia vengono derubate della loro identità naturale. Allo stesso modo, l'azione internazionale volta a preservare l'ambiente e a proteggere le varie forme di vita sulla terra non deve garantire soltanto un uso razionale della tecnologia e della scienza, ma deve anche riscoprire l'autentica immagine della creazione. Questo non richiede mai una scelta da farsi tra scienza ed etica: piuttosto si tratta di adottare un metodo scientifico che sia veramente rispettoso degli imperativi etici".

  "Il riconoscimento dell'unità della famiglia umana e l'attenzione per l'innata dignità di ogni uomo e donna trovano oggi una rinnovata accentuazione nel principio della responsabilità di proteggere.  (...) Ogni Stato ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, provocate sia dalla natura che dall'uomo. Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali. L'azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell'ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un'imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità".

  "Il principio della 'responsabilità di proteggere' era considerato dall'antico 'ius gentium' quale fondamento di ogni azione intrapresa dai governanti nei confronti dei governati (...). Ora, come allora, tale principio deve invocare l'idea della persona quale immagine del Creatore, il desiderio di una assoluta ed essenziale libertà. La fondazione delle Nazioni Unite, come sappiamo, coincise con il profondo sdegno sperimentato dall'umanità quando fu abbandonato il riferimento al significato della trascendenza e della ragione naturale, e conseguentemente furono gravemente violate la libertà e la dignità dell'uomo. (...) Quando si è di fronte a nuove ed insistenti sfide, è un errore ritornare indietro ad un approccio pragmatico, limitato a determinare "un terreno comune", minimale nei contenuti e debole nei suoi effetti".

  "Il riferimento all'umana dignità, che è il fondamento e l'obiettivo della responsabilità di proteggere, ci porta al tema sul quale siamo invitati a concentrarci quest'anno, che segna il 60° anniversario della 'Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo'. (...) I diritti umani sono sempre più presentati come linguaggio comune e sostrato etico delle relazioni internazionali. Allo stesso tempo, l'universalità, l'indivisibilità e l'interdipendenza dei diritti umani servono tutte quali garanzie per la salvaguardia della dignità umana. È evidente, tuttavia, che i diritti riconosciuti e delineati nella Dichiarazione si applicano ad ognuno in virtù della comune origine della persona, la quale rimane il punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia. Tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica, secondo la quale il significato e l'interpretazione dei diritti potrebbero variare e la loro universalità verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti".

  "La vita della comunità, a livello sia interno che internazionale, mostra chiaramente come il rispetto dei diritti e le garanzie che ne conseguono siano misure del bene comune che servono a valutare il rapporto fra giustizia ed ingiustizia, sviluppo e povertà, sicurezza e conflitto. (...) Il merito della Dichiarazione Universale è di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali di convergere attorno ad un nucleo fondamentale di valori e, quindi, di diritti. Oggi però occorre raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni per reinterpretare i fondamenti della Dichiarazione e di comprometterne l'intima unità, così da facilitare un allontanamento dalla protezione della dignità umana per soddisfare semplici interessi, spesso interessi particolari".

  "L'esperienza ci insegna che spesso la legalità prevale sulla giustizia quando l'insistenza sui diritti umani li fa apparire come l'esclusivo risultato di provvedimenti legislativi o di decisioni normative prese dalle varie agenzie di coloro che sono al potere. Quando vengono presentati semplicemente in termini di legalità, i diritti rischiano di diventare deboli proposizioni staccate dalla dimensione etica e razionale, che è il loro fondamento e scopo. Al contrario, la Dichiarazione Universale ha rafforzato la convinzione che il rispetto dei diritti umani è radicato principalmente nella giustizia che non cambia, sulla quale si basa anche la forza vincolante delle proclamazioni internazionali. Tale aspetto viene spesso disatteso quando si tenta di privare i diritti della loro vera funzione in nome di una gretta prospettiva utilitaristica. Dato che i diritti e i conseguenti doveri seguono naturalmente dall'interazione umana, è facile dimenticare che essi sono il frutto di un comune senso della giustizia, basato primariamente sulla solidarietà fra i membri della società e perciò validi per tutti i tempi e per tutti i popoli".

  "Mentre la storia procede, sorgono nuove situazioni e si tenta di collegarle a nuovi diritti. Il discernimento, cioè la capacità di distinguere il bene dal male, diviene ancor più essenziale nel contesto di esigenze che riguardano le vite stesse e i comportamenti delle persone, delle comunità e dei popoli".

  "Il discernimento, dunque, mostra come l'affidare in maniera esclusiva ai singoli Stati, con le loro leggi ed istituzioni, la responsabilità ultima di venire incontro alle aspirazioni di persone, comunità e popoli interi può talvolta avere delle conseguenze che escludono la possibilità di un ordine sociale rispettoso della dignità e dei diritti della persona. D'altra parte, una visione della vita saldamente ancorata alla dimensione religiosa può aiutare a conseguire tali fini, dato che il riconoscimento del valore trascendente di ogni uomo e ogni donna favorisce la conversione del cuore, che poi porta ad un impegno di resistere alla violenza, al terrorismo ed alla guerra e di promuovere la giustizia e la pace. Ciò fornisce inoltre il contesto proprio per quel dialogo interreligioso che le Nazioni Unite sono chiamate a sostenere, allo stesso modo in cui sostengono il dialogo in altri campi dell'attività umana".

  "Ovviamente i diritti umani debbono includere il diritto di libertà religiosa, compreso come espressione di una dimensione che è al tempo stesso individuale e comunitaria, una visione che manifesta l'unità della persona, pur distinguendo chiaramente fra la dimensione di cittadino e quella di credente. (...) È perciò inconcepibile che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l'ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva. Non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell'ordine sociale".

  "La mia presenza in questa Assemblea è un segno di stima per le Nazioni Unite ed è intesa quale espressione della speranza che l'Organizzazione possa servire sempre più come segno di unità fra Stati e quale strumento di servizio per tutta l'umana famiglia. Essa mostra pure la volontà della Chiesa Cattolica di offrire il contributo che le è proprio alla costruzione di relazioni internazionali in un modo che permetta ad ogni persona e ad ogni popolo di percepire di poter fare la differenza".

  "Le Nazioni Unite rimangono un luogo privilegiato nel quale la Chiesa è impegnata a portare la propria esperienza 'in umanità', sviluppata lungo i secoli fra popoli di ogni razza e cultura, e a metterla a disposizione di tutti i membri della comunità internazionale. Questa esperienza ed attività, dirette ad ottenere la libertà per ogni credente, cercano inoltre di aumentare la protezione offerta ai diritti della persona. Tali diritti sono basati e modellati sulla natura trascendente della persona, che permette a uomini e donne di percorrere il loro cammino di fede e la loro ricerca di Dio in questo mondo. Il riconoscimento di questa dimensione va rafforzato se vogliamo sostenere la speranza dell'umanità in un mondo migliore, e se vogliamo creare le condizioni per la pace, lo sviluppo, la cooperazione e la garanzia dei diritti delle generazioni future".
  
  Al termine del discorso il Santo Padre ha incontrato il Presidente dell'Assemblea Generale e successivamente il Presidente del Consiglio di Sicurezza, che nel mese di aprile è l'Ambasciatore del Sudafrica Dumisani Kumalo.

   Lettura versione integrale del testo.
PV-USA/DISCORSO ONU/NEW YORK                     VIS 20080419 (1950)


SALUTO DEL PAPA AL PERSONALE DELL'O.N.U.

CITTA' DEL VATICANO, 18 APR. 2008 (VIS). Al termine dell'incontro con il Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, il Papa ha rivolto parole di saluto ai funzionari e al personale dell'O.N.U.,  pronunciando un breve discorso.

  "Qui, in un piccolo spazio in mezzo alla città indaffarata di New York, è collocata un'Organizzazione con una missione vasta come il mondo di promuovere la pace e la giustizia" - ha affermato il Pontefice - " Mi viene in mente un contrasto analogo quanto all'ordine di grandezza tra lo Stato della Città del Vaticano e il mondo, in cui la Chiesa esercita la sua missione universale e il suo apostolato. Gli artisti del XVI secolo che dipinsero le carte geografiche sulle pareti del Palazzo Apostolico ricordarono ai Papi la vasta estensione del mondo conosciuto. In quegli affreschi veniva offerto ai Successori di Pietro un segno tangibile dell'immenso raggio d'azione della missione della Chiesa in un tempo in cui la scoperta del Mondo Nuovo stava aprendo orizzonti imprevisti. Qui, in questo Palazzo di Vetro, l'arte in esposizione ha il suo modo proprio di richiamare alla nostra memoria le responsabilità dell'Organizzazione delle Nazioni Unite".

  "Vediamo immagini degli effetti della guerra e della povertà" - ha proseguito il Pontefice - "ci viene ricordato il dovere di impegnarci per un mondo migliore e proviamo gioia per la genuina molteplicità ed esuberanza della cultura umana, manifestata in questa vasta gamma di popoli e nazioni raccolti sotto la protezione della Comunità Internazionale".

  "Nell'occasione della mia visita, desidero rendere omaggio al  contributo incalcolabile dato dal personale amministrativo e dai tanti impiegati delle Nazioni Unite (...). A voi e a chi vi ha preceduto vorrei esprimere il mio apprezzamento personale e quello di tutta la Chiesa. Ricordiamo specialmente i tanti civili e custodi della pace che hanno sacrificato la loro vita sul campo per il bene dei popoli che servono - quarantadue di loro soltanto nel 2007. Ricordiamo anche la grande moltitudine di quanti dedicano la loro vita a lavori mai sufficientemente riconosciuti, svolti non di rado in condizioni difficili".

  "Delle Nazione Unite si parla spesso come della 'famiglia delle nazioni'. Ugualmente, si potrebbe descrivere la sede centrale qui a New York come un focolare domestico, un luogo di benvenuto e di sollecitudine per il bene dei membri della famiglia dappertutto. (...). Il personale qui costituisce un microcosmo del mondo intero, in cui ogni singola persona reca un contributo indispensabile dal punto di vista del suo particolare patrimonio culturale e religioso. Gli ideali che hanno ispirato i fondatori di questa istituzione devono esprimersi, qui e in ognuna delle missioni dell'Organizzazione, nel rispetto e nell'accettazione vicendevoli, che sono i contrassegni di una famiglia prospera".
PV-USA/SALUTI:PERSONALE/O.N.U.                       VIS 20080419 (450)


COMUNITÀ EBRAICA CONTINUI EDIFICARE PONTI DI AMICIZIA


CITTA' DEL VATICANO, 18 APR. 2008 (VIS). Alle 17:20 il Santo Padre ha compiuto una visita alla "Park East Synagogue", che, costruita nel 1889, rappresenta uno dei siti storici della città di New York, ed i cui membri sono impegnati in attività educative ed assistenziali. Il Rabbino della Sinagoga, Arthur Schneier, austriaco sopravvissuto all'Olocausto, è Presidente della Fondazione "Appeal of Conscience", organizzazione non-governativa riconosciuta dall'O.N.U., che invita a fare della Croce, della Mezza Luna e della Stalla di Davide dei simboli di pace, di tolleranza e di mutuo rispetto.

  "Shalom! È con grande gioia che sono venuto qui, a poche ore dall'inizio della celebrazione della vostra Pesah" - ha detto il Papa - "per esprimere alla comunità ebraica di New York il mio rispetto e la mia stima. (...) Trovo toccante il pensiero che Gesù, da ragazzo, ascoltò le parole della Scrittura e pregò in un luogo come questo".

  "Ringrazio il Rabbino Schneier per le sue parole di benvenuto (...). So bene che la comunità ebraica ha offerto un valido contributo alla vita della città, e vi incoraggio tutti a continuare a costruire ponti di amicizia con tutti i molti e diversi gruppi etnici e religiosi che vivono vicino a voi".

  "Cari Amici, estendo uno speciale saluto di pace alla comunità ebraica degli Stati Uniti e di tutto il mondo, mentre vi preparate a celebrare la festività annuale della Pesah. La mia visita in questo Paese coincide con questa festa, e mi permette di incontrarvi di persona e di assicurarvi la mia preghiera mentre fate memoria dei segni e dei prodigi che Dio ha operato per liberare il suo popolo eletto".
PV-USA/INCONTRO SINAGOGA/NEW YORK                   VIS 20080419 (290)


RENDERE RAGIONE CON CHIAREZZA SPERANZA CRISTIANA


CITTA' DEL VATICANO, 18 APR. 2008 (VIS). Alle 18:00 di oggi pomeriggio, il Santo Padre ha partecipato ad un Incontro Ecumenico nella Chiesa di St. Joseph a New York, al quale hanno partecipato 250 Rappresentanti di 10 confessioni cristiane.

  "Intendo esprimere il mio sincero apprezzamento per l'inestimabile opera di tutti coloro che sono impegnati nell'ecumenismo" - ha detto il Santo Padre all'inizio del suo discorso - "'il National Council of Churches', il 'Christian Churches Together', il 'Catholic Bishops's Secretariat for Ecumenical and Interreligious Affairs', e molti altri. Il contributo offerto al movimento ecumenico dai Cristiani degli Stati Uniti è noto in tutto il mondo".

  "La globalizzazione ha posto l'umanità tra due estremi. Da una parte, il crescente senso di interrelazione e interdipendenza tra i popoli anche quando - parlando in termini geografici e culturali - sono tra loro distanti. (...) D'altra parte, non si può negare che i rapidi cambiamenti che avvengono nel mondo presentano anch'essi alcuni segni molesti di frammentazione e di ripiegamento nell'individualismo".

  "È anche fonte di grave preoccupazione" - ha sottolineato il Pontefice - "il diffondersi dell'ideologia secolarista che mina e addirittura rigetta la verità trascendente. La stessa possibilità di una rivelazione divina, e quindi della fede cristiana, è spesso messa in discussione da mode di pensiero ampiamente presenti negli ambienti universitari, nei mass-media e nell'opinione pubblica. Per questi motivi, è quanto mai necessaria una fedele testimonianza del Vangelo. Si chiede ai Cristiani di rendere ragione con chiarezza della speranza che è in essi (cfr 1 Pt 3, 15)".

  "Troppo spesso i non Cristiani" - ha proseguito il Pontefice - "che osservano la frammentazione delle comunità cristiane, restano a ragione confusi circa lo stesso messaggio del Vangelo. Credenze e comportamenti cristiani fondamentali vengono a volte modificati in seno alle comunità da cosiddette 'azioni profetiche' fondate su un'ermeneutica non sempre in consonanza con il dato della Scrittura e della Tradizione. Di conseguenza le comunità rinunciano ad agire come un corpo unito, e preferiscono invece operare secondo il principio delle 'opzioni locali'".

  "Di fronte a queste difficoltà" - ha ribadito il Santo Padre - "dobbiamo in primo luogo ricordarci che l'unità della Chiesa deriva dalla perfetta unità della Trinità" e riferendosi agli Apostoli ha affermato che: "L'efficacia ultima della loro predicazione non dipendeva da 'parole ricercate' o da 'sapienza umana' (1 Cor 2, 13), ma piuttosto dall'azione dello Spirito (Ef 3, 5) che confermava l'autorevole testimonianza degli Apostoli (cfr 1 Cor 15, 1-11)".

  "La forza del kerygma non ha perso nulla del suo interiore dinamismo. Pur tuttavia dobbiamo chiederci se il suo pieno vigore non sia stato attenuato da un approccio relativistico alla dottrina cristiana simile a quello che troviamo nelle ideologie secolarizzate, che, con il sostenere che solo la scienza è 'oggettiva', relegano completamente la religione nella sfera soggettiva del sentimento dell'individuo".

  "Le scoperte scientifiche e le loro realizzazioni attraverso l'ingegno umano offrono senza dubbio all'umanità nuove possibilità di miglioramento. Questo non significa, tuttavia, che il 'conoscibile' sia limitato a ciò che è empiricamente verificabile, né che la religione sia confinata al regno mutevole della 'esperienza personale'".

  "L'accettazione di questa erronea linea di pensiero porterebbe i Cristiani a concludere che nella presentazione della fede cristiana non è necessario sottolineare la verità oggettiva, perché non si deve che seguire la propria coscienza e scegliere quella comunità che meglio incontra i propri gusti personali. Il risultato è riscontrabile nella continua proliferazione di comunità che sovente evitano strutture istituzionali e minimizzano l'importanza per la vita cristiana del contenuto dottrinale".

  "Soltanto 'restando saldi' all'insegnamento sicuro (cfr 2 Ts 2, 15) riusciremo a rispondere alle sfide con cui siamo chiamati a confrontarci in un mondo che cambia. Soltanto così daremo una testimonianza ferma alla verità del Vangelo e al suo insegnamento morale. Questo è il messaggio che il mondo si aspetta di sentire da noi".

  "Così come i primi Cristiani, abbiamo la responsabilità di dare una testimonianza trasparente delle 'ragioni della nostra speranza', così che gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà possano aprirsi per vedere che Dio ha manifestato il suo volto (cfr 2 Cor 3,12-18) e ci ha permesso di accedere alla sua vita divina attraverso Gesù Cristo. Lui solo è la nostra speranza!"

  "Possa questo incontro di preghiera" - ha auspicato il Pontefice - "essere un esempio della centralità della preghiera nel movimento ecumenico (cfr 'Unitatis redintegratio', 8); perché, senza preghiera, le strutture, le istituzioni e i programmi ecumenici sarebbero privi del loro cuore e della loro anima".
PV-USA/INCONTRO ECUMENICO/NEW YORK                   VIS 20080419 (740)


PROGRAMMA VIAGGIO SABATO 19 E DOMENICA 20 APRILE

CITTA' DEL VATICANO, 19 APR. 2008 (VIS). Oggi, nella ricorrenza del terzo anniversario della sua Elezione al Pontificato, il Santo Padre Benedetto XVI celebra la Santa Messa "per la Chiesa Universale", alle 9:15 (15:15 ora di Roma), per i sacerdoti, religiosi e religiose, nella Cattedrale di St. Patrick a New York.

  Alle 16:00 ora locale, Benedetto XVI si dirigerà al Seminario di St. Joseph di Yonkers, dove saluterà un gruppo di giovani diversamente abili. Successivamente, nel campo sportivo retrostante, incontrerà i giovani e i seminaristi.

  Al termine il Papa farà ritorno alla Residenza dell'Osservatore Permanente che lo ospita durante il suo soggiorno a New York, per la cena con il personale della Missione Permanente della Santa Sede presso l'O.N.U.

  Domani, domenica 20 aprile, ultimo giorno del Viaggio Apostolico negli Stati Uniti d'America, il Papa si recherà in visita a "Ground Zero", il sito dove sorgevano le Torri Gemelle, che l'11 settembre 2001 furono distrutte in un attentato terroristico da due aerei che causarono la morte di 2.896 persone.

  Alle 14:30, il Santo Padre celebrerà la Santa Messa nello "Yankee Stadium" del Bronx di New York, che può contenere 60.000 persone. Dal 1923 è lo stadio della squadra di baseball di New York, squadra famosa per aver vinto il maggior numero di campionati del mondo.

  Alle 19:30 Benedetto XVI si trasferirà all'aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy, dove alle 20:00 si svolgerà la Cerimonia di congedo.

  L'aereo papale partirà alle ore 20:30 (2:30 ora di Roma), e dopo otto ore di volo, atterrerà all'aeroporto romano di Ciampino alle 10:45.
PV-USA/PROGRAMMA SABATO:DOMENICA/NEW YORK             VIS 20080419 (270)


ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 19 APR. 2008 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Reverendo Edward Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio (superficie: 81.321; popolazione: 671.000; cattolici: 316.590; sacerdoti: 27; religiosi: 32), Sudan. Il Vescovo eletto è nato nel 1964 a Source Yubu (Sudan)  ed è stato ordinato sacerdote nel 1994. Finora Professore di Teologia Morale al St. Paul's Seminary a Khartoum (Sudan), succede al Vescovo Joseph Abangite Gasi, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Vescovo Peter J. Kairo, finora Vescovo di Nakuru (Kenya), Arcivescovo di Nyeri (superficie: 7.823; popolazione: 178.000; cattolici: 71.400; sacerdoti: 80; religiosi: 287), Kenya.

- Ha nominato il Monsignore Hubert Berenbrinker, Vescovo Ausiliare di Paderborn (superficie: 14.754; popolazione: 4.900.000; cattolici: 1.694.853; sacerdoti: 1.171; religiosi: 2.093; diaconi permanenti: 158), Germania. Il Vescovo eletto è nato a Verl (Germania), nel 1950 ed è stato ordinato sacerdote nel 1977. E' stato finora Direttore del Dipartimento "Personale Pastorale" della Curia arcivescovile e Canonico del Capitolo Metropolitano di Paderborn (Germania).
NER:RE:NEA/.../...                                   VIS 20080419 (180)


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