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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 30 giugno 2008

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU. 2008 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Juan del Río Martín, finora Vescovo di Jérez de la Frontiera (Spagna), Arcivescovo Ordinario Militare per la Spagna (sacerdoti: 100; religiosi: 58). L'Arcivescovo eletto è nato nel 1948 a Ayamonte (Spagna), è stato ordinato sacerdote nel 1974 ed ha ricevuto la consacrazione episcopale nel 2000. Attualmente è Presidente della Commissione per i Mezzi di Comunicazione Sociale della Conferenza Episcopale Spagnola.

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Wabag (Papua Nuova Guinea), presentata dal Vescovo Hermann Raich, S.V.D., per raggiunti limiti d'età. Gli succede il Vescovo Arnold Orowae, Coadiutore della medesima Diocesi.

  Sabato 28 giugno, il Santo Padre ha nominato:

- Il Vescovo Anthony Muheria, finora Vescovo di Embu (Kenya), Vescovo di Kitui (superficie: 36.246; popolazione: 1.128.000; cattolici: 250.000; sacerdoti: 61; religiosi: 119), Kenya.

- Il Vescovo Józef Wróbel, S.C.I., finora Vescovo di Helsinki (Finlandia), Vescovo Ausiliare di Lublin (superficie: 9.108; popolazione: 1.069.136; cattolici: 1.039.879; sacerdoti: 1.314; religiosi: 903), Polonia.

- Il Reverendo Basilio Athai, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Taunggyi (superficie. 26.850; popolazione: 1.540.000; cattolici: 7.450; sacerdoti: 33; religiosi: 92), Myanmar. Il Vescovo eletto, finora Rettore del Seminario Maggiore Propedeutico "St. Michael" di Taunggyi, è nato nel 1956 a Kyekadaw (Myanmar) ed è stato ordinato sacerdote nel 1984.
RE:NER:NEA/.../...                                 VIS 20080630 (220)


UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Il Signor Stanislaw Tillich, Ministro Presidente della Sassonia, con la Consorte, e Seguito.

- Il Cardinale Varkey Vithayathil, C.S.S.R., Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi (India).

- La Signora Nevine Simaika Halim Abdalla, Ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto, in visita di congedo.

  Sabato 28 giugno il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- L'Onorevole Giovanni Alemanno, Sindaco di Roma.

- La Signora Leonida L. Vera, Ambasciatore delle Filippine, in visita di congedo.
AP/.../...                                       VIS 20080630 (100)


PER OGNI PASTORE CONDIZIONE SUO SERVIZIO AMORE DI CRISTO

CITTA' DEL VATICANO, 30 GIU. 2008 (VIS). Questa mattina, nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza gli Arcivescovi Metropoliti che hanno ricevuto il Pallio nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con i Familiari.

  Il Santo Padre ha rivolto ad ognuno degli Arcivescovi Metropoliti il suo cordiale saluto nelle diverse lingue e quindi ha affermato: "L'immagine del corpo organico applicata alla Chiesa è uno degli elementi forti e caratteristici della dottrina di San Paolo, e perciò, in questo anno giubilare a lui dedicato desidero affidare ciascuno di voi, cari Arcivescovi, alla sua celeste protezione. L'Apostolo delle genti vi aiuti a far crescere le Comunità a voi affidate unite e missionarie, concordi e coordinate nell'azione pastorale animate da costante slancio apostolico".

  "Ricordiamo sempre" - ha ribadito il Pontefice - "che per ogni Pastore la condizione del suo servizio è l'amore per Cristo, a cui nulla deve essere anteposto. 'Simone di Giovanni, mi ami?'. La domanda di Gesù a Pietro risuoni sempre nel nostro cuore, cari Fratelli, e susciti, ogni volta nuova e commossa, la nostra risposta: 'Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo'. Da questo amore per Cristo scaturisce la missione: 'Pasci le mie pecorelle'; missione che si riassume anzitutto nella testimonianza a Lui, il Maestro e il Signore: 'Seguimi'".
AC/..../ARCIVESCOVI METROPOLITI                       VIS 20080630 (230)


CRISTIANI NON UNITI NON POSSONO DARE TESTIMONIANZA CRISTO


CITTA' DEL VATICANO, 29 GIU. 2008 (VIS). Alle 9:30 di questa mattina, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha celebrato, nella Basilica Vaticana, l'Eucaristia con la partecipazione del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Hanno concelebrato con il Santo Padre i 40 nuovi Arcivescovi Metropoliti, ai quali il Pontefice ha imposto il Sacro Pallio.

  Il Santo Padre ed il Patriarca Ecumenico sono entrati insieme nella Basilica di San Pietro e si sono avviati all'Altare, preceduti dal Diacono ortodosso e dal Diacono latino che hanno portato il Libro dei Vangeli.

  Dopo la lettura del Vangelo proclamato in latino e in greco, il Santo Padre ha presentato il Patriarca Ecumenico all'assemblea, quindi il Patriarca e poi il Santo Padre hanno tenuto l'omelia.

  Ricordando i Santi Apostoli Patroni di Roma Papa Benedetto XVI ha affermato che: "Mediante il martirio, mediante la loro fede e il loro amore, i due Apostoli indicano dove sta la vera speranza, e sono fondatori di un nuovo genere di città, che deve formarsi sempre di nuovo in mezzo alla vecchia città umana, la quale resta minacciata dalle forze contrarie del peccato e dell'egoismo degli uomini".

  "In virtù del loro martirio, Pietro e Paolo sono in reciproco rapporto per sempre" - ha proseguito il Pontefice - "Possiamo dire: il loro stesso martirio, nel più profondo, è la realizzazione di un abbraccio fraterno. Essi muoiono per l'unico Cristo e, nella testimonianza per la quale danno la vita, sono una cosa sola. Negli scritti del Nuovo Testamento possiamo, per così dire, seguire lo sviluppo del loro abbraccio, questo fare unità nella testimonianza e nella missione".

  "Mentre di solito Paolo va soltanto nei luoghi in cui il Vangelo non è ancora annunciato, Roma costituisce un'eccezione. Lì egli trova una Chiesa della cui fede parla il mondo. L'andare a Roma fa parte dell'universalità della sua  missione come inviato a tutti i popoli. (...) L'andare a Roma è per lui espressione della cattolicità della sua missione. Roma deve rendere visibile la fede a tutto il mondo, deve essere il luogo dell'incontro nell'unica fede".

  "Pietro che, secondo l'ordine di Dio, per primo aveva aperto la porta ai pagani lascia ora la presidenza della Chiesa cristiano-giudaica a Giacomo il minore, per dedicarsi alla sua vera missione: al ministero per l'unità dell'unica Chiesa di Dio formata da giudei e pagani".

  "Il cammino di San Pietro verso Roma, come rappresentante dei popoli del mondo, sta soprattutto sotto la parola 'una': il suo compito è di creare l'unità della 'catholica', della Chiesa formata da giudei e pagani, della Chiesa di tutti i popoli. Ed è questa la missione permanente di Pietro: far sì che la Chiesa non si identifichi mai con una sola nazione, con una sola cultura o con un solo Stato. Che sia sempre la Chiesa di tutti. Che riunisca l'umanità al di là di ogni frontiera e, in mezzo alle divisioni di questo mondo, renda presente la pace di Dio, la forza riconciliatrice del suo amore".

  Rivolgendosi agli Arcivescovi ai quali impone il Sacro Pallio, il Santo Padre ha detto: "Quando prendiamo il pallio sulle spalle, quel gesto ci ricorda il Pastore che prende sulle spalle la pecorella smarrita, che da sola non trova più la via verso casa, e la riporta all'ovile. I Padri della Chiesa hanno visto in questa pecorella l'immagine di tutta l'umanità, dell'intera natura umana, che si è persa e non trova più la via verso casa. Il Pastore che la riporta a casa può essere soltanto il 'Logos', la Parola eterna di Dio stesso. (...) Egli vuole avere anche degli uomini che 'portino' insieme con Lui. Essere Pastore nella Chiesa di Cristo significa partecipare a questo compito, del quale il pallio fa memoria".

  "Così il pallio diventa simbolo del nostro amore per il Pastore Cristo e del nostro amare insieme con Lui (...); diventa simbolo della chiamata ad amare tutti loro con la forza di Cristo e in vista di Cristo, affinché possano trovare Lui e in Lui se stessi".

  Benedetto XVI ha concluso l'omelia ribadendo che il Pallio: "ci parla della cattolicità della Chiesa, della comunione universale di Pastore e gregge. E ci rimanda all'apostolicità: alla comunione con la fede degli Apostoli, sulla quale è fondata la Chiesa".

  Al termine della Santa Messa e prima della recita dell'Angelus, il Santo Padre ha ricordato che quest'anno: "La festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo ricorre di domenica, così che tutta la Chiesa, e non solo quella di Roma, la celebra in forma solenne".

  "Tale coincidenza" - ha sottolineato il Santo Padre - "è propizia anche per dare maggiore risalto ad un evento straordinario: l'Anno Paolino, che ho aperto ufficialmente ieri sera, presso la tomba dell'Apostolo delle genti, e che durerà fino al 29 giugno 2009. (...)  Al compiersi di circa duemila anni, ho voluto indire questo speciale giubileo, che naturalmente avrà come baricentro Roma, in particolare la Basilica di San Paolo fuori le Mura e il luogo del martirio, alle Tre Fontane. Ma esso coinvolgerà la Chiesa intera, a partire da Tarso, città natale di Paolo, e dagli altri luoghi paolini meta di pellegrinaggi nell'attuale Turchia, come pure in Terra Santa, e nell'Isola di Malta, dove l'Apostolo approdò dopo un naufragio e gettò il seme fecondo del Vangelo".

  "In realtà, l'orizzonte dell'Anno Paolino non può che essere universale" - ha proseguito il Pontefice - "perché San Paolo è stato per eccellenza l'apostolo di quelli che rispetto agli Ebrei erano 'i lontani' e che 'grazie al sangue di Cristo' sono diventati 'i vicini' (cfr Ef 2,13). Per questo anche oggi, in un mondo diventato più 'piccolo', ma dove moltissimi ancora non hanno incontrato il Signore Gesù, il giubileo di San Paolo invita tutti i cristiani ad essere missionari del Vangelo".

  "Come sottolinea la liturgia, i carismi dei due grandi Apostoli sono complementari per l'edificazione dell'unico Popolo di Dio ed i cristiani non possono dare valida testimonianza a Cristo se non sono uniti tra di loro".

  "Anno Paolino, evangelizzazione, comunione nella Chiesa e piena unità di tutti i cristiani: preghiamo ora per queste grandi intenzioni" - ha concluso Papa Benedetto XVI - "affidandole alla celeste intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli".
HML/SANTI PIETRO:PAOLO/BARTOLOMEO I                VIS 20080630 (1060)


INAUGURAZIONE ANNO PAOLINO

CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2008 (VIS). Alle 18:00 di questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica di San Paolo fuori le Mura la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in occasione dell'apertura dell'Anno Paolino, con la partecipazione del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I e dei Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità Cristiane.

  Il Santo Padre, il Patriarca Ecumenico, i Delegati fraterni delle altre Confessioni cristiane, i Monaci dell'Abbazia di San Paolo fuori le Mura, hanno raggiunto in processione il quadriportico della Basilica dove - davanti alla statua dell'Apostolo Paolo - il Papa ha acceso il primo cero del braciere che arderà per tutto il corso dell'Anno Paolino. Dopo di Lui anche il Patriarca Ecumenico e il Rappresentante del Primate Anglicano hanno acceso un cero. Quindi la processione ha varcato la "Porta Paolina" ed è entrata in Basilica.

  "Siamo riuniti presso la tomba di San Paolo, il quale nacque, duemila anni fa, a Tarso di Cilicia, nell'odierna Turchia" - ha detto il Papa nell'omelia - "Paolo non è per noi una figura del passato, che ricordiamo con venerazione. Egli è anche il nostro maestro, apostolo e banditore di Gesù Cristo anche per noi. (...) Ho voluto indire questo speciale 'Anno Paolino': per ascoltarlo e per apprendere ora da lui, quale nostro maestro, 'la fede e la verità', in cui sono radicate le ragioni dell'unità tra i discepoli di Cristo".

  "È per me motivo di intima gioia" - ha proseguito il Pontefice - "che l'apertura dello 'Anno Paolino' assuma un particolare carattere ecumenico per la presenza di numerosi delegati e rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, che accolgo con cuore aperto", il Patriarca Bartolomeo I e i membri della Delegazione che lo accompagna, e i Delegati Fraterni delle Chiese che hanno un vincolo particolare con l'Apostolo Paolo - Gerusalemme, Antiochia, Cipro, Grecia - e che formano l'ambiente geografico della vita dell'Apostolo prima del suo arrivo a Roma., ed anche i Fratelli delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali di Oriente".

  "Siamo dunque qui raccolti per interrogarci sul grande Apostolo delle genti. Ci chiediamo non soltanto: Chi era Paolo? Ci chiediamo soprattutto: Chi è Paolo? (...) La sua fede è l'esperienza dell'essere amato da Gesù Cristo in modo tutto personale; è la coscienza del fatto che Cristo ha affrontato la morte non per un qualcosa di anonimo, ma per amore di lui - di Paolo - e che, come Risorto, lo ama tuttora, che cioè Cristo si è donato per lui. (...) La sua fede non è una teoria, un'opinione su Dio e sul mondo. La sua fede è l'impatto dell'amore di Dio sul suo cuore. E così questa stessa fede è amore per Gesù Cristo".

  "Da molti Paolo viene presentato come uomo combattivo che sa maneggiare la spada della parola. Di fatto, sul suo cammino di apostolo non sono mancate le dispute. Non ha cercato un'armonia superficiale. (...) La verità era per lui troppo grande per essere disposto a sacrificarla in vista di un successo esterno. La verità che aveva sperimentato nell'incontro con il Risorto ben meritava per lui la lotta, la persecuzione, la sofferenza. Ma ciò che lo motivava nel più profondo, era l'essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere ad altri questo amore. Paolo era un uomo colpito da un grande amore, e tutto il suo operare e soffrire si spiega solo a partire da questo centro. I concetti fondanti del suo annuncio si comprendono unicamente in base ad esso".

  Ricordando une delle parole-chiave dell'Apostolo: libertà, il Papa ha affermato: "Paolo era libero come uomo amato da Dio che, in virtù di Dio, era in grado di amare insieme con Lui. Questo amore è ora la 'legge' della sua vita e proprio così è la libertà della sua vita. Egli parla ed agisce mosso dalla responsabilità dell'amore. Libertà e responsabilità sono qui uniti in modo inscindibile. (...) Chi ama Cristo come lo ha amato Paolo, può veramente fare quello che vuole, perché il suo amore è unito alla volontà di Cristo e così alla volontà di Dio; perché la sua volontà è ancorata alla verità e perché la sua volontà non è più semplicemente volontà sua, arbitrio dell'io autonomo, ma è integrata nella libertà di Dio e da essa riceve la strada da percorrere".

  "Nella ricerca della fisionomia interiore di San Paolo vorrei, in secondo luogo, ricordare la parola che il Cristo risorto gli rivolse sulla strada verso Damasco. Prima il Signore gli chiede: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?' Alla domanda: 'Chi sei, o Signore?' vien data la risposta: 'Io sono Gesù che tu perseguiti' (At 9,4s). Perseguitando la Chiesa, Paolo perseguita lo stesso Gesù. 'Tu perseguiti me'. Gesù si identifica con la Chiesa in un solo soggetto. In questa esclamazione del Risorto, che trasformò la vita di Saulo, in fondo ormai è contenuta l'intera dottrina sulla Chiesa come Corpo di Cristo. Cristo non si è ritirato nel cielo, lasciando sulla terra una schiera di seguaci che mandano avanti 'la sua causa'. La Chiesa non è un'associazione che vuole promuovere una certa causa. In essa non si tratta di una causa. In essa si tratta della persona di Gesù Cristo, che anche da Risorto è rimasto 'carne'. (...) Egli ha un corpo. È personalmente presente nella sua Chiesa".

  "In tutto ciò traspare il mistero eucaristico, nel quale Cristo dona continuamente il suo Corpo e fa di noi il suo Corpo".  Il Signore stesso si rivolge a noi con queste parole: "Come avete potuto lacerare il mio Corpo? Davanti al volto di Cristo, questa parola diventa al contempo una richiesta urgente: riportaci insieme da tutte le divisioni. Fa' che oggi diventi nuovamente realtà".

  "Vorrei concludere" - ha detto infine il Santo Padre - "con una parola tarda di san Paolo, una esortazione a Timoteo dalla prigione, di fronte alla morte. 'Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo', dice l'apostolo al suo discepolo (2Tm 1,8). (...) L'incarico dell'annuncio e la chiamata alla sofferenza per Cristo vanno inscindibilmente insieme. (...) In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la sofferenza, tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza; non può essere servitore della verità e così servitore della fede. (...) Là dove non c'è niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita perde il suo valore. L'Eucaristia - il centro del nostro essere cristiani - si fonda nel sacrificio di Gesù per noi, è nata dalla sofferenza dell'amore, che nella Croce ha trovato il suo culmine".

  "Di questo amore che si dona noi viviamo" - ha concluso il Pontefice - "Esso ci dà il coraggio e la forza di soffrire con Cristo e per Lui in questo mondo, sapendo che proprio così la nostra vita diventa grande e matura e vera".
HML/INAUGURAZIONE ANNO PAOLINO/...                   VIS 20080630 (1140)


UDIENZA PRESIDENTE DEL PORTOGALLO

CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2008 (VIS). Un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, rende noto che questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Presidente della Repubblica portoghese, Signor Aníbal Cavaco Silva, il quale, successivamente, ha incontrato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, e l'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

  "Nel corso dei cordiali colloqui" - si legge nel testo - "sono stati passati in rassegna diversi temi di comune interesse, riguardanti l'attuale situazione del Paese. Sottolineando i buoni rapporti esistenti tra la Chiesa Cattolica e il Portogallo, ci si è soffermati sull'attuazione del Concordato del 2004".

  "Le conversazioni hanno toccato pure alcuni aspetti dell'attualità internazionale, con particolare riferimento all'Europa e all'impegno del Portogallo nei confronti di alcuni Paesi africani ed asiatici".
OP/UDIENZA:PRESIDENTE PORTOGALLO/CAVACO     VIS 20080630(150)


POSSA ANNO PAOLINO AIUTARE RINNOVO IMPEGNO ECUMENICO

CITTA' DEL VATICANO, 28 GIU. 2008 (VIS). Questa mattina il Papa ha ricevuto il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, a Roma per partecipare all'apertura dell'Anno Paolino e alla celebrazione dei Primi Vespri nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli, Patroni dell'Alma Città di Roma.

  "Ho appreso con piacere che anche Vostra Santità ha indetto un Anno Paolino" - ha detto Papa Benedetto XVI al Patriarca Bartolomeo, sottolineando che: "Questa felice coincidenza pone in evidenza le radici della nostra comune vocazione cristiana e la significativa sintonia, che stiamo vivendo, di sentimenti e di impegni pastorali. Per questo rendo grazie al Signore Gesù Cristo, che con la forza del suo Spirito guida i nostri passi verso l'unità".

  "San Paolo" - ha proseguito il Pontefice - "ci ricorda che la piena comunione tra tutti i cristiani trova il suo fondamento in 'un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo'. (...) Ai cristiani di Corinto, in mezzo ai quali erano sorti dissensi, San Paolo non ha timore di indirizzare un forte richiamo perché siano unanimi nel parlare, scompaiano le divisioni tra loro e coltivino una perfetta unione di pensiero e di intenti".

  "Nel nostro mondo" - ha affermato il Santo Padre - "in cui si va consolidando il fenomeno della globalizzazione ma continuano ciononostante a persistere divisioni e conflitti, l'uomo avverte un crescente bisogno di certezze e di pace. Allo stesso tempo, però, egli resta smarrito e quasi irretito da una certa cultura edonistica e relativistica, che pone in dubbio l'esistenza stessa della verità. Le indicazioni dell'Apostolo sono, al riguardo, quanto mai propizie per incoraggiare gli sforzi tesi alla ricerca della piena unità tra i cristiani, tanto necessaria per offrire agli uomini del terzo millennio una sempre più luminosa testimonianza di Cristo, Via, Verità e Vita. Solo in Cristo e nel suo Vangelo l'umanità può trovare risposta alle sue più intime attese".

  "Possa l'Anno Paolino, che questa sera inizierà solennemente, aiutare il popolo cristiano a rinnovare l'impegno ecumenico, e si intensifichino le iniziative comuni nel cammino verso la comunione fra tutti i discepoli di Cristo. Di questo cammino la vostra presenza qui, oggi, è certamente un segno incoraggiante".
AC/ANNO PAOLINO:UNITÀ/BARTOLOMEO I                   VIS 20080630 (370)


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