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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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mercoledì 8 ottobre 2008

UDIENZA GENERALE: SAN PAOLO E VITA TERRENA DI GESÙ


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2008 (VIS). Nell'Udienza Generale di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI, proseguendo il ciclo di catechesi dedicate a San Paolo, si è soffermato sul rapporto dell'Apostolo delle Genti con il Gesù storico. All'Udienza, tenutasi in Piazza San Pietro, hanno partecipato 25.000 persone

"Sembra accertato" - ha detto Papa Benedetto - "che Paolo non abbia mai incontrato Gesù durante la sua vita terrena. Tramite gli Apostoli, tramite la Chiesa nascente ha sicuramente conosciuto anche dettagli sulla vita terrena di Gesù. Nelle sue Lettere possiamo trovare tre forme di riferimento al Gesù pre-pasquale. In primo luogo, ci sono riferimenti espliciti e diretti. Paolo parla dell'ascendenza davidica di Gesù, conosce l'esistenza di suoi 'fratelli' o consanguinei, conosce lo svolgimento dell'Ultima Cena".

"In secondo luogo" - ha proseguito il Pontefice - "possiamo intravedere in alcune frasi delle Lettere paoline varie allusioni alla tradizione attestata nei Vangeli sinottici. Per esempio l'insegnamento di Gesù di semplici e i poveri. (...) Anche l'accenno all'obbedienza di Gesù 'fino alla morte', (...) non può non richiamare la totale disponibilità del Gesù terreno a compiere la volontà del Padre suo. Paolo dunque conosce la passione di Gesù, la sua croce, il modo in cui egli ha vissuto i momenti ultimi della sua vita. La croce di Gesù e la tradizione su questo evento della croce sta al centro del kerygma paolino. Un altro pilastro della vita di Gesù conosciuto da San Paolo è il 'Discorso della Montagna'".

"Infine, è possibile riscontare un terzo modo di presenza delle parole di Gesù nelle Lettere di Paolo" - ha detto ancora il Pontefice - "è quando egli opera una forma di trasposizione della tradizione pre-pasquale alla situazione dopo la Pasqua. Un caso tipico è il tema del Regno di Dio. Esso sta sicuramente al centro della predicazione del Gesù storico. In Paolo si può rilevare una trasposizione di questa tematica, perché dopo la risurrezione è evidente che Gesù in persona, il Risorto, è il Regno di Dio. Il Regno pertanto arriva laddove sta arrivando Gesù. E così necessariamente il tema del Regno di Dio, in cui era anticipato il mistero di Gesù, si trasforma in cristologia".

"Tuttavia, le stesse disposizioni richieste da Gesù per entrare nel Regno di Dio valgono esattamente per Paolo a proposito della giustificazione mediante la fede tanto l'ingresso nel Regno quando la giustificazione richiedono un atteggiamento di grande umiltà e disponibilità, libera da presunzioni, per accogliere la grazia di Dio".

"Un altro esempio di trasformazione fedele del nucleo dottrinale inteso da Gesù, si trova nei 'titoli' a lui riferiti. Prima di Pasqua Egli stesso si qualifica come Figlio dell'uomo; dopo la Pasqua diventa evidente che il Figlio dell'uomo è anche il Figlio di Dio'. (...) Pertanto il titolo preferito da Paolo per qualificare Gesù è 'Kyrios', 'Signore', che indica la divinità. (...) E finalmente vorrei accennare" - ha detto il Papa - "alla dimensione salvifica della morte di Gesù, quale noi troviamo nel detto evangelico secondo cui 'il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti'. Il riflesso fedele di questa parola di Gesù appare nella dottrina paolina sulla morte di Gesù come riscatto, come redenzione, come liberazione e come riconciliazione".

"In conclusione, San Paolo non pensa a Gesù in veste di storico, come a una persona del passato. Consoce certamente la grande tradizione sulla vita, le parole, la morte e la risurrezione di Gesù, ma non tratta tutto ciò come cosa del passato; lo propone come realtà del Gesù vivo. Le parole e le azioni di Gesù per Paolo non appartengono al tempo storico, al passato. Gesù vive adesso e parla adesso con noi e vive per noi. Questo è il modo vero di conoscere Gesù e di accogliere la tradizione su di lui".
AG/SAN PAOLO/... VIS 20081008 (430)


SAN PAOLO MIGRANTE APOSTOLO DELLE GENTI


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2008 (VIS). "San Paolo migrante, Apostolo delle genti", è il tema del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 95ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, in programma il 18 gennaio 2009, reso pubblico questa mattina in lingua inglese, francese, italiana, spagnola e tedesca.

  San Paolo, "Guidato dallo Spirito Santo, si prodigò senza riserve, perché fosse annunciato a tutti, senza distinzione di nazionalità e di cultura, il Vangelo. (...) La sua vita e la sua predicazione furono interamente orientate a far conoscere e amare Gesù da tutti, perché in Lui tutti i popoli sono chiamati a diventare un solo popolo".
 
  "Questa è, anche al presente, nell'era della globalizzazione, la missione della Chiesa e di ogni battezzato; missione che con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti - studenti fuori sede, immigrati, rifugiati, profughi, sfollati - includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne, come ad esempio nella tratta degli esseri umani. Anche oggi va proposto il messaggio della salvezza con lo stesso atteggiamento dell'Apostolo delle genti, tenendo conto delle diverse situazioni sociali e culturali, e delle particolari difficoltà di ciascuno in conseguenza della condizione di migrante e di itinerante".

  "Formulo l'auspicio che ogni comunità cristiana possa nutrire il medesimo fervore apostolico di San Paolo (...) Il suo esempio sia anche per noi di stimolo a farci solidali con questi nostri fratelli e sorelle e a promuovere, in ogni parte del mondo e con ogni mezzo, la pacifica convivenza fra etnie, culture e religioni diverse".

  "Leggendo gli Atti degli Apostoli e le Lettere che Paolo rivolge a vari destinatari, si coglie un modello di Chiesa non esclusiva, bensì aperta a tutti, formata da credenti senza distinzioni di cultura e di razza: ogni battezzato è, in effetti, membro vivo dell'unico Corpo di Cristo. In tale ottica, la solidarietà fraterna, che si traduce in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine gioiosa verso gli altri, acquista un rilievo singolare".

  "Si realizza in tal modo la promessa del Signore: 'Io vi accoglierò e sarò per voi come un padre e voi mi sarete come figli e figlie' (2 Cor 6,17-18). Se di questo siamo consapevoli, come non farci carico di quanti, in particolare fra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A loro va data prioritaria attenzione".

  "Cari fratelli e sorelle, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il 18 gennaio 2009, sia per tutti uno stimolo a vivere in pienezza l'amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo (cfr "Deus caritas est", n. 15). L'insegnamento e l'esempio di San Paolo, umile-grande Apostolo e migrante, evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l'esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell'intera vita cristiana".

  "Cari fratelli e sorelle, non stanchiamoci di proclamare e testimoniare questa 'Buona Novella' con entusiasmo, senza paura e risparmio di energie! Nell'amore è condensato l'intero messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti. Ci ottenga questo dono l'Apostolo Paolo e specialmente Maria, Madre dell'accoglienza e dell'amore".
MESS/SAN PAOLO MIGRANTE/...                       VIS 20081008 (580)


GIUSTE NORMATIVE ACCOGLIENZA FLUSSI MIGRATORI


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e l'Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del medesimo Dicastero, sono intervenuti alla Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre in occasione della 95ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema. "San Paolo migrante, 'Apostolo delle genti'".

  "Il fenomeno migratorio" - ha affermato il Cardinale Martino - "in un mondo globalizzato sta diventando, di fatto, inarrestabile: il problema si risolverà chiudendo le frontiere, ma accogliendo, con giusto regolamento, equilibrato e solidale, i flussi migratori degli Stati".

  L'Arcivescovo Marchetto ha sottolineato a sua volta che: "L'ospitalità è caratteristica fondamentale pure della pastorale rivolta a rifugiati, richiedenti asilo e profughi. Essa infatti garantisce che ci si rivolga all'altro come a una persona, e in alcuni casi anche quale fratello/sorella nella fede, impedendo di considerarlo/la un caso, un numero o una mera ragione di lavoro".

  "La vicinanza espressa sotto forma di ospitalità contraddice infatti non pochi messaggi, modi di vivere e mentalità contemporanei".

  Il Segretario del Pontificio Consiglio  della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha inoltre segnalato che: "Tuttavia si ha l'impressione che da anni i rifugiati vengano trattati senza considerazione delle ragioni che li forzano a fuggire. Ciò si è tradotto anche in tentativi di impedire loro l'ingresso nei Paesi d'arrivo e nell'adozione di misure destinate a renderlo più difficoltoso, (...) quali l'obbligo del visto di ingresso, nonché la pubblicazione di liste di cosiddetti 'Paesi sicuri'".

  "Possa la dedizione con cui il migrante San Paolo ha svolto la sua missione, dando prova di coraggio e di entusiasmo" - ha concluso l'Arcivescovo Marchetto - "ispirare la Chiesa e la società a dare risposte solidali alle sfide presenti nella società contemporanea, così da promuovere la pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni diverse".
OP/MESSAGGIO MIGRANTI:RIFUGIATI/...                   VIS 20081008 (320)


UDIENZA PRIMO MINISTRO PAPUA NUOVA GUINEA

CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina, al termine della consueta Udienza Generale del mercoledì, il Santo Padre ha ricevuto il Primo Ministro della Papua Nuova Guinea, Signor Michael Somare.

  Un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede rende noto che: "Nel corso del cordiale incontro, ci si è soffermati sull'attuale situazione politica e sociale della Nazione e sul significativo contributo della Chiesa cattolica, soprattutto nei settori dell'educazione, della promozione umana e della salute. Ha fatto seguito uno scambio di opinioni su alcuni temi di interesse regionale, tra i quali i rapporti con i Paesi vicini e gli effetti del cambiamento climatico".
OP/UDIENZA/PRIMO MINISTRO PAPUA NUOVA GUINEA         VIS 20081008 (120)


RIUNIONE DEI CIRCOLI MINORI

CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina, mentre il Santo Padre teneva l'Udienza Generale in Piazza San Pietro, i Padri Sinodali erano riuniti nei Circoli Minori o Gruppi Linguistici per scegliere i moderatori e relatori e avviare il dibattito sulla relazione che precede la discussione.

  La Quinta Congregazione Generale avrà luogo nel pomeriggio di oggi nell'Aula del Sinodo.
SE/CIRCOLI MINORI/...                                 VIS 20081008 (70)


QUARTA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 7 OTT. 2008 (VIS). Alla Quarta Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, tenutasi oggi pomeriggio, hanno partecipato 240 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Gorge Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia).

  Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi tenuti nell'Aula del Sinodo.

VESCOVO MAURICE PIAT, C.S.SP., VESCOVO DI PORT-LOUIS (MAURIZIO). "La crisi della trasmissione della fede nelle società della 'Cristianità' si spiega in gran parte con il fatto che, in queste società, la Chiesa, godendo di una certa sicurezza, ha avuto la tendenza a considerare la fede come scontata, a privilegiare l'insegnamento della dottrina e a trascurare la Parola di Dio nel processo di trasmissione. Non poggiando sulla Roccia della Parola, l'edificio dottrinale e morale diventa una casa costruita sulla sabbia e resiste a fatica agli tsunami della cultura numerica moderna. Da qui l'urgenza di ritrovare il posto della Parola di Dio come fondamento della vita e della missione della Chiesa. La Parola è fondamento quando è accolta come l'evento di Dio che ci parla di sé stesso e si rivolge a noi come ad amici per invitarci a condividere la sua vita. Questa parola non cerca affatto di convincere spiriti curiosi, ma di suscitare la fede nel cuore degli umili. Così proporre la fede non è per prima cosa trasmettere un contenuto impressionante, ma un invito sempre unito alla promessa 'venite e vedrete'".

VESCOVO GEORGE PUNNAKOTTIL, VESCOVO DI KOTHAMANGALAM DEI SIRO-MALABARESI (INDIA). "L'approccio delle Chiese orientali segue maggiormente la linea pastorale (ai Padri delle Chiese orientali viene dedicata poca attenzione nel Documento di lavoro, solo otto citazioni!). La Chiesa nella tradizione patristica sottolinea due aspetti: 1) ecclesiale, 2) spirituale. La Bibbia è la Parola di Dio nella Chiesa. Le persone da sole non possono scoprire l'ispirazione o decidere il canone. Questi sono garantiti dalla Chiesa. La Parola di Dio è custodita nella tradizione. Tuttavia, la Bibbia non ha bisogno del sostegno della tradizione per affermare la sua autorità e verità. La tradizione è radicata nelle Sacre Scritture ed è sostenuta dalle Sacre Scritture. Una tradizione contraria alla Bibbia non regge. La Bibbia è la fonte primaria della dottrina e della fede. In secondo luogo, la Bibbia ha un significato storico e spirituale. Il significato spirituale non è contrario al significato letterale. Si fonda su di esso. Il significato spirituale è riconosciuto dall''intelletto spirituale'. Viene visto dall''occhio interiore della fede'. Non basta il ragionamento. È necessaria la contemplazione spirituale della Parola".

ARCIVESCOVO ORLANDO B. QUEVEDO, O.M.I., DI COTABATO, SEGRETARIO GENERALE DELLA "FEDERATION OF ASIAN BISHOPS' CONFERENCES" (F.A.B.C.) (FILIPPINE). "Dio ha pronunciato la sua Parola specialmente per il bene dei poveri. Egli è stato loro rifugio e loro liberatore. (...) Incredibilmente ricchi di uno splendido mosaico di antiche culture e religioni, noi in Asia siamo però comunque un continente di poveri, di squilibri economici e politici, di divisione etnica e di conflitto. Il nostro profondo senso di trascendenza e di armonia viene eroso da una cultura secolare e materialista globalizzante. Tuttavia, la Parola di Dio in Asia chiama verso il Padre, nello Spirito Santo, migliaia di piccole comunità di poveri. E i poveri, a loro volta, ascoltano la Parola di Dio. Così facendo, stanno costruendo un 'modo nuovo di essere Chiesa' - che in realtà è un modo antico - cioè il modo della prima comunità di Gerusalemme (...) Per loro, la Parola di Dio rafforza la fede e li esorta a partecipare attivamente alla vita della Chiesa e ai cambiamenti sociali. Costituiscono comunità ecclesiali di base, trasformando le famiglie, le parrocchie e le diocesi in comunità vive, e testimoniando la Parola di Dio in un ambiente multireligioso molto spesso ostile. Sono comunità di solidarietà e fraternità che, nel loro piccolo, sfidano in modo efficace la cultura moderna del secolarismo e del materialismo".

VESCOVO DESIDERIUS RWOMA, DI SINGIDA (TANZANIA).   "L'atteggiamento dei Padri della Chiesa verso la Parola e la predicazione rappresenta per noi una sfida. Quando parliamo di persone tiepide riguardo alle questioni della nostra fede e del fenomeno delle sette religiose, che si stanno diffondendo ad una velocità preoccupante in molte parti del mondo, forse le cause possono essere fatte risalire alla mancanza di una predicazione buona e adeguata da parte dei ministri. (...) Dobbiamo ritornare alla predicazione mistagogica dei Padri della Chiesa, che aiuta la Chiesa a generare figli e figlie e a nutrirli guidandoli nei misteri della nostra fede".

ARCIVESCOVO ANICETUS BONGSU ANTONIUS SINAGA, O.F.M. CAP., COADIUTORE DI MEDAN (INDONESIA). "Mentre vogliamo che 'tutti conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato' (Dei Verbum, 25), è anche vero che, mentre la nostra era è privilegiata dalla disponibilità della Bibbia in lingue nazionali e vernacolari, allo stesso tempo, soprattutto la gente dei nostri tempi è carente nella lettura e nella conoscenza delle questioni riguardanti la Sacra Scrittura. È auspicabile dunque che il Sinodo dei Vescovi si impegni seriamente nella ricerca di vie e metodi per superare questa incapacità e questa preoccupazione del credente".

VESCOVO SALVATORE FISICHELLA, PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA; RETTORE MAGNIFICO DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE (CITTÀ DEL VATICANO). "Il cristianesimo è religione della 'parola'. È importante impegnarsi perché si costruisca una cultura che vede la sacra Scrittura come una parola viva, dinamicamente aperta alla verità della rivelazione in essa contenuta. Se non presentiamo nella sua globalità questo insegnamento nei diversi strumenti che possediamo per la formazione del nostro popolo, rischiamo di umiliare la Parola di Dio perché la riduciamo esclusivamente a un testo scritto senza più la forza provocatrice di portare senso alla vita. Come ricorda l'Apostolo: 'La parola di Dio non è incatenata' (2 Tm 2,9). (...) In un periodo come il nostro in cui permangono tentativi per emarginare i testi sacri come portatori di senso perché identificati come miti, privi di carattere storico e destinati solo agli ingenui, è importante che si ritrovino le forme necessarie per restituire valore storico e provocazione circa il senso dell'esistenza. Siamo dinanzi realmente a una emergenza educativa che riporti al centro della nostra vita di fede il tema della salvezza".
SE/QUARTA CONGREGAZIONE/...                    VIS 20081008 (1030)


ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Sacerdote Carlos Cabrero Romero, Vescovo di Zacatecas (superficie: 59.000; popolazione: 1.364.000; cattolici: 1.314.000; sacerdoti: 203; religiosi: 372), Messico. Il Vescovo eletto, finora Parroco della Parrocchia di "Nuestra Señora de Guadalupe",  è nato a San Luis Potosí (Messico), ed è stato ordinato sacerdote nel 1972.

- Il Vescovo Gustavo Rodríguez Vega, finora Ausiliare dell'Arcidiocesi di Monterrey (Messico), Vescovo di Nuevo Laredo (superficie: 19.378; popolazione: 1.000.000; cattolici: 805.000; sacerdoti: 67; religiosi: 135), Messico. Attualmente è anche Presidente della Commissione Episcopale della Pastorale Sociale.

- Il Padre Cládio Nori Sturm. O.F.M.Cap., Vescovo di Patos de Minas (superficie: 10.874; popolazione: 375.000; cattolici: 346.000; sacerdoti: 38; religiosi: 38), Brasile. Il Vescovo eletto, finora Ministro provinciale della Provincia Cappuccina Paraná - Alta Catarina, è nato nel 1953 a Ubiretama (Brasile), ha emesso la professione perpetua nel 1978 ed è stato ordinato sacerdote nel 1980.
NER/.../ROMERO:VEGA:STURM                           VIS 20081008 (160)


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