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giovedì 11 dicembre 2008

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2008 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Il Cardinale Cormac Murphy-O'Connor, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna).

- Cinque Presuli della Conferenza Episcopale di Taiwan, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    - L'Arcivescovo John Hung Shan-chuan, S.V.D., di Taipei; Amministratore Apostolico delle Isole Kinmen o Quemoy e Matzu.

     - Il Vescovo John Baptist Lee Keh-mien, di Hsinchu.

    - Il Vescovo Philip Huan Chao-ming, di Hwalien, con l'Ausiliare Vescovo John Baptist Tseng Chien-tsi.

    - Il Vescovo Peter Liu Cheng-chung, di Kaohsiung.
AP:AL/.../...                                 VIS 20081211 (90)


MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE


CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2008 (VIS). Oggi è stato reso pubblico, in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola e portoghese,  il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la celebrazione della XLII Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2009), sul tema: "Combattere la povertà, costruire la pace".

  Di seguito riportiamo alcuni estratti del Messaggio:

  "La povertà risulta sovente tra i fattori che favoriscono o aggravano i conflitti, anche armati. A loro volta, questi ultimi alimentano tragiche situazioni di povertà. (...) Combattere la povertà implica un'attenta considerazione del complesso fenomeno della globalizzazione. (...) Il richiamo alla globalizzazione dovrebbe, però, rivestire anche un significato spirituale e morale, sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un'unica famiglia in cui tutti - individui, popoli e nazioni - regolino i loro comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di responsabilità".

  "Sappiamo, però, che esistono povertà immateriali, che non sono diretta e automatica conseguenza di carenze materiali. Ad esempio, nelle società ricche e progredite esistono fenomeni di emarginazione, povertà relazionale, morale e spirituale: si tratta di persone interiormente disorientate, che vivono diverse forme di disagio nonostante il benessere economico. Penso, da una parte, a quello che viene chiamato il 'sottosviluppo morale'  e, dall'altra, alle conseguenze negative del 'supersviluppo'. Non dimentico poi che, nelle società cosiddette 'povere', la crescita economica è spesso frenata da impedimenti culturali, che non consentono un adeguato utilizzo delle risorse".

  "La povertà viene spesso correlata, come a propria causa, allo sviluppo demografico. (...) Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani. A fronte di ciò resta il fatto che, nel 1981, circa il 40% della popolazione mondiale era al di sotto della linea di povertà assoluta, mentre oggi tale percentuale è sostanzialmente dimezzata, e sono uscite dalla povertà popolazioni caratterizzate, peraltro, da un notevole incremento demografico".

"Un altro ambito di preoccupazione sono le malattie pandemiche quali, ad esempio, la malaria, la tubercolosi e l'AIDS, che, nella misura in cui colpiscono i settori produttivi della popolazione, influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali del Paese. (...) Capita, inoltre, che i Paesi vittime di alcune di tali pandemie, per farvi fronte, debbano subire i ricatti di chi condiziona gli aiuti economici all'attuazione di politiche contrarie alla vita".

  "È soprattutto difficile combattere l'AIDS, drammatica causa di povertà, se non si affrontano le problematiche morali con cui la diffusione del virus è collegata. Occorre innanzitutto farsi carico di campagne che educhino specialmente i giovani a una sessualità pienamente rispondente alla dignità della persona; iniziative poste in atto in tal senso hanno gia dato frutti significativi, facendo diminuire la diffusione dell'AIDS. Occorre poi mettere a disposizione anche dei popoli poveri le medicine e le cure necessarie".

  "Quasi la metà di coloro che vivono in povertà assoluta oggi è rappresentata da bambini. (...) Quando la famiglia si indebolisce i danni ricadono inevitabilmente sui bambini. Ove non è tutelata la dignità della donna e della mamma, a risentirne sono ancora principalmente i figli".

  "Un altro ambito che, dal punto di vista morale, merita particolare attenzione è la relazione esistente tra disarmo e sviluppo. Suscita preoccupazione l'attuale livello globale di spesa militare. (...) Inoltre, un eccessivo accrescimento della spesa militare rischia di accelerare una corsa agli armamenti che provoca sacche di sottosviluppo e di disperazione, trasformandosi così paradossalmente in fattore di instabilità, di tensione e di conflitti".

  "Gli Stati sono pertanto chiamati ad una seria riflessione sulle più profonde ragioni dei conflitti, spesso accesi dall'ingiustizia, e a provvedervi con una coraggiosa autocritica. Se si giungerà ad un miglioramento dei rapporti, ciò dovrebbe consentire una riduzione delle spese per gli armamenti".

  "L'attuale crisi alimentare (...) mette a repentaglio il soddisfacimento dei bisogni di base. Tale crisi è caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi e quindi da carenza di un assetto di istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le necessità e le emergenze. (...) I dati sull'andamento della povertà relativa negli ultimi decenni indicano tutti un aumento del divario tra ricchi e poveri. (...) Capita così che la maggior parte della popolazione dei Paesi più poveri soffra di una doppia marginalizzazione, in termini sia di redditi più bassi sia di prezzi più alti".

  "Per governare la globalizzazione occorre però una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario un 'codice etico comune', le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr Rm 2,14-15)".

 "Non avverte forse ciascuno di noi nell'intimo della coscienza l'appello a recare il proprio contributo al bene comune e alla pace sociale? La globalizzazione elimina certe barriere, ma ciò non significa che non ne possa costruire di nuove; avvicina i popoli, ma la vicinanza spaziale e temporale non crea di per sé le condizioni per una vera comunione e un'autentica pace".

  "La marginalizzazione dei poveri del pianeta può trovare validi strumenti di riscatto nella globalizzazione solo se ogni uomo si sentirà personalmente ferito dalle ingiustizie esistenti nel mondo e dalle violazioni dei diritti umani ad esse connesse".

  "Gran parte del commercio mondiale ha interessato i Paesi di antica industrializzazione, con la significativa aggiunta di molti Paesi emergenti, diventati rilevanti. Ci sono però altri Paesi a basso reddito, che risultano ancora gravemente marginalizzati rispetto ai flussi commerciali. La loro crescita ha risentito negativamente del rapido declino, registrato negli ultimi decenni, dei prezzi dei prodotti primari, che costituiscono la quasi totalità delle loro esportazioni. In questi Paesi, per la gran parte africani, la dipendenza dalle esportazioni di prodotti primari continua a costituire un potente fattore di rischio".

  "La funzione oggettivamente più importante della finanza, quella cioè di sostenere nel lungo termine la possibilità di investimenti e quindi di sviluppo, si dimostra oggi quanto mai fragile: essa subisce i contraccolpi negativi di un sistema di scambi finanziari - a livello nazionale e globale - basati su una logica di brevissimo termine, che persegue l'incremento del valore delle attività finanziarie e si concentra nella gestione tecnica delle diverse forme di rischio. Anche la recente crisi dimostra come l'attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive della considerazione, a lungo termine, del bene comune. (...) Una finanza appiattita sul breve e brevissimo termine diviene pericolosa per tutti, anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia finanziaria".

  "Da tutto ciò emerge che la lotta alla povertà richiede una cooperazione sia sul piano economico che su quello giuridico che permetta alla comunità internazionale e in particolare ai Paesi poveri di individuare ed attuare soluzioni coordinate per affrontare i suddetti problemi realizzando un efficace quadro giuridico per l'economia. Richiede inoltre incentivi alla creazione di istituzioni efficienti e partecipate, come pure sostegni per lottare contro la criminalità e per promuovere una cultura della legalità. D'altra parte, non si può negare che le politiche marcatamente assistenzialiste siano all'origine di molti fallimenti nell'aiuto ai Paesi poveri. Investire nella formazione delle persone e sviluppare in modo integrato una specifica cultura dell'iniziativa sembra attualmente il vero progetto a medio e lungo termine. (...) In un'economia moderna, infatti, il valore della ricchezza dipende in misura determinante dalla capacità di creare reddito presente e futuro. La creazione di valore risulta perciò un vincolo ineludibile, di cui si deve tener conto se si vuole lottare contro la povertà materiale in modo efficace e duraturo".

  "Mettere i poveri al primo posto comporta, infine, che si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli attori del mercato internazionale, ad una corretta logica politica da parte degli attori istituzionali e ad una corretta logica partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale. (...) In particolare, la società civile assume un ruolo cruciale in ogni processo di sviluppo, poiché lo sviluppo è essenzialmente un fenomeno culturale e la cultura nasce e si sviluppa nei luoghi del civile".

  "La globalizzazione (...) va governata con oculata saggezza. Rientra in questa forma di saggezza il tenere primariamente in conto le esigenze dei poveri della terra, superando lo scandalo della sproporzione esistente tra i problemi della povertà e le misure che gli uomini predispongono per affrontarli. La sproporzione è di ordine sia culturale e politico che spirituale e morale. (...) I problemi dello sviluppo, degli aiuti e della cooperazione internazionale vengono affrontati talora senza un vero coinvolgimento delle persone, ma come questioni tecniche, che si esauriscono nella predisposizione di strutture, nella messa a punto di accordi tariffari, nello stanziamento di anonimi finanziamenti".

  "Nell'Enciclica 'Centesimus annus', Giovanni Paolo II ammoniva circa la necessità di 'abbandonare la mentalità che considera i poveri - persone e popoli - come un fardello e come fastidiosi importuni, che pretendono di consumare quanto altri hanno prodotto'. 'I poveri - egli scriveva - chiedono il diritto di partecipare al godimento dei beni materiali e di mettere a frutto la loro capacità di lavoro, creando così un mondo più giusto e per tutti più prospero'. Nell'attuale mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita ragionevole: le distorsioni di sistemi ingiusti, infatti, prima o poi, presentano il conto a tutti. (...) La globalizzazione da sola è incapace di costruire la pace e, in molti casi, anzi, crea divisioni e conflitti. Essa rivela piuttosto un bisogno: quello di essere orientata verso un obiettivo di profonda solidarietà che miri al bene di ognuno e di tutti. In questo senso, la globalizzazione va vista come un'occasione propizia per realizzare qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse finora impensabili".

  "Da sempre la dottrina sociale della Chiesa si è interessata dei poveri. Ai tempi dell'Enciclica 'Rerum novarum' essi erano costituiti soprattutto dagli operai della nuova società industriale; nel magistero sociale di Pio XI, di Pio XII, di Giovanni XXIII, di Paolo VI e di Giovanni Paolo II sono state messe in luce nuove povertà man mano che l'orizzonte della questione sociale si allargava, fino ad assumere dimensioni mondiali. (...) Per questo la Chiesa, mentre segue con attenzione gli attuali fenomeni della globalizzazione e la loro incidenza sulle povertà umane, indica i nuovi aspetti della questione sociale, non solo in estensione, ma anche in profondità, in quanto concernenti l'identità dell'uomo e il suo rapporto con Dio".

  "'Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi', scriveva nel 1891 Leone XIII, aggiungendo: 'Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l'opera sua'. (...) La Comunità cristiana non mancherà pertanto di assicurare all'intera famiglia umana il proprio sostegno negli slanci di solidarietà creativa non solo per elargire il superfluo, ma soprattutto per cambiare 'gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società'".
MESS/GIORNATA PACE 2009/...                         VIS 20081211 (1850)


COMBATTERE LA POVERTÀ, COSTRUIRE LA PACE



CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2008 (VIS). Il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha presieduto, questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XLII Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio del 2009, sul tema: "Combattere la povertà, costruire la pace".

  Il Messaggio di Benedetto XVI, ha detto il Cardinale Martino, "riprende e sviluppa quello del Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della Pace del 1993, che illustrava le connessioni e i reciprochi condizionamenti tra povertà e pace (...). Anche il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI ci fa vedere come la lotta alla povertà e la pace si richiamino costantemente in una feconda circolarità che costituisce uno dei presupposti più stimolanti per dare corpo ad un adeguato approccio culturale, sociale e politico delle complesse tematiche relative alla realizzazione della pace nel nostro tempo, segnato dal fenomeno della globalizzazione".

  "Tale fenomeno viene approfondito dal Santo Padre che ne evidenzia il significato metodologico e contenutistico, consentendo, in questo modo, un approccio ampio e articolato al tema della lotta alla povertà. Il n. 2 del Messaggio, infatti, si sofferma a lungo su questi aspetti nell'intento di dare un profilo ai volti, molteplici e complementari, della povertà odierna".

  "Il Papa" - ha proseguito il Cardinale Martino - "considera soprattutto il ruolo delle scienze sociali nella misurazione dei fenomeni di povertà. Esse permettono di acquisire dati soprattutto di tipo quantitativo, e se la povertà fosse solo di tipo materiale e quantitativo, le scienze sociali sarebbero sufficienti ad illuminarne le principali caratteristiche. Sappiamo, però, che così non è. Esistono povertà immateriali che non sono una diretta e automatica conseguenza delle povertà materiali".

  "Nelle società cosiddette ricche e progredite esistono ampi fenomeni di povertà relazionale, morale e spirituale; molte persone sono alienate e vivono forme di disagio nonostante il generale benessere economico. Si tratta del 'sottosviluppo morale' e delle conseguenze negative del 'supersviluppo'".

  "Nelle società cosiddette 'povere' la crescita economica è spesso frenata da impedimenti culturali, che non permettono un adeguato uso delle risorse. La povertà materiale non spiega mai, da sola, le povertà immateriali, mentre è vero piuttosto il contrario".
  "Il Messaggio papale" - ha concluso il Cardinale - "si presenta strutturato in due parti, in ognuna della quali il tema della lotta alla povertà, nel contesto della globalizzazione, viene progressivamente trattato in relazione ai vari aspetti della promozione della pace. Nella prima parte si evidenziano le implicazioni morali collegate alla povertà; nella seconda, la lotta alla povertà è messa in relazione con l'esigenza di una maggiore solidarietà globale".
OP/PRESENTAZIONE MESSAGGIO PACE/MARTINO               VIS 20081211 (450)


DIRITTI DELL'UOMO ULTIMAMENTE FONDATI IN DIO CREATORE


CITTA' DEL VATICANO, 11 DIC. 2008 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, ha avuto luogo, alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, un Concerto promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. La "Brandenburgishes Staatsorchester di Frankfurt ha eseguito brani musicali di Mendelsshon, Mozart, Ponchielli e De Falla, diretti dal Maestro Signora Inma Shara.

  "La dignità di ogni uomo è garantita veramente soltanto quando tutti i suoi diritti fondamentali" - ha detto il Papa al termine del Concerto - "vengono riconosciuti, tutelati e promossi".

  "Da sempre" - ha proseguito il Pontefice - "la Chiesa ribadisce che i diritti fondamentali, al di là della differente formulazione e del diverso peso che possono rivestire nell'ambito delle varie culture, sono un dato universale, perché insito nella stessa natura dell'uomo. La legge naturale, scritta da Dio nella coscienza umana, è un denominatore comune a tutti gli uomini e a tutti i popoli; è una guida universale che tutti possono conoscere e sulla base della quale tutti possono intendersi".

  "I diritti dell'uomo sono, pertanto, ultimamente fondati in Dio creatore, il quale ha dato ad ognuno l'intelligenza e la libertà. Se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perché privi di solido fondamento".

  "La celebrazione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione costituisce pertanto un'occasione per verificare in quale misura gli ideali, accettati dalla maggior parte della comunità delle Nazioni nel 1948, siano oggi rispettati nelle diverse legislazioni nazionali e, più ancora, nella coscienza degli individui e delle collettività".

  "Indubbiamente un lungo cammino è stato già percorso, ma ne resta ancora un lungo tratto da completare: centinaia di milioni di nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza; non sempre rispettata l'uguaglianza tra tutti né la dignità di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche o ad altre convinzioni".

 "Non cessi, pertanto" - ha concluso il Pontefice - "il comune impegno a promuovere e meglio definire i diritti dell'uomo, e si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto".
AC/DIRITTI UMANI/...                               VIS 20081211 (360)


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