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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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martedì 3 febbraio 2009

AI CONSACRATI: IMITARE STILE DI VITA SAN PAOLO

CITTA' DEL VATICANO, 3 FEB. 2009 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato, nella Basilica Vaticana, i Membri delle Congregazioni, degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in occasione della XIII Giornata della Vita Consacrata.

  Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Festa della Presentazione del Signore, presieduta dal Cardinale Franc Rodé, C.M., Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il Papa ha rivolto ai presenti un discorso.

  "Nella tradizione della Chiesa, San Paolo" - ha detto il Santo Padre ricordando che quest'anno si celebra l'Anno Paolino - "è stato sempre riconosciuto padre e maestro di quanti, chiamati dal Signore, hanno fatto la scelta di un'incondizionata dedizione a Lui e al suo Vangelo". Imitare San Paolo "nel seguire Gesù, carissimi, è via privilegiata per corrispondere fino in fondo alla vostra vocazione di speciale consacrazione nella Chiesa".

  "Anzi, dalla sua stessa voce" - ha proseguito il Pontefice - "possiamo conoscere uno stile di vita che esprime la sostanza della vita consacrata ispirata ai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Nella vita di 'povertà' egli vede la garanzia di un annuncio del Vangelo realizzato in totale gratuità (cfr 1 Cor 9,1-23), mentre esprime, allo stesso tempo, la concreta solidarietà verso i fratelli nel bisogno".

  "Paolo è anche un apostolo che, accogliendo la chiamata di Dio alla castità, ha donato il cuore al Signore in maniera indivisa, per poter servire con ancor più grande libertà e dedizione i suoi fratelli (cfr 1 Cor 7,7; 2 Cor 11,1-2); inoltre, in un mondo nel quale i valori della castità cristiana avevano scarsa cittadinanza (cfr 1 Cor 6,12-20), egli offre un sicuro riferimento di condotta".

  "Quanto poi all'obbedienza, basti notare che il compimento della volontà di Dio e l''assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le chiese' (2 Cor 11,28) ne hanno animato, plasmato e consumato l'esistenza, resa sacrificio gradito a Dio".

  "Altro aspetto fondamentale della vita consacrata di Paolo" - ha ricordato il Pontefice - "è la missione. Egli è tutto di Gesù per essere, come Gesù, di tutti; (...) A lui, così strettamente unito alla persona di Cristo, riconosciamo una profonda capacità di coniugare vita spirituale e azione missionaria; in lui le due dimensioni si richiamano reciprocamente".

  "Auspico, pertanto, che l'Anno Paolino" - ha concluso il Pontefice - "alimenti ancor più in voi il proposito di accogliere la testimonianza di san Paolo, meditando ogni giorno la Parola di Dio con la pratica fedele della lectio divina, pregando 'con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine' (Col 3,16). Egli vi aiuti inoltre a realizzare il vostro servizio apostolico nella e con la Chiesa con uno spirito di comunione senza riserve, facendo dono agli altri dei propri carismi (cfr 1 Cor 14,12), e testimoniando in primo luogo il carisma più grande che è la carità (cfr 1 Cor 13)".
AC/SAN PAOLO:VITA CONSACRATA/RODÉ                   VIS 20090203 (490)


DIGIUNO: CONTENERE PROPRIO IO PER FAR SPAZIO A DIO

CITTA' DEL VATICANO, 3 FEB. 2009 (VIS). Questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2009, intitolato: "E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame".

  Alla Conferenza Stampa sono intervenuti il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", il Monsignor Karel Kasteel, Segretario e il Monsignor Giampietro Dal Toso, Sotto-Segretario del medesimo Dicastero e la Signora Josette Sheeran, Direttrice Esecutiva del "Programma Alimentare Mondiale" dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (PMA).

  La Direttrice Esecutiva del "Programma Alimentare Mondiale" ha precisato che: "Dal 2007, 115 milioni di persone hanno ingrossato le fila degli affamati, portando a quasi 1 miliardo quanti non hanno abbastanza cibo, vale a dire una persona su sei nel mondo" soffre la fame. "Il problema riguarda la distribuzione, ma anche l'avidità, la discriminazione, le guerre e altre tragedie".

  "Oggi, un bambino muore di fame ogni sei secondi. Il punto è: c'è qualcosa che si può fare per alleviare l'umiliazione, il dolore e l'ingiustizia della fame? Ci sono soluzioni che aiutino le persone a sfuggire dalla trappola della fame una volta per tutte? La risposta è un chiaro 'sì'. Abbiamo i mezzi e la tecnologia per farlo; ed è stato fatto in molti luoghi del mondo".

  La Signora Sheeran ha citato l'esempio del Darfur (Sudan), dove "Il mondo ha impedito - per meno di 50 centesimi al giorno per persona - una morte di massa per inedia". Invece in Senegal l'"aumento dei prezzi alimentari mondiali" ha "esposto il 40 per cento di famiglie contadine al rischio della fame e della malnutrizione". Per combattere tali e altri problemi "lo scorso anno il PAM ha acquistato cibo per oltre 1 miliardo di dollari, per i propri programmi, direttamente nei paesi in via di sviluppo aiutandoli a spezzare alla radice il circolo vizioso della povertà".

  "I programmi di alimentazione scolastica del PAM nel mondo" - ha sottolineato la Signora Sheeran - rappresentano "un mezzo efficace e sostenibile per fornire istruzione e nutrizione rafforzando, nel contempo, il ruolo sociale delle donne e delle ragazze. (...) Non c'è forse esempio migliore di programma di alimentazione scolastico di quello che gestiamo in Afghanistan".

  La Direttrice esecutiva del PAM ha spiegato che questo organismo "collabora con istituzioni caritatevoli e ONG di tutto il mondo. (...) Ad esempio (...) lavora con le Caritas locali nelle diocesi di quasi 40 paesi in programmi di 'cibo in cambio di lavoro', sanitari ed educativi. Lavoriamo anche con il 'Catholic Relief Services', collaborando in 14 paesi".
 
  Il Cardinale Cordes nel suo intervento ha affermato che: "Ogni anno la parola del Papa ci ricorda il nostro impegno ad aprire il cuore e la mano a chi è nel bisogno", sottolineando però che: "Per non degradarsi a ideologia o a puro esercizio mentale, l'aiuto ha sempre bisogno di concretezza, di affrontare direttamente le situazioni di miseria".

  Il Porporato ha citato al riguardo il suo recente viaggio in uno delle bidonville di Manila (Filippine) e la sua esortazione ai Vescovi del Paese: "Non possiamo semplicemente arrenderci alla miseria degli uomini; per quanto possiamo dobbiamo apporvi rimedio. (...) Questa prospettiva di realismo mi consente d'altra parte la possibilità di leggere adesso il nostro documento pontificio nell'orizzonte più grande della fede e del suo rapporto con lo stile di vita di oggi".

  In un'epoca caratterizzata dall'attenzione al benessere e alla buona forma fisica "Il nostro Messaggio Quaresimale si trova senza dubbio in una certa contraddizione con il trend sociale. (....) Ma il desiderio di benessere e piacere forse riduce la libertà e non potrà poi più essere gestito dalla volontà dell'uomo. Il corpo diventa un tiranno".

  "Il digiuno vuole imprimere un taglio netto alla nostra vita, (...) trascende la dimensione terrena e persegue un obiettivo al di là di questo mondo", che in altre religioni come la buddista o la musulmana è "l'ingresso nel nirvana o l'obbedienza verso Allah, Signore del cielo e della terra".

  "Tuttavia il digiuno di queste religioni non può essere semplicemente identificato con quello cristiano" - ha spiegato il Cardinale. - "La  motivazione che induce le due religioni al digiuno è la lotta contro il potere della materia sull'uomo. E' influenzata dal pensiero dualistico. Il digiuno ha dunque una colorazione negativa; si tratta di liberarci dal peso che le cose create caricano su di noi. Ciò rischia però di isolare l'uomo, e dunque di chiuderlo e di ripiegarlo su se stesso. Per il cristiano invece il desiderio mistico non è mai la discesa nel proprio sé, ma la discesa nella profondità della fede, dove incontra Dio".

  "Il digiuno durante questa Quaresima non ha una colorazione negativa: come potremmo noi disprezzare la nostra carne, se il Figlio di Dio l'ha assunta diventando davvero nostro fratello! Lo spogliarsi e il rinnegarsi sono pienamente positivi: mirano all'incontro con questo Cristo".

  Infine il Presidente di Cor Unum ha ricordato la nascita, dopo la Seconda Guerra Mondiale e le Esortazioni del Concilio Vaticano II, delle "Azioni quaresimali" che a livello mondiale tramite le Diocesi che ne hanno la possibilità aiutano con le collette quaresimali le Diocesi più povere. "Fanno immensamente del bene e risvegliano speranza", ma "sarebbe tuttavia molto superficiale se il senso della preparazione alla Pasqua si limitasse all'appello per la colletta".

  "Perciò l'aspetto spirituale che il Messaggio Quaresimale in questo anno evidenzia, merita grande considerazione. La parola del Papa non vuole semplicemente aggiungere una ulteriore alle tante iniziative umanitarie dei nostri giorni. Vuole certamente ottenere che diamo quanto abbiamo risparmiato rinunciando a ciò che è 'buono e utile'. Ma questa azione deve avere per i fedeli un significato cristiano: contenere il proprio io deve fare spazio per l'offerta di sé a Dio, poiché solo Lui è, in fine dei conti, la felicità cui aneliamo".
OP/MESSAGGIO QUARESIMA/CORDES                   VIS 20090203 (970)


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2009


CITTA' DEL VATICANO, 3 FEB. 2009 (VIS). Questa mattina è stato reso pubblico il Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2009. Il Documento, datato 11 dicembre 2008, ha per titolo un versetto del Vangelo di San Matteo: "E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame". Di seguito riportiamo il Documento integrale nella versione italiana.

  "All'inizio della Quaresima, che costituisce un cammino di più intenso allenamento spirituale, la Liturgia ci ripropone tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l'elemosina, il digiuno - per disporci a celebrare meglio la Pasqua e a fare così esperienza della potenza di Dio che, come ascolteremo nella Veglia pasquale, 'sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace' (Preconio pasquale)".

  "Nel consueto mio Messaggio quaresimale, vorrei soffermarmi quest'anno a riflettere In particolare sul valore e sul senso del digiuno. La Quaresima infatti richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Leggiamo nel Vangelo: "Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame" (Mt 4,1-2). Come Mosè prima di ricevere le Tavole della Legge (cfr Es 34,28), come Elia prima di incontrare il Signore sul monte Oreb (cfr 1 Re 19,8), così Gesù pregando e digiunando si preparò alla sua missione, il cui inizio fu un duro scontro con il tentatore".

  "Possiamo domandarci quale valore e quale senso abbia per noi cristiani il privarci di un qualcosa che sarebbe in se stesso buono e utile per il nostro sostentamento. Le Sacre Scritture e tutta la tradizione cristiana insegnano che il digiuno è di grande aiuto per evitare il peccato e tutto ciò che ad esso induce. Per questo nella storia della salvezza ricorre più volte l'invito a digiunare. Già nelle prime pagine della Sacra Scrittura il Signore comanda all'uomo di astenersi dal consumare il frutto proibito: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire" (Gn 2,16-17). Commentando l'ingiunzione divina, san Basilio osserva che "il digiuno è stato ordinato in Paradiso", e "il primo comando in tal senso è stato dato ad Adamo". Egli pertanto conclude: "Il 'non devi mangiare' è, dunque, la legge del digiuno e dell'astinenza" (cfr Sermo de jejunio: PG 31, 163, 98)".

  "Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene offerto come un mezzo per riannodare l'amicizia con il Signore. Così fece Esdra prima del viaggio di ritorno dall'esilio alla Terra Promessa, invitando il popolo riunito a digiunare "per umiliarci - disse - davanti al nostro Dio" (8,21). L'Onnipotente ascoltò la loro preghiera e assicurò il suo favore e la sua protezione. Altrettanto fecero gli abitanti di Ninive che, sensibili all'appello di Giona al pentimento, proclamarono, quale testimonianza della loro sincerità, un digiuno dicendo: "Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!" (3,9). Anche allora Dio vide le loro opere e li risparmiò".

  "Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste, il quale "vede nel segreto, e ti ricompenserà" (Mt 6,18). Egli stesso ne dà l'esempio rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto, che "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il "vero cibo", che è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). Se pertanto Adamo disobbedì al comando del Signore "di non mangiare del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male", con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia".

  "Troviamo la pratica del digiuno molto presente nella prima comunità cristiana (cfr At 13,3; 14,22; 27,21; 2 Cor 6,5). Anche i Padri della Chiesa parlano della forza del digiuno, capace di tenere a freno il peccato, reprimere le bramosie del "vecchio Adamo", ed aprire nel cuore del credente la strada a Dio. Il digiuno è inoltre una pratica ricorrente e raccomandata dai santi di ogni epoca. Scrive san Pietro Crisologo: "Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno, perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica" (Sermo 43: PL 52, 320. 332)".

  "Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "terapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio. Nella Costituzione apostolica Pænitemini del 1966, il Servo di Dio Paolo VI ravvisava la necessità di collocare il digiuno nel contesto della chiamata di ogni cristiano a "non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso per lui, e ... anche a vivere per i fratelli" (cfr Cap. I)".

  "La Quaresima potrebbe essere un'occasione opportuna per riprendere le norme contenute nella citata Costituzione apostolica, valorizzando il significato autentico e perenne di quest'antica pratica penitenziale, che può aiutarci a mortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuore all'amore di Dio e del prossimo, primo e sommo comandamento della nuova Legge e compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40)".

  "La fedele pratica del digiuno contribuisce inoltre a conferire unità alla persona, corpo ed anima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescere nell'intimità con il Signore. Sant'Agostino, che ben conosceva le proprie inclinazioni negative e le definiva "nodo tortuoso e aggrovigliato" (Confessioni, II, 10.18), nel suo trattato L'utilità del digiuno, scriveva: "Mi dò certo un supplizio, ma perché Egli mi perdoni; da me stesso mi castigo perché Egli mi aiuti, per piacere ai suoi occhi, per arrivare al diletto della sua dolcezza" (Sermo 400, 3, 3: PL 40, 708). Privarsi del cibo materiale che nutre il corpo facilita un'interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza. Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio".

  "Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?" (3,17). Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Enc. Deus caritas est, 15)".

  "Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e di attenzione verso i fratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la pratica del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l'elemosina. Questo è stato, sin dall'inizio, lo stile della comunità cristiana, nella quale venivano fatte speciali collette (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15, 25-27), e i fedeli erano invitati a dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, era stato messo da parte (cfr Didascalia Ap., V, 20,18). Anche oggi tale pratica va riscoperta ed incoraggiata, soprattutto durante il tempo liturgico quaresimale".

  "Da quanto ho detto emerge con grande chiarezza che il digiuno rappresenta una pratica ascetica importante, un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali, aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità umana. Opportunamente esorta un antico inno liturgico quaresimale: 'Utamur ergo parcius, / verbis, cibis et potibus, / somno, iocis et arctius / perstemus in custodia' - Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con maggior attenzione vigilanti".

  "Cari fratelli e sorelle, a ben vedere il digiuno ha come sua ultima finalità di aiutare ciascuno di noi, come scriveva il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, a fare di sé dono totale a Dio (cfr Enc. Veritatis splendor, 21). La Quaresima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l'anima aprendola all'amore di Dio e del prossimo. Penso in particolare ad un maggior impegno nella preghiera, nella lectio divina, nel ricorso al Sacramento della Riconciliazione e nell'attiva partecipazione all'Eucaristia, soprattutto alla Santa Messa domenicale".

  "Con questa interiore disposizione entriamo nel clima penitenziale della Quaresima. Ci accompagni la Beata Vergine Maria, 'Causa nostrae laetitiae', e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più "tabernacolo vivente di Dio". Con questo augurio, mentre assicuro la mia preghiera perchè ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra un proficuo itinerario quaresimale, imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica".
MESS/QUARESIMA 2009/...                  VIS 20090203 (1640)


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