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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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sabato 9 maggio 2009

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 9 MAG. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Reverendo Paul Kariuki, Vescovo di Embu (superficie: 2.741; popolazione: 628.403; cattolici: 316.481; sacerdoti: 59; religiosi: 82), Kenya. Il Vescovo eletto è nato nel 1963 a Kathanguri (Kenya) ed è stato ordinato sacerdote nel 1993. E' stato finora Docente di Sacra Scrittura al Seminario Maggiore Cristo Re nella Diocesi di Nyeri (Kenya).

- Il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, Legato Pontificio alle solenni celebrazioni del Millennio della Lituania, che avranno luogo a Vilnius, il 6 luglio 2009.

- Membri della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast (Ghana); il Cardinale Cláudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero; il Cardinale Jean-Claude Turcotte, Arcivescovo di Montréal (Canada); l'Arcivescovo Erwin Josef Ender, Nunzio Apostolico; l'Arcivescovo Félix del Blanco Prieto, Nunzio Apostolico; l'Arcivescovo Nikola Eteroic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; il Monsignor Oscar Zoungrana, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Burkina Faso); il Padre Adolfo Nicolás Pachón, S.I., Preposito Generale della Compagnia di Gesù.

- Membri del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede: il Cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale del Santo Padre per la Diocesi di Roma; il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas (Venezuela) ed il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile).

In data 8 maggio 2009, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo della Diocesi di Cochin (India), presentata dal Vescovo John Thattumkal, S.S.C., in conformità al canone 401, paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico.
NER:NA:RE/.../.../ VIS 20090509 (270)

INVIATO SPECIALE SANTUARIO CRISTO RE DI ALMADA



CITTA' DEL VATICANO, 9 MAG. 2009 (VIS). Questa mattina è stata pubblicata una Lettera Pontificia, redatta in latina e datata 2 aprile, con la quale il Papa nomina il Cardinale José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Suo inviato Speciale alla celebrazione del 50° anniversario del Santuario di Cristo Re ad Almada (Portogallo), che avrà luogo il 17 maggio.

La Missione che accompagnerà il Porporato è composta dal Monsignore José João Aires Lobato, Vicario Generale della Diocesi di Setúbal e dal Sacerdote Mário Rui Leal Pedras, Parroco della Parrocchia di São Nicolau a Lisbona.
BXVI-LETTERA/INVIATO SPECIALE/ALMADA:SARAIVA VIS 20090509 (110)

CONTRIBUTO POSITIVO E CREATIVO RELIGIONE SOCIETÀ CIVILE


CITTA' DEL VATICANO, 9 MAG. 2009 (VIS). Alle 11:30 di questa mattina, il Papa si è recato alla Moschea "Al-Hussein Bin Talal" di Amman, eretta per volontà di Re Abdallah II alla memoria di suo padre, ed inaugurata il 12 aprile 2006. Il Papa ha compiuto inoltre una breve visita al Museo Hashemita, annesso alla Moschea, che possiede una collezione storica sulla dinastia regnante.

Alle 11:45, all'esterno del luogo di culto, ha avuto luogo un incontro con i Capi religiosi musulmani, il Corpo Diplomatico ed i Rettori delle Università giordane.

Prima di pronunciare il suo discorso, il Papa ha ascoltato il saluto del Principe Ghazi Bin Muhammed Bin Talal, uno dei principali firmatari del Messaggio "Una parola comune tra noi e voi" (13 ottobre 2007) indirizzato da 138 ulema, dotti islamici, al Papa e ai leader cristiani per promuovere insieme la pace nel mondo. Al Messaggio ha risposto, a nome del Papa, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. La Delegazione degli ulema guidata dal Principe Ghazi è stata ricevuta da Benedetto XVI in Vaticano il 6 novembre 2008.

Benedetto XVI ha espresso preoccupazione "per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni (...) asseriscono che la religione è necessariamente una causa di divisione nel nostro mondo (...). Certamente, il contrasto di tensioni e divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose, purtroppo, non può essere negato. Tuttavia" - si è chiesto il Pontefice - "non si dà anche il caso che spesso sia la manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società?".

"Musulmani e Cristiani, proprio a causa del peso della nostra storia comune così spesso segnata da incomprensioni, devono" essere "coerenti nel dare testimonianza di tutto ciò che è giusto e buono, sempre memori della comune origine e dignità di ogni persona umana, che resta al vertice del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia".

"La decisione degli educatori giordani come pure dei leader religiosi e civili di far sì che il volto pubblico della religione rifletta la sua vera natura è degna di plauso" - ha detto ancora il Papa - "La collaborazione realizzata qui in Giordania costituisce un esempio incoraggiante e persuasivo per la regione, in realtà anzi per il mondo, del contributo positivo e creativo che la religione può e deve dare alla società civile".

"Distinti Amici, oggi desidero far menzione di un compito che ho indicato in diverse occasioni e che credo fermamente Cristiani e Musulmani possano assumersi, (...) la sfida a coltivare per il bene, nel contesto della fede e della verità, il vasto potenziale della ragione umana. (...) Quali credenti nell'unico Dio, sappiamo che la ragione umana è in se stessa dono di Dio, e si eleva al piano più alto quando viene illuminata dalla luce della verità di Dio. In realtà, quando la ragione umana umilmente consente ad essere purificata dalla fede non è per nulla indebolita; anzi, è rafforzata nel resistere alla presunzione di andare oltre ai propri limiti. In tal modo, la ragione umana viene rinvigorita nell'impegno di perseguire il suo nobile scopo di servire l'umanità".

"Pertanto l'adesione genuina alla religione - lungi dal restringere le nostre menti - amplia gli orizzonti della comprensione umana. Ciò protegge la società civile dagli eccessi di un 'ego' ingovernabile, che tende ad assolutizzare il finito e ad eclissare l'infinito; fa sì che la libertà sia esercitata in sinergia con la verità, ed arricchisce la cultura con la conoscenza di ciò che riguarda tutto ciò che è vero, buono e bello".

Benedetto XVI ha ricordato ancora che "proprio perché è la nostra dignità umana che dà origine ai diritti umani universali, essi valgono ugualmente per ogni uomo e donna, senza distinzione di gruppi religiosi, sociali o etnici ai quali appartengano. Sotto tale aspetto, dobbiamo notare che il diritto di libertà religiosa va oltre la questione del culto ed include il diritto - specie per le minoranze - di equo accesso al mercato dell'impiego e alle altre sfere della vita civile".

"Questa mattina prima di lasciarvi" - ha detto infine il Santo Padre - "vorrei in special modo sottolineare la presenza tra noi di Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Baghdad, che io saluto molto calorosamente. La sua presenza richiama alla mente i cittadini del vicino Iraq, molti dei quali hanno trovato cordiale accoglienza qui in Giordania. Gli sforzi della comunità internazionale nel promuovere la pace e la riconciliazione, insieme con quelli dei leader locali, devono continuare in vista di portare frutto nella vita degli iracheni. (...) Ancora una volta, chiedo con insistenza ai diplomatici ed alla comunità internazionale da essi rappresentata, come anche ai leader politici e religiosi locali, di compiere tutto ciò che è possibile per assicurare all'antica comunità cristiana di quella nobile terra il fondamentale diritto di pacifica coesistenza con i propri concittadini".
PV-GIORDANIA/CORPO DIPLOMATICO/AMMAN VIS 20090509 (810)

BENEDIZIONE PRIMA PIETRA UNIVERSITÀ MADABA


CITTA' DEL VATICANO, 9 MAG. 2009 (VIS). Alle 9:45 (ora locale), il Santo Padre Benedetto XVI si è recato a Madaba, a 19 chilometri dal Monte Nebo. Madaba è famosa per il ritrovamento della "Mappa di Madaba", un pavimento a mosaico di un'antica chiesa bizantina del VI secolo che raffigura la mappa di tutta la Terra Santa, l'itinerario per raggiungere Gerusalemme attraverso oltre centocinquanta località e, la Città Santa con dovizia di particolari.

Il Papa ha attraversato in papamobile il quartiere cristiano della città di Madaba ed ha raggiunto l'area dove sorgerà l'Università del Patriarcato Latino, per espresso desiderio del Patriarca Latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, originario di Madaba. Il Santo Padre ha proceduto alla benedizione della prima pietra del futuro Ateneo ed ha rivolto alcune parole ai presenti, plaudendo ai promotori della nuova istituzione "per la loro coraggiosa fiducia nella buona educazione quale primo passo per lo sviluppo personale e per la pace ed il progresso nella regione".

"Mentre assimilano la loro eredità culturale, i giovani della Giordania e gli altri studenti della regione" - ha affermato il Papa - "saranno condotti ad una più profonda conoscenza delle conquiste dell'umanità, e saranno arricchiti da altri punti di vista e formati alla comprensione, alla tolleranza e alla pace".

"Questo tipo di educazione 'più ampia' è ciò che ci si aspetta dalle istituzioni dell'educazione superiore e dal loro contesto culturale, sia esso secolare o religioso. In realtà, la fede in Dio non sopprime la ricerca della verità; al contrario l'incoraggia".

"Ovviamente la religione, come la scienza e la tecnologia, come la filosofia ed ogni espressione della nostra ricerca della verità, possono corrompersi. La religione viene sfigurata quando viene costretta a servire l'ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l'abuso. Qui non vediamo soltanto la perversione della religione, ma anche la corruzione della libertà umana, il restringersi e l'obnubilarsi della mente".

"Ma ogni persona è anche chiamata alla saggezza e all'integrità, alla scelta basilare e più importante di tutte del bene sul male, della verità sulla disonestà, e può essere sostenuta in tale compito".

"La chiamata all'integrità morale viene percepita dalla persona genuinamente religiosa dato che il Dio della verità, dell'amore e della bellezza non può essere servito in alcun altro modo. La fede matura in Dio serve grandemente per guidare l'acquisizione e la giusta applicazione della conoscenza. La scienza e la tecnologia offrono benefici straordinari alla società ed hanno migliorato grandemente la qualità della vita di molti esseri umani. (...) Allo stesso tempo, la scienza ha i suoi limiti. Non può dar risposta a tutte le questioni riguardanti l'uomo e la sua esistenza".

"L'uso della conoscenza scientifica abbisogna della luce orientatrice della sapienza etica. Tale sapienza ha ispirato il giuramento di Ippocrate, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, la Convenzione di Ginevra ed altri lodevoli codici internazionali di comportamento".

Papa Benedetto ha concluso il suo discorso rivolgendosi ai giovani studenti cristiani ed affermando: "Siete chiamati ad essere costruttori di una società giusta e pacifica composta di genti di varia estrazione religiosa ed etnica. Tali realtà - desidero sottolinearlo ancora una volta - devono condurre non alla divisione, ma all'arricchimento reciproco".
PV-GIORDANIA/UNIVERSITÀ/MADABA VIS 20090509 (530)

MONTE NEBO: GUARDARE CON FEDE E SPERANZA AL FUTURO


CITTA' DEL VATICANO, 9- MAG. 2009 (VIS). Dopo la Santa Messa in privato nella Nunziatura Apostolica di Amman, il Santo Padre si è diretto in automobile al Monte Nebo, situato ad 806 metri sul livello del mare, sul quale sorge la Basilica del "Memoriale di Mosé", risalente al IV secolo, edificata sulla fondamenta di un precedente monumento dell'età classica.

Dal 1933, sorge a Siyàga al Monte Nebo un monastero francescano, con spazi di preghiera per la chiesa della vicina città di Madaba ed edifici speciali per gli archeologi. Dalla cima della montagna si può ammirare un magnifico panorama della Terra Santa.

All'inizio del suo discorso, il Papa ha voluto ricordare il francescano Padre Michele Piccirillo, mancato lo scorso anno "che dedicò la sua vita allo studio delle antichità cristiane ed è sepolto in questo santuario che egli amò così intensamente". I francescani della Custodia di terra Santa sono presenti in questo luogo dal 1932.

"È giusto" - ha affermato il Santo Padre - "che il mio pellegrinaggio abbia inizio su questa montagna, dove Mosè contemplò da lontano la Terra Promessa. (...) Qui, sulle alture del Monte Nebo, la memoria di Mosè ci invita ad 'innalzare gli occhi' per abbracciare con gratitudine non soltanto le opere meravigliose di Dio nel passato, ma anche a guardare con fede e speranza al futuro che egli ha in serbo per noi e per il mondo intero".

"Sulle orme dei Profeti, degli Apostoli e dei Santi" - ha sottolineato il Pontefice - "siamo chiamati ad accogliere la venuta del Regno di Cristo mediante la nostra carità, il nostro servizio ai poveri ed i nostri sforzi di essere lievito di riconciliazione, di perdono e di pace nel mondo che ci circonda. (...) Dio (...) ci darà la forza di perseverare in gioiosa speranza anche tra sofferenze, prove e tribolazioni".

"Qui, sulle orme degli innumerevoli pellegrini che ci hanno preceduto lungo i secoli, siamo spinti, quasi come in una sfida, ad apprezzare più pienamente il dono della nostra fede e a crescere in quella comunione che trascende ogni limite di lingua, di razza e di cultura".

"Sin dagli inizi" - ha ricordato Benedetto XVI - "la Chiesa in queste terre ha commemorato nella propria liturgia le grandi figure dell'Antico Testamento, quale segno del suo profondo apprezzamento per l'unità dei due Testamenti".

"Possa l'odierno incontro" - ha concluso il Papa - "ispirare in noi un rinnovato amore per il canone della Sacra Scrittura ed il desiderio di superare ogni ostacolo che si frappone alla riconciliazione fra Cristiani ed Ebrei, nel rispetto reciproco e nella cooperazione al servizio di quella pace alla quale la Parola di Dio ci chiama!".

Al termine della visita, il Santo Padre si è recato in automobile all'Università del Patriarcato Latino di Gerusalemme a Madaba, che dista 19 chilometri.
PV-GIORDANIA/MEMORIALE DI MOSÈ/MONTE NEBO VIS 20090509 (470)

RISPOSTE DEL PAPA ALLE DOMANDE DEI GIORNALISTI


CITTA' DEL VATICANO, 8 MAG. 2009 (VIS). Questa mattina, sull'aereo diretto in Giordania, Benedetto XVI ha concesso ai giornalisti che l'accompagnavano nel suo Pellegrinaggio Apostolico in Terra Santa, una breve intervista. Di seguito trascriviamo le domande e le risposte.

D. - Santità, questo viaggio avviene in un periodo molto delicato per il Medio Oriente: vi sono forti tensioni - in occasione della crisi di Gaza, si era anche pensato che Lei forse vi rinunciasse. Allo stesso tempo, pochi giorni dopo il suo viaggio, i principali responsabili politici di Israele e dell'Autorità palestinese, incontreranno anche il presidente Obama. Lei pensa di poter dare un contributo al processo di pace che ora sembra arenato?

R. - Buongiorno! Vorrei anzitutto ringraziare per il lavoro che fate e ci auguriamo tutti insieme un buon viaggio, un buon pellegrinaggio, un buon ritorno. Quanto alla domanda, certamente cerco di contribuire alla pace non come individuo ma in nome della Chiesa cattolica, della Santa Sede. Noi non siamo un potere politico, ma una forza spirituale e questa forza spirituale è una realtà che può contribuire ai progressi nel processo di pace. Vedo tre livelli: da credenti, siamo convinti che la preghiera sia una vera forza. Apre il mondo a Dio: siamo convinti che Dio ascolti e che possa agire nella storia. Penso che se milioni di persone, di credenti, pregano, è realmente una forza che influisce e può contribuire ad andare avanti con la pace. Secondo punto: noi cerchiamo di aiutare nella formazione delle coscienze. La coscienza è la capacità dell'Uomo di percepire la verità, ma questa capacità è spesso ostacolata da interessi particolari. E liberare da questi interessi, aprire più alla verità, ai veri valori è un impegno grande: è un compito della Chiesa aiutare a conoscere i veri criteri, i valori veri, e liberarci da interessi particolari. E così - terzo punto - parliamo anche - è proprio così! - alla ragione: proprio perché non siamo parte politica, possiamo forse più facilmente, anche alla luce della fede, vedere i veri criteri, aiutare nel capire quanto contribuisca alla pace e parlare alla ragione, appoggiare le posizioni realmente ragionevoli. E questo lo abbiamo già fatto e vogliamo farlo anche adesso e in futuro.

D. - Grazie, Santità. La seconda domanda. Lei, come teologo, ha riflettuto in particolare sulla radice unica che accomuna cristiani ed ebrei. Come mai, nonostante sforzi di dialogo, si presentano spesso occasioni di malintesi? Come vede il futuro del dialogo tra le due comunità?

R. - Importante è che in realtà abbiamo la stessa radice, gli stessi Libri dell'Antico Testamento che sono - sia per gli ebrei, sia per noi - Libro della Rivelazione. Ma, naturalmente, dopo duemila anni di storie distinte, anzi, separate, non c'è da meravigliarsi che ci siano malintesi, perché si sono formate tradizioni di interpretazione, di linguaggio, di pensiero molto diverse, per così dire un "cosmo semantico" molto diverso, così che le stesse parole nelle due parti significano cose diverse; e con questo uso di parole che, nel corso della storia hanno formato significati diversi, nascono ovviamente malintesi. Dobbiamo fare di tutto per imparare l'uno il linguaggio dell'altro, e mi sembra che facciamo grandi progressi. Oggi abbiamo la possibilità che i giovani, i futuri insegnanti di teologia, possono studiare a Gerusalemme, nell'Università ebraica, e gli ebrei hanno contatti accademici con noi: così c'è un incontro di questi "cosmi semantici" diversi. Impariamo vicendevolmente e andiamo avanti nella strada del vero dialogo, impariamo l'uno dall'altro e sono sicuro e convinto che facciamo progressi. E questo aiuterà anche la pace, anzi, l'amore reciproco.

D. - Santità questo viaggio ha due dimensioni essenziali di dialogo interreligioso, con l'islam e con l'ebraismo. Sono due direzioni completamente separate fra loro o vi sarà anche un messaggio comune che riguarda le tre religioni che si richiamano ad Abramo?

R. - Certo esiste anche un messaggio comune e sarà occasione di farlo e nonostante la diversità delle origini abbiamo radici comuni perché, come già ha detto, il cristianesimo nasce dall'Antico Testamento e la scrittura del Nuovo Testamento senza l'Antico non esisterebbe, perché si riferisce in permanenza alla Scrittura, cioè all'Antico Testamento, ma anche l'Islam è nato in un ambiente dove era presente sia l'ebraismo sia i diversi rami del cristianesimo, giudeo-cristianesimo, cristianesimo-antiocheno bizantino, e tutte queste circostanze si riflettono nella tradizione coranica così che abbiamo tanto in comune dalle origini e nella fede nell'unico Dio, perciò è importante da una parte avere i dialoghi a due parti - con gli ebrei e con l'Islam - e poi anche il dialogo trilaterale. Io stesso sono stato cofondatore di una fondazione per il dialogo tra le tre religioni dove personalità come il metropolita Damaskinos e il Gran Rabbino di Francia René Samuel Sirat, ecc. eravamo insieme e questa fondazione ha fatto anche un'edizione dei libri delle tre religioni: il Corano, il Nuovo Testamento e l'Antico Testamento. Quindi il dialogo trilaterale deve andare avanti, è importantissimo per la pace e anche - diciamo - per vivere bene la propria religione.

D. - Un'ultima domanda. Santità lei ha richiamato spesso il problema della diminuzione dei cristiani in Medio Oriente e anche in particolare nella Terra Santa. E' un fenomeno con diverse ragioni di carattere politico, economico e sociale. Che cosa si può fare concretamente per aiutare la presenza cristiana nella regione. Quale contributo spera di dare con il suo viaggio? Ci sono speranze per questi cristiani nel futuro? Avrà un messaggio particolare anche per i cristiani di Gaza che verranno ad incontrarla a Betlemme?

R. - Certamente ci sono speranze perché è un momento adesso, come lei ha detto, difficile ma anche un momento di speranza di un nuovo inizio, di un nuovo slancio nella via verso la pace e vogliamo soprattutto incoraggiare i cristiani in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente a rimanere, a dare il loro contributo nei Paesi delle loro origini: sono una componente importante della vita di queste regioni. In concreto la Chiesa, oltre a parole di incoraggiamento, alla preghiera comune, ha soprattutto scuole e ospedali. In questo senso abbiamo la presenza di realtà molto concrete. Le nostre scuole formano una generazione che avrà la possibilità di essere presente nella vita di oggi, nella vita pubblica (...) dove si forma un'élite cristiana che è preparata proprio per lavorare per la pace. (...) Inoltre ci sono molte associazioni cristiane che aiutano in diversi modi i cristiani e con aiuti concreti incoraggiano a rimanere, così spero che realmente i cristiani possano trovare il coraggio, l'umiltà, la pazienza di stare in questi Paesi, di offrire il loro contributo per il futuro di questi Paesi".
PV-GIORDANIA/INTERVISTA AEREO/... VIS 20090509 (1100)
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