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mercoledì 13 maggio 2009

ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 13 MAG. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Philippe Ouédraogo, Arcivescovo Metropolita di Ouagadougou (superficie: 9.600; popolazione: 2.152.000; cattolici: 497.540; sacerdoti: 190; religiosi: 814), Burkina Faso. Finora Vescovo di Ouahigouya (Burkina Faso), succede all'Arcivescovo Jean-Marie Untaani Compaoré, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.
NER:RE/.../OUÉDRAOGO:UNTAANI COMPAORÉ VIS 20090513 (70)

SIATE PONTE DI DIALOGO NELL'EDIFICARE UNA CULTURA DI PACE


CITTA' DEL VATICANO, 13 MAG. 2009 (VIS). Alle 10:00 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato, con la partecipazione di 5.000 persone, la Santa Messa nella "Manger Square", (Piazza della Mangiatoia di Betlemme), antistante la Basilica della Natività.

"Il mio cuore si volge in maniera speciale ai pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza a motivo della guerra" - ha detto il Papa all'inizio dell'omelia - "vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunità il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare. Siate sicuri della mia solidarietà con voi nell'immensa opera di ricostruzione che ora vi sta davanti e delle mie preghiere che l'embargo sia presto tolto".

"Qui a Betlemme, nel mezzo di ogni genere di contraddizione, le pietre continuano a gridare questa 'buona novella', il messaggio di redenzione che questa città, al di sopra di tutte le altre, è chiamata a proclamare a tutto il mondo".

"Il messaggio di Betlemme ci chiama ad essere: testimoni del trionfo dell'amore di Dio sull'odio, sull'egoismo, sulla paura e sul rancore che paralizzano i rapporti umani e creano divisione fra fratelli che dovrebbero vivere insieme in unità, distruzioni dove gli uomini dovrebbero edificare, disperazione dove la speranza dovrebbe fiorire!".

"'Non abbiate paura!'" - ha esclamato il Papa - "Questo è il messaggio che il Successore di San Pietro desidera consegnarvi oggi, facendo eco al messaggio degli angeli e alla consegna che l'amato Papa Giovanni Paolo II vi ha lasciato nell'anno del Grande Giubileo della nascita di Cristo. Contate sulle preghiere e sulla solidarietà dei vostri fratelli e sorelle della Chiesa universale, e adoperatevi con iniziative concrete per consolidare la vostra presenza e per offrire nuove possibilità a quanti sono tentati di partire. Siate un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell'edificare una cultura di pace che superi l'attuale stallo della paura, dell'aggressione e della frustrazione. Edificate le vostre Chiese locali facendo di esse laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarietà e di carità pratica".

"Al di sopra di tutto, siate testimoni" . ha esortato il Pontefice - "della potenza della vita, della nuova vita donataci dal Cristo risorto, di quella vita che può illuminare e trasformare anche le più oscure e disperate situazioni umane".

"La vostra terra non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche, ma in modo più importante - potremmo dire - di una nuova infrastruttura 'spirituale', capace di galvanizzare le energie di tutti gli uomini e donne di buona volontà nel servizio dell'educazione, dello sviluppo e della promozione del bene comune. Avete le risorse umane per edificare la cultura della pace e del rispetto reciproco che potranno garantire un futuro migliore per i vostri figli. Questa nobile impresa vi attende. Non abbiate paura!".

Al termine della Celebrazione Eucaristica il Papa ha raggiunto il Convento Casa Nova di Betlemme, la Casa Francescana per i Pellegrini, per il pranzo con gli Ordinari di Terra Santa, con la Comunità dei Francescani e il Seguito papale.
PV-TERRITORI PALESTINESI/MESSA/BETLEMME VIS 20090513 (520)

SANTA SEDE APPOGGIA DIRITTO PALESTINESI PROPRIA PATRIA


CITTA' DEL VATICANO, 13 MAG. 2009 (VIS). Questa mattina alle 8:45 (ora locale), il Santo Padre Benedetto XVI, lasciata la Delegazione Apostolica di Gerusalemme, si è recato al Palazzo Presidenziale dell'Autorità Palestinese a Betlemme, distante 10 chilometri. Il Papa ha passato il confine tra Israele e Territori Autonomi Palestinesi alla Porta della Tomba di Rachele.

I Territori Autonomi Palestinesi comprendono due entità geografiche separate da trenta chilometri di territorio israeliano, la Cisgiordania (o West Bank) che confina con Israele e Giordania, e la Striscia di Gaza confinante con Israele ed Egitto. L'entità è riconosciuta dall'ONU a seguito degli Accordi di Oslo (1993), fra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). I territori sono governati dall'Autorità Palestinese con sede a Ramallah, in Cisgiordania. Presidente è il Signor Mahmoud Abbas.

In base agli accordi di Oslo, dal 1995 Betlemme fa parte dei Territori Autonomi Palestinesi. Il Palazzo Presidenziale dove è stato accolto il Papa fu fatto costruire dal defunto Yasser Arafat, Presidente dell'OLP e primo Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese.

Alle 9:00 Benedetto XVI è arrivato alla Piazza del Palazzo Presidenziale dove è stato accolto dall'attuale Presidente Mahmoud Abbas.

"Il mio pellegrinaggio nelle terre della Bibbia" - ha detto il Papa nel suo discorso - "non sarebbe stato completo senza una visita a Betlemme, la Città di Davide e il luogo di nascita di Gesù Cristo. Né avrei potuto venire in Terra Santa senza accettare il gentile invito del Presidente Abbas a visitare questi Territori per salutare il popolo Palestinese".

"So quanto avete sofferto e continuate a soffrire" - ha detto il Papa - "a causa delle agitazioni che hanno afflitto questa terra per decine di anni. Il mio cuore si volge a tutte le famiglie che sono rimaste senza casa. (...) A quelli fra voi che piangono la perdita di familiari e di loro cari nelle ostilità, particolarmente nel recente conflitto di Gaza, offro l'assicurazione della più profonda compartecipazione e del frequente ricordo nella preghiera. In effetti, io prendo con me tutti voi nelle mie preghiere quotidiane, ed imploro ardentemente l'Eccelso per la pace, una pace giusta e durevole, nei territori Palestinesi e in tutta la regione".

"Signor Presidente, la Santa Sede appoggia il diritto del Suo popolo ad una sovrana patria Palestinese nella terra dei vostri antenati, sicura e in pace con i suoi vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti. Anche se al presente questo obiettivo sembra lontano dall'essere realizzato, io incoraggio Lei e tutto il Suo popolo a tenere viva la fiamma della speranza, speranza che si possa trovare una via di incontro tra le legittime aspirazioni tanto degli Israeliani quanto dei Palestinesi alla pace e alla stabilità".

Nel ricordare le parole di Papa Giovanni Paolo II, "non vi può essere 'pace senza giustizia, né giustizia senza perdono'" - Benedetto XVI ha esclamato: "Supplico tutte le parti coinvolte in questo conflitto di vecchia data ad accantonare qualsiasi rancore e contrasto che ancora si frapponga sulla via della riconciliazione, per arrivare a tutti ugualmente con generosità e compassione, senza discriminazione. Una coesistenza giusta e pacifica fra i popoli del Medio Oriente può essere realizzata solamente con uno spirito di cooperazione e mutuo rispetto, in cui i diritti e la dignità di tutti siano riconosciuti e rispettati".

"Chiedo a tutti voi, chiedo ai vostri capi, di riprendere con rinnovato impegno ad operare per questi obiettivi. In particolare, chiedo alla Comunità internazionale di usare della sua influenza in favore di una soluzione".

"E' mia ardente speranza" - ha detto ancora il Papa - "che i gravi problemi riguardanti la sicurezza in Israele e nei Territori Palestinesi vengano presto decisamente alleggeriti così da permettere una maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari e per l'accesso ai luoghi santi. I Palestinesi, così come ogni altro popolo, hanno un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all'educazione e all'assistenza sanitaria".

"Prego anche perché, con l'assistenza della Comunità internazionale" - ha sottolineato il Pontefice - "il lavoro di ricostruzione possa procedere rapidamente dovunque case, scuole od ospedali siano stati danneggiati o distrutti, specialmente durante il recente conflitto in Gaza. Questo è essenziale affinché il popolo di questa terra possa vivere in condizioni che favoriscano pace durevole e benessere. Una stabile infrastruttura offrirà ai vostri giovani opportunità migliori per acquisire valide specializzazioni e per ottenere impieghi remunerativi, abilitandoli a svolgere la loro parte nella promozione della vita delle vostre comunità".

"Rivolgo questo appello ai tanti giovani presenti oggi nei Territori Palestinesi: non permettete che le perdite di vite e le distruzioni, delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento nei vostri cuori. Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo. Al contrario, fate in modo che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace. Fate in modo che ciò vi riempia di un profondo desiderio di offrire un durevole contributo per il futuro della Palestina, così che essa possa avere il suo giusto posto nello scenario del mondo. Che ciò ispiri in voi sentimenti di compassione per tutti coloro che soffrono, impegno per la riconciliazione ed una ferma fiducia nella possibilità di un più luminoso futuro".

Al termine della cerimonia di benvenuto, il Santo Padre si è recato in autovettura alla Piazza della Mangiatoia per celebrare la Santa Messa.
PV-TERRITORI PALESTINESI/BENVENUTO/BETLEMME VIS 20090513 (900)

IN TERRA SANTA C'È POSTO PER TUTTI


CITTA' DEL VATICANO, 12 MAG. 2009 (VIS). Dopo un breve incontro con i Consoli Generali di nove paesi in servizio a Gerusalemme (Belgio, Italia, Francia, Grecia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Turchia), alle 16:00, Benedetto XVI ha raggiunto la Vallata di Josaphat di fronte alla Basilica del Gethsemani e all'Orto degli Ulivi, per celebrare la Santa Messa.

"Trovandomi qui davanti a voi oggi" - ha detto il Papa nell'omelia - "desidero riconoscere le difficoltà, la frustrazione, la pena e la sofferenza che tanti tra voi hanno subito in conseguenza dei conflitti che hanno afflitto queste terre, ed anche le amare esperienze dello spostamento che molte delle vostre famiglie hanno conosciuto e - Dio non lo permetta - possono ancora conoscere. Spero che la mia presenza qui sia un segno che voi non siete dimenticati, che la vostra perseverante presenza e testimonianza sono di fatto preziose agli occhi di Dio e sono una componente del futuro di queste terre".

"Proprio a causa delle vostre profonde radici in questi luoghi, la vostra antica e forte cultura cristiana, e la vostra perdurante fiducia nelle promesse di Dio, voi Cristiani della Terra Santa, siete chiamati a servire non solo come un faro di fede per la Chiesa universale, ma anche come lievito di armonia, saggezza ed equilibrio nella vita di una società che tradizionalmente è stata, e continua ad essere, pluralistica, multietnica e multireligiosa"

"In questa Santa Città" - ha detto ancora il Santo Padre - "dove la vita ha sconfitto la morte, dove lo Spirito è stato infuso come primo frutto della nuova creazione, la speranza continua a combattere la disperazione, la frustrazione e il cinismo, mentre la pace, che è dono e chiamata di Dio, continua ad essere minacciata dall'egoismo, dal conflitto, dalla divisione e dal peso delle passate offese. Per questa ragione, la comunità cristiana in questa Città che ha visto la risurrezione di Cristo e l'effusione dello Spirito deve fare tutto il possibile per conservare la speranza donata dal Vangelo, tenendo in gran conto il pegno della vittoria definitiva di Cristo sul peccato e sulla morte, testimoniando la forza del perdono e manifestando la natura più profonda della Chiesa quale segno e sacramento di una umanità riconciliata, rinnovata e resa una in Cristo, il nuovo Adamo".

"Ebrei, Musulmani e Cristiani qualificano insieme questa città come loro patria spirituale. Quanto bisogna ancora fare per renderla veramente una 'città della pace' per tutti i popoli, dove tutti possono venire in pellegrinaggio alla ricerca di Dio, e per ascoltarne la voce, 'una voce che parla di pace'!", ha esclamato il Pontefice.

"Come un microcosmo del nostro mondo globalizzato, questa Città, se deve vivere la sua vocazione universale, deve essere un luogo che insegna l'universalità, il rispetto per gli altri, il dialogo e la vicendevole comprensione; un luogo dove il pregiudizio, l'ignoranza e la paura che li alimenta, siano superati dall'onestà, dall'integrità e dalla ricerca della pace. Non dovrebbe esservi posto tra queste mura per la chiusura, la discriminazione, la violenza e l'ingiustizia. I credenti in un Dio di misericordia - si qualifichino essi Ebrei, Cristiani o Musulmani -, devono essere i primi a promuovere questa cultura della riconciliazione e della pace, per quanto lento possa essere il processo e gravoso il peso dei ricordi passati".

"Vorrei qui accennare direttamente alla tragica realtà - che non può mai cessare di essere fonte di preoccupazione per tutti coloro che amano questa Città e questa terra - della partenza di così numerosi membri della comunità cristiana negli anni recenti. Benché ragioni comprensibili portino molti, specialmente giovani, ad emigrare, questa decisione reca con sé come conseguenza un grande impoverimento culturale e spirituale della città. Desidero oggi ripetere quanto ho detto in altre occasioni: nella Terra Santa c'è posto per tutti! Mentre esorto le autorità a rispettare e sostenere la presenza cristiana qui, desidero al tempo stesso assicurarvi della solidarietà, dell'amore e del sostegno di tutta la Chiesa e della Santa Sede".

"La mia preghiera per voi oggi" - ha detto infine il Papa - "è che continuiate, giorno dopo giorno, a 'vedere e credere' nei segni della provvidenza di Dio e della sua inesauribile misericordia, ad 'ascoltare' con rinnovata fede e speranza le consolanti parole della predicazione apostolica e a 'toccare' le sorgenti della grazia nei sacramenti ed incarnare per gli altri il loro pegno di nuovi inizi, la libertà nata dal perdono, la luce interiore e la pace che possono portare salvezza e speranza anche nelle più oscure realtà umane".

A conclusione della Santa Messa, il Papa è rientrato alla Delegazione Apostolica di Gerusalemme per la cena in privato e il pernottamento.
PV-ISRAELE/MESSA/GERUSALEMME VIS 20090513 (770)
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