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giovedì 8 ottobre 2009

QUINTA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 7 OTT. 2009 (VIS). Questo pomeriggio si è tenuta la Quinta Congregazione Generale dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, durante la quale i Padri Sinodali hanno proseguito gli interventi. Presidente delegato di turno è stato il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal).

  Riportiamo di seguito estratti degli interventi nell'Aula del Sinodo:

CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO (CITTÀ DEL VATICANO).
"La religione tradizionale africana (RTA) esercita ancora una forte influenza sugli africani che sono per natura religiosi. (...) I missionari cristiani non hanno fatto scoprire Dio agli africani (ne avevano già una percezione): essi hanno portato loro Gesù Cristo, il Dio che possiede un volto umano (Spe salvi, 31)! L'attività delle sette, a causa della semplicità delle credenze, seduce molto gli africani afflitti dalla precarietà. (...) Sarebbe opportuno che l'Assemblea Sinodale incoraggiasse lo studio della religione tradizionale africana, che invitasse a una maggior cura pastorale nei confronti di coloro che vivono a contatto con la RTA e che suggerisse ciò che è possibile fare insieme per il bene comune.(...) Lo sviluppo delle sette può essere considerato anche un invito rivolto ai pastori a curare maggiormente la trasmissione del contenuto della fede nel contesto culturale africano. Se vogliamo rispondere alla domanda: cosa ha da dire di nuovo agli africani il Vangelo?, è fondamentale conoscere e apprezzare le radici religiose dei popoli di questo continente".

ARCIVESCOVO TARCISIUS GERVAZIO ZIYAYE, DI BLANTYRE, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE DEI MEMBRI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI IN AFRICA ORIENTALE (A.M.E.C.E.A.) (MALAWI). "In quanto Chiesa in Africa (...) siamo chiamati a passare a una catechesi più matura, che promuova una vera identità cristiana e una profonda conversione dei cuori. È scoraggiante osservare che i cattolici oggi in Africa partecipino a scontri politici ed etnici, che i politici cattolici possano essere coinvolti in gravi casi di corruzione nella pubblica amministrazione e che alcuni dei nostri cattolici ricorrano a pratiche occulte nei momenti di difficoltà: tutto ciò ci dice che c'è ancora molto da fare per promuovere una fede che trasformi i cuori e una fede che renda giustizia. Occorre una formazione più seria, a tutti i livelli della Chiesa in Africa, nella dottrina sociale della Chiesa (CST) e una migliore penetrazione dell'inculturazione nella nostra teologia e non solo nei nostri rituali".

VESCOVO AMBROISE OUÉDRAOGO, VESCOVO DI MARADI (NIGER)."Nel Niger l'Islam è presente in modo massiccio e colora tutte le attività della vita sociale, culturale, economica e politica. Moschee e madrase sono presenti ovunque. Assistiamo anche alla creazione di orfanatrofi, centri sanitari ed enti di solidarietà. Alcuni nuovi movimenti islamici riformisti sostengono radio e televisioni private di indirizzo religioso allo scopo di formare i fedeli musulmani perché vivano e pratichino meglio la religione. (...) La Chiesa famiglia di Dio nel Niger, consapevole della sua situazione di minoranza, si impegna a vivere e testimoniare l'amore di Dio per essere al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. La Chiesa di Dio nel Niger fa del dialogo islamo-cristiano una priorità pastorale della sua missione evangelizzatrice. Senza pretendere di compiere atti straordinari o di prendere iniziative eccezionali, le comunità cristiane, sostenute e incoraggiate dai loro pastori, si impegnano a ricercare e vivere la fraternità universale in uno spirito di gratuità nei confronti dei loro fratelli e sorelle musulmani, attraverso il dialogo di vita, l'ascolto e il rispetto dell'altro, il servizio reciproco in occasione degli avvenimenti fondamentali della vita umana".

VESCOVO MAURICE PIAT, C.S.SP., DI PORT-LOUIS (MAURIZIO). "I genitori disarmati dinanzi alla violenza che si abbatte sulla loro famiglia o scossi dalla modernità che sconvolge i canali tradizionali di trasmissione dei valori, hanno bisogno di essere sostenuti. Quando la guerra lacera la loro famiglia, i genitori si domandano che senso possa ancora avere la loro vita e quali valori possono ancora trasmettere ai propri figli. (...) I genitori che sono vittima della violenza hanno anche bisogno di essere accompagnati nel loro cammino di guarigione (...) Quando attraverso le comunità ecclesiali viventi i genitori trovano risposta al loro desiderio di ritrovare il gusto di trasmettere e vengono messi a contatto con la Parola di Dio, scoprono, a partire dalle loro prove, un'inaspettata vicinanza con le sofferenze di Cristo che li incoraggia e ridona un senso alla loro vita. Accompagnare le famiglie su questo cammino pasquale appare essenziale, oggi, perché la Chiesa, Famiglia di Dio, sparga il sale del Vangelo in terra africana".

VESCOVO FULGENCE MUTEBA MUGALU, DI KILWA-KASENGA (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). "Per essere efficace, la comunicazione ecclesiale deve diventare una priorità pastorale. Per questo, i mezzi di comunicazione sociale devono essere realmente messi al servizio dell'evangelizzazione ed essi stessi evangelizzati. È auspicabile, a questo proposito, che le nostre strutture ecclesiali e le nostre istituzioni ecclesiastiche dispongano, nella misura delle loro risorse materiali disponibili, di loro propri mezzi di comunicazione (radio, giornale, bollettini di informazione, sito internet, televisione, telefono, ecc.) e li utilizzino realmente. (...) I vescovi, i sacerdoti e i seminaristi, devono imparare ad utilizzare le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione pastorale, in particolare nella pastorale della giustizia, della pace e della riconciliazione. Le nostre popolazioni devono, anch'esse, essere educate all'utilizzo degli strumenti mediatici con discernimento e spirito critico, alla luce dei principi etici e dei diritti umani".

VESCOVO GEORGE NKUO, DI KUMBO (CAMERUN). "A parte l'avidità, la corruzione e la mancanza di fiducia nei nostri leader politici, uno dei maggiori ostacoli alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione in Africa è la povertà. (...) In Africa ci sono persone avide, compresi i nostri leader, che non si preoccupano dei loro fratelli e delle loro sorelle. Povertà significa impossibilità di rispondere ai bisogni fondamentali che sono il cibo, l'acqua e la casa. Povertà significa che nella comunità non c'è sicurezza. Povertà significa che non ci sono i mezzi per curare la propria famiglia. Povertà significa che i nostri figli non possono sperare in un futuro in cui avranno una famiglia e mezzi di sostentamento. Povertà significa che la tristezza e la paura hanno preso il posto della gioia e della serenità. È questa la povertà in molte parti dell'Africa. La povertà è la causa principale della fame C'è povertà in Africa, eppure l'Africa possiede quasi tutto ciò che serve per essere il continente più ricco del mondo. (...) È vero che non vi sono soluzioni pronte per risolvere la povertà su larga scala, ma da qualche parte dobbiamo cominciare".
SE/QUINTA CONGREGAZIONE/...                                            VIS 20091008 (560)


SESTA CONGREGAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2009 (VIS). Questa mattina ha avuto luogo la Sesta Congregazione Generale dell'Assemblea Speciale dell'Africa del Sinodo dei Vescovi. Erano presenti 227 Padri Sinodali. Presidete Delegato di turno è stato il Cardinale Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

  Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi:

PADRE KIERAN O'REILLY, S.M.A., SUPERIORE GENERALE DELLA SOCIETÀ DELLE MISSIONI AFRICANE. "Ispirate dal loro impegno di fede e istruite nella dottrina sociale della Chiesa, molte congregazioni missionarie e religiose hanno costituito delle reti per affrontare la sfida. Mi riferisco in particolare al lavoro della rete Africa Faith and Justice Network. Queste reti si preoccupano in modo particolare di affrontare le questioni dell'ingiustizia strutturale radicata nelle politiche europee e statunitensi che hanno un impatto negativo sull'Africa. Come 'Famiglia di Dio', la Chiesa è sfidata a testimoniare e a promuovere l'universalità dell'amore di Dio per le persone e per l'unità futura dell'umanità. (...) La testimonianza delle comunità missionarie e religiose internazionali è tanto importante quanto urgente. (...) L'Africa è trattata in modo inadeguato dai mezzi di comunicazione di massa, che si interessano quasi esclusivamente delle cattive notizie, creando così l'immagine largamente accettata di un continente in uno stato di crisi costante. Anche l''industria degli aiuti' si alimenta vendendo stereotipi negativi e superati sugli africani come vittime indifese di guerre infinite e di carestie costanti. La gente dell'Africa deve assumere un ruolo più centrale in quello che all'estero si racconta dell'Africa. E le congregazioni e gli istituti missionari internazionali si trovano in una posizione ideale per essere di aiuto in questo processo".

ARCIVESCOVO MARCEL UTEMBI TAPA, DI KISANGANI (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). "La dimensione politica della pace invita la Chiesa che è in Africa a inventare nuovi metodi di presentazione del suo insegnamento sociale, fondato su valori evangelici capaci di favorire la pace e l'intesa tra i popoli. Convenendo che la pace è anzitutto un dono di Dio, proponiamo che la Chiesa in Africa si impegni sempre di più affinché la classe politica africana sia veramente al servizio del bene comune. A tale fine la Chiesa dovrà curare e rafforzare l'accompagnamento e la formazione degli uomini politici alla luce dell'insegnamento sociale della Chiesa.  Affinché si realizzi un programma trasversale ed ecumenico per l'educazione civica delle popolazioni al fine di promuovere una coscienza civica e la partecipazione responsabile delle popolazioni locali alla gestione del patrimonio dei rispettivi paesi".

VESCOVO LOUIS NCAMISO NDLOVU, O.S.M., DI MANZINI (SWAZILAND). "La Chiesa cattolica nello Swaziland è ancora giovane, essendo giunta nel 1914. Conta circa 55.000 fedeli su una popolazione di un milione di persone, il che significa che solo il cinque per cento dei cittadini è cattolico. Sebbene rappresenti una minoranza, è comunque la Chiesa cristiana più grande del paese. (...) Negli ultimi anni, il rapporto tra la Chiesa e i leader tradizionali e politici è diventato ambivalente. La Chiesa continua a ricevere l'apprezzamento del governo per i suoi interventi nel campo dell'educazione, della salute e dei programma di sviluppo. Come Chiesa continuiamo a mettere in discussione il sistema di governo, poiché riteniamo che contribuisca al grave livello di povertà nel paese. Il governo critica la Chiesa perché si esprime su questioni politiche, affermando che il suo dovere dovrebbe limitarsi alla liturgia e al culto e che non dovrebbe essere presente nella vita sociale e politica della gente. Questo ha fatto sì che ricevessimo il sostegno di alcuni membri della società civile, tra cui i sindacati e i partiti politici e i movimenti messi al bando. Ci troviamo quindi in mezzo a due forze contrapposte. Ciò offre alla Chiesa un'opportunità unica, poiché può servire sia il governo che i membri della società civile".

VESCOVO NICOLAS DJOMOSLOLA, DI TSHUMBE, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA CONFERENZA DEMOCRATICA DEL CONGO. "Deploriamo il fatto che le sofferenze e le vite umane falciate dalle guerre nella Repubblica Democratica del Congo non abbiano suscitato la stessa indignazione e la stessa condanna che suscitano quando avvengono sotto altri cieli. Come spiegare altrimenti la ricomparsa e la virulenza delle violenze che continuano a essere condannate a parole senza prendere iniziative efficaci per mettere fine una volta per tutte alle loro cause? Non facciamo parte forse della stessa umanità? (...) A tal fine suggeriamo che questo Sinodo esorti anzitutto tutti i cristiani, nel nome della nostra fede in Gesù Cristo, che con il suo sacrificio supremo sulla croce ci ha dato la vera misura della dignità di ogni persona umana, e poi tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nel nome della nostra comune umanità, a condannare e a denunciare pubblicamente i mandanti delle guerre e delle violenze in Africa. Altrimenti saremo complici del male fatto al nostro fratello".

VESCOVO PETER MARTIN MUSIKUWA, DI CHIKWAWA (MALAWI). "Essendo 'Chiese domestiche', luoghi di perdono, di riconciliazione e di pace, la maggior parte della famigli africane non godono una completa armonia. Esse devono affrontare numerose sfide come i problemi legati all'Aids, alla globalizzazione multiculturale, il deterioramento del valore culturale del matrimonio, l'influenza politica e la mancanza di modelli di ruolo. Il vero amore e la riconciliazione difettano. Un accompagnamento pastorale qualitativo, una catechesi continua per il matrimonio e la vita famigliare è ancora necessario. Ciò si può svolgere a diversi livelli: Conferenza episcopale, Diocesi e Parrocchia. Accanto a questi Movimenti/Associazioni cristiane, quali i Movimenti familiari, gli incontri sul matrimonio cristiani possono essere utili".

ARCIVESCOVO BUTI JOSEPH TLHAGALE, O.M.I., DI JOHANNESBOURG, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (SUD AFRICA). "I valori morali fanno parte delle diverse culture africane, mentre i valori evangelici, sono minacciati dalla nuova etica globale che cerca, in modo aggressivo, di convincere i governi e le comunità africane, ad accettare nuove e diverse concezioni della famiglia, del matrimoni e della sessualità. Le culture africane sono poste sotto una forte pressione dal liberalismo, il secolarismo ed i gruppi di pressione che campeggiano davanti alla sede delle Nazioni Unite. L'Africa affronta nello stesso tempo una seconda colonizzazione più sottile e più spietata. (...) I laici, in virtù del battesimo, hanno un ruolo significativo. Essi devono testimoniare sulla pubblica piazza, nelle proprie famiglie, e sul luogo di lavoro. La loro voce cristiani di fronte alle  numerose sfide dell'Africa, è debole, resa sorda o semplicemente ridotta al silenzio. La gerarchia è privata di interlocutori credibili nell'opera di trasformazione dell'Africa. I laici cattolici devono vedersi riconoscere un ruolo in modo di poter tener testa ed essere tenuti in considerazione per la loro fede cattolica. La gerarchia non può fare tutto da sola".
SE/SESTA CONGREGAZIONE/…                        VIS 20091008 (610)


IL SANTO PADRE RICEVE PRESIDENTE AUTORITÀ PALESTINESE


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2009 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso pubblico questo mattina il seguente Comunicato:

  "Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Signor Mahmoud Abbas, Presidente dell'Autorità Palestinese. Successivamente il Presidente Abbas si è incontrato con Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che era accompagnato dal Vescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati".

  "Nel corso dei cordiali colloqui, dopo aver ricordato il viaggio del Santo Padre in Terra Santa, si è aperto un dialogo sulla situazione in Medio Oriente e, in particolare, sulla necessità di trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto israeliano-palestinese, in cui i diritti di tutti siano riconosciuti e rispettati. Al riguardo è stata rilevata l'importanza della cooperazione e del mutuo rispetto tra le parti e del sostegno della comunità internazionale".

  "Non è mancato un riferimento alla situazione dei cattolici in Palestina, e più in generale nella regione, e al loro contributo alla vita sociale e alla convivenza pacifica tra i popoli".
OP/VISITA/ABBAS                                   VIS 20091008 (190)


ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 8 OTT. 2009 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Consigliere della Pontificia Commissione per l'America Latina, il Cardinale Antonio Cañzares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti; il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; l'Arcivescovo Jean-Louis Bruguês, Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica.

- Membri della medesima Pontificia Commissione per l'America Latina; il Cardinale Nicolás de Jesús López Rodriguez, Arcivescovo di Santo Domingo (Repubblica Dominicana); il Cardinale Juan Sandoval Íñiguez, Arcivescovo di Guadalajara (Messico); il Cardinale Marc Ouellet, Arcivescovo di Québec (Canada); il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di S?o Paulo (Brasile); l'Arcivescovo Mario Antonio Cargnello, di Salta (Argentina); l'Arcivescovo Héctor Rubén Aguer, di La Plata (Argentina); l'Arcivescovo Nicolás Cotugno Fanizzi, di Montevideo (Uruguay); l'Arcivescovo Geraldo Lyruo Rocha, di Mariana (Brasile); L'Arcivescovo Raymundo Damasceno Assis, di Aparecida (Brasile); l'Arcivescovo Leopoldo José Brenas Solózorno, Arcivescovo di Managua (Nicaragua); l'Arcivescovo Orlando Antonio Corrales García, di Santa Fe de Antioquia (Colombia); l'Arcivescovo Juan José Asenjo Pelegrina, Coadiutore di Sevilla (Spagna).
NA/.../...                                       VIS 20091008 (180)


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