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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 3 maggio 2010

DIO AIUTA AD AFFRONTARE E SUPERARE LE DIFFICOLTÀ

CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2010 (VIS). Il Papa ha compiuto oggi una visita pastorale a Torino (Italia) a motivo dell'ostensione della Sacra Sindone.

 Dopo un breve incontro con i cittadini in Piazza San Carlo, il Santo Padre ha presieduto alle 10.45 la celebrazione eucaristica nello stesso luogo.

 Nell'omelia, Benedetto XVI ha fatto riferimento alle difficoltà nella vita cristiana. In questo senso ha ricordato "a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono in solitudine, agli emarginati, agli immigrati".

 Nonostante i numerosi problemi, ha continuato, "è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani".

 Il Papa ha esortato le famiglie "a vivere la dimensione cristiana dell'amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni, nel coltivare la fede che rende ancora più salda la comunione".

 "Desidero anche incoraggiare lo sforzo, spesso difficile, di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile".

 Il Santo Padre ha incoraggiato in particolare i giovani a "non perdere mai la speranza, quella che viene dal Cristo Risorto, dalla vittoria di Dio sul peccato, sull'odio e sulla morte".

 Riferendosi successivamente alla Sacra Sindone, il Pontefice ha sottolineato che "in essa vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo (...). Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravedere, nella sua Pasqua, l'anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno".

 Benedetto XVI ha concluso esortando i fedeli di Torino a "a restare saldi in quella fede che avete ricevuto, che dà senso alla vita, che dà forza di amare; a non perdere mai la luce della speranza nel Cristo Risorto, che è capace di trasformare la realtà e rendere nuove tutte le cose; a vivere in città, nei quartieri, nelle comunità, nelle famiglie, in modo semplice e concreto l'amore di Dio: "Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri".

 Dopo la Messa e prima del Regina Coeli, il Papa si è rivolto a Maria, che a Torino è venerata come patrona con il titolo di Vergine della Consolazione. "A Lei affido questa Città e tutti coloro che vi abitano. Veglia, o Maria, sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della Chiesa, sui Pastori e sull'intera Comunità dei credenti, perché siano "sale e luce" in mezzo alla società".
PV-ITALIA/                                                                                 VIS 20100503 (510)

AI GIOVANI: SIATE PARTE DEL GRANDE MOSAICO DELLA CHIESA

CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2010 (VIS). Alle 16.30 il Santo Padre è arrivato a Piazza San Carlo per incontrare i giovani dell'arcidiocesi di Torino e delle diocesi limitrofe. Dopo la presentazione del cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, e il saluto di due giovani, il Papa ha pronunciato un discorso ai presenti.

 Ricordando che 25 anni fa Giovanni Paolo II ha dedicato ai giovani una lettera incentrata sull'incontro di Gesù con il giovane ricco, che gli chiede cosa debba fare per avere la vita eterna, Benedetto XVI ha detto: "Oggi non è facile parlare di vita eterna e di realtà eterne, perché la mentalità del nostro tempo ci dice che non esiste nulla di definitivo: tutto muta, e anche molto velocemente. "Cambiare" è diventata, in molti casi, la parola d'ordine (...) e in questo modo anche voi giovani siete portati spesso a pensare che sia impossibile compiere scelte definitive, che impegnino per tutta la vita".

 Tuttavia il Papa si è domandato: "E' proprio vero che per essere felici dobbiamo accontentarci di piccole e fugaci gioie momentanee, le quali, una volta terminate, lasciano l'amarezza nel cuore? Cari giovani, non è questa la vera libertà, la felicità non si raggiunge così. Ognuno di noi è creato non per compiere scelte provvisorie e revocabili, ma scelte definitive e irrevocabili, che danno senso pieno all'esistenza.
Lo vediamo nella nostra vita: ogni esperienza bella, che ci colma di felicità,  vorremmo che non avesse mai termine. Dio ci ha creato in vista del "per sempre", ha posto nel cuore di ciascuno di noi il seme per una vita che realizzi qualcosa di bello e di grande".

 "Nel dialogo con il giovane, che possedeva molte ricchezze, Gesù indica qual è la ricchezza più grande della vita: l'amore. Amare Dio e amare gli altri con tutto se stessi (...). Non c'è nulla, quindi, di più grande per l'uomo, un essere mortale e limitato, che partecipare alla vita di amore di Dio. Oggi viviamo in un contesto culturale che non favorisce rapporti umani profondi e disinteressati, ma, al contrario, induce spesso a chiudersi in se stessi, all'individualismo (...). Ma il cuore di un giovane è per natura sensibile all'amore vero. Perciò mi rivolgo con grande fiducia a ciascuno di voi e vi dico: non è facile fare della vostra vita qualcosa di bello e di grande, è impegnativo, ma con Cristo tutto è possibile!".

 "Vivete questo incontro con l'amore di Cristo in un forte rapporto personale con Lui; vivetelo nella Chiesa, anzitutto nei Sacramenti - ha esortato Benedetto XVI i giovani - (...).l'amore di Cristo per il giovane del Vangelo è il medesimo che egli ha per ciascuno di voi. Non è un amore confinato nel passato, non è un'illusione, non è riservato a pochi (...).Ciascuno si senta "parte viva" della Chiesa, coinvolto nell'opera di evangelizzazione, senza paura (...) con i fratelli nella fede e in comunione con i Pastori, uscendo da una tendenza individualista anche nel vivere la fede, per respirare a pieni polmoni la bellezza di far parte del grande mosaico della Chiesa di Cristo".

 Il Santo Padre ha posto come esempio il beato Piergiorgio Frassati, di cui si celebra il ventesimo anniversario della beatificazione e che "visse con grande impegno la sua formazione cristiana e diede la sua testimonianza di fede, semplice ed efficace (...). Il Papa ha ricordato che il motto di Frassati era " Vivere e non vivacchiare" e ha invitato quanti lo ascoltavano a "scoprire che vale la pena di impegnarsi per Dio e con Dio, di rispondere alla sua chiamata nelle scelte fondamentali e in quelle quotidiane, anche quando costa!".

 "La sacra Sindone - ha concluso - sia in modo del tutto particolare per voi un invito ad imprimere nel vostro spirito il volto dell'amore di Dio, per essere voi stessi, nei vostri ambienti, con i vostri coetanei, un'espressione credibile del volto di Cristo".
PV-ITALIA/                                                                                 VIS 20100503 (650)

SACRA SINDONE: ICONA DEL MISTERO DEL SABATO SANTO

CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2010 (VIS). Concluso l'incontro con i giovani, a cui hanno partecipato circa 20.000 persone, il Santo Padre si è recato in automobile alla Cattedrale di Torino per venerare la Sacra Sindone, la cui ostensione è iniziata il 10 aprile e finirà il 23 maggio.

 Il Papa, che è stato ricevuto dal parroco e dai canonici del Capitolo Metropolitano, ha adorato l'Eucaristia nella Cappella del Santissimo Sacramento per trasferirsi in seguito sull'altare maggiore, dove ha venerato la Sacra Sindone.

 Dopo aver venerato il Sacro Sudario, Benedetto XVI ha letto la sua meditazione intitolata "Il mistero del Sabato Santo", sottotitolo del tema dell'ostensione: "Passio Christi- Passio hominis".

 "La Sacra Sindone -ha detto il Papa- è l'icona di questo mistero (...).  Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù (...). Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio (...), nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l'umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell'uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più (...). Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l'oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità".

 "E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento "fotografico", dotato di un "positivo" e di un "negativo". E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la "terra di nessuno" tra la morte e la risurrezione, ma in questa "terra di nessuno" è entrato Uno, l'Unico, che l'ha attraversata con i segni della sua Passione per l'uomo".

 "In quel "tempo oltre il tempo" Gesù Cristo è "disceso agli inferi" (...). Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell'uomo, dove non arriva alcun raggio d'amore, dove regna l'abbandono totale senza alcuna parola di conforto: "gli inferi". Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha
oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui (...). L'essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l'amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell'ora dell'estrema solitudine non saremo mai soli: "Passio Christi. Passio hominis".

 "Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce (...). Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo "Uomo dei dolori", che porta su di sé la passione dell'uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati (...) promana una maestà solenne, una signoria paradossale".

 "Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un'Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L'immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita (...). E' come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo".

 Terminata la meditazione, Benedetto XVI ha salutato le suore dei diversi monasteri della diocesi e i membri del Comitato della Sacra Sindone per trasferirsi successivamente alla Casa della Divina Provvidenza, dove, alle 18.30, nella Chiesa del Cottolengo ha incontrato i malati.
PV-ITALIA/                                                                                 VIS 20100503 (710)

DIO RENDE FECONDA L'OFFERTA DELLA SOFFERENZA

CITTA' DEL VATICANO, 2 MAG. 2010 (VIS). Alle 18.30, il Papa ha incontrato i malati nella Chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), nei sobborghi di Torino nel 1832.

 "Questo incontro - ha detto il Santo Padre all'inizio del suo discorso -, si intona molto bene al mio pellegrinaggio alla sacra Sindone, in cui possiamo leggere tutto il dramma della sofferenza, ma anche, alla luce della Risurrezione di Cristo, il pieno significato che essa assume per la redenzione del mondo".

 Parlando del Cottolengo, Benedetto XVI ha affermato che "pur attraversando nella sua vita momenti drammatici, mantenne sempre una serena fiducia di fronte agli eventi; attento a cogliere i segni della paternità di Dio, riconobbe, in tutte le situazioni, la sua presenza e la sua misericordia e, nei poveri, l'immagine più amabile della sua grandezza".

 "Principio fondamentale della sua opera fu, fin dall'inizio, -ha continuato-l'esercizio verso tutti della carità cristiana, che gli permetteva di riconoscere in ogni uomo, anche se ai margini della società, una grande dignità (...). Perciò il farsi carico di tante sofferenze umane significava, per il nostro Santo, creare relazioni di vicinanza affettiva, familiare e spontanea, dando vita a strutture che potessero favorire questa vicinanza, con quello stile di famiglia che continua ancora oggi".

 Il Papa ha assicurato ai malati che hanno avuto una missione importante: "Vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Offrendo il nostro dolore a Dio per mezzo di Cristo, noi possiamo collaborare alla vittoria del bene sul male, perché Dio rende feconda la nostra offerta, il nostro atto di amore".

"Questa Casa -ha sottolineato- è uno dei frutti maturi nati dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo, e manifesta che la sofferenza, il male, la morte non hanno l'ultima parola, perché dalla morte e dalla sofferenza la vita può risorgere".

 Il Santo Padre ha concluso mettendo in rilievo che "in questo luogo comprendiamo meglio che, se la passione dell'uomo è stata assunta da Cristo nella sua Passione, nulla andrà perduto. Il messaggio di questa solenne Ostensione della Sindone: "Passio Christi - Passio hominis", qui si comprende in modo particolare".

 Terminata la visita e dopo aver salutato i malati presenti nella Chiesa del Cottolengo, il Papa si è diretto all'aeroporto di Torino, dove, alle 20:00, è salito sull'aereo di ritorno a Roma. Dall'aeroporto di Ciampino si è recato in elicottero in Vaticano.
PV-ITALIA/                                                                                 VIS 20100503 (420)

COMUNICATO RIUNIONE VISITATORI LEGIONARI DI CRISTO

CITTA' DEL VATICANO, 1 MAG. 2010 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso pubblico oggi il seguente comunicato:

"1. Nei giorni 30 aprile e 1° maggio il Cardinale Segretario di Stato ha presieduto in Vaticano una riunione con i cinque Vescovi incaricati della Visita Apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo (mons. Ricardo Blázquez Pérez, Arcivescovo di Valladolid; mons. Charles Joseph Chaput, OFMCap., Arcivescovo di Denver; mons. Ricardo Ezzati Andrello SDB, Arcivescovo di Concepción; mons. Giuseppe Versaldi, Vescovo di Alessandria; mons. Ricardo Watty Urquidi, M.Sp.S., Vescovo di Tepic). Ad essa hanno preso parte i Prefetti della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e il Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

 Una delle sessioni si è svolta alla presenza del Santo Padre, al quale i Visitatori hanno presentato una sintesi delle loro Relazioni, già anteriormente inviate.

 Nel corso della Visita sono stati incontrati personalmente più di 1.000 Legionari e sono state vagliate diverse centinaia di testimonianze scritte. I Visitatori si sono recati in quasi tutte le case religiose e in molte delle opere di apostolato dirette dalla Congregazione. Hanno ascoltato, a voce o per iscritto, il giudizio di molti Vescovi Diocesani dei Paesi in cui la Congregazione opera. I Visitatori hanno anche incontrato numerosi membri del Movimento "Regnum Christi", benché esso non fosse oggetto della Visita, in particolare uomini e donne consacrate. Hanno ricevuto anche notevole corrispondenza da parte di laici impegnati e di familiari di aderenti al Movimento.

 I cinque Visitatori hanno testimoniato l'accoglienza sincera loro riservata e lo spirito di fattiva collaborazione mostrato dalla Congregazione e dai singoli religiosi. Pur avendo agito indipendentemente, sono giunti ad una valutazione ampiamente convergente e ad un giudizio condiviso. Essi hanno attestato di avere incontrato un gran numero di religiosi esemplari, onesti, pieni di talento, molti dei quali giovani, che cercano Cristo con zelo autentico e che offrono l'intera loro esistenza per la diffusione del Regno di Dio.

2. La Visita Apostolica ha potuto appurare che la condotta di P. Marcial Maciel Degollado ha causato serie conseguenze nella vita e nella struttura della Legione, tali da richiedere un cammino di profonda revisione.

 I gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di P. Maciel, confermati da testimonianze incontrovertibili, si configurano, talora, in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso. Di tale vita era all'oscuro gran parte dei Legionari, soprattutto a motivo del sistema di relazioni costruito da P. Maciel, che abilmente aveva saputo crearsi alibi, ottenere fiducia, confidenza e silenzio dai circostanti e rafforzare il proprio ruolo di fondatore carismatico.

 Non di rado un lamentevole discredito e allontanamento di quanti dubitavano del suo retto comportamento, nonché l'errata convinzione di non voler nuocere al bene che la Legione stava compiendo, avevano creato attorno a lui un meccanismo di difesa che lo ha reso per molto tempo inattaccabile, rendendo di conseguenza assai difficile la conoscenza della sua vera vita.

3. Lo zelo sincero della maggioranza dei Legionari, emerso anche nelle visite alle case della Congregazione e a molte loro opere, non da pochi assai apprezzate, ha portato molti in passato a ritenere che le accuse, via via divenute più insistenti e lanciate qua e là, non potessero essere che calunnie.

 Perciò la scoperta e la conoscenza della verità circa il fondatore ha provocato, nei membri della Legione, sorpresa, sconcerto e profondo dolore, distintamente evidenziati dai Visitatori.

4. Dai risultati della Visita Apostolica sono emerse con chiarezza, tra gli altri elementi:
a) la necessità di ridefinire il carisma della Congregazione dei Legionari di Cristo, preservando il nucleo vero, quello della "militia Christi", che contraddistingue l'azione apostolica e missionaria della Chiesa e che non si identifica con l'efficientismo a qualsiasi costo;
b) la necessità di rivedere l'esercizio dell'autorità, che deve essere congiunta alla verità, per rispettare la coscienza e svilupparsi alla luce del Vangelo come autentico servizio ecclesiale;
c) la necessità di preservare l'entusiasmo della fede dei giovani, lo zelo missionario, il dinamismo apostolico, per mezzo di un'adeguata formazione. Infatti, la delusione circa il fondatore potrebbe mettere in questione la vocazione e quel nucleo di carisma che appartiene ai Legionari di Cristo ed è loro proprio.

5. Il Santo Padre intende rassicurare tutti i Legionari e i membri del Movimento "Regnum Christi" che non saranno lasciati soli: la Chiesa ha la ferma volontà di accompagnarli e di aiutarli nel cammino di purificazione che li attende. Esso comporterà anche un confronto sincero con quanti, dentro e fuori la Legione, sono stati vittime degli abusi sessuali e del sistema di potere messo in atto dal fondatore: ad essi va in questo momento il pensiero e la preghiera del Santo Padre, insieme alla gratitudine per quanti di loro, pur in mezzo a grandi difficoltà, hanno avuto il coraggio e la costanza di esigere la verità.

6. Il Santo Padre, nel ringraziare i Visitatori per il delicato lavoro da essi svolto con competenza, generosità e profonda sensibilità pastorale, si è riservato di indicare prossimamente le modalità di questo accompagnamento, a cominciare dalla nomina di un suo Delegato e di una Commissione di studio sulle Costituzioni.

 Ai membri consacrati del Movimento "Regnum Christi", che lo hanno richiesto con insistenza, il Santo Padre invierà un Visitatore.

7. Infine, il Papa rinnova a tutti i Legionari di Cristo, alle loro famiglie, ai laici impegnati nel movimento "Regnum Christi", il suo incoraggiamento, in questo momento difficile per la Congregazione e per ciascuno di loro. Li esorta a non perdere di vista che la loro vocazione, scaturita dalla chiamata di Cristo e animata dall'ideale di testimoniare al mondo il suo amore, è un autentico dono di Dio, una ricchezza per la Chiesa, il fondamento indistruttibile su cui costruire il futuro personale e quello della Legione."
OP/                                                                                               VIS 20100503 (970)

CARDINAL MAYER: NULLA SI ANTEPONGA ALL'AMORE DI CRISTO

CITTA' DEL VATICANO, 3 MAG. 2010 (VIS). Benedetto XVI ha pronunciato questa mattina l'omelia finale del funerale per il cardinal Paul Augustin Mayer, O.S.B., prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, deceduto lo scorso 30 aprile a Roma a 98 anni.
 La Messa di esequie, celebrata sull'altare della cattedra della Basilica di San Pietro, è stata presieduta dal cardinal Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, e concelebrata da vari porporati.
 "La grande e indefettibile speranza, fondata sulla solida roccia dell'amore di Dio, -ha detto il Papa nell'omelia-, ci assicura che la vita di coloro che muoiono in Cristo "non è tolta, ma trasformata"; e che "mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un'abitazione eterna nel cielo". In un'epoca come la nostra, nella quale la paura della morte getta molte persone nella disperazione e nella ricerca di consolazioni illusorie, il cristiano si distingue per il fatto che pone la sua sicurezza in Dio, in un Amore così grande da poter rinnovare il mondo intero".
 Durante tutta la sua esistenza, il cardinal Mayer, ha detto il Papa, ", egli ha cercato di realizzare quanto san Benedetto dice nella Regola: "Nulla si anteponga all'amore di Cristo". Benedetto XVI ha ricordato le tappe della vita del porporato, cominciando dalla sua attività come professore nel Pontificio Ateneo di Sant'Anselmo, di cui fu rettore dal 1949 al 1966, epoca in cui si fondò il Pontificio Istituto Liturgico, "un punto di riferimento fondamentale per la preparazione dei formatori nel campo della liturgia".
 Il Santo Padre ha fatto poi riferimento alla competenza del cardinale, che si rese degno di molti e prestigiosi incarichi, come quando il Papa Paolo VI lo nominò Segretario della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, e lo consacrò vescovo nel 1972. Durante gli anni di servizio in questo Dicastero, "promosse la progressiva attuazione delle disposizioni del Concilio Vaticano II riguardo alle famiglie religiose" e "in questo particolare ambito, nella sua qualità di religioso, ebbe modo di dimostrare una spiccata sensibilità ecclesiale e umana".
 Nel 1984 Giovanni Paolo II lo nominò Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Sacramenti, creandolo cardinale nel 1985 e designandolo poco più tardi come primo presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". "Anche in questo nuovo e delicato incarico il Cardinale Mayer si confermò zelante e fedele servitore, cercando di applicare il contenuto del suo motto: "L'amore di Cristo ci ha raccolti nell'unità".

 Il Papa ha concluso raccomandando il cardinale defunto alla Vergine delle Grazie di Altötting (Baviera), luogo di pellegrinaggio vicino a quello di nascita del defunto.
HML/                                                                                           VIS 20100503 (440)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 3 MAG. 2010 (VIS). - Il Santo Padre:

-Ha elevato al rango di diocesi la prelatura territoriale di Ipil nelle Filippine, conservando la stessa denominazione e configurazione territoriale e rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Zamboanga.

-Ha nominato il vescovo Julius S.Tonel, fino ad ora prelato nella stessa sede, primo vescovo della diocesi di Ipil (superficie 4.850, popolazione 654.000, cattolici 429.000, sacerdoti 40, religiosi 53) nelle Filippine.

-Ha nominato monsignor Mijo Gorski vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Zagreb (superficie 4.246, popolazione 1.237.650, cattolici 1.101.900, sacerdoti 562, religiosi 1.657, diaconi permanenti 7) in Croazia. Il vescovo eletto è nato nel 1952 a Mihovljan (Croazia), è stato ordinato sacerdote nel 1977. Fino ad ora era canonico della cattedrale di Zagreb e direttore dell'Istituto arcidiocesano per il sostentamento del clero.
ECE:NER:NEA/                                                                          VIS 20100503 (130)
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