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venerdì 17 settembre 2010

RELIGIONE È GARANZIA DI AUTENTICA LIBERTÀ E RISPETTO

CITTA' DEL VATICANO, 16 SET. 2010 (VIS). Alle 15:45 (ora locale), il Papa si è diretto in automobile da Edinburgh a Bellahouston Park a Glasgow, dove è giunto un’ora dopo. Dopo aver percorso il parco in autovettura panoramica salutando e benedicendo i 70.000 fedeli presenti, il Papa ha celebrato l’Eucaristia nel giorno in cui si commemora San Ninian di Galloway, Apostolo di Scozia (360-432).

Nel ricordare la “storica visita” di Giovanni Paolo II (1982) in questo stesso luogo, durante la quale egli vi rivolse l’esortazione a “camminare mano nella mano con i vostri fratelli cristiani”, Papa Benedetto XVI ha affermato che tale esortazione ha “portato ad una maggiore fiducia e amicizia con i membri della Chiesa di Scozia, della Chiesa Episcopale Scozzese e delle altre comunità cristiane”.

Benedetto XVI ha quindi rivolto parole di saluto ai rappresentanti di altre confessioni cristiane presenti ed ha invitato a rendere grazie al Signore “per la promessa che rappresenta l’intesa e la cooperazione ecumenica, in vista di una testimonianza concorde alla verità salvifica della parola di Dio nell’odierna società in rapido mutamento”.

“Tra i diversi doni che San Paolo elenca per l’edificazione della Chiesa vi è quello dell’insegnamento” – ha proseguito il Pontefice – “Negli ultimi trent’anni, con l’aiuto delle autorità civili, le scuole cattoliche scozzesi hanno raccolto la sfida di assicurare una educazione integrale ad un maggior numero di studenti”.

“Desidero incoraggiare i professionisti, i politici e gli educatori cattolici scozzesi a non perdere mai di vista la loro chiamata ad usare i propri talenti e la propria esperienza a servizio della fede, confrontandosi con la cultura scozzese contemporanea ad ogni livello”.

“L’evangelizzazione della cultura” – ha sottolineato il Santo Padre – “è tanto più importante nella nostra epoca, in cui una ‘dittatura del relativismo’ minaccia di oscurare l’immutabile verità sulla natura dell’uomo, il suo destino e il suo bene ultimo. Vi sono oggi alcuni che cercano di escludere il credo religioso dalla sfera pubblica, di privatizzarlo o addirittura di presentarlo come una minaccia all’uguaglianza e alla libertà. Al contrario, la religione è in verità una garanzia di autentica libertà e rispetto, che ci porta a guardare ogni persona come un fratello od una sorella. Per questo motivo faccio appello in particolare a voi, fedeli laici, affinché, in conformità con la vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esempio pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati nella sfera pubblica della promozione della sapienza e della visione del mondo che derivano dalla fede”.

“La società odierna” – ha aggiunto il Pontefice – “necessita di voci chiare, che propongano il nostro diritto a vivere non in una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie, ma in una società che lavora per il vero benessere dei suoi cittadini, offrendo loro guida e protezione di fronte alle loro debolezze e fragilità. Non abbiate paura di dedicarvi a questo servizio in favore dei vostri fratelli e sorelle, e del futuro della vostra amata nazione”.

Nel rivolgersi ai Vescovi della Scozia, Benedetto XVI ha ricordato loro che una delle loro priorità pastorali è la santificazione dei sacerdoti esortandoli con queste parole: “Pregate con loro per le vocazioni, affinché il Signore della messe mandi operai nella sua messe”.

“Cari sacerdoti della Scozia, siete chiamati alla santità e a servire il popolo di Dio modellando le vostre vite sul mistero della croce del Signore. Predicate il Vangelo con un cuore puro ed una coscienza retta. Dedicate voi stessi a Dio solo, e diventerete per i giovani esempi luminosi di una vita santa, semplice e gioiosa: essi, a loro volta, desidereranno certamente unirsi a voi nel vostro assiduo servizio al popolo di Dio”.

“Infine, desidero rivolgere una parola a voi, miei cari giovani cattolici di Scozia” – ha concluso il Papa – “Vi sono molte tentazioni che dovete affrontare ogni giorno – droga, denaro, sesso, pornografia, alcool – che secondo il mondo vi daranno felicità, mentre in realtà si tratta di cose distruttive, che creano divisione. C’è una sola cosa che permane: l’amore personale di Gesù Cristo per ciascuno di voi. Cercatelo, conoscetelo ed amatelo, ed egli vi renderà liberi dalla schiavitù dell’esistenza seducente ma superficiale frequentemente proposta dalla società di oggi. Lasciate da parte ciò che non è degno di valore e prendete consapevolezza della vostra dignità di figli di Dio”.

“Prego perché molti fra voi conoscano ed amino Gesù Cristo e, attraverso tale incontro, giungano a dedicarsi completamente a Dio, in modo particolare quanti fra di voi sono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa”.

Al termine della Santa Messa, il Papa è partito dall’aeroporto di Glasgow diretto a Londra, e dall’aeroporto di Heathrow ha raggiunto la Nunziatura Apostolica per il pernottamento.
PV-REGNO UNITO VIS 20100917 (780)

DOMANDE GIORNALISTI AL PAPA DURANTE VOLO REGNO UNITO

CITTA' DEL VATICANO, 16 SET. 2010 (VIS). Come di consueto, nel corso del viaggio aereo verso il Regno Unito, il Santo Padre Benedetto XVI ha risposto alle domande di giornalisti del Volo Papale.

La prima domanda è stata: “Durante la preparazione di questo viaggio vi sono state discussioni e posizioni contrarie. Nella tradizione passata del Paese vi sono state forti posizioni anticattoliche. Lei è preoccupato per come sarà accolto?

Santo Padre: “Devo dire che non sono preoccupato, perché quando sono andato in Francia è stato detto che quello sarebbe stato il Paese più anticlericale, con forti correnti anticlericali e con un minimo di fedeli; quando sono andato nella Repubblica Ceca è stato detto che quello sarebbe stato il Paese più areligioso d’Europa e più anticlericale anche. (...) Naturalmente la Gran Bretagna ha una sua propria storia di anticattolicesimo, questo è ovvio, ma è anche un Paese di una grande storia di tolleranza. E così sono sicuro che da una parte vi sarà un’accoglienza positiva dai cattolici e dai credenti, generalmente; attenzione da quanti cercano come andare avanti in questo nostro tempo, e rispetto e tolleranza reciproca dove c’è un anticattolicesimo. Vado avanti con grande coraggio e con gioia”.

Seconda domanda: “Il Regno Unito, come molti altri Paesi occidentali – è un tema che ha già toccato nella prima risposta – è considerato un Paese secolare; c’è un forte movimento di ateismo anche con motivazioni culturali, tuttavia vi sono anche segni che la fede religiosa, in particolare in Gesù Cristo, è tuttora viva a livello personale. Che cosa può significare questo per cattolici ed anglicani? Si può fare qualcosa per rendere la Chiesa come istituzione anche più credibile e attrattiva per tutti?”.

“Direi” - ha risposto il Papa – “che una Chiesa che cerca soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata. Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé, per essere un corpo forte, ma serve per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore, di riconciliazione apparse in questa figura e che sempre vengono dalla presenza di Gesù Cristo. (...) In questo senso mi sembra anche che anglicani e cattolici hanno il semplice compito, lo stesso compito, la stessa direzione da prendere. Se anglicani e cattolici vedono che ambedue non servono per se stessi, ma sono strumenti per Cristo, ‘amico dello Sposo’ – come dice San Giovanni – se ambedue seguono la priorità di Cristo e non di se stessi, allora vengono anche insieme, perché allora la priorità di Cristo li accomuna e non sono più concorrenti, ognuno cercando il maggiore numero, ma sono congiunti nell’impegno per la verità di Cristo che entra in questo mondo, e così si trovano anche reciprocamente in un vero e fecondo ecumenismo”.

La terza domanda: “Com’è noto e come è stato posto in rilievo anche da recenti sondaggi, lo scandalo degli abusi sessuali ha scosso la fiducia dei fedeli nella Chiesa. Come pensa di poter contribuire a ristabilire questa fiducia?”.

Santo Padre: “Innanzitutto devo dire che queste rivelazioni sono state per me uno choc. Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa perversione del ministero sacerdotale era possibile. Il sacerdote, nel momento dell’ordinazione, preparato per anni a questo momento, dice sì a Cristo per farsi la sua voce, la sua bocca, la sua mano e servirlo con tutta l’esistenza perché il Buon Pastore, che ama e aiuta e guida alla verità, sia presente nel mondo. Come un uomo che ha fatto e detto questo possa poi cadere in questa perversione, è difficile capire, è una grande tristezza, tristezza anche che l’autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie. Per tutto questo siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi. (...) Quanto alle vittime, direi, tre cose sono importanti. (...) Come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, impegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spirituali. Secondo, è il problema delle persone colpevoli: la giusta pena, escluderli da ogni possibilità di accesso ai giovani, perché sappiamo che questa è una malattia e la libera volontà non funziona dove c’è questa malattia; quindi dobbiamo proteggere queste persone contro se stesse, e trovare il modo di aiutarle e di proteggerle contro se stesse ed escluderle da ogni accesso ai giovani. E il terzo punto è la prevenzione nella educazione e nella scelta dei candidati al sacerdozio. Essere così attenti che secondo le possibilità umane si escludano futuri casi. E vorrei in questo momento anche ringraziare l’episcopato britannico per la sua attenzione, per la sua collaborazione, sia con la Sede di San Pietro, sia con le istanze pubbliche, e per l’attenzione per le vittime e per il diritto. Mi sembra che l’episcopato britannico abbia fatto e faccia un grande lavoro e gli sono molto grato”.

La quarta domanda: “Santità, la figura del Cardinale Newman evidentemente è molto significativa per Lei. Per il Cardinale Newman Lei fa l’eccezione di presiederne la beatificazione. Pensa che il suo ricordo possa aiutare a superare le divisioni fra anglicani e cattolici? E quali sono gli aspetti della sua personalità su cui desidera mettere l’accento più forte?”

Santo Padre: “Il Cardinale Newman è soprattutto da una parte un uomo moderno, che ha vissuto tutto il problema della modernità, che ha vissuto anche il problema dell’agnosticismo, dell’impossibilità di conoscere Dio, di credere. (...) Direi, quindi, questi tre elementi: modernità della sua esistenza, con tutti i dubbi e i problemi del nostro essere di oggi; cultura grande, conoscenza dei grandi tesori della cultura dell’umanità, disponibilità di ricerca permanente, di rinnovamento permanente; e spiritualità: vita spirituale, vita con Dio, danno a quest’uomo un’eccezionale grandezza per il nostro tempo. Perciò è una figura di dottore della Chiesa per noi e per tutti, e anche un ponte tra anglicani e cattolici”.

Un’ultima domanda. “Questa visita è considerata con il rango di visita di Stato, così è stata qualificata. Che cosa significa ciò per i rapporti tra la Santa Sede e il Regno Unito? Vi sono punti importanti di sintonia, in particolare guardando alle grandi sfide del mondo attuale?”

Santo Padre: “Sono molto grato a Sua Maestà la Regina Elisabetta II, che ha voluto dare a questa visita il rango di una visita di Stato, che sa esprimere il carattere pubblico di questa visita e anche la responsabilità comune tra politica e religione per il futuro del Continente e per il futuro dell’umanità. (...) Naturalmente questo fatto che giuridicamente è una visita di Stato non rende la mia visita un fatto politico, perché se il Papa è capo di Stato, questo è solo uno strumento per garantire l’indipendenza del suo annuncio e il carattere pubblico del suo lavoro di Pastore. In questo senso anche la visita di Stato rimane sostanzialmente ed essenzialmente una visita pastorale, cioè una visita nella responsabilità della fede, per la quale il Sommo Pontefice, il Papa esiste”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100917 (1210)

SCUOLE CATTOLICHE: DIMENSIONE TRASCENDENTE STUDIO

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Questa mattina il Santo Padre, lasciata la Nunziatura Apostolica di Londra, si è diretto al St. Mary’s University College di Twickenham a dodici chilometri dalla capitale. Il College fu creato nel 1850 per offrire un’istruzione ai figli delle famiglie cattoliche meno abbienti. Gestito inizialmente dai Fratelli delle Scuole Cattoliche, nel 1899 fu affidato ai Vincenziani. Dal 1920 al 1980 l’Istituto dava i titoli di laurea della “University of London”, mentre oggi l’Ateneo, che conta 4.000 studenti, ha i propri titoli di laurea.

Il Papa è stato ricevuto dal Rettore del College, dal Cappellano, dal Vescovo Ausiliare di Westminster Monsignor George Stack e dal Ministro dell’Istruzione britannico Michael Gove, i quali lo hanno accompagnato nella Cappella dove erano ad attenderlo 300 religiosi e religiose impegnati nell’educazione cattolica. Qui il Papa ha tenuto un discorso.

“Voi formate nuove generazioni non solo nella conoscenza della fede ma in ogni aspetto di ciò che significa vivere come cittadini maturi e responsabili nel mondo odierno” - ha detto il Santo Padre – “L’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica. Riguarda piuttosto la formazione della persona umana, la preparazione di lui o di lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda l’educazione alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore”.

“Questa dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole. (...) Poiché la ricerca di Dio che si colloca nel cuore della vocazione monastica, richiede un attivo impegno coi mezzi tramite i quali egli si fa conoscere - la sua creazione e la sua parola rivelata - era naturale che il monastero dovesse avere una biblioteca ed una scuola. (...) Fu l’impegno dei monaci nell’apprendimento la via sulla quale incontrare la Parola Incarnata di Dio che gettò le fondamenta della nostra cultura e delle civiltà occidentali”.

“Molti di voi appartengono ad ordini dediti all’insegnamento, che hanno portato la luce del Vangelo in terre lontane come parte del grande lavoro missionario della Chiesa ed anche per questo rendo grazie e benedico il Signore. Spesso avete avviato” – ha affermato il Papa – “le fondazioni per contribuire all’educazione molto prima che lo Stato assumesse una responsabilità per questo vitale servizio all’individuo e alla società”.

“Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare” – ha esortato il Santo Padre – “che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro. Inoltre, la presenza dei religiosi nelle scuole cattoliche è un forte richiamo al carattere cattolico grandemente discusso, che deve permeare ogni aspetto della vita scolastica. Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento deve essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa”.

“Prima di concludere” – ha detto infine il Pontefice – “desidero aggiungere una particolare parola di apprezzamento per coloro che si impegnano a garantire che le nostre scuole assicurino un ambiente sicuro per i bambini e i giovani. La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno. Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di rispettosa e affettuosa fiducia. Confido che possa continuare ad essere un segno distintivo delle scuole cattoliche in questo Paese”.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100917 (570)

APPELLO ALLA SANTITÀ

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Al termine dell’incontro con i religiosi e le religiose nella Cappella del St. Mary’s University College di Twickenham, il Papa ha attraversato in autovettura panoramica il campus fino al terreno sportivo del College dove erano ad attenderlo oltre 4.000 studenti delle scuole cattoliche britanniche che avevano seguito sui megaschermi il discorso del Papa nella Cappella. Gli impianti sportivi dell’Università hanno ottenuto la qualifica di “Campo di Addestramento” per le Olimpiadi di Londra del 2010. L’incontro del Papa con il mondo dell’educazione cattolica è stato trasmesso in diretta televisiva ed è stato possibile seguirlo via Internet in tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia.

Il Papa ha ricevuto il saluto del Vescovo Malcolm P. McMahon, di Nottingham, Presidente della Commissione Episcopale per l’istruzione e successivamente ha proceduto all’inaugurazione della Fondazione “John Paul II” per lo Sport. I Vescovi cattolici intendono raccogliere l’insegnamento di Papa Giovanni Paolo II sullo sport (120 interventi durante il suo pontificato).

“Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo”.

“Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. (...) Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. (...) Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. (...) La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”.

“Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. (...) E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. (...) Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. (...) Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità”.

“C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. (...) Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada”.

Benedetto XVI ha concluso il suo discorso rivolgendosi anche ai “molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna” ed ha detto: “Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta”.

Al termine il Papa si è diretto alla Waldegrave Drawing Room per l’incontro con i rappresentanti di altre religioni.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100917 (750)

DIALOGO E COLLABORAZIONE FRA LE DIVERSE RELIGIONI

CITTA' DEL VATICANO, 17 SET. 2010 (VIS). Alle 11:30 si è svolto l’incontro del Santo Padre con i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle religioni maggiormente rappresentate nel Regno Unito: Ebrei, Musulmani, Hindu, Sikh, nella Waldegrave Drawing Room nel St. Mary’s University College di Twickenham.

“La presenza di credenti impegnati in vari campi della vita sociale ed economica” – ha detto il Papa – “parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani, in altre parole, che l’uomo non vive di solo pane”.

“La ricerca del sacro” – ha sottolineato il Pontefice – “è la ricerca dell’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore umano”.

“Le scienze umane e naturali” – ha affermato il Papa – “non possono soddisfare i desideri più profondi del cuore umano, né spiegarci pienamente la nostra origine ed il nostro destino, per quale motivo e per quale scopo noi esistiamo, né possono darci una risposta esaustiva alla domanda: ‘Per quale motivo esiste qualcosa, piuttosto che il niente?’”.

“La ricerca del sacro” – ha proseguito il Santo Padre – “non svaluta altri campi dell’indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione”. Dio “affidò a noi il compito di esplorare ed utilizzare i misteri della natura al fine di servire un bene superiore. (...) Nella fede cristiana esso viene espresso come amore per Dio a amore per il nostro prossimo. Pertanto, ci impegniamo di tutto cuore e con entusiasmo con il mondo, ma sempre con uno sguardo per servire quel bene superiore, altrimenti sfiguriamo la bellezza della creazione sfruttandola per scopi egoistici”.

“Per tale motivo” – ha ribadito il Pontefice – “la genuina credenza religiosa ci indica, al di là dell’utilità presente, la trascendenza. Ci rammenta la possibilità e l’imperativo della conversione morale, del dovere di vivere in modo pacifico con il nostro prossimo, dell’importanza di vivere una vita di integrità. (...) Ci motiva a coltivare la pratica della virtù e ad avvicinarci l’un l’altro con amore, nel più grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra”.

Facendo riferimento successivamente all’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni, il Santo Padre ha ricordato, in particolare, le situazioni di alcune parti del mondo “in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede il rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra. Una volta che tale rispetto e attitudine aperta siano stabiliti, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offrendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo”.

“Questo genere di dialogo” – ha spiegato il Pontefice – “deve porsi su diversi livelli e non dovrebbe essere limitato a discussioni formali. Il dialogo della vita implica semplicemente vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto. Il dialogo dell’azione ci fa ravvicinare in forme concrete di collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. Questo tipo di dialogo può includere la ricerca congiunta di come difendere la vita umana ad ogni stadio e come assicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società”.

“A livello delle conversazioni formali, non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino. In tale contesto sono lieto di rilevare le molte iniziative positive intraprese in questo Paese per promuovere tale dialogo a vari livelli”.
Benedetto XVI ha concluso il suo discorso assicurando che “la Chiesa cattolica persegue la via dell’impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze. I cattolici, in Gran Bretagna e in tutto il mondo, continueranno ad edificare ponti di amicizia con altre religioni, per sanare gli errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunità”.

Concluso l’incontro il Papa è rientrato alla Nunziatura Apostolica per il pranzo.
PV-REGNO UNITO/ VIS 20100917 (740)
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