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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 18 ottobre 2010

NONA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTA' DEL VATICANO, 15 OTT. 2010 (VIS). Nel corso della Nona Congregazione Generale, tenutasi nel pomeriggio di oggi nell’Aula del Sinodo, sono continuati gli interventi dei Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
Gli interventi liberi si sono svolti in presenza del Santo Padre.

Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi:

CARDINALE WILLIAM JOSEPH LEVADA, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CITTÀ DEL VATICANO). “Il mio intervento verterà sulla nozione della tradizione viva della Chiesa, così come viene insegnata nella Costituzione sulla divina rivelazione del Concilio Vaticano II ‘Dei Verbum’, e sulla comprensione del ruolo del Papa nella tradizione apostolica. (...) Attraverso il suo studio dei Padri dell’epoca patristica e dei primi Concili Ecumenici, il Cardinale Newman ha trovato proprio la tradizione viva, che lo ha portato ad abbracciare la pienezza della fede in seno alla Chiesa cattolica. (...) Prevedrei uno studio e uno scambio di opinioni utili su come il ministero del Successore di Pietro, con le sue caratteristiche dottrinali fondamentali, potrebbe essere esercitato in modi diversi, secondo le diverse necessità dei tempi e dei luoghi. Questo rimane un capitolo dell’ecclesiologia che deve essere ulteriormente esplorato e completato. (...) Queste riflessioni teologiche, tuttavia, non sostituiscono la testimonianza vitale che i cattolici in Medio Oriente danno ai loro fratelli ortodossi e musulmani su come la dottrina della Chiesa si sviluppa nella tradizione apostolica viva, guidata dal dono di Cristo dello Spirito Santo al Magistero della Chiesa in ogni tempo. Questo Magistero comprende necessariamente il ruolo del Papa come capo del collegio apostolico dei vescovi, insieme al mandato di Cristo di confermare i fratelli nell’unità della fede perché ‘tutti siano una cosa sola’”.

MONSIGNOR MIKAËL MOURADIAN, VICARIO PATRIARCALE PER L'ISTITUTO DEL CLERO PATRIARCALE DI BZOMMAR (LIBANO). “È vero che il Medio Oriente è la Terra Santa e terra di santi, come dimostrano le canonizzazioni e beatificazioni che hanno avuto luogo in questi ultimi anni: Mar Charbel, Naamat Allah al Hardini, Rafka, Abouna Yaacoub, Ignace Maloyan, Al Akh Stephan... Questo, però, non deve renderci ciechi davanti alla verità, che in Medio Oriente si vive anche una crisi di vocazioni. (...) Quali sono le cause della caduta delle vocazioni religiose, le sue conseguenze a breve, medio e lungo termine, e le soluzioni immaginabili? (...) Cause principali: la caduta della natalità tra le famiglie cristiane; i problemi materiali e morali che la famiglia deve affrontare; la crisi dei valori; la difficoltà di prendersi un impegno a lungo termine; l’emancipazione femminile; la crisi della fede; la contro-testimonianza da parte dei consacrati. Soluzioni immaginabili: sostenere la famiglia; educare ai veri valori; che i consacrati testimonino con sincerità la loro fedeltà a Cristo e alla loro consacrazione...; assicurare un buon discernimento delle vocazioni; dare la priorità alla qualità sulla quantità; vegliare su una buona direzione spirituale delle vocazioni; offrire una formazione iniziale e permanente adeguata. (...) È nelle famiglie credenti e praticanti che nascono anche le vocazioni”.

ARCIVESCOVO CYRIL VASIL', S.I., SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI (CITTÀ DEL VATICANO). “La sinodalità, riguarda in modo particolare il meccanismo della scelta dei candidati all'episcopato. Le verifiche sull'idoneità dei candidati dovrebbero essere svolte dai vescovi e dal Sinodo in maniera molto più appropriata di come talvolta avviene al presente, proprio per facilitare e accelerare il processo di concessione dell'assenso Pontificio. (...) In primo luogo si deve valutare costantemente lo stato attuale delle istituzioni formative e accademiche, il livello di formazione culturale e spirituale che esse offrono. Le difficoltà che riscontrano gli studenti negli studi superiori fuori dal contesto orientale, per esempio a Roma, non sono trascurabili ed è inutile nasconderli. C'è da chiedersi se non sarebbe finalmente giunto il momento di aprire un primo ciclo di studi teologici orientali qui a Roma, in una Facoltà teologica orientale? (...) Per quanto riguarda i fedeli che si trasferiscono fuori dal Medio Oriente, talvolta viene reclamata l'estensione ‘planetaria’ della giurisdizione dei patriarchi - come se ciò fosse un diritto e una soluzione universale ai problemi dalla pastorale dei migranti. Va ricordato che fra il preteso diritto universale e la richiesta circostanziata e motivata c'è una grande differenza”.

ARCIVESCOVO MICHEL ABRASS, B.A., VESCOVO DI CURIA DEL PATRIARCATO DI ANTIOCHIA DEI GRECO-MELKITI (SIRIA). “I problemi della scelta del ‘regime’ applicabile al Libano si pongono con grande forza ai laici di oggi; un grande numero di laici, infatti, si domanda cosa ne sarà della loro vita se essi si dichiarano cristiani, senza attenuare la loro posizione con una dose di laicità, in base al grado di emancipazione del loro interlocutore non cristiano, spesso, in Medio Oriente, di religione maomettana. Questi cristiani hanno bisogno di una ‘certa laicità positiva’. Dove la troveranno? Attualmente le nostre ‘pecorelle laiche’ rinnegano se stesse; occorre dar loro una legittimità che solo possono dar loro gli ecclesiastici, a condizione che gliela abbia fatta acquisire il loro statuto. Pensiamo che occorrerebbe autorizzare i cristiani che lo vogliono ad adottare uno statuto laico, senza tradire i dogmi né gli insegnamenti delle Chiese, tenendo conto del fatto che non si è in una terra solamente cristiana”.

ARCIVESCOVO ATHANASE MATTI SHABA MATOKA, DI BABILONIA DEI SIRI (IRAQ). “L’Iraq non cessa di vivere una situazione d’instabilità, di prove e di guerre, l’ultima delle quali è l’occupazione americana. I cristiani hanno sempre avuto la loro parte nei sacrifici e nelle prove con i martiri nelle guerre e in ogni sorta di prova. Dal 2003 i cristiani sono vittima di una situazione cruenta che ha provocato una grande emigrazione fuori dall’Iraq. Non vi sono statistiche certe, ma gli indicatori evidenziano che la metà dei cristiani ha abbandonato l’Iraq e che senza alcun dubbio rimangono solo circa 400.000 cristiani degli 800.000 che vi vivevano. L’invasione dell’Iraq da parte dell’America e dei suoi alleati ha portato sull’Iraq in generale e sui cristiani in particolare distruzione e rovina a tutti i livelli. (...) Sono passati sette anni in Iraq è il cristianesimo vive un’emorragia continua. Dov’è la coscienza mondiale? Tutti rimangono a fare da spettatori dinnanzi a ciò che accade in Iraq, soprattutto nei confronti dei cristiani. Vogliamo suonare un campanello d’allarme. Poniamo la domanda alla grandi potenze: che cosa c’è di vero in ciò che si dice riguardo ad un piano per svuotare il Medio Oriente dai Cristiani e del fatto che l’Iraq ne sarebbe una vittima? Ritengo che il sinodo debba studiare con attenzione questo argomento e debba valutare ciò che può essere deciso per iscritto al fine di porre rimedio alla situazione che regna in Medio Oriente.

ARCIVESCOVO DENYS ANTOINE CHAHDA, DI ALEP DEI SIRI (SIRIA). “Cristo ha chiesto a tutti i battezzati di essere uniti così come lui e il Padre sono una cosa sola. (...) Aveva voluto che la loro unità fosse un segno per le nazioni, ‘signum inter gentes’, una luce che attraesse gli uomini verso il Padre e li invitasse a credere in lui. Infatti, la divisione della Chiesa è un atto di infedeltà al suo Fondatore e uno scandalo per coloro che non credono in Gesù. Ritengo che ciò che ci separa dai nostri fratelli ortodossi è la comprensione del primato di Pietro. Spetta ai teologi trovare una nuova interpretazione. Perché non giungere all’unità nella fede, ma nella diversità? Il sinodo di Gerusalemme del ‘49 potrebbe essere la chiave per trovare una soluzione alla divisione delle Chiese”.
SE/ VIS 20101018 (1230)

PRESENTAZIONE E DISCUSSIONE MESSAGGIO SINODALE

CITTA' DEL VATICANO, 16 OTT. 2010 (VIS). Nella Decima Congregazione Generale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, tenutasi questa mattina nell’Aula del Sinodo, è stata presentata e discussa la bozza del Messaggio Sinodale. Successivamente ha avuto luogo la votazione per la scelta dei Membri del Consiglio Speciale per il Medio Oriente della Segreteria Generale del Sinodo. Presidente Delegato di turno è stato Sua Beatitudine Ignace Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano).
SE/ VIS 20101018 (80)

UNDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTÀ DEL VATICANO, 18 OTT 2010 (VIS). Questa mattina si è svolta, alla presenza del Santo Padre, l’undicesima Congregazione Generale per la “Relatio post disceptationem” (Relazione dopo la discussione). Il presidente delegato di turno è stato il cardinal Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

Offriamo di seguito un ampio estratto della “Relatio post disceptationem”, letta dal relatore generale, Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto).

I. LA PRESENZA CRISTIANA IN MEDIO ORIENTE

“L’annuncio del Vangelo e l’annuncio di Cristo a tutti i popoli è un dovere supremo delle nostre Chiese e di tutte le Chiese. Le nostre Chiese hanno bisogno di una conversione missionaria per vivificare in noi il senso, l’ardore, lo slancio e il dinamismo missionario.(…) La formazione missionaria dei nostri fedeli, e soprattutto dei nostri responsabili della vita della Chiesa, è indispensabile”.

“La religione non deve essere politicizzata né lo Stato prevalere sulla religione. (…) I moderni media (sms, website, internet, televisione, radio) hanno un ruolo importante in questo campo. Essi offrono uno strumento potente e prezioso per diffondere il messaggio cristiano, affrontare le sfide che si oppongono a questo messaggio e comunicare con i fedeli della diaspora. A tale scopo bisogna formare dei quadri specializzati. I cristiani orientali devono impegnarsi per il bene comune, in tutti i suoi aspetti, come hanno sempre fatto”.

“Le situazioni politico-sociali dei nostri Paesi hanno una ripercussione diretta sui cristiani, che risentono più fortemente delle conseguenze negative. Pur condannando la violenza da dovunque provenga, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo. Chiediamo alla politica mondiale di tener sufficientemente conto della drammatica situazione dei cristiani in Iraq, che sono la vittima principale della guerra e delle sue conseguenze”.

“La libertà religiosa è una componente essenziale dei diritti dell’uomo. La mancanza di libertà religiosa è quasi sempre associata alla privazione dei diritti fondamentali. La libertà di culto, che è un aspetto della libertà religiosa, nella maggior parte dei nostri Paesi, è garantita dalle costituzioni. Ma anche qui, in alcuni Paesi, certe leggi o pratiche ne limitano l’applicazione. (…) La libertà religiosa non è un relativismo che considera uguali tutti le fedi religiose. Essa è la conseguenza del dovere che ciascuno ha di aderire alla verità, in base ad una convinta scelta di coscienza e nel rispetto della dignità di ogni persona.(…)La libertà religiosa comporta anche il diritto all’annuncio della propria fede, che è un diritto e un dovere di ogni religione”.

“L’emigrazione è una delle grandi sfide che minacciano la presenza dei cristiani in alcuni Paesi del Medio Oriente. (…) Le cause principali di questo preoccupante fenomeno sono le situazioni economiche e politiche, l’avanzata del fondamentalismo e la restrizione delle libertà e dell’uguaglianza, fortemente aggravate dal conflitto israelo-palestinese e dalla guerra in Iraq. (…) L’emigrazione è un diritto naturale lasciato alla libera scelta delle persone e delle famiglie, soprattutto per coloro che si trovano in condizioni difficili. Ma la Chiesa ha il dovere d’incoraggiare i suoi fedeli a rimanere come testimoni, apostoli, e costruttori di pace e di benessere nel loro Paese”.

“Il pericolo che minaccia i cristiani del Medio Oriente non deriva soltanto dalla loro situazione di minoranza né da minacce esterne, ma soprattutto dal loro allontanamento dalla verità del Vangelo, dalla loro fede e dalla loro missione. La duplicità della vita, per il cristianesimo, è più pericolosa di qualsiasi altra minaccia. Il vero dramma dell’uomo non è il fatto che soffra a causa della sua missione, ma che non abbia più una missione, per cui perde il senso e lo scopo della propria vita”.

II. LA COMUNIONE ECCLESIALE

“Abbiamo bisogno di valorizzare meglio, comprendere meglio, e praticare meglio l’unità della Chiesa. È indispensabile insegnare la Chiesa come Acomunione@, nella catechesi, nelle omelie, nella formazione del clero, dei religiosi e delle religiose, e dei laici. La comunione è chiamata ad essere innanzitutto affettiva, prima di diventare effettiva. È importante coltivare un senso profondo della comunione spirituale, dell’appartenenza ad una stessa Chiesa”.

“La “comunione” fra le Chiese è il primo obiettivo e il primo compito di questo Sinodo.(…) I Pastori devono aiutare i fedeli a conoscere, apprezzare, amare e vivere la bellezza della varietà plurale della Chiesa, nell’unità e nella carità. (…) Devono essere incoraggiate le relazioni inter-ecclesiali, non solo fra le Chiese sui iuris del Medio Oriente, ma anche con le Chiese Orientali e con la Chiesa latina della Diaspora, in stretta unione con il Santo Padre, la Santa Sede e i Rappresentanti Pontifici”.

“È di fondamentale importanza la valorizzazione del ruolo dei laici, uomini e donne, e della loro partecipazione nella vita e nella missione della Chiesa. Che questo Sinodo sia per loro e per tutta la Chiesa una vera primavera spirituale, pastorale e sociale. Abbiamo bisogno di rafforzare l’impegno dei laici nella pastorale comune della Chiesa. La donna, consacrata e laica, dovrebbe trovarvi il posto e la missione adeguati”.

“La missione e l’ecumenismo sono strettamente correlate. Le Chiese cattoliche e ortodosse hanno molto in comune. (…) Occorre uno sforzo sincero per superare i pregiudizi, per capirsi meglio e puntare alla pienezza di comunione nella fede, nei sacramenti e nel servizio gerarchico. Questo Sinodo dovrebbe favorire la comunione e l’unità con le Chiese sorelle ortodosse e le comunità ecclesiali”.

“Abbiamo constatato che l’ecumenismo sta attraversando attualmente una crisi. (…) Occorre che l’ecumenismo diventi un obiettivo fondamentale nelle Assemblee e nelle Conferenze Episcopali. È stata proposta la creazione di una commissione ecumenica nel Consiglio dei Patriarchi cattolici d’Oriente. Si dovranno utilizzare i media per rafforzare e vivificare l'ecumenismo”.

III. LA TESTIMONIANZA CRISTIANA. TESTIMONI DELLA RESURREZIONE E DELL’AMORE

“Dobbiamo incoraggiare tutti i fedeli, ma soprattutto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le persone consacrate e i responsabili della pastorale e dell’apostolato, a seguire l’insegnamento della Chiesa e a studiare i documenti del magistero, preferibilmente mediante uno studio comunitario”.

“Un’attenzione speciale deve essere riservata alla famiglia, che rischia di essere indebolita e minata dalla visione relativista occidentale e dalla visione non cristiana dominante nella nostra regione. Le famiglie di religione mista devono essere oggetto di particolare cura pastorale. I manuali di catechismo devono completare le lacune e correggere gli errori che si trovano altrove”.

“È stato suggerito di formare una commissione per l'impulso e il coordinamento dei mezzi di comunicazione in Medio Oriente. (…) I media e la comunicazione sono un potente mezzo per consolidare la comunione”.

“Nelle nostre Chiese orientali, la Divina Liturgia è al centro della vita religiosa. Essa svolge un ruolo importante nel conservare l’identità cristiana, rafforzare l’appartenenza alla Chiesa, vivificare la vita di fede. Dobbiamo conservare e coltivare il senso del sacro, dei simboli e della religiosità popolare purificata e approfondita”.

“Il conflitto israelo-palestinese si ripercuote sui rapporti tra cristiani ed ebrei. A più riprese, la Santa Sede ha chiaramente espresso la sua posizione, auspicando che i due popoli possano vivere in pace, ognuno nella sua patria, con confini sicuri, internazionalmente riconosciuti. (…) La preghiera per la pace è di fondamentale importanza. (…) Le nostre Chiese rifiutano l’antisemitismo e l’antiebraismo”.

“Per un dialogo proficuo, cristiani e musulmani devono conoscersi meglio. (…) Musulmani e cristiani condividono l’essenza dei 5 pilastri dell’Islam. Numerose iniziative dimostrano la possibilità di incontro e di lavoro fondato sui valori comuni (pace, solidarietà, non violenza). (…) Le Chiese orientali sono le più adatte a promuovere il dialogo interreligioso con l’Islam. È un dovere che spetta loro per la natura della loro storia, della loro presenza e della loro missione. (…) Occorre evitare ogni azione provocatoria, offensiva, umiliante e ogni atteggiamento anti-islamico. (…) Per essere autentico, il dialogo deve realizzarsi nella verità”.

“L’Occidente viene identificato con il Cristianesimo e le scelte degli Stati vengono attribuite alla Chiesa. Oggi, invece, i governi occidentali sono laici e sempre più in contrasto con i principi della fede cristiana. È importante spiegare questa realtà e il senso di una laicità positiva, che distingue il politico dal religioso. In questo contesto, il cristiano ha il dovere e la missione di presentare e vivere i valori evangelici. (…) Dobbiamo in ogni momento dare testimonianza con la vita, senza sincretismo né relativismo, con umiltà, rispetto, sincerità e amore”.

CONCLUSIONE

Quale futuro per i cristiani del Medio Oriente? “Non temere, piccolo gregge!” (Lc 12, 32).

“Dobbiamo lavorare tutti insieme per preparare una nuova alba in Medio Oriente. Siamo sostenuti dalla preghiera, dalla comprensione e dall'amore di tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle nel mondo. Non siamo soli. Questo Sinodo ce l’ha fatto sentire molto chiaramente”.
SE/ VIS 20101018 (1420)

IL PAPA RICEVE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI POLONIA

CITTA' DEL VATICANO, 16 OTT. 2010 (VIS). La Sala Stampa della Santa Sede ha reso pubblico,questa mattina, il seguente Comunicato:

“sta mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Presidente della Repubblica di Polonia, Sua Eccellenza il Signor Bronisław Komorowski, il quale ha successivamente incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati”.

“Nei cordiali colloqui è stata innanzitutto ricordata la felice coincidenza della visita con il 32° Anniversario dell’Elezione del Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II. Ci si è soffermati sull’importanza del dialogo tra Chiesa e Stato, secondo le rispettive competenze, per la promozione del bene comune. È stata ribadita la reciproca volontà delle Parti di continuare a cooperare in maniera efficace negli ambiti di comune interesse, ad esempio nell’educazione e nella promozione dei valori fondamentali della società, e si è sottolineata l’importanza di tutelare la vita umana in tutte le sue fasi. Vi è stato, infine, uno scambio di opinioni sull’attuale situazione in Europa”.
OP/ VIS 20101018 (190)

CONCERTO DI ENOCH ZU GUTTENBERG IN ONORE DEL PAPA

CITTA' DEL VATICANO, 16 OTT. 2010 (VIS). Alle ore 18:00 di questo pomeriggio, nell’Aula Paolo VI, ha avuto luogo un Concerto in onore del Santo Padre Benedetto XVI e alla presenza dei Padri Sinodali dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, offerto dal Direttore d’Orchestra e compositore Enoch zu Guttenberg che ha diretto la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi (1813-1901), eseguita dal Coro di Neubeuern, dall’Orchestra "KlangVerwaltung".

Al termine del concerto il Santo Padre ha rivolto agli artisti e ai presenti un breve discorso.

“Giuseppe Verdi” – ha detto il Papa – “ ha speso l’esistenza a scrutare il cuore dell’uomo; nelle sue opere ha messo in luce il dramma della condizione umana (...) Il suo teatro è popolato di infelici, di perseguitati, di vittime. In tante pagine della ‘Messa da Requiem’ riecheggia questa visione tragica dei destini umani: qui tocchiamo la realtà ineluttabile della morte e la questione fondamentale del mondo trascendente”.

Il compositore italiano “che, in una famosa lettera all’editore Ricordi, si definiva ‘un po’ ateo’, scrive questa ‘Messa’, che ci appare come un grande appello all’Eterno Padre, nel tentativo di superare il grido della disperazione davanti alla morte, per ritrovare l’anelito di vita che diventa silenziosa e accorata preghiera: ‘Libera me, Domine’”.

“Questa cattedrale musicale” – ha concluso il Pontefice – “si rivela come descrizione del dramma spirituale dell’uomo al cospetto di Dio Onnipotente, dell’uomo che non può eludere l’eterno interrogativo sulla propria esistenza”.
.../ VIS 20101018 (250)

CANONIZZAZIONE DI SEI BEATI

CITTA' DEL VATICANO, 17 OTT. 2010 (VIS). Alle ore 10:00 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e ha proceduto alla canonizzazione dei Beati: Stanisław Kazimierczyk Sołtys (1433-1489), sacerdote, dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi; André (Alfred) Bessette (1845-1937), religioso, della Congregazione della Santa Croce; Cándida María de Jesús (Juana Josefa) Cipitria y Barriola (1845-1912), Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù; Mary of the Cross (Mary Helen) MacKillop (1842-1909), vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore; Giulia Salzano (1846-1929), vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù; Battista Camilla da Varano (1458-1524), Vergine, dell’Ordine di Santa Chiara.

All’inizio dell’omelia il Papa ha spiegato che: “La liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola”.

“La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera” – ha sottolineato il Santo Padre ed ha affermato: “È quanto hanno fatto i sei nuovi Santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale”.

Nel soffermarsi sulla figura di San Stanisław Kazimierczyk, polacco, il Papa ha ricordato: “Tutta la sua vita era legata all’Eucaristia. (...) In modo particolare, però, era legato all’Eucaristia attraverso l’ardente amore per Cristo presente sotto le specie del pane e del vino; vivendo il mistero della morte e della risurrezione, che in modo incruento si compie nella Santa Messa; attraverso la pratica dell’amore al prossimo, del quale fonte e segno è la Comunione”.

“Il Fratello André Bessette, originario di Québec, Canada, (...) portiere del collegio ‘Notre Dame’ a Montréal, manifestò” – ha detto ancora il Pontefice – “una carità senza limiti e si impegnò ad alleviare le miserie di coloro che venivano a confidarsi con lui. (...) Egli fu testimone d’innumerevoli guarigioni e conversioni” nell’Oratorio Saint-Joseph du Mont Royal. “Tutto parlava di Dio e della sua presenza per lui. Possiamo anche noi, come lui, cercare Dio con semplicità per scoprirLo sempre presente nella nostra vita”.

Della Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Carriola, spagnola, il Papa ha sottolineato che ella “visse per Dio e per quello che Dio desidera: arrivare a tutti, portare a tutti la speranza non che viene meno, e particolarmente a coloro che ne hanno più bisogno. (...) Con scarsi mezzi ella incoraggiò altre sorelle a seguire Gesù e a dedicarsi all’educazione e alla promozione della donna. Nacquero così le Figlie di Gesù che oggi hanno nella loro Fondatrice un modello di vita molto alto da imitare, e una appassionante missione da perseguire nei numerosi paesi dove è giunto lo spirito e le aspirazioni di apostolato di Madre Cándida”.

Nel ricordare Madre Mary MacKillop, prima santa australiana, Benedetto XVI ha detto: “Si dedicò da giovane all’educazione dei poveri nelle difficili e pericolose zone dell’Australia rurale (...) Curò le necessità di ogni giovane affidata a lei, senza badare allo stato sociale o alla ricchezza, offrendo una formazione intellettuale e spirituale. Nonostante le numerose difficoltà, le sue preghiere a San Giuseppe e la sua devozione instancabile al Sacro Cuore di Gesù, al quale dedicò la sua nuova Congregazione, diedero alla santa le grazie necessarie per rimanere fedele a Dio e alla Chiesa. Tramite la sua intercessione, i suoi devoti possano oggi continuare a servire Dio e la Chiesa con fede e umiltà!.

Madre Giulia Salzano, ha continuato il Santo Padre, “comprese bene l’importanza della catechesi nella Chiesa, e, unendo la preparazione pedagogica al fervore spirituale, si dedicò ad essa con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale. Ripeteva alle sue consorelle che desiderava fare catechismo fino all’ultima ora della sua vita, dimostrando con tutta se stessa che se ‘Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita’, nulla bisognava anteporre a questo compito. L’esempio e l’intercessione di santa Giulia Salzano sostengano la Chiesa nel suo perenne compito di annunciare Cristo e di formare autentiche coscienze cristiane”.

Infine il Papa ha ricordato Santa Battista Camilla Varano, che “testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera. (...)
La vita di Santa Battista, totalmente immersa nelle profondità divine, fu un’ascesa costante nella via della perfezione, con un eroico amore verso Dio e il prossimo. Fu segnata da grandi sofferenze e mistiche consolazioni; aveva deciso infatti, come scrive lei stessa, di ‘entrare nel Sacratissimo Cuore di Gesù e di annegare nell’oceano delle sue acerbissime sofferenze’. In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo”.
HML/ VIS 20101018 (810)

ANGELUS: I SANTI IMMAGINE VIVA AMORE DI DIO

CITTA' DEL VATICANO, 17 OTT. 2010 (VIS). Al termine della Santa Messa per la proclamazione dei Santi: Stanisław Kazimierczyk Sołtys, André Bessette, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, Mary of the Cross MacKillop, Giulia Salzano e Battista Camilla da Varano, il Santo Padre ha recitato la preghiera mariana dell’Angelus dal sagrato della Basilica di San Pietro, con le migliaia di fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

Il Papa ha esortato i pellegrini francofoni a seguire le orme di Fratel André Bassette “per accogliere liberamente e per amore la volontà di Dio nella vostra vita” e a manifestare la sua stessa carità “verso i fratelli e le sorelle che sono nella prova”.

Rivolgendosi ai pellegrini di lingua inglese il Santo Padre ha auspicato che i nuovi santi San André Bassette e Santa Mary MacKillop “possono accompagnarvi con le loro preghiere e ispirarvi con l’esempio della loro santa vita”. In tedesco Benedetto XVI ha detto che i santi “sono l’immagine viva dell’amore di Dio (...) modelli da seguire e avvocati per la nostra vita di cristiani”.

In lingua spagnola il Papa ha affidato le religiose Figlie di Gesù all’intercessione della Fondatrice Santa Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, auspicando che i giovani “accolgano la chiamata del Signore e dedichino completamente la loro vita a proclamare la grandezza del suo amore”.

“Impariamo da Sanislaw Kazmierczyk” – ha detto il Pontefice in polacco – “lo spirito della preghiera, della contemplazione e di sacrificio per il prossimo. Che egli sostenga al cospetto di Dio la Chiesa in Polonia”.

Infine Benedetto XVI ha salutato gli italiani che festeggiano Santa Camilla Varano e Santa Giulia Salzano ed ha ricordato che oggi si conclude la XLVI Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. “La ricerca del bene comune” – ha auspicato il Papa – “costituisca sempre il riferimento sicuro per l’impegno dei cattolici nell’azione sociale e politica”.
ANG/ VIS 20101018 (310)

TRACCE INCANCELLABILI CHIESA CATTOLICA IN COLOMBIA

CITTÀ DEL VATICANO, 18 OTT 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il Signor César Mauricio Velásquez Ossa, nuovo ambasciatore della Colombia presso la Santa Sede, che ha presentato questa mattina le sue Lettere Credenziali.

Il Papa ha ricordato che il nuovo ambasciatore inizia la sua missione presso la Santa Sede “in un momento di particolare importanza per la Colombia: la commemorazione del Bicentenario dell’inizio del processo che portò all’Indipendenza e alla costituzione della Repubblica” ed ha inoltre affermato: “Non solo durante questi due secoli, ma sin dagli albori dell’arrivo degli spagnoli in America, la Chiesa Cattolica è stata presente in ciascuna delle tappe dell’evoluzione storica del vostro Paese, svolgendo sempre un ruolo decisivo e di primo piano”. Questa “lavoro pieno di abnegazione (…) ha lasciato tracce incancellabili nei più svariati ambiti della vita della vostra Patria, come la cultura, l’arte, la salute, la convivenza sociale e la costruzione della pace”.

“In questo appassionante compito, la Chiesa in Colombia non esige alcun privilegio” - ha sottolineato il Santo Padre – “ma anela solamente a poter servire i fedeli e tutti coloro che le aprano le porte del loro cuore (…), sempre disposta a sostenere tutto ciò che promuova l’educazione delle nuove generazioni, la cura dei malati e degli anziani, il rispetto dei popoli indigeni e delle loro legittime tradizioni, l’eliminazione della povertà, il narcotraffico e la corruzione, l’attenzione ai carcerati, ai senzatetto, agli emigranti e ai lavoratori, come pure l’assistenza alle famiglie bisognose. Si tratta, in definitiva, di continuare a prestare una leale collaborazione per la crescita integrale delle comunità, in cui i pastori, i religiosi e i fedeli esercitano il loro servizio, mossi unicamente dalle esigenze derivanti dalla loro ordinazione sacerdotale, dalla loro consacrazione religiosa e dalla loro vocazione cristiana”.

“In questo quadro di mutua cooperazione e di cordiali relazioni tra la Santa Sede e la Repubblica di Colombia (…), desidero manifestare nuovamente l’interesse che la Chiesa ha di tutelare e promuovere l’inviolabile dignità della persona umana, e perciò è essenziale che l’ordinamento giuridico rispetti la legge naturale in aree fondamentali come la salvaguardia della vita umana, dal concepimento fino alla sua conclusione naturale; il diritto di nascere e di vivere in una famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; o il diritto dei genitori di ottenere per i figli un’educazione conforme ai propri criteri morali e alla proprie convinzioni. Tutte queste cose sono pilastri insostituibili per l’edificazione di una società veramente degna dell’uomo e dei valori a lui intrinseci”.

“In questo solenne incontro” - ha concluso il Romano Pontefice – “desidero manifestare ugualmente la mia vicinanza spirituale e assicurare le mie preghiere a quanti, in Colombia, sono stati ingiustamente e crudelmente privati della libertà. Prego anche per i loro familiari e, in generale, per le vittime della violenza in tutte le sue forme, supplicando Dio che ponga fine a tanta sofferenza una volta per tutte, e che tutti i colombiani possano vivere riconciliati e in pace in questa benedetta terra così ricca di risorse naturali (…), che è un dovere custodire come magnifico dono del Creatore”.
CD/ VIS 20101018 (510)

EL SALVADOR: EVANGELIZZAZIONE SPRONE CONTRO VIOLENZA

CITTA' DEL VATICANO, 18 OTT. 2010 (VIS). “Gli stretti legami che uniscono il fedele popolo salvadoregno alla Cattedra del Principe degli Apostoli manifestano una nobilissima tradizione ed è impossibile separarli dalla storia e dai costumi di questa terra benedetta”, ha detto questa mattina il Papa al Signor Manuel Roberto López Becera, nuovo Ambasciatore di El Salvador presso la Santa Sede.

“La Chiesa in El Salvador, con le sue specifiche competenze, con indipendenza e libertà” – ha affermato il Santo Padre - “si impegna a servire la promozione del bene comune in tutte le sue dimensioni e la promozione di quelle condizioni che consentono agli uomini e alle donne lo sviluppo integrale della persona. (...) Evangelizzando e dando testimonianza di amore a Dio e a tutti gli uomini senza alcuna eccezione, si converte in elemento efficace per l’eliminazione della povertà e in un vigoroso sprone per la lotta contro la violenza, la impunità e il narcotraffico, che causano tanta devastazione, soprattutto fra i giovani. (...) La comunità ecclesiale non può fare a meno di sentirsi interpellata quando a molti mancano i mezzi per una vita degna o quando non hanno un impiego (...) vedendosi obbligati a emigrare fuori della Patria. Parimenti, sarebbe strano che i discepoli di Cristo rimanessero neutrali davanti alla aggressiva presenza delle sette che appaiono come una comoda e facile risposta religiosa, ma che, in realtà, minano la cultura e le abitudini che, da secoli, hanno conformato l’identità salvadoregna, oscurando anche la bellezza del messaggio evangelico e intaccando l’unità dei fedeli intorno ai propri Pastori”.

“È consolante” – ha affermato il Papa – “vedere l’impegno del vostro Paese nell’edificazione di una società più armonica e solidale, avanzando sul chiaro sentiero di quelli Accordi firmati nel 1992, in forza dei quali si concluse la lunga lotta intestina vissuta da El Salvador, terra di grandi ricchezze naturali che parlano con eloquenza di Dio e che bisogna conservare e proteggere con vigore per legarle in tutta la loro rigogliosità alle nuove generazioni. Grande gioia sarà riservata al popolo salvadoregno, dallo spirito di abnegazione e laborioso, quando il processo di pace sarà quotidianamente confermato e si potenzieranno le decisioni tendenti a favorire la sicurezza cittadina”.

“In merito, chiedo all’Onnipotente (...) che i vostri compatrioti ricevano il sostegno necessario per rinunciare definitivamente a quanto provoca conflitti, sostituendo le inimicizie con la reciproca comprensione e con la salvaguardia della incolumità delle persone e dei loro averi. Per conseguire questi obiettivi, si devono convincere che la violenza non serve a nulla e tutto peggiora, perché è una via senza uscita. (...) La pace, al contrario, è un’aspirazione comune a tutti gli uomini degni di questo nome. Come dono del Divino Salvatore, è anche una missione alla quale tutti devono cooperare senza vacillare, incontrando nello Stato un risoluto sostenitore mediante pertinenti disposizioni giuridiche, economiche e sociali, come adeguate Forze e Corpi di Polizia e Sicurezza, che assicurano nell’ambito della legalità il benessere della popolazione”.

“In questo cammino di superamento” – ha concluso Benedetto XVI – “ci sarà sempre la mano tesa dei figli della Chiesa che esorto vivamente affinché con la loro testimonianza di discepoli e missionari di Cristo, si identifichino sempre più con Lui e Lo invochino affinché Egli faccia di ogni salvadoregno un artefice di riconciliazione”.
CD/ VIS 20101018 (550)

LETTERA AI SEMINARISTI DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

CITTA' DEL VATICANO, 18 OTT. 2010 (VIS). Di seguito riportiamo ampi estratti della “Lettera ai seminaristi”, del Santo Padre Benedetto XVI, datata 18 ottobre 2010, a conclusione dell’Anno Sacerdotale.

“Nel dicembre 1944, quando fui chiamato al servizio militare, il comandante di compagnia domandò a ciascuno di noi a quale professione aspirasse per il futuro. Risposi di voler diventare sacerdote cattolico. Il sottotenente replicò: Allora Lei deve cercarsi qualcos’altro. Nella nuova Germania non c’è più bisogno di preti. Sapevo che questa ‘nuova Germania’ era già alla fine, e che dopo le enormi devastazioni portate da quella follia sul Paese, ci sarebbe stato bisogno più che mai di sacerdoti. Oggi, la situazione è completamente diversa. In vari modi, però, anche oggi molti pensano che il sacerdozio cattolico non sia una ‘professione’ per il futuro, ma che appartenga piuttosto al passato. Voi, cari amici, vi siete decisi ad entrare in seminario, e vi siete, quindi, messi in cammino verso il ministero sacerdotale nella Chiesa Cattolica, contro tali obiezioni e opinioni. Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione: del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità. Dove l’uomo non percepisce più Dio, la vita diventa vuota; tutto è insufficiente”.

“Con questa lettera vorrei evidenziare - anche guardando indietro al mio tempo in seminario - qualche elemento importante per questi anni del vostro essere in cammino”.

“1. Chi vuole diventare sacerdote, dev’essere soprattutto un ‘uomo di Dio’, come lo descrive san Paolo (1 Tm 6,11). Per noi Dio non è un’ipotesi distante, (...). Dio si è mostrato in Gesù Cristo. (...). Perciò la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo. Il sacerdote non è l’amministratore di una qualsiasi associazione, di cui cerca di mantenere e aumentare il numero dei membri. È il messaggero di Dio tra gli uomini. Vuole condurre a Dio e così far crescere anche la vera comunione degli uomini tra di loro. Per questo, cari amici, è tanto importante che impariate a vivere in contatto costante con Dio. Quando il Signore dice: ‘Pregate in ogni momento’, naturalmente non ci chiede di dire continuamente parole di preghiera, ma di non perdere mai il contatto interiore con Dio”.

“2. Dio non è solo una parola per noi. Nei Sacramenti Egli si dona a noi in persona, attraverso cose corporali. Il centro del nostro rapporto con Dio e della configurazione della nostra vita è l’Eucaristia. Celebrarla con partecipazione interiore e incontrare così Cristo in persona, dev’essere il centro di tutte le nostre giornate. (...) Nella liturgia preghiamo con i fedeli di tutti i secoli – passato, presente e futuro si congiungono in un unico grande coro di preghiera. Come posso affermare per il mio cammino personale, è una cosa entusiasmante imparare a capire man mano come tutto ciò sia cresciuto, quanta esperienza di fede ci sia nella struttura della liturgia della Messa, quante generazioni l’abbiano formata pregando”.

“3. Anche il sacramento della Penitenza è importante. Mi insegna a guardarmi dal punto di vista di Dio, e mi costringe ad essere onesto nei confronti di me stesso. (...)
Benché abbiamo da combattere continuamente con gli stessi errori, è importante opporsi all’abbrutimento dell’anima, all’indifferenza che si rassegna al fatto di essere fatti così. (...) E, nel lasciarmi perdonare, imparo anche a perdonare gli altri. Riconoscendo la mia miseria, divento anche più tollerante e comprensivo nei confronti delle debolezze del prossimo”.

“4. Mantenete pure in voi la sensibilità per la pietà popolare, che è diversa in tutte le culture, ma che è pur sempre molto simile, perché il cuore dell’uomo alla fine è lo stesso. Certo, la pietà popolare tende all’irrazionalità, talvolta forse anche all’esteriorità. Eppure, escluderla è del tutto sbagliato. Attraverso di essa, la fede è entrata nel cuore degli uomini, è diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune sentire e vivere”.

“5. Il tempo in seminario è anche e soprattutto tempo di studio. La fede cristiana ha una dimensione razionale e intellettuale che le è essenziale. Senza di essa la fede non sarebbe se stessa. (...) Posso solo pregarvi insistentemente: Studiate con impegno! (...) Non si tratta appunto soltanto di imparare le cose evidentemente utili, ma di conoscere e comprendere la struttura interna della fede nella sua totalità, così che essa diventi risposta alle domande degli uomini, i quali cambiano, dal punto di vista esteriore, di generazione in generazione, e tuttavia restano in fondo gli stessi. Perciò è importante andare oltre le mutevoli domande del momento per comprendere le domande vere e proprie e capire così anche le risposte come vere risposte. È importante conoscere a fondo la Sacra Scrittura interamente, nella sua unità di Antico e Nuovo Testamento (...) È importante conoscere i Padri e i grandi Concili, nei quali la Chiesa ha assimilato, riflettendo e credendo, le affermazioni essenziali della Scrittura. (...) Che sia importante conoscere le questioni essenziali della teologia morale e della dottrina sociale cattolica, non ho bisogno di dirlo espressamente. Quanto importante sia oggi la teologia ecumenica, il conoscere le varie comunità cristiane, è evidente (...). Ma imparate anche a comprendere e - oso dire – ad amare il diritto canonico nella sua necessità intrinseca e nelle forme della sua applicazione pratica (...). Ora non voglio continuare ad elencare, ma solo dire ancora una volta: amate lo studio della teologia e seguitelo con attenta sensibilità per ancorare la teologia alla comunità viva della Chiesa, la quale, con la sua autorità, non è un polo opposto alla scienza teologica, ma il suo presupposto. Senza la Chiesa che crede, la teologia smette di essere se stessa e diventa un insieme di diverse discipline senza unità interiore”.

“6. Gli anni nel seminario devono essere anche un tempo di maturazione umana. Per il sacerdote, il quale dovrà accompagnare altri lungo il cammino della vita e fino alla porta della morte, è importante che egli stesso abbia messo in giusto equilibrio cuore e intelletto, ragione e sentimento, corpo e anima, e che sia umanamente ‘integro’. (...) Di questo contesto fa parte anche l’integrazione della sessualità nell’insieme della personalità. La sessualità è un dono del Creatore, ma anche un compito che riguarda lo sviluppo del proprio essere umano. Quando non è integrata nella persona, la sessualità diventa banale e distruttiva allo stesso tempo. Oggi vediamo questo in molti esempi nella nostra società. Di recente abbiamo dovuto constatare con grande dispiacere che sacerdoti hanno sfigurato il loro ministero con l’abuso sessuale di bambini e giovani. Anziché portare le persone ad un’umanità matura ed esserne l’esempio, hanno provocato, con i loro abusi, distruzioni di cui proviamo profondo dolore e rincrescimento. A causa di tutto ciò può sorgere la domanda in molti, forse anche in voi stessi, se sia bene farsi prete; se la via del celibato sia sensata come vita umana. L’abuso, però, che è da riprovare profondamente, non può screditare la missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura. Grazie a Dio, tutti conosciamo sacerdoti convincenti, plasmati dalla loro fede, i quali testimoniano che in questo stato, e proprio nella vita celibataria, si può giungere ad un’umanità autentica, pura e matura. Ciò che è accaduto, però, deve renderci più vigilanti e attenti, proprio per interrogare accuratamente noi stessi, davanti a Dio, nel cammino verso il sacerdozio, per capire se ciò sia la sua volontà per me. È compito dei padri confessori e dei vostri superiori accompagnarvi e aiutarvi in questo percorso di discernimento”.

“7. Oggi gli inizi della vocazione sacerdotale sono più vari e diversi che in anni passati. La decisione per il sacerdozio si forma oggi spesso nelle esperienze di una professione secolare già appresa. Cresce spesso nelle comunità, specialmente nei movimenti, che favoriscono un incontro comunitario con Cristo e la sua Chiesa, un’esperienza spirituale e la gioia nel servizio della fede. La decisione matura anche in incontri del tutto personali con la grandezza e la miseria dell’essere umano. (...) I movimenti sono una cosa magnifica. Voi sapete quanto li apprezzo e amo come dono dello Spirito Santo alla Chiesa. Devono essere valutati, però, secondo il modo in cui tutti sono aperti alla comune realtà cattolica, alla vita dell’unica e comune Chiesa di Cristo che in tutta la sua varietà è comunque solo una. Il seminario è il periodo nel quale imparate l’uno con l’altro e l’uno dall’altro. Nella convivenza, forse talvolta difficile, dovete imparare la generosità e la tolleranza non solo nel sopportarvi a vicenda, ma nell’arricchirvi l’un l’altro, in modo che ciascuno possa apportare le sue peculiari doti all’insieme, mentre tutti servono la stessa Chiesa, lo stesso Signore. Questa scuola della tolleranza, anzi, dell’accettarsi e del comprendersi nell’unità del Corpo di Cristo, fa parte degli elementi importanti degli anni di seminario.

Cari seminaristi! Con queste righe ho voluto mostrarvi quanto penso a voi proprio in questi tempi difficili e quanto vi sono vicino nella preghiera. E pregate anche per me, perché io possa svolgere bene il mio servizio, finché il Signore lo vuole”.
MESS/ VIS 20101018 (1550)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 18 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Sabato 16 ottobre il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Il Signor Bronislaw Komorowski, Presidente della Repubblica di Polonia, con la Consorte e Seguito.

- Il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Kraków (Polonia), con

- L’Arcivescovo Józef Michalik, Arcivescovo di Przemysl dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca;

- Il Vescovo Stanislaw Budzik, Ausiliare di Tarnów, Segretario Generale della medesima Conferenza Episcopale e con:

- L’Arcivescovo Kazimierz Nycz, di Warszawa.

- Il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AP/ VIS 20101018 (120)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 18 OTT. 2010 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Milwaukee (Stati Uniti d’America), presentata dal Vescovo Richard J. Sklba, per raggiunti limiti d’età.

Sabato 16 ottobre il Santo Padre ha nominato:

- Il Reverendo Jaime Rafael Fuentes, del clero della Prelatura personale dell’Opus Dei, Vescovo di Minas (superficie: 17.776; popolazione: 76.100; cattolici: 69.900; sacerdoti: 17; religiosi: 12; diaconi permanenti: 1), Uruguay. Il Vescovo eletto è nato a Montevideo (Uruguay), nel 1945, ed è stato ordinato sacerdote nel 1973. È stato finora Docente nella Facoltà di teologia dell’Uruguay “Mons. Mariano Soler”.

- Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede: il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; l’Arcivescovo Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e l’Arcivescovo Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

- Don Massimo Palombella, S.D.B., Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia, denominata “Cappella Sistina”, che è Docente presso la Pontificia Università Salesiana, Fondatore e Direttore del Coro Interuniversitario di Roma.
RE:NER:NA/ VIS 20101018 (280)
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