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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 31 ottobre 2011

CRISTIANESIMO, FATTORE ESSENZIALE SVILUPPO IN AFRICA

CITTA' DEL VATICANO, 29 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto 26 Presuli della Conferenza Episcopale dell’Angola in Visita “ad Limina Apostolorum”.

Nel ricordare all’inizio del suo discorso la sua visita a Luanda nel marzo 2009, Benedetto XVI ha detto di aver potuto “incontrarmi con voi e celebrare Gesù Cristo in mezzo ad un popolo che non si stanca di cercarlo, amarlo, servirlo con generosità e gioia”.

A novembre, ha ricordato ancora il Pontefice, è in programma un Viaggio in Africa per la firma in Benin dell’Esortazione Apostolica Postsinodale della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Citando il Messaggio finale dell’Assemblea, il Papa ha affermato che “in quanto Chiesa, il nostro primo e più specifico contributo al popolo africano è la proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo giacché l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo. Di fatto la dedizione al servizio allo sviluppo procede dalla trasformazione del cuore, e la trasformazione del cuore viene dalla conversione al Vangelo”.

Successivamente il Pontefice si è soffermato su tre questioni che rappresentano le difficoltà maggiori per i cristiani in Angola. Influenzati dalla “pressione dei costumi nelle società in cui vivono, i cristiano sono, però, per la grazia del battesimo, chiamati a rinunciare alle imperanti tendenze nocive e ad andare controcorrente, guidati dallo spirito delle Beatitudini”.

Il primo problema è il concubinato “che contraddice il piano di Dio per la generazione e la famiglia umana. Il ridotto numero di matrimoni cattolici nelle vostre comunità indica una ipoteca che grava sulla famiglia, di cui conosciamo l’insostituibile valore per la stabilità della società. (...) Aiutate i coniugati ad acquisire la maturità umana e spirituale necessaria per assumere responsabilmente la propria missione di coniugi e di genitori cristiani, ricordando che l’amore coniugale deve essere unico ed indissolubile come l’alleanza fra Cristo e la sua Chiesa”.

Altra importante difficoltà è causata dal fatto che “il cuore dei battezzati rimane diviso fra il cristianesimo e le religioni tradizionali africane. Afflitti dai problemi della vita, essi non esitano a ricorrere a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo. Effetto abominevole è l’emarginazione e l’assassinio di bambini e anziani, condannati dai falsi dettami della stregoneria. Certi che la vita umana è sacra in tutte le sue fasi e situazioni, continuate, cari Vescovi, a far sentire la vostra voce a favore delle vittime”. Le comunità ecclesiali devono compiere uno sforzo congiunto in collaborazione con i governi e la società civile, per “individuare un metodo che conduca alla definitiva eliminazione” di tale piaga.

Il terzo problema che deve essere affrontato dai cristiani dell’Angola è costituito da “residui di tribalismo etnico, palpabile negli atteggiamenti delle comunità che tendono a rinchiudersi rigettando le persone originarie di altre parti della Nazione. (...) Nella Chiesa, quale nuova famiglia di tutti coloro che credono in Cristo, non c’è spazio per nessun tipo di divisione. (...) Attorno all’altare si riuniscono uomini e donne di tribù, lingue e nazioni diverse che, condividendo lo stesso Corpo e Sangue di Cristo nell’Eucaristia, si fanno autenticamente fratelli e sorelle. Tale vincolo fraterno è più forte delle nostre famiglie terrene o delle vostre tribù”.

Infine il Papa ha ripetuto l’esortazione pronunciata all’epoca della sua visita nella capitale Luanda: “Dio concede agli esseri umani di potersi elevare sulle proprie tendenze naturali, con le ali della ragione e della fede. Se voi vi farete guidare da esse, non sarà difficile riconoscere nell’altro un essere umano nato con gli stessi diritti umani fondamentali”.
AL/ VIS 20111031 (580)

VICINANZA DEL PAPA POPOLAZIONI THAILANDIA ED ITALIA

CITTA' DEL VATICANO, 30 OTT. 2011 (VIS). Alle 12:00 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Il Papa ha commentato la Lettera con la quale l’Apostolo Paolo “ci invita ad accostare il Vangelo ‘non come parola di uomini, ma come è veramente, quale Parola di Dio’. In questo modo” – ha aggiunto il Papa – “possiamo accogliere con fede gli ammonimenti che Gesù rivolge alla nostra coscienza, per assumere un comportamento conforme ad essi. Nel brano odierno, Egli rimprovera gli scribi e i farisei, che avevano nella comunità un ruolo di maestri, perché la loro condotta era apertamente in contrasto con l’insegnamento che proponevano agli altri con rigore. (...) La buona dottrina va accolta, ma rischia di essere smentita da una condotta incoerente. (...) L’atteggiamento di Gesù è esattamente l’opposto: Egli pratica per primo il comandamento dell’amore, che insegna a tutti, e può dire che esso è un peso leggero e soave proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui”.

“Pensando ai maestri che opprimono la libertà altrui in nome della propria autorità, San Bonaventura indica chi è l’autentico Maestro, affermando: ‘Nessuno può insegnare e nemmeno operare, né raggiungere le verità conoscibili senza che sia presente il Figlio di Dio’. Siamo, pertanto, chiamati a seguire il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, che esprime la verità del suo insegnamento attraverso la fedeltà alla volontà del Padre, attraverso il dono di se stesso. (...) Gesù condanna fermamente anche la vanagloria e osserva che operare ‘per essere ammirati dalla gente’ pone in balia dell’approvazione umana, insidiando i valori che fondano l’autenticità della persona”.

Il Santo Padre ha invocato l’intercessione di Maria Santissima, “in particolare per quanti nella comunità cristiana sono chiamati al ministero dell’insegnamento, affinché possano sempre testimoniare con le opere le verità che trasmettono con la parola”.

Dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha espresso la sua “vicinanza alle popolazioni della Thailandia colpite da gravi inondazioni, come pure, in Italia, a quelle della Liguria e della Toscana, recentemente danneggiate dalle conseguenze di forti piogge. Assicuro per loro la mia preghiera”.
ANG/ VIS 20111031 (370)

BRASILE: PROFICUA COLLABORAZIONE STATO E CHIESA

CITTA' DEL VATICANO, 31 OTT. 2011 (VIS). Il nuovo Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, Signor Almir Franco de Sá Barbuda, ha presentato questa mattina le Lettere Credenziali al Santo Padre che, nel suo discorso, ha ringraziato le Autorità brasiliane per la loro disponibilità nell’organizzare la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro nel 2013.

Successivamente il Papa ha rievocato la lunga storia dei rapporti diplomatici tra Brasile e Santa Sede, instaurati già poco dopo l’indipendenza del Paese, come pure la proficua collaborazione congiunta della Nazione con la Chiesa Cattolica che risale alla prima Messa celebrata il 26 aprile 1500, testimoniata dalle “tante città battezzate con nomi di santi e numerosi monumenti religiosi, alcuni dei quali simboleggiano in tutto il mondo il Brasile, come la statua del Redentore a Rio de Janeiro”.

Un capitolo importante di questa storia “condivisa e feconda”, fu redatto con l’accordo firmato tra la Santa Sede e il Governo brasiliano nel 2008 che “sancisce ufficialmente e giuridicamente l’indipendenza e la collaborazione fra queste due realtà”. Il Papa ha manifestato in proposito l’auspicio che lo Stato riconosca che “una sana laicità non deve considerare la religione come un semplice sentimento individuale da relegarsi alla sfera privata, ma come una realtà che, nell’essere organizzata in strutture visibili, necessita che la sua presenza sia riconosciuta dalla comunità pubblica”.

“Per cui” – ha proseguito il Pontefice – “è dovere dello Stato garantire la possibilità del libero esercizio del culto di ogni confessione religiosa, come pure le sue attività culturali, educative e caritative, quando non siano contrarie alla morale e all’ordine pubblico. Il contributo della Chiesa non si limita ad iniziative concrete di assistenza, umanitarie o educative, ma mira innanzitutto alla crescita etica della società, suscitata dalle molteplici manifestazioni di apertura alla trascendenza e dalla formazione delle coscienze, per compiere i doveri della solidarietà”.

Fra gli ambiti di reciproca collaborazione, Benedetto XVI ha segnalato quello dell’educazione, al quale la Chiesa contribuisce “con numerose istituzioni il cui prestigio è riconosciuto in tutta la società. Di fatto, il ruolo dell’educazione non può essere ridotto ad una mera trasmissione di conoscenze e abilità orientate alla formazione professionale, ma deve abbracciare tutti gli aspetti della persona, dall’aspetto sociale all’aspirazione alla trascendenza. Per tale ragione è necessario riaffermare che l’educazione di una confessione religiosa nelle scuole pubbliche (...) lungi dal significare che lo Stato assuma o imponga una particolare fede religiosa, indica il riconoscimento della religione come un valore necessario alla formazione della persona (....) e, lungi dal pregiudicare la laicità dello Stato, garantisca il diritto dei genitori a scegliere l’educazione dei propri figli, contribuendo così a promuovere il bene comune”.

Infine, nella sfera della giustizia sociale, “il governo brasiliano sa di poter contare sulla Chiesa quale socio privilegiato in tutte le iniziative intraprese per eliminare la fame e la povertà (....) e aiutare i più bisognosi a venir fuori dallo stato di indigenza e (...) di emarginazione”, ha concluso il Papa.
CC/ VIS 20111031 (500)

INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE MESE DI NOVEMBRE

CITTA' DEL VATICANO, 31 OTT. (VIS). L'intenzione Generale per l'Apostolato della Preghiera del Santo Padre Benedetto XVI per il mese di novembre è la seguente: “Per le Chiese orientali cattoliche, affinché la loro venerabile tradizione sia conosciuta e stimata quale ricchezza spirituale per tutta la Chiesa”.

L'intenzione Missionaria è la seguente: “Perché il continente africano trovi in Cristo la forza di realizzare il cammino di riconciliazione e di giustizia, indicato dal secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa”.
BXVI-INTENZIONI/ VIS 20111031 (90)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 31 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- L’Arcivescovo Ubaldo Ramón Santana Sequera, F.M.I., di Maracaibo (Venezuela); Presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana, con:

- L’Arcivescovo Baltazar Enrique Porras Cardozo, di Mérida, primo Vice-Presidente;

- Il Vescovo Jesús González de Zarate Salas, Ausiliare di Caracas, Segretario Generale;

- Il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, di Caracas, Presidente “ad honorem”.

- Dieci Presuli della Conferenza Episcopale di Angola, in Visita “ad Limina Apostolorum”:

- Il Vescovo Almeida Kanda, di Ndalatando.

- L’Arcivescovo José Manuel Imbamba, di Saurimo.
- Il Vescovo Benedito Roberto, C.S.Sp., di Sumbe.

- Il Vescovo Emilio Sumbelelo, di Uíje, com l’emerito Vescovo José Francisco Moreira dos Santos, O.F.M.Cap.

- Il Vescovo Joaquim Ferreira Lopes, O.F.M.Cap., di Viana.

- Il Vescovo Mário Lukunde, di Menongue.

- Il Vescovo Dionisio Hisiilenapo, di Namibe.

- Il Vescovo Fernando Guimarães Kevanu, di Ondjiva.

- Il Vescovo Manuel António Mendes dos Santos, C.M.F., di São Tomé e Príncipe.

Sabato 29 ottobre il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Il Cardinale Raffaele Farina, S.D.B., Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.

- Nove Presuli della Conferenza Episcopale di Angola, in Visita “ad Limina Apostolorum”:

- Il Vescovo Eugenio Dal Corso, P,S,D.P., di Benguela, con l’emerito Vescovo Oscar Lino Lopes Fernandes Braga.

- Il Vescovo José Nambi, di Kwito-Bié.

- Il Vescovo Jesús Tirso Blanco, S.D.B., di Lwena.

- Il Vescovo Filomeno do Nascimento Vieira Dias, di Cabinda.

- Il Vescovo António Francisco Jaca, S.V.D., di Caxito.

- Il Monsignore Colm Reidy, Amministratore Diocesano di Dundo.

- Il Vescovo Luis María Pérez de Onraita Aguirre, di Malanje.

- Il Vescovo Vicente Carlos Kiaziku, O.F.M.Cap., di Mbanza Congo.

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S:, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
AP:AL/ VIS 20111031 (140)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 31 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare della Diocesi di Kalisz (Polonia), presentata dal Vescovo Teofil Wilski, per raggiunti limiti d’età.

Sabato 29 ottobre il Santo Padre:

- Ha nominato il Reverendo Sebastian Tudu, Vescovo della Diocesi di Dinajpur (superficie: 17.500; popolazione: 16.529.090; cattolici: 46.578; sacerdoti: 56; religiosi: 148), Bangladesh. Il Vescovo eletto è nato nel 1967 a Changura (Bangladesh) ed è stato ordinato sacerdote nel 1999. Dal 2000 al 2003 è stato Vicario parrocchiale della “St. Francis Parish” in Dinajpur; dal 2007 al 2009 è stato Vicario parrocchiale di “Fatima Rani Church” in Ruhea; dal 2009 è stato Vice-Rettore del Seminario Maggiore “Holy Spirit” a Dhaka e Direttore Diocesano delle Pontificie Opere Missionarie.

- Ha nominato il Vescovo Wiktor Pawel Skworc, Arcivescovo Metropolita di Katowice (superficie: 2.400; popolazione: 1.498.123; cattolici: 1.454.328; sacerdoti: 1.085; religiosi: 1.093), Polonia. L’Arcivescovo eletto è nato a Ruda Slaska (Polonia) nel 1948 ed è stato ordinato sacerdote nel 1973. Dal 1973 al 1975 ha svolto il ministero di Vicario parrocchiale; dal 1975-1985 è stato Segretario del Vescovo di Katowice; dal 1985 al 1992 è stato Cancelliere della Curia; dal 1992 al 1997 è stato Vicario Generale ed Economo dell’Arcidiocesi di Katowice. Nel 1997 è stato nominato Vescovo di Tarnów ed ha ricevuto la consacrazione episcopale nel 1998. Nell’ambito della Conferenza Episcopale Polacca è Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Presidente del Gruppo di contatto con la Conferenza Episcopale Tedesca, delegato dell’Episcopato per l’attività di “Kirche in Not” in Polonia. Inoltre, è Presidente del Consiglio economico della Conferenza e membro della Commissione ecclesiastica Concordataria. Dal 2005 è membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Succede al Vescovo Damian Zimon, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Arcidiocesi presentata per raggiunti limiti d’età.

- Ha eretto la nuova Diocesi di Kabwe, in Zambia, per dismembramento della Diocesi di Mpika e dall’Arcidiocesi di Lusaka, rendendola suffraganea della medesima sede metropolitana.

- Ha nominato il Padre Clement Mulenga, S.D.B., primo Vescovo di Kabwe (superficie: 63.574; popolazione: 1.078.334; cattolici: 138.810; sacerdoti: 43; religiosi: 95), Zambia. Il Vescovo eletto è nato nel 1965 a Dismaschi (Zambia), ha emesso la professione perpetua nella Società Salesiana di San Giovanni Bosco nel 1996 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1998. Dal 1998 al 2001 è stato Vicario Parrocchiale di Bauleni a Lusaka; dal 2005 al 2007 è stato Superiore della Comunità Salesiana di Chingola nello Zambia, Consigliere e Delegato per la Formazione; dal 2007 al 2009 è stato Vicario, Formatore e Professore della Comunità dei post-novizi di Moshi in Tanzania; dal 2009 è stato Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Gioventù dell’Arcidiocesi di Lusaka.

- Ha nominato l’Arcivescovo Nicola Girasoli, Nunzio Apostolico in Antigua e Barbuda, Bahamas, Dominica, Giamaica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Suriname, Repubblica Cooperativistica della Guyana e Delegato Apostolico nelle Antille. Finora Nunzio Apostolico in Zambia e in Malawi.
RE:NER:ECE:NN/ VIS 20111031 (470)

AVVISO

CITTA' DEL VATICANO, 31 OTT. 2011 (VIS). Come precedentemente annunciato, domani martedì 1° novembre, Solennità di Tutti i Santi e mercoledì 2 novembre, Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti, il servizio del V.I.S. non sarà trasmesso. Le trasmissioni riprenderanno giovedì 3 novembre.
.../.../... VIS 2011031 (50)

venerdì 28 ottobre 2011

PAPA AD ASSISI: OGNI RELIGIONE PORTI MONDO GIUSTIZIA E PACE

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2011 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, poco prima delle sedici, il Santo Padre e i Capi Delegazione, lasciato il Convento di Santa Maria degli Angeli, si sono recati a piedi al sagrato della Basilica di San Francesco. Da lì in minibus hanno raggiunto Piazza San Francesco dove ha avuto luogo l’incontro conclusivo della Giornata Mondiale di Pellegrinaggio per la Pace.

Il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha per primo preso la parola affermando che ad Assisi si è ravvivata la speranza della pace ed esortando ad essere testimoni e messaggeri di una pace “che anche oggi è possibile”. Successivamente i partecipanti hanno solennemente rinnovato il loro Impegno per la pace. Dopo le parole del Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli, sono intervenuti i Rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale, della religione Sikh, del Patriarcato di Mosca, dell’Alleanza Battista Mondiale, dell’Islamismo, del Patriarcato Siro-Ortodosso di Antiochia, del Taoismo, del Buddismo, dello Shintoismo, del Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose, della Comunione Mondiale della Chiese Riformate e dei Non Credenti.

Papa Benedetto XVI ha pronunciato le parole: “Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo!. In nome di Dio ogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace, Perdono e Vita, Amore!”.

Dopo alcuni momenti di silenzio, un gruppo di giovani ha consegnato ai Capi Delegazione e ai presenti nella piazza, una lampada accesa la cui fiamma oscillava al vento, simbolo della pace che si deve preservare e proteggere. Il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha invitato tutti i partecipanti all’Incontro a “sigillare con un segno di pace l’impegno per la pace proclamato a più voci”.

Dopo lo scambio del segno di pace, il Papa ha concluso ringraziando quanti hanno reso possibile l’incontro, menzionando in particolare i “numerosi giovani che hanno compiuto il pellegrinaggio a piedi alla Basilica da Santa Maria degli Angeli per testimoniare come, tra le nuove generazioni, siano in tanti ad impegnarsi per superare violenze e divisioni, ed essere promotori di giustizia e di pace”.


“L’evento odierno dimostra come la dimensione spirituale sia un elemento chiave nella costruzione della pace. Con questo unico pellegrinaggio abbiamo potuto impegnarci in un dialogo fraterno, approfondire la nostra amicizia, e riunirci in silenzio e in preghiera. Dopo aver rinnovato il nostro impegno alla pace e aver scambiato un segno di pace, ci sentiamo ancora più profondamente coinvolti, con tutti gli uomini e le donne delle comunità che rappresentiamo, nel nostro comune pellegrinaggio umano. Non saremo separati; continueremo ad incontrarci, continueremo ad essere uniti in questo pellegrinaggio, nel dialogo, nella quotidiana costruzione della pace e nel nostro impegno per un mondo migliore, un mondo nel quale ogni uomo e ogni donna e tutti i popoli possano vivere in accordo con le proprie legittime aspirazioni. Ringrazio di tutto cuore tutti i presenti per aver accettato il mio invito a venire ad Assisi come pellegrini della verità e della pace e saluto ciascuno di voi con le parole di San Francesco: ‘Il Signore ti dia pace’”.

Durante il canto finale, il Papa e i Capi Delegazione sono scesi dal palco per recarsi alla Basilica Inferiore di San Francesco per una visita in silenzio alla tomba di San Francesco. Infine il Pontefice ha salutato la Comunità Francescana e con i Capi Delegazione ha raggiunto in mini-bus la stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli per far rientro in Vaticano.
PV-ASSISI/ VIS 20111028 (600)

ASSISI SEGNO DI AMICIZIA E FRATERNITÀ FRA LE RELIGIONI

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza i circa 300 Rappresentanti delle diverse religioni e dei Non Credenti che hanno partecipato ieri alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, sul tema: “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, tenutasi ad Assisi.

Nel ringraziare i presenti della loro partecipazione all’Incontro, il Papa ha affermato: “In un certo senso, il presente incontro rappresenta i milioni di uomini e donne in tutto il mondo attivamente impegnati nella promozione della giustizia e della pace. È anche un segno di amicizia e di fraternità scaturito dall’impegno di tanti pionieri in questo tipo di dialogo. Che questa amicizia continui a crescere fra tutti i seguaci delle religioni del mondo ed ovunque fra gli uomini e le donne di buona volontà”.

“Guardandoci indietro – ha proseguito Benedetto XVI - possiamo apprezzare la chiaroveggenza del defunto Pontefice Giovanni Paolo II nel convocare il primo Incontro di Assisi (....). Incontri di questo genere sono necessariamente eccezionali e poco frequenti, tuttavia sono la vivida espressione del fatto che ogni giorno, nel mondo, persone di diverse tradizioni religiose vivono e lavorano insieme in armonia. È sicuramente significativo per la causa della pace che uomini e donne così numerosi, ispirati dalle convinzioni più profonde, siano impegnati ad operare per il bene della famiglia umana”.

“Sono certo che l’incontro di ieri ci ha dato un senso di quanto autentico sia il nostro desiderio di contribuire al bene di tutti i nostri simili e quanto abbiamo da condividere l’uno con l’altro”.

“Mentre riprendiamo il nostro rispettivo cammino, traiamo forza dall’esperienza e dovunque ci troviamo, continuiamo ristorati il nostro viaggio che porta alla verità. Il pellegrinaggio che conduce alla pace. Ringrazio tutti voi di tutto cuore!”.
AC/ VIS 20111028 (310)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 28 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Il Cardinale Nicolás de Jesús López Rodriguez, Arcivescovo di Santo Domingo (Repubblica Dominicana).

Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà in udienza il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AP/ VIS 20111028 (60)

giovedì 27 ottobre 2011

IL PAPA AD ASSISI: RELIGIONE NON PUÒ GIUSTIFICARE VIOLENZA

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2011 (VIS). Nel 25° anniversario dello storico incontro ecumenico di preghiera per la pace, convocato ad Assisi dal Beato Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI ha voluto recarsi pellegrino nella città di San Francesco, invitando i rappresentanti delle altre religioni e dei non credenti a partecipare ad una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, sul tema: “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”.

Alle 8:00 di questa mattina, il Pontefice e le Delegazioni sono partiti con un treno Frecciargento dalla stazione ferroviaria vaticana e sono giunto ad Assisi alle 9:45. Ad accogliere le Delegazioni presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli, erano diverse Autorità religiose e civili e numerosi fedeli che hanno seguito la celebrazione su maxi schermi collocati davanti alla Basilica.

Dopo il saluto del Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontifico Consiglio della Giustizia e della Pace, è stato proiettato un video commemorativo dell’Incontro del 1986. Successivamente sono intervenuti i Rappresentanti di altre religioni: Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico; il Dottor Rowan Douglas Williams, Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana; Sua Eminenza Norvan Zakarian, Primate della Diocesi della Chiesa Apostolica Armena di Francia; Reverendo Dottor Olav Fykse Tveit, Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese; Rabbi David Rosen, Ksg, Cbe, Direttore Internazionale per gli Affari Interreligiosi, Rappresentante del Gran Rabbinato di Israele; Wande Abimbola, Awise Agbaye, Portavoce della religione Ifu e Yoruba nel mondo; Acharya Shri Shrivatsa Goswami, Rappresentante della religione Hindu; Ja-Seung, Presidente dello “Jogye Order”, Buddismo Coreano; Dottor Kyai Haji Hasyim Muzadi, Segretario Generale della Conferenza Internazionale degli Studiosi Islamici (ICIS) e già Presidente di Nabdlatul Ulama (NU) ed infine, in rappresentanza dei non credenti è intervenuta la Professoressa Julia Krisetva.

Successivamente il Santo Padre ha tenuto il suo discorso di cui riportiamo alcuni estratti:

“Sono passati venticinque anni da quando il beato Papa Giovanni Paolo II invitò per la prima volta rappresentanti delle religioni del mondo ad Assisi per una preghiera per la pace. Che cosa è avvenuto da allora? A che punto è oggi la causa della pace?”.

“Allora la grande minaccia per la pace nel mondo derivava dalla divisione del pianeta in due blocchi contrastanti tra loro. Il simbolo vistoso di questa divisione era il muro di Berlino (...). Nel 1989, tre anni dopo Assisi, il muro cadde senza spargimento di sangue. (...) Accanto ai fattori economici e politici, la causa più profonda di tale evento è di carattere spirituale: dietro il potere materiale non c’era più alcuna convinzione spirituale. (...) Siamo riconoscenti per questa vittoria della libertà, che fu soprattutto anche una vittoria della pace. E bisogna aggiungere che in questo contesto si trattava non solamente, e forse neppure primariamente, della libertà di credere, ma anche di essa. Per questo possiamo collegare tutto ciò in qualche modo anche con la preghiera per la pace”.

“Ma che cosa è avvenuto in seguito? Purtroppo non possiamo dire che da allora la situazione sia caratterizzata da libertà e pace. (...) La violenza come tale è potenzialmente sempre presente e caratterizza la condizione del nostro mondo. La libertà è un grande bene. Ma il mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discordia assume nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti noi”. (...)

“A grandi linee – a mio parere – si possono individuare due differenti tipologie di nuove forme di violenza che sono diametralmente opposte nella loro motivazione e manifestano poi nei particolari molte varianti. Anzitutto c’è il terrorismo, nel quale, al posto di una grande guerra, vi sono attacchi ben mirati che devono colpire in punti importanti l’avversario in modo distruttivo, senza alcun riguardo per le vite umane innocenti che con ciò vengono crudelmente uccise o ferite. Agli occhi dei responsabili, la grande causa del danneggiamento del nemico giustifica ogni forma di crudeltà. Viene messo fuori gioco tutto ciò che nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla violenza. Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spietata (...). La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza”. (...)

“Che qui la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente. In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione”.

“Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. (...) È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo”.

“Se una tipologia fondamentale di violenza viene oggi motivata religiosamente, ponendo con ciò le religioni di fronte alla questione circa la loro natura e costringendo tutti noi ad una purificazione, una seconda tipologia di violenza dall’aspetto multiforme ha una motivazione esattamente opposta: è la conseguenza dell’assenza di Dio, della sua negazione e della perdita di umanità che va di pari passo con ciò. I nemici della religione – come abbiamo detto – vedono in questa una fonte primaria di violenza nella storia dell’umanità e pretendono quindi la scomparsa della religione. Ma il ‘no’ a Dio ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell’assenza di Dio”.

“Qui (...) vorrei (...) parlare della ‘decadenza’ dell’uomo, in conseguenza della quale si realizza in modo silenzioso, e quindi più pericoloso, un cambiamento del clima spirituale. L’adorazione di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta più l’uomo, ma solo il vantaggio personale. Il desiderio di felicità degenera, ad esempio, in una brama sfrenata e disumana quale si manifesta nel dominio della droga con le sue diverse forme. (...) La violenza diventa una cosa normale e minaccia di distruggere in alcune parti del mondo la nostra gioventù. Poiché la violenza diventa cosa normale, la pace è distrutta e in questa mancanza di pace l’uomo distrugge se stesso”. (...)

“Accanto alle due realtà di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione dell’agnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio. Persone del genere non affermano semplicemente: ‘Non esiste alcun Dio’. Esse soffrono a motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono “pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Pongono domande sia all’una che all’altra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza (...). Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri”.

“Queste persone cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Così la loro lotta interiore e il loro interrogarsi è anche un richiamo per i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio – il vero Dio – diventi accessibile. Per questo ho appositamente invitato rappresentanti di questo terzo gruppo al nostro incontro ad Assisi, che non raduna solamente rappresentanti di istituzioni religiose. Si tratta piuttosto del ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità, dell’impegno deciso per la dignità dell’uomo e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto. In conclusione, vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo. Siamo animati dal comune desiderio di essere ‘pellegrini della verità, pellegrini della pace’”.

Alla fine della cerimonia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, il Papa ha invitato le Delegazioni a visitare la Cappella della Porziuncola. Dopo un pasto comune nel Refettorio del Convento della Porziuncola, seguito da un tempo di silenzio, per la riflessione di ciascuno e per la preghiera, i delegati si recheranno in Piazza San Francesco per un tempo di riflessione e di preghiera in silenzio.
PV-ASSISI VIS 20111027 (1570)

DALLE CHIESE ORIENTALI

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2011 (VIS). Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halich, col consenso del Sinodo Permanente, riunitosi a Curitiba in Brasile il 10 settembre 2011, ed avendo informato la Sede Apostolica, ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Eparchia di Sambir-Drohobych degli Ucraini (Ucraina), presentata dal Vescovo Julian Voronovsky, M.S.U., in conformità al canone 210, paragrafo 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. All'ufficio di Vescovo Eparchiale di Sambir-Drohobych degli Ucraini gli succede il Vescovo Coadiutore, Sua Eccellenza Monsignor Jaroslav Pryriz, C.SS.R.
RE:NER/ VIS 20111027 (90)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 27 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Sacerdote Jesús José Herrera Quiñonez, Vescovo di Nuevo Casas Grandes (superficie: 36.320; popolazione: 149.000; cattolici: 130.000; sacerdoti: 37; religiosi: 45), Messico. Il Vescovo eletto è nato a Medicali (Messico), nel 1961 ed è stato ordinato sacerdote nel 1987. È stato Vicario Parrocchiale, Parroco della Parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù ed Assistente diocesano del Movimento Familiare Cristiano. Attualmente è Parroco della Parrocchia del Perpetuo Soccorso in Mexicali, Segretario Cancelliere della Curia diocesana e Incaricato diocesano del “Diezmo”.
NER/ VIS 20111027 (100)

mercoledì 26 ottobre 2011

REGNO PACE CRISTO NON SI COSTRUISCE CON GUERRA E POTERE

CITTA' DEL VATICANO, 26 OTT. 2011 (VIS). A causa del maltempo il Santo Padre ha tenuto nell’Aula Paolo VI, invece che in Piazza San Pietro, la Celebrazione della Parola che ha sostituito l’Udienza Generale del Mercoledì, per la “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” in programma domani ad Assisi. Prima della Celebrazione della Parola, il Papa ha salutato nella Basilica Vaticana i fedeli che non avevano trovato posto nell’Aula Paolo VI.

Dopo il saluto del Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma e le letture della Bibbia, il Santo Padre ha tenuto l’omelia.

“Come cristiani, siamo convinti che il contributo più prezioso che possiamo dare alla causa della pace è quello della preghiera – ha detto Benedetto XVI. - Per questo motivo ci ritroviamo oggi, come Chiesa di Roma, insieme ai pellegrini presenti nell’Urbe, nell’ascolto della Parola di Dio, per invocare con fede il dono della pace”.

Successivamente il Papa ha citato un brano del profeta Zaccaria in cui Dio promette la salvezza che giungerà con un re. “Ma quello che viene annunciato non è un re che si presenta con la potenza umana, la forza delle armi; non è un re che domina con il potere politico e militare; è un re mansueto, che regna con l’umiltà e la mitezza di fronte a Dio e agli uomini, un re diverso rispetto ai grandi sovrani del mondo”.

“L’annuncio del profeta Zaccaria (...) tornò alla mente dei discepoli di Gesù (...) dopo gli eventi della passione, morte e risurrezione, (...) quando riandarono con gli occhi della fede a quel gioioso ingresso del maestro nella Città Santa. Egli cavalca un’asina, presa in prestito: (...) non è a cavallo come i grandi. Non entra in Gerusalemme accompagnato da un potente esercito di carri e di cavalieri. Egli è un re povero, il re di coloro che sono i poveri di Dio (...) di quanti hanno quella libertà interiore che rende capaci di superare l’avidità, l’egoismo che c’è nel mondo, e sanno che Dio solo è la loro ricchezza. (...) È un re che farà sparire i carri e i cavalli da battaglia, che spezzerà gli archi da guerra; un re che realizza la pace sulla Croce, congiungendo la terra e il cielo e gettando un ponte fraterno tra tutti gli uomini. La Croce è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, (...) segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore”.

“Il regno che Cristo inaugura ha dimensioni universali. L’orizzonte di questo re povero, mite non è quello di un territorio, di uno Stato, ma sono i confini del mondo; al di là di ogni barriera di razza, di lingua, di cultura, Egli crea comunione, crea unità. E dove vediamo realizzarsi nell’oggi questo annuncio? Nella grande rete delle comunità eucaristiche che si estende su tutta la terra riemerge luminosa la profezia di Zaccaria. (...) Dappertutto, in ogni realtà, in ogni cultura, (...) Egli viene, si rende presente; e nell’entrare in comunione con Lui anche gli uomini sono uniti tra di loro in un unico corpo, superando divisioni, rivalità, rancori. Il Signore viene nell’Eucaristia per toglierci dal nostro individualismo, dai nostri particolarismi che escludono gli altri, per formare di noi un solo corpo, un solo regno di pace in un mondo diviso”.

“Ma come possiamo costruire questo regno di pace di cui Cristo è il re? (...) Come Gesù, i messaggeri di pace del suo regno devono mettersi in cammino (...). Devono andare, ma non con la potenza della guerra o con la forza del potere. (...) Non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria”.

Nel descrivere le due statue degli Apostoli Pietro e Paolo collocate davanti alla facciata della Basilica di San Pietro, facilmente riconoscibili poiché San Pietro tiene in mano le chiavi e San Paolo la spada, il Papa ha spiegato che “la spada che tiene tra le mani è lo strumento con cui Paolo venne messo a morte, con cui subì il martirio e sparse il suo sangue”. San Paolo “dedicò la sua vita a portare il messaggio di riconciliazione e di pace del Vangelo, spendendo ogni energia per farlo risuonare fino ai confini della terra. E questa è stata la sua forza: non ha cercato una vita tranquilla, (...) lontana dalle difficoltà, dalle contrarietà, ma si è consumato per il Vangelo, ha dato tutto se stesso senza riserve, e così è diventato il grande messaggero della pace e della riconciliazione di Cristo. La spada che San Paolo tiene nelle mani richiama anche la potenza della verità, che spesso può ferire, può far male; l’Apostolo è rimasto fedele fino in fondo a questa verità (...) ha consegnato la sua vita per essa. Questa stessa logica vale anche per noi, se vogliamo essere portatori del regno di pace annunciato dal profeta Zaccaria e realizzato da Cristo: dobbiamo essere disposti a pagare di persona, a soffrire in prima persona l’incomprensione, il rifiuto, la persecuzione. Non è la spada del conquistatore che costruisce la pace, ma la spada del sofferente, di chi sa donare la propria vita”.

“Cari fratelli e sorelle, come cristiani vogliamo invocare da Dio il dono della pace, vogliamo pregarlo che ci renda strumenti della sua pace in un mondo ancora lacerato da odio, da divisioni, da egoismi, da guerre, vogliamo chiedergli che l’incontro di domani ad Assisi favorisca il dialogo tra persone di diversa appartenenza religiosa e porti un raggio di luce capace di illuminare la mente e il cuore di tutti gli uomini, perché il rancore ceda il posto al perdono, la divisione alla riconciliazione, l’odio all’amore, la violenza alla mitezza, e nel mondo regni la pace”.
HML/ VIS 20111026 (1020)

IL PAPA INVITA A PREGARE PER INCONTRO DI ASSISI

CITTA' DEL VATICANO, 26 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina, a causa della pioggia, l’Udienza Generale in forma di celebrazione della Parola si è tenuta nell’Aula Paolo VI. Il Santo Padre ha salutato i gruppi di pellegrini invitandoli a pregare per l’Incontro di domani ad Assisi: “Vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera nel mio viaggio domani ad Assisi per la celebrazione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, con i rappresentanti di diverse religioni”, ha detto il Pontefice in inglese, ed in francese ha aggiunto: “Che questo pellegrinaggio di verità e di pace ci incoraggi a camminare sempre verso Dio e a rafforzare il nostro impegno al servizio della pace”.

Al termine dell’Udienza nell’Aula Paolo VI, Papa Benedetto XVI si è rivolto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli con queste parole: “L’esempio di San Francesco d’Assisi, sulla cui tomba sosterò domani in preghiera, sostenga voi, cari giovani, nell’impegno di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a seguire sempre Gesù nel cammino della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il logo del costante incontro con l’amore di Dio e dei fratelli”.
AC/ VIS 20111026 (230)

APPELLO A FAVORE VITTIME DEL TERREMOTO IN TURCHIA

CITTA' DEL VATICANO, 26 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina, dopo i saluti ai pellegrini che hanno assistito all’Udienza Generale, Papa Benedetto XVI ha rivolto un appello a favore delle vittime del terremoto in Turchia: “In questo momento, il pensiero va alle popolazioni della Turchia duramente colpite dal terremoto, che ha causato gravi perdite di vite umane, numerosi dispersi e ingenti danni. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera per coloro che hanno perso la vita e ad essere spiritualmente vicini a tante persone così duramente provate. L’Altissimo dia sostegno a tutti coloro che sono impegnati nell’opera di soccorso”.
AC/ VIS 20111026 (110)

martedì 25 ottobre 2011

ACCOGLIENZA MIGRANTI E RIFIUTO RAZZISMO CARATTERISTICHE FONDAMENTALI CHIESA

CITTA' DEL VATICANO, 25 OTT. 2011 (VIS). Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha tenuto questa mattina una Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 98ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si terrà il 15 gennaio 2012, sul tema: “Migrazioni e nuova evangelizzazione”. Alla Conferenza Stampa sono intervenuti l’Arcivescovo Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; il Vescovo Joseph Kalathiparambil, Segretario, ed il Padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, C.S., Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.

L’Arcivescovo Vegliò ha spiegato che il Messaggio del Santo Padre si articola in tre parti, dedicate rispettivamente ai lavoratori migranti, ai rifugiati e agli studenti internazionali. A tutti loro è rivolta oggi la nuova evangelizzazione, in un contesto sociale in cui “il miscuglio di nazionalità e di religioni va crescendo in misura esponenziale. (...) Di fronte a tale sfida, la Chiesa si sente sollecitata a rivedere i suoi metodi, le sue espressioni e il suo linguaggio, rinnovando il suo slancio missionario. Una ‘nuova’ evangelizzazione, quindi, ma che non scalfisce i contenuti e i valori del mandato missionario, trasmessi dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero”.

Le migrazioni offrono l’opportunità di far conoscere il Vangelo a uomini e donne che appartengono ad altre religioni o che non hanno incontrato Gesù Cristo. Nello stesso tempo numerosi cristiani emigrano in Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l’antica tradizione di fede è ridotta ad un fatto culturale. In ambedue i casi i laici possono annunciare la Buona Novella con la parola e l’esempio, assistiti da una pastorale adeguata. “La nuova evangelizzazione nel mondo delle migrazioni, deve far leva soprattutto sul necessario coinvolgimento del laicato, da una parte, e sull’importanza del dialogo a tutti i livelli, dall’altra”, ha affermato l’Arcivescovo Vegliò.

Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti si unisce alla voce del Santo Padre, ha affermato l’Arcivescovo Vegliò, per manifestare sentimenti di stima, apprezzamento e gratitudine verso tutti coloro “che impegnano tempo, energie e risorse nella pastorale della migrazioni, spesso nel silenzio e, talvolta, anche a rischio della propria vita”.

Il Vescovo Kalathiparambil ha a sua volta dedicato il suo intervento all’attuale situazione dei rifugiati ed ha ricordato che secondo il Rapporto statistico annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), i 4/5 dei rifugiati del mondo sono accolti dai Paesi in via di sviluppo. In molti Paesi industrializzati crescono sentimenti di ostilità nei confronti dei rifugiati. Le comunità cristiane vedono nei richiedenti asilo e nei rifugiati “il volto di Cristo che tutti ci rende fratelli e sorelle. (...) L’accoglienza può essere definita il segno di riconoscimento della Chiesa ed è la caratteristica fondamentale della sollecitudine pastorale per i migranti e i rifugiati, rifiutando ogni sentimento e manifestazione di xenofobia e razzismo”.

Padre Gabriele Bentoglio, intervenendo sulla questione degli studenti internazionali, ha precisato che nel 2025 si prevede che il numero degli studenti all’estero raggiunga i 7 milioni in tutto il mondo. Alla luce di ciò “cresce l’urgenza che i luoghi dell’educazione e della formazione, soprattutto a livello universitario, acquisiscano e valorizzino il legame necessario e strategico fra la ‘profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio’. (...) Nel nostro mondo globale l’educazione – ha affermato Padre Bentolgio – va estesa alla formazione integrale della persone e alla trasmissione dei valori, come il senso della responsabilità individuale e sociale, il lavoro etico, la solidarietà con l’intera famiglia umana, al di là delle appartenenze nazionali”.

Infine Padre Bentoglio ha annunciato che dal 30 novembre al 3 dicembre prossimo si terrà a Roma il III Congresso Mondiale della pastorale per gli studenti internazionali, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, sul tema: “Studenti internazionali e incontro delle culture”. Al Congresso parteciperanno 123 delegati provenienti da Europa, Africa, America, Asia e Australia, oltre ad alcuni rappresentanti di Istituti religiosi, Associazioni laicali e organizzazioni internazionali e regionali.
CON-SM/ VIS 20111025 (670)

MIGRAZIONI E NUOVA EVANGELIZZAZIONE

CITTA' DEL VATICANO, 25 OTT. 2011 (VIS). “Migrazioni e Nuova Evangelizzazione” è il tema scelto dal Santo Padre per il Messaggio della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2012, che si terrà il 15 gennaio prossimo. Di seguito riportiamo alcuni estratti

“Annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo ‘costituisce la missione essenziale della Chiesa, compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti’. Anzi, oggi avvertiamo l’urgenza di promuovere, con nuova forza e rinnovate modalità, l’opera di evangelizzazione in un mondo in cui l’abbattimento delle frontiere e i nuovi processi di globalizzazione rendono ancora più vicine le persone e i popoli, sia per lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, sia per la frequenza e la facilità con cui sono resi possibili spostamenti di singoli e di gruppi”.

“Il tema che ho scelto quest’anno per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – “Migrazioni e nuova evangelizzazione” – nasce da questa realtà. L’ora presente, infatti, chiama la Chiesa a compiere una nuova evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di tradizione cristiana”.

“Le migrazioni interne o internazionali, infatti, come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per fuggire dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi naturali, hanno prodotto una mescolanza di persone e di popoli senza precedenti, con problematiche nuove non solo da un punto di vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale. Le attuali ed evidenti conseguenze della secolarizzazione, l’emergere di nuovi movimenti settari, una diffusa insensibilità nei confronti della fede cristiana, una marcata tendenza alla frammentarietà, rendono difficile focalizzare un riferimento unificante che incoraggi la formazione di ‘una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze’, come scrivevo nel Messaggio dello scorso anno per questa Giornata Mondiale. Il nostro tempo è segnato da tentativi di cancellare Dio e l’insegnamento della Chiesa dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e l’indifferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana”.

“In tale contesto, i migranti che hanno conosciuto Cristo e l’hanno accolto non di rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita, a perdere il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e spesso conducono un’esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo. Cresciuti in seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l’antica tradizione di fede non è più convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta ad un fatto culturale. Qui la Chiesa è posta di fronte alla sfida di aiutare i migranti a mantenere salda la fede, anche quando manca l’appoggio culturale che esisteva nel Paese d’origine, individuando anche nuove strategie pastorali, come pure metodi e linguaggi per un’accoglienza sempre vitale della Parola di Dio”.

“L’odierno fenomeno migratorio è anche un’opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Uomini e donne provenienti da varie regioni della terra, che non hanno ancora incontrato Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera parziale, chiedono di essere accolti in Paesi di antica tradizione cristiana. Nei loro confronti è necessario trovare adeguate modalità perché possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestimabile della salvezza, che per tutti è sorgente di ‘vita in abbondanza’”.

“Nell’impegnativo itinerario della nuova evangelizzazione, in ambito migratorio, assumono un ruolo decisivo gli Operatori pastorali – sacerdoti, religiosi e laici – che si trovano a lavorare sempre più in un contesto pluralista: in comunione con i loro Ordinari, attingendo al Magistero della Chiesa, li invito a cercare vie di fraterna condivisione e di rispettoso annuncio, superando contrapposizioni e nazionalismi. Da parte loro, le Chiese d’origine, quelle di transito e quelle d’accoglienza dei flussi migratori sappiano intensificare la loro cooperazione, a beneficio sia di chi parte sia di chi arriva e, in ogni caso, di chi ha bisogno di incontrare sul suo cammino il volto misericordioso di Cristo nell’accoglienza del prossimo”.

“I rifugiati che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni, violenze e situazioni che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della nostra comprensione e accoglienza, del rispetto della loro dignità umana e dei loro diritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri. La loro sofferenza invoca dai singoli Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti di mutua accoglienza, superando timori ed evitando forme di discriminazione e che si provveda a rendere concreta la solidarietà anche mediante adeguate strutture di ospitalità e programmi di reinsediamento. Tutto ciò comporta un vicendevole aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da anni accolgono un gran numero di persone in fuga e una maggiore condivisione delle responsabilità tra gli Stati”.

“La stampa e gli altri mezzi di comunicazione hanno un ruolo importante nel far conoscere, con correttezza, oggettività e onestà, la situazione di chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti e desidera iniziare a costruirsi una nuova esistenza”.

“Le comunità cristiane riservino particolare attenzione per i lavoratori migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera, della solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione di ciò che reciprocamente arricchisce, come pure la promozione di nuove progettualità politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della dignità di ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una dignitosa sistemazione, al lavoro e all’assistenza”.

“Desidero infine ricordare la situazione di numerosi studenti internazionali che affrontano problemi di inserimento, difficoltà burocratiche, disagi nella ricerca di alloggio e di strutture di accoglienza. In modo particolare le comunità cristiane siano sensibili verso tanti ragazzi e ragazze che, proprio per la loro giovane età, oltre alla crescita culturale, hanno bisogno di punti di riferimento e coltivano nel loro cuore una profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio. In modo speciale, le Università di ispirazione cristiana siano luogo di testimonianza e d’irradiazione della nuova evangelizzazione, seriamente impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico, al progresso sociale, culturale e umano, oltre che a promuovere il dialogo fra le culture, valorizzando l’apporto che possono dare gli studenti internazionali. Questi saranno spinti a diventare essi stessi attori della nuova evangelizzazione se incontreranno autentici testimoni del Vangelo ed esempi di vita cristiana”.

“Cari amici” - conclude il Santo Padre - invochiamo l’intercessione di Maria, ‘Madonna del cammino’, perché l’annuncio gioioso della salvezza di Gesù Cristo porti speranza nel cuore di coloro che, lungo le strade del mondo, si trovano in condizioni di mobilità. A tutti assicuro la mia preghiera e imparto la Benedizione Apostolica”.
MESS/ VIS 20111025 (1130)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 25 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Monsignore Johannes Willibrordus Maria Hendricks, Vescovo Ausiliare di Haarlem-Amsterdam (superficie: 2.912; popolazione: 2.847.001; cattolici: 474.000; sacerdoti: 208; religiosi: 701; diaconi permanenti: 41), Paesi Bassi. Il Vescovo eletto è nato nel 1954, a Leidschendam (Paesi Bassi), ed è stato ordinato sacerdote nel 1979. Dal 1979 al 1981 ha svolto l’incarico di Vice-parroco a Den Haag. Dal 1987 al 1997 è stato Parroco a Haastrecht. Nel 1997 è stato nominato Vice-Rettore e nel 1998 Rettore del Seminario Maggiore della Diocesi di Haarlem-Amsterdam, dove insegna anche Diritto Canonico. È anche Canonico del Capitolo Cattedrale di Haarlem-Amsterdam e membro del Consiglio presbiterale di quella Diocesi. È inoltre consultore della Congregazione per il Clero. Succede al Vescovo Johannes Gerardus Maria van Burgsteden, S.S.S., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Vescovo Ausiliare della medesima diocesi, presentata per raggiunti limiti d’età.
NEA:RE/ VIS 20111025 (160)

lunedì 24 ottobre 2011

CONVEGNO INTERNAZIONALE ORDINARIATI MILITARI

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza gli 80 partecipanti al VI Convegno Internazionale degli Ordinariati Militari e del III Corso Internazionale di formazione dei Cappellani Militari al diritto umanitario, promossi congiuntamente dalla Congregazione per i Vescovi e dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Tali iniziative si collocano nel contesto del XXV anniversario della Costituzione Apostolica “Spirituali militum curae”, promulgata dal Beato Giovanni Paolo II, di cui proprio oggi si celebra la memoria liturgica.

Benedetto XVI ha ricordato che la citata Costituzione Apostolica ha la finalità di “dare agli Ordinariati Militari la possibilità di promuovere un’azione pastorale sempre più adatta e meglio organizzata per una parte importante del Popolo di Dio, cioè i militari e le loro famiglie, con le loro istituzioni quali caserme, scuole militari e ospedali. (...) Si tratta di formare dei cristiani che abbiano una fede profonda, che vivano una convinta pratica religiosa e che siano autentici testimoni di Cristo nel loro ambiente. Per raggiungere questo scopo, occorre che i Vescovi e i Cappellani militari si sentano responsabili dell’annuncio del Vangelo e dell’amministrazione dei Sacramenti dovunque siano presenti i militari e le loro famiglie. (...) Appare evidente che i sacerdoti, impegnati in questo ministero, dovranno avere una solida formazione umana e spirituale, una costante cura per la propria vita interiore e, al tempo stesso, essere disponibili all’ascolto e al dialogo, per poter cogliere le difficoltà personali e ambientali delle persone loro affidate”.

“La Chiesa – ha proseguito il Pontefice - ha voluto offrire ai fedeli militari e alle loro famiglie tutti i mezzi salvifici per facilitare nei loro confronti non solo l’ordinaria cura pastorale, ma lo specifico aiuto di cui essi hanno bisogno per svolgere la loro missione con lo stile della carità cristiana. La vita militare di un cristiano, infatti, va posta in relazione con il primo e il più grande dei comandamenti, quello dell’amore a Dio e al prossimo, perché il militare cristiano è chiamato a realizzare una sintesi per cui sia possibile essere anche militari per amore, compiendo il ‘ministerium pacis inter arma’”.

“Penso in particolare all’esercizio della carità nel soldato che soccorre le vittime dei terremoti e delle alluvioni, come pure i profughi, mettendo a disposizione dei più deboli il proprio coraggio e la propria competenza. Penso all’esercizio della carità nel soldato impegnato a disinnescare mine, con personale rischio e pericolo, nelle zone che sono state teatro di guerra, come pure al soldato che, nell’ambito delle missioni di pace, pattuglia città e territori affinché i fratelli non si uccidano fra di loro. Vi sono tanti uomini e donne in divisa pieni di fede in Gesù, che amano la verità, che vogliono promuovere la pace e si impegnano da veri discepoli di Cristo a servire la propria Nazione favorendo la promozione dei fondamentali diritti umani dei popoli”.

Il Santo Padre ha concluso il suo discorso esortando i presenti e i loro collaboratori, presbiteri e diaconi, a favorire “un generale rinnovamento dei cuori, presupposto di quella pace universale, alla quale tutto il mondo aspira”.
AC/ VIS 20111024 (520)

NOMINE SINODO NUOVA EVANGELIZZAZIONE TRASMISSIONE FEDE CRISTIANA

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre, in vista della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, ha nominato:

- Il Cardinale Doanld William Wuerl, Arcivescovo di Washington (Stati Uniti d’America), Relatore Generale;

- L’Arcivescovo Pierre-Marie Carré, di Montpellier (Francia), Segretario Speciale.
SS/ VIS 20111024 (80)

CONCERTO ONORE DEL PAPA OFFERTO “BAYERISCHE STAATSOPER"

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2011 (VIS). Questo pomeriggio, nell’Aula Paolo VI, la “Bayerische Staatsoper” ha offerto un Concerto in onore del Santo Padre Benedetto XVI. In programma la Nona Sinfonia e il Te Deum di Anton Bruckner interpretati dalla "Bayerische Staatsorchester" e dalla "Audi Jugendchorakademie", dirette rispettivamente dal Maestro Kent Nagano e dal Maestro Martin Steidler.

Al termine del concerto il Papa, dopo aver ringraziato gli interpreti, i direttori e i solisti, ha affermato che ascoltare la musica di Bruckner “è quasi come trovarsi all’interno di una grande cattedrale, osservando le grandiose strutture portanti della sua architettura, che ci avvolgono, ci spingono in alto e creano emozione. C’è però un aspetto che è alla base della produzione di Bruckner sia sinfonica che sacra: la sua fede, semplice, solida e genuina, conservata per tutta la vita”.

“Confrontandolo con un altro esponente del tardo romanticismo, il grande direttore d’orchestra Bruno Walter affermava: ‘Mahler fu sempre alla ricerca di Dio, mentre Bruckner lo aveva trovato’. E la sinfonia che abbiamo ascoltato ha un titolo preciso ‘Dem lieben Gott’, ‘Al buon Dio’, quasi egli avesse voluto dedicare e affidare l’ultimo e maturo frutto della sua arte a Colui nel quale aveva sempre creduto, ormai l’unico e vero interlocutore a cui rivolgersi, giunto all’ultimo tratto dell’esistenza”.

“Bruckner chiedeva al buon Dio di poter entrare nel suo mistero, (...) di poter lodare in cielo il Signore come aveva fatto in terra con la sua musica. ‘Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur’: questa opera grandiosa che abbiamo ascoltato, scritta di getto e rielaborata lungo 15 anni quasi a ripensare come ringraziare e lodare meglio Dio, sintetizza la fede di questo grande musicista (...). Un richiamo anche a noi ad aprire gli orizzonti e pensare alla vita eterna, non per sfuggire dal presente, anche se segnato da problemi e difficoltà, ma piuttosto per viverlo ancora più intensamente, portando nella realtà in cui viviamo un po’ di luce, di speranza, di amore”.
BXVI-CONCERTO/ VIS 20111024 (340)

ALTRI ATTI PONTIFICI

CITTA' DEL VATICANO, 22 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Dhaka (Bangladesh), presentata dal Vescovo Paulinus Costa, per raggiunti limiti d’età. Gli succede il Vescovo Patrick D’Rosario, C.S.C., Coadiutore della medesima Arcidiocesi.

- Ha nominato Membri del Consiglio di Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede: il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia) ed il Cardinale Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux (Francia).

- Ha nominato il Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln (Germania), Suo Inviato Speciale alla celebrazione dell’VIII centenario della nascita di Sant’Agnese di Boemia, che avrà luogo nella Cattedrale di Praga (Repubblica Ceca), il 12 novembre 2011.

- Ha nominato il Canonico Piotr Greger, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Bielsko-Zywiec (superficie: 3.000; popolazione: 770.000; cattolici: 681.000; sacerdoti: 633; religiosi: 646), Polonia. Il Vescovo eletto è nato nel 1964 a Tychy (Polonia) ed è stato ordinato sacerdote nel 1989. Ha lavorato come Viceparroco nella parrocchia Cristo Redentore a Bielsko-Zywiece e dal 1995 è residente nella parrocchia San Paolo a Bielsko-Zywiec. Dal 2000 è Delegato permanente del Vescovo nel Consiglio della Fondazione “Santa Edwige Regina” presso la Pontificia Università di Kraków. È stato finora Vicedirettore dell’Istituto Teologico San Giovanni da Kety in Bielsko-Zywiec, Presidente della Commissione liturgica diocesana, assistente pastorale per gli insegnanti nella diocesi e membro dell’associazione dei teologi polacchi. È Canonico del Capitolo della Cattedrale.
RE:NER:NA:NEA/ VIS 20111024 (240)

NUOVI SANTI CHE SI SONO LASCIATI TRASFORMARE CARITÀ DIVINA

CITTA' DEL VATICANO, 23 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina, durante la Celebrazione dell’Eucaristia nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre ha proceduto alla Canonizzazione dei Beati: Guido Maria Conforti (1865-1931), Arcivescovo-Vescovo di Parma, Fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere; Luigi Guanella (1842-1915), Sacerdote, Fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza; Bonifacia Rodríguez De Castro (1837-1905), Fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe.

Nell’omelia tenuta dopo il Rito di Canonizzazione, Benedetto XVI ha ricordato che oggi la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale, “appuntamento annuale che intende risvegliare lo slancio e l’impegno per la missione”. Successivamente ha descritto i carismi dei tre nuovi santi che “si sono lasciati trasformare dalla carità divina e ad essa hanno improntato l’intera loro esistenza. In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi ‘così da diventare modello per tutti i credenti’”.

Il motto di San Guido Maria Conforti, “Caritas Christi urget nos”, “sintetizza il programma dell’Istituto missionario a cui egli, appena trentenne, diede vita: una famiglia religiosa posta interamente a servizio dell’evangelizzazione, sotto il patrocinio del grande apostolo dell’Oriente San Francesco Saverio”. Nel suo ministero episcopale, il nuovo santo “con tutte le sue forze si dedicò al bene delle anime a lui affidate, soprattutto di quelle che si erano allontanate dalla via del Signore. La sua vita fu segnata da numerose prove, anche gravi. Egli seppe accettare ogni situazione con docilità, accogliendola come indicazione del cammino tracciato per lui dalla provvidenza divina; in ogni circostanza, anche nelle sconfitte più mortificanti, seppe riconoscere il disegno di Dio, che lo guidava ad edificare il suo Regno soprattutto nella rinuncia a sé stesso e nell’accettazione quotidiana della sua volontà. (...) Egli per primo sperimentò e testimoniò quello che insegnava ai suoi missionari, che cioè la perfezione consiste nel fare la volontà di Dio, sul modello di Gesù Crocifisso”.

“Durante la sua esistenza terrena egli ha vissuto con coraggio e determinazione il Vangelo della Carità, il ‘grande comandamento’” – ha sottolineato Benedetto XVI riferendosi al nuovo Santo Luigi Guanella”. Egli fu “compagno e maestro, conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli. L’amore di Dio animava in lui il desiderio del bene per le persone che gli erano affidate, nella concretezza del vivere quotidiano”. Don Guanella poneva premurosa attenzione “al cammino di ognuno, rispettandone i tempi di crescita e coltivando nel cuore la speranza che ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, gustando la gioia di essere amato da Lui - Padre di tutti -, può trarre e donare agli altri il meglio di sé. (...) Nella sua testimonianza, così carica di umanità e di attenzione agli ultimi, riconosciamo un segno luminoso della presenza e dell’azione benefica di Dio”.

Santa Bonifacia Rodríguez de Castro “sin dall’inizio seppe unire la sequela di Cristo con l’attento lavoro quotidiano. Lavorare, come aveva fatto fin da piccola, non era soltanto un modo per non gravare su alcuno, ma anche il modo di conquistare la libertà di realizzare la propria vocazione, che le dava nel contempo la possibilità di attrarre e formare altre donne, che nel laboratorio potevano incontrare Dio ed ascoltare la sua amorosa chiamata, discernendo il proprio progetto di vita e formandosi per realizzarlo. Così nascono le Serve di San Giuseppe, nella umiltà e semplicità evangelica, che nella casa di Nazaret si presenta come una scuola di vita cristiana. (....) Noi ci raccomandiamo alla sua intercessione e chiediamo a Dio per tutti i lavoratori, soprattutto per quanti eseguono i lavori più modesti a volte non sufficientemente valorizzati, che nelle loro attività quotidiane, scoprano la mano amica di Dio e diano testimonianza del suo amore, trasformando la loro fatica in un canto di lode al Creatore”, ha concluso il Papa.
HML/ VIS 20111024 (650)

ANGELUS: RICORDO BEATO GIOVANNI PAOLO II E GIORNATA ASSISI

CITTA' DEL VATICANO, 23 OTT. 2011 (VIS). Al termine della Santa Messa per la proclamazione dei Santi Guido Maria Conforti, Luigi Guanella e Bonifacia Rodríguez De Castro, Papa Benedetto XVI ha raggiunto il sagrato della Basilica Vaticana per recitare l’Angelus con i fedeli presenti in Piazza San Pietro.

“Che l’esempio e l’intercessione di questi luminosi testimoni del Vangelo” – ha affermato il Papa riferendosi ai tre nuovi santi – “inducano a rinnovare il proprio impegno a vivere di tutto cuore la propria fede in Cristo testimoniandolo nei diversi ambiti della società!”.

Successivamente, rivolgendosi ai pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha ricordato che sabato 22 ottobre “insieme alla Diocesi di Roma e alla Chiesa in Polonia abbiamo commemorato nella liturgia il Beato Giovanni Paolo II”. Infine ha affidato all’intercessione della Vergine Maria, la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo: un pellegrinaggio ad Assisi, a 25 anni da quello convocato dal Beato Giovanni Paolo II.
ANG/ VIS 20111024 (170)

UDIENZA AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II

CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre ha ricevuto i membri della Fondazione “Giovanni Paolo II”, di cui ricorre quest’anno il 30° anniversario di fondazione.

Benedetto XVI ha salutato in particolare il Cardinale Stanislaw Dziwisz, che fu Segretario Particolare del Beato Giovanni Paolo II, e il promotore ed attuale Presidente della Fondazione, ed ha ricordato che la fondazione si propone di preservare e sviluppare l’eredità spirituale del Pontefice polacco e di trasmetterla alle giovani generazioni. Con il “Centro di documentazione e studio del Pontificato di Giovanni Paolo II”, la Fondazione raccoglie archivi, materiale bibliografico e articoli museali, promuovendo pubblicazioni, mostre, convegni ed altri avvenimenti scientifici e culturali “per diffondere l’insegnamento e l’attività pastorale ed umanitaria del Beato Pontefice”.

Il Papa ha ricordato l’opera – voluta espressamente da Giovanni Paolo II – di assistenza alla formazione del clero e dei laici, specialmente nei paesi dell’Europa centrale e orientale. “Ogni anno” – ha detto Papa Benedetto XVI – “studenti arrivano a Lublino, Varsavia e Cracovia da Paesi che, in tempi passati, subivano l’oppressione ideologica del regime comunista, per seguire studi nei diversi ambiti delle scienze, così da vivere nuove esperienze, incontrare diverse tradizioni spirituali ed ampliare i loro orizzonti culturali. Nel fare ritorno in patria, essi arricchiscono i vari settori della vita sociale, economica, culturale, politica ed ecclesiastica. Oltre 900 laureati rappresentano una prezioso dono per quelle nazioni. (...) Auspico che quest’opera continui, si sviluppi e porti frutti abbondanti”.

Infine Benedetto XVI ha sottolineato che uno dei più importanti risultati della Fondazione è stato quello di aver creato “una unione spirituale di migliaia di persone in diversi continenti che non solo offrono sostegno materiale, ma costituiscono i Circoli degli Amici, comunità di formazione fondate sull’insegnamento e sull’esempio del Beato Giovanni Paolo II. Essi non si limitano alla memoria, ma si impegnano ad individuare le necessità del presente, a guardare al futuro con sollecitudine e fiducia, e si impegnano a infondere nel mondo, sempre più in profondità, lo spirito di solidarietà e fraternità. Ringraziamo il Signore per il dono dello Spirito Santo che vi unisce, vi illumina e vi ispira”.
AC/ VIS 20111024 (370)

SANTA SEDE CHIEDE RIFORMA SISTEMA FINANZIARIO INTERNAZIONALE

CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo una Conferenza Stampa di presentazione di una Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, dal titolo: “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”. Alla Conferenza Stampa sono intervenuti il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio; il Vescovo Mario Toso, S.D.B., Segretario del medesimo Dicastero e il Professor Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

Il Cardinale Turkson ha fatto riferimento alla sesta riunione dei Capi di Governo del G-20 in programma il 3 e 4 novembre a Cannes (Francia) che si riuniranno per discutere le principali questioni riguardanti l’economia e la finanza mondiale ed ha affermato: “Il Santo Padre e la Santa Sede seguono queste questioni con viva e particolare attenzione esortando e incoraggiando costantemente non solo ‘un’azione d’insieme’, ma una azione basata su una ‘visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali’. In questo spirito di discernimento, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, attraverso una Nota, offre e condivide un suo contributo che può essere utile per le deliberazioni del G-20”.

Il Vescovo Toso ha precisato che la Nota del Pontificio Consiglio “intende proporre una riflessione sulle possibili vie da percorrere - il linea con il più recente magistero sociale dei pontefici - per giungere a politiche ed istituzioni finanziarie e monetarie efficaci e rappresentative a livello mondiale e orientate ad uno sviluppo autenticamente umano di tutte le persone e i popoli”.

Nell’affrontare la questione dell’attuale crisi del sistema monetario e finanziario, la Chiesa non intende addentrarsi in questioni prettamente tecniche, ma muoversi sul piano della sua competenza etica e religiosa. Così come cause della crisi la Chiesa segnala non solo quelle di carattere etico, ma più specificatamente, quelle ideologiche: le vecchie ideologie sono tramontate e ne sono sorte di nuove. “Si tratta di ideologie neoliberiste, neoutilitariste e tecnocratiche che, mentre appiattiscono il bene comune su dimensioni economiche, finanziarie e tecniche assolutizzate, mettono a repentaglio il futuro delle stesse istituzioni democratiche”.

“Come superare tali visioni e prassi distorte? Muovendo da un nuovo pensiero, da un nuovo umanesimo globale, aperto alla trascendenza”, da “un’etica della fraternità e della solidarietà, nonché dalla subordinazione dell’economia e della finanza alla politica, responsabile del bene comune”.

Le vie di soluzione suggerite dal Pontificio Consiglio, che si rifanno al magistero sociale dei Pontefici, specialmente di Giovanni XXIII e Benedetto XVI, implicano che “la globalizzazione sia governata mediante la costituzione di un’autorità pubblica a competenza universale”. Viene suggerita anche la riforma delle attuali istituzioni internazionali che “devono essere espressione di un accordo libero e condiviso tra i popoli; più rappresentative; più partecipate; più legittimate (...). Devono essere super partes, al servizio del bene di tutti, in grado di offrire una guida efficace e, al tempo stesso, di permettere a ciascun Paese di esprimere e di perseguire il proprio bene comune, secondo il principio di sussidiarietà, nel contesto del bene comune mondiale. Solo così le istituzioni internazionali riusciranno a favorire l’esistenza di sistemi monetari e finanziari efficienti ed efficaci, ossia mercati liberi e stabili, disciplinati da un adeguato quadro giuridico, funzionali allo sviluppo sostenibile e al progresso sociale di tutti”.

“L’Autorità mondiale dovrà intendere la sua facoltà di orientare e di decidere, nonché di sanzionare sulla base del diritto, come un mettersi al servizio dei vari Paesi membri, affinché crescano e posseggano mercati efficienti ed efficaci”.

Perché tutto ciò sia possibile occorre “recuperare il primato dello spirituale e dell’etica e, con essi, il primato della politica responsabile del bene comune”.
CON-IP/ VIS 20111024 (610)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Cinque Presuli della Conferenza Episcopale dell’Angola, in Visita “ad Limina Apostolorum”:

- L’Arcivescovo José de Queirós Alves, C.SS.R., di Huambo.

- L’Arcivescovo Damião António Franklin, di Luanda, con l’Ausiliare Vescovo Anastácio Kahango, O.F.M.Cap., e con l’Arcivescovo emerito Cardinale Alexandre do Nascimento.
- L’Arcivescovo Gabriel Mbilingi, C.S.Sp., di Lubango.

Sabato 22 ottobre il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi

- L’Arcivescovo Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
AP/ VIS 20111024 (100)

venerdì 21 ottobre 2011

LA SANTA SEDE E LA LIBIA DOPO MORTE COLONNELLO GHEDDAFI

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2011 (VIS). Di seguito riportiamo la Nota emessa nella serata di ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede: la Santa Sede e la Libia dopo la morte del Colonnello Gheddafi.

“La notizia della morte del colonnello Muhammar Gheddafi chiude la troppo lunga e tragica fase della lotta sanguinosa per l’abbattimento di un regime duro e oppressivo”.

“Questa vicenda drammatica obbliga ancora una volta alla riflessione sul prezzo di sofferenza umana immensa che accompagna l’affermazione e il crollo di ogni sistema che non sia fondato sul rispetto e la dignità della persona, ma sulla prevalente affermazione del potere”.

“Ci si deve dunque ora augurare che, risparmiando al popolo libico ulteriori violenze dovute a spirito di rivalsa o di vendetta, i nuovi governanti possano intraprendere al più presto la necessaria opera di pacificazione e di ricostruzione, con uno spirito di inclusione, sulla base della giustizia e del diritto; e che la comunità internazionale sia impegnata nell’aiutare generosamente la riedificazione del Paese”.

“Per parte sua, la piccola comunità cattolica continuerà ad offrire la sua testimonianza e il suo servizio disinteressato in particolare nel campo caritativo e sanitario, e la Santa Sede si impegnerà in favore del popolo libico, con gli strumenti a sua disposizione nel campo delle relazioni internazionali, nello spirito della promozione della giustizia e della pace”.

“A questo proposito è opportuno ricordare che è prassi costante della Santa Sede, nello stabilire relazioni diplomatiche, riconoscere gli Stati e non i Governi. Pertanto la Santa Sede non ha proceduto ad un formale riconoscimento del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) come governo della Libia. Atteso che il CNT si è ormai insediato in modo effettivo come Governo a Tripoli, la Santa Sede lo considera il legittimo rappresentante del Popolo libico, conformemente al diritto internazionale”.

“La Santa Sede ha già avuto diversi contatti con le nuove autorità della Libia. In primo luogo la Segreteria di Stato, che ha la responsabilità per i rapporti diplomatici della Santa Sede, ha avuto contatti con l’Ambasciata libica presso la Santa Sede, in seguito al cambiamento politico a Tripoli. Durante la sua recente partecipazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Segretario per i Rapporti con gli Stati, Arcivescovo Dominique Mamberti, ha avuto l’opportunità di avere un colloquio con il Rappresentante Permanente della Libia presso l’ONU, Signor Abdurrahman M. Shalgham. E più recentemente il Nunzio Apostolico in Libia, Arcivescovo Tommaso Caputo, che è residente a Malta, si è recato a Tripoli per una visita di tre giorni (dal 2 al 4 ottobre) durante i quali ha incontrato il Primo Ministro del CNT, il Dottor Mahmoud Jibril. L’Arcivescovo Caputo è stato ricevuto anche presso il Ministero per gli Affari Esteri”.

“In occasione di questi diversi incontri è stata sottolineata da entrambe le parti l’importanza delle relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e la Libia. La Santa Sede ha avuto l’opportunità di rinnovare il suo appoggio per il popolo libico e il suo sostegno alla transizione. La Santa Sede ha augurato alle nuove autorità ogni successo nella ricostruzione del Paese. Da parte loro i responsabili della nuova Libia hanno comunicato l’apprezzamento per gli appelli umanitari del Santo Padre e per l’impegno della Chiesa in Libia, soprattutto tramite il servizio negli ospedali o altri centri di assistenza di 13 comunità di religiose (6 in Tripolitania e 7 in Cirenaica)”.
OP/ VIS 20111021 (560)

LETTERE CREDENZIALI NUOVO AMBASCIATORE PAESI BASSI

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina il Santo Padre ha ricevuto le Lettere Credenziali del nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, Signor Joseph Weterings, e nel suo discorso al diplomatico ha ricordato che il contributo della Santa Sede alla diplomazia internazionale “consiste in gran parte nel difendere i principi etici che devono essere alla base dell’ordine sociale e politico e nel richiamare l’attenzione sulla necessità di agire per porre rimedio alle violazioni di tali principi”.

La Santa Sede agisce nella dimensione della fede cristiana, ma “il Cristianesimo ha sempre indicato la ragione e la natura quali fonti delle norme sulle quali deve fondarsi uno stato di diritto. Il dialogo diplomatico nel quale è impegnata la Santa Sede non si conduce su basi confessionali né pragmatiche, ma sulla base di principi universalmente applicabili, reali come gli elementi fisici dell’ambiente naturale”.

“Nell’agire quale voce di chi non ha voce e nel difendere i diritti degli indifesi, dei poveri, dei malati, dei non nati, degli anziani, e dei membri delle minoranze che subiscono ingiuste discriminazioni, la Chiesa si impegna a promuovere la giustizia naturale come è suo diritto e dovere. Nel riconoscere con umiltà che i suoi membri non sempre vivono all’altezza degli elevati principi morali da essa proposti, la Chiesa non può che continuare a esortare tutti i popoli, compresi i suoi propri membri, ad agire in accordo con la giustizia e la ragione e ad opporsi a tutto ciò che sia contrario”.

Il Papa ha enumerato successivamente gli ambiti di interesse comune della Santa Sede e dei Paesi Bassi, quali la promozione della pace mediante la risoluzione dei conflitti in corso, l’opposizione alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, la promozione dell’autosufficienza dei paesi emergenti e la difesa della dignità umana. Ha infine encomiato la generosa risposta umanitaria degli Olandesi nelle situazioni di emergenza nel mondo.

Benedetto XVI ha espresso il suo compiacimento per i passi intrapresi dal Governo Olandese nella repressione dell’abuso di droghe e della prostituzione ed ha concluso il suo discorso esprimendo soddisfazione per la promozione della libertà religiosa nel Paese; un tema di particolare interesse per la Santa Sede nel momento attuale.

La libertà di religione, ha detto il Pontefice, “è minacciata non soltanto da limitazioni giuridiche in alcune parti del mondo, ma da una mentalità antireligiosa all’interno di numerose società, anche quelle dove la libertà di religione gode della protezione della legge. È quindi da auspicare che il suo Governo continui a vigilare, così che la libertà di religione e la libertà di culto continuino ad essere protette e promosse, sia in patria che all’estero”.
CD/ VIS 20111021 (460)

CONVEGNO SANTA CATERINA DA SIENA

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2011 (VIS). Questa mattina si è tenuta nell’Aula Giovanni Paolo II in Vaticano, una Conferenza Stampa di presentazione del Convegno internazionale dedicato a Santa Caterina da Siena – Dottore della Chiesa e Co-Patrona d’Italia e d’Europa – in programma a Roma e Siena dal 27 al 29 ottobre.

Il Convegno dal titolo “Virgo digna coelo” – Caterina e la sua eredità Nel 550° anniversario della canonizzazione di Santa Caterina da Siena”, è stato organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con l’Ordine domenicano, l’Arcidiocesi di Siena e il Centro Internazionale di Studi cateriniani. Alla presentazione sono intervenuti il Padre Bernard Ardura, O.Praem., Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; il Professor Umberto Utro, curatore della sezione delle Antichità Cristiane dei Musei Vaticani; Fra’ Bernardino Prella, O.P., Socio per l’Italia, Malta, Penisola Iberica, del Maestro dell’Ordine dei Frati Predicatori.

“La figura di Caterina – ha detto Padre Ardura – supera ampiamente la sua esistenza terrena e assume un forte valore simbolico, che, alla vigilia dell’Anno della Fede, ci rammenta la fede incrollabile di cui ella fu portatrice e che la rese madre spirituale di tanti cristiani”. Il Convegno, ha spiegato ancora Padre Ardura “si articolerà in quattro sessioni che permetteranno di approfondire la vita della Santa e il suo influsso, tenendo conto che era semianalfabeta e che pertanto i suoi scritti sono in maggioranza dettati. Infatti, ella ha avuto un grande riconoscimento anche sul piano della teologia, a tal punto che Papa Paolo VI la dichiarò Dottore della Chiesa, il 4 ottobre 1970, per la sua alta teologia e il suo influsso sul rinnovamento di questa scienza”.

La prolusione sarà tenuta dal Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La seconda sessione sarà dedicata al processo di canonizzazione che permetterà di rivisitare i modelli di santità femminile fra ‘300 e ‘400 e la documentazione processuale. La terza sessione sarà interamente dedicata ai rapporti tra Santa Caterina e le varie osservanze religiose del tempo, a Siena ma anche in tutta l’Italia centrale. “Nella quarta sessione – ha detto Padre Ardura – vedremo che possiamo studiare e celebrare Santa Caterina oggi, perché la sua memoria è sempre rimasta viva nel popolo cristiano e il suo influsso non ha mai cessato di arricchire la Chiesa principalmente attraverso l’agiografia, e la cultura letteraria grazie in particolare al suo magnifico epistolario”.

L’ultimo giorno il Convegno si svolgerà a Siena con l’inaugurazione della mostra documentaria “Caterina da Siena e il processo di canonizzazione” e la tenuta dell’ultima sessione del Convegno, dedicata a “Caterina nell’arte”. Il Professor Umberto Utro ha precisato che l’ultima sessione si terrà nella Sala Capitolare del Convento di San Domenico a Siena e sarà presieduta dal Professor Paolo Nardi, Priore Generale dell’Associazione Internazionale dei Caterinati e curatore della mostra documentale. Parteciperanno studiosi di storia dell’arte, come la Professoressa Diega Giunta, maggiore specialista dell’iconografia di Santa Caterina nell’arte.

“Nei suoi scritti – ha spiegato Fra Bernardino Prella – “(...) Caterina utilizza espressioni ed immagini vive ed audaci per comunicare la Verità – Gesù Cristo - rivolgendosi con somma libertà a tutti, ai semplici ed ai grandi della Terra e della Chiesa, sapendo denunciare con fermezza i peccati dei laici ed ancor più quelli dei frati, del clero e dei prelati, ma sempre offrendo a tutti la speranza della infinita misericordia divina”.
COM-SH/ VIS 20111021 (550)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 21 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate:

- Sette Presuli della Conferenza Episcopale di Australia, in Visita "ad Limina Apostolorum":

- Il Vescovo Peter Joseph Connors, di Ballarat.

- Il Vescovo William Wright, di Maitland-Newcastle.

- Il Vescovo Anthony Colin Fisher, O.P., di Parramatta.

- Il Vescovo Gerard Joseph Hanna, di Wagga Wagga.

- Il Vescovo Kevin Michael Manning, Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctae Sedis di Wilcannia-Forbes.

- Il Vescovo Peter William Ingham, di Wollongong.

- Il Vescovo Max Leroy Davis, Ordinario Militare

Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà in udienza il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
AL:AP/ VIS 20111021 (120)

giovedì 20 ottobre 2011

INAUGURAZIONE CASA DI ACCOGLIENZA PELLEGRINI AUSTRALIA

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2011 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, nell’inaugurare la “Domus Australia”, un centro di accoglienza per i pellegrini provenienti dall’Australia, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato l’affettuosa accoglienza ricevuta nel Paese quando nel 2008 si tenne la Giornata Mondiale della Gioventù e la canonizzazione, lo scorso anno, della prima santa australiana, Mary MacKillop.

“La nostra esistenza terrena trascorre in cammino verso l’obiettivo finale, dove ‘Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano’. Qui sulla terra, l’antica tradizione della Chiesa di pellegrinaggio ai luoghi santi, serve a ricordarci che noi siamo orientati verso il cielo, che le nostre menti sono concentrate sulla chiamata alla santità, la quale ci avvicina sempre più al Signore, ci rafforza e alimenta spiritualmente il nostro viaggio”.

“Molte generazioni di pellegrini sono giunti a Roma provenienti da tutto il mondo cristiano per venerare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, approfondendo la comunione nell’unica Chiesa di Cristo, fondata sugli Apostoli, rafforzando così le radici della loro fede, le radici che sono la fonte del sostentamento vitale. (...) Tuttavia le radici sono solo una parte della storia. Secondo una frase attribuita al grande poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe, vi sono due cose che i figli devono ricevere dai loro genitori: radici ed ali. Dalla nostra Madre Santa, la Chiesa, anche noi riceviamo radici e ali: la fede negli Apostoli, trasmessa di generazione in generazione, e la grazia dello Spirito Santo, trasmessa soprattutto dai sacramenti della Chiesa”.

“I pellegrini che giungono a Roma – ha concluso il Pontefice - tornano in patria rinnovati e rafforzati nella fede, e sostenuti dallo Spirito Santo nel loro viaggio progressivo e ascensionale verso la casa celeste”.
.../ VIS 20111020 (310)

IL PAPA AI VESCOVI AUSTRALIANI: IMPORTANZA LITURGIA

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2011 (VIS). Le positive ripercussioni della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) del 2008 a Sydney e il ricordo della canonizzazione di Mary MacKillop, prima santa australiana, sono stati gli argomenti centrali del discorso di Benedetto XVI ai Vescovi della Conferenza Episcopale Cattolica Australiana, al termine della Visita “ad Limina Apostolorum”.

Il Papa ha citato l’aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa registratosi in Australia quale risultato della celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, che testimonia la “vitalità della Chiesa alla quale tutti noi apparteniamo e la perenne rilevanza della Nuova Novella da proclamare nuovamente ad ogni generazione”.

Nel ricordare Santa Mary MacKillop, il Papa ha sottolineato che “la coraggiosa risposta alle difficoltà che dovette affrontare nella sua vita possono essere di ispirazione per i cattolici di oggi nell’affrontare la nuova evangelizzazione e le serie sfide nella diffusione del Vangelo nella società”.

“È vero che il vostro è un peso pastorale che è stato reso più pesante dai peccati e dagli errori degli altri, purtroppo anche di alcuni membri del clero e di religiosi; ma è ora vostro compito continuare a riparare agli errori del passato con onestà e apertura, con l’obiettivo di costruire, con umiltà e decisione, un futuro migliore per tutti. Perciò vi incoraggio a continuare ad essere pastori di quelle anime che, insieme con il vostro clero, sono sempre pronte ad avanzare di un passo nell’amore e nella verità, a beneficio delle coscienze del gregge che vi è stato affidato, cercando di preservarlo nella santità, insegnando umilmente e conducendolo irreprensibilmente sulle strade della fede cattolica”.

“Infine, in qualità di Vescovi” – ha concluso Benedetto XVI – “siete consapevoli del vostro speciale dovere di curare la celebrazione della liturgia. La nuova traduzione del Messale Romano, frutto di una notevole cooperazione fra la Santa Sede, i Vescovi e gli studiosi di tutti il mondo, è volta ad arricchire ed approfondire il sacrificio di lode offerto a Dio dal suo popolo. Aiutate i membri del vostro clero ad accogliere ed apprezzare quanto è stato conseguito, così che essi a loro volta possano assistere i fedeli mentre si abituano alla nuova traduzione. La sacra liturgia e le sue forme sono profondamente inscritte nel cuore di ogni cattolico. Che non siano risparmiato ogni sforzo per aiutare i catechisti e i musicisti nelle loro rispettive preparazioni, a rendere la celebrazione del Rito Romano nelle vostre Diocesi un momento di grande grazia e bellezza, degno del Signore e spiritualmente arricchente per tutti”.
AL/ VIS 20111020 (420)

CRISTIANI E INDÙ: INSIEME PER PROMUOVERE LIBERTÀ RELIGIOSA

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2011 (VIS). “Cristiani e Indù: insieme per promuovere la libertà religiosa” è il tema del Messaggio per la Festa di Deepavali 2011 agli Induisti, a firma del Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e dell’Arcivescovo Pier Luigi Celata, Segretario del medesimo Dicastero. La festa di Diwali, festa della luce, che quest’anno cade il 26 ottobre, è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali: essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle e l’adorazione della divinità”.

La libertà religiosa, si legge nel testo “si trova al centro della scena in molti luoghi, richiamando la nostra attenzione su quei membri della nostra famiglia umana esposti al biasimo, al pregiudizio, alla propaganda dell’odio, alla discriminazione e alla persecuzione sulla base dell’appartenenza religiosa. La libertà religiosa è la risposta a quei conflitti che in varie parti del mondo hanno una motivazione religiosa. In mezzo alla violenza scatenata da tali conflitti, molti anelano disperatamente ad una coesistenza pacifica e ad uno sviluppo umano integrale”.

“La libertà religiosa è annoverata tra i diritti umani fondamentali che si radicano nella dignità della persona umana. Quando essa sia messa in pericolo o negata, tutti gli altri diritti umani sono a rischio. La libertà religiosa necessariamente include l’esclusione di ogni coercizione da parte di individui, gruppi, comunità o istituzioni. Sebbene l’esercizio di tale diritto comprenda la libertà di ogni persona di professare, praticare e diffondere la propria religione o fede, in pubblico o in privato, individualmente o comunitariamente, esso implica anche un serio obbligo, da parte delle autorità civili, degli individui e dei gruppi di rispettare la libertà degli altri. Esso comprende, inoltre, la libertà di cambiare la propria religione”.
CON-DIR/ VIS 20111020 (270)

UDIENZE

CITTA' DEL VATICANO, 20 OTT. 2011 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienze separate otto Presuli della Conferenza Episcopale di Australia, in Visita "ad Limina Apostolorum":

- L’Arcivescovo Barry James Hickey, di Perth con l'Ausiliare Vescovo Donald George Sproxton.

- Il Vescovo Gerard Joseph Holohan, di Bunbury.

- Il Vescovo Justin Joseph Bianchini, di Geraldton.

- Il Vescovo Luc Julian Matthys, di Armidale.

- Il Vescovo Michael Joseph McKenna, di Bathurst.

- Il Vescovo David Louis Walker, di Broken Bay.

- Il Vescovo Geoffrey Hilton Jarrett, di Lismore.
AL/ VIS 20111020 (100)

mercoledì 19 ottobre 2011

DIO RESTA FEDELE MENTRE L’UOMO FACILMENTE LO DIMENTICA

CITTA' DEL VATICANO, 19 OTT. 2011 (VIS). Circa 20.000 pellegrini hanno assistito questa mattina all’Udienza Generale che Papa Benedetto XVI ha tenuto in Piazza San Pietro. Nel continuare il ciclo di catechesi dedicate ai Salmi, il Santo Padre ha meditato il Salmo 136–135 - secondo la numerazione greco-latina – “un grande inno di lode che celebra il Signore nelle molteplici, ripetute manifestazioni della sua bontà lungo la storia degli uomini”.

“Solenne preghiera di rendimento di grazie, conosciuto come il “Grande Hallel”, questo Salmo” – ha spiegato il Papa – “è tradizionalmente cantato alla fine della cena pasquale ebraica ed è stato probabilmente pregato anche da Gesù nell’ultima Pasqua celebrata con i discepoli (...). Lungo il componimento, vengono enumerati i molti prodigi di Dio nella storia degli uomini e i suoi continui interventi in favore del suo popolo; e ad ogni proclamazione dell’azione salvifica del Signore risponde l’antifona con la motivazione fondamentale della lode: l’amore eterno di Dio, un amore che, secondo il termine ebraico utilizzato, implica fedeltà, misericordia, bontà, grazia, tenerezza”.

“Dopo un triplice invito al rendimento di grazie al Dio sovrano, si celebra il Signore come Colui che compie ‘grandi meraviglie’, la prima delle quali è la creazione: il cielo, la terra, gli astri. (...) Con la creazione, il Signore si manifesta in tutta la sua bontà e bellezza, si compromette con la vita, rivelando una volontà di bene da cui scaturisce ogni altro agire di salvezza”.

Passando al manifestarsi di Dio nella storia, si inizia con il grande evento della liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto. I quaranta anni di cammino nel deserto costituiscono “un tempo decisivo per Israele che lasciandosi guidare dal Signore impara a vivere di fede, nell’obbedienza e nella docilità alla legge di Dio. Sono anni difficili, segnati dalla durezza della vita nel deserto, ma anche anni felici, di confidenza nel Signore, di fiducia filiale”.

“La storia di Israele è stata attraversata da esaltanti momenti di gioia, di pienezza di vita, di consapevolezza della presenza di Dio e della sua salvezza, ma è stata anche segnata da episodi di peccato, da periodi di penosa oscurità e di profonda afflizione. E molti sono stati gli avversari da cui il Signore ha liberato il suo popolo. A tutto questo fa riferimento il Salmo, e in particolare a uno degli eventi più dolorosi, (...) l’esilio di Babilonia, con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, quando Israele sembrava aver perduto tutto, anche la propria identità, anche la sua fiducia nel Signore. Ma Dio si ricorda, e libera. La salvezza di Israele e di tutti gli uomini è legata alla fedeltà del Signore, e al suo ricordarsi. Mentre l’uomo facilmente dimentica, Dio resta fedele: la sua memoria è lo scrigno prezioso che racchiude quell’ ‘amore per sempre’ cantato dal nostro Salmo”.

Il Salmo si conclude ricordando che Dio dà cibo ad ogni vivente “prendendosi cura della vita e donando pane. (...) Nella pienezza dei tempi, il Figlio di Dio si fa uomo per dare la vita, per la salvezza di ciascuno di noi, e si dona come pane nel mistero eucaristico per farci entrare nella sua alleanza che ci rende figli. A tanto giunge la bontà misericordiosa di Dio e la sublimità del suo ‘amore per sempre’”. Infine il Papa ha concluso la catechesi ricordando le parole di San Giovanni nella Prima Lettera, “e che dovremmo sempre tenere presenti nella nostra preghiera: ‘Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente’”.
AG/ VIS 20111019 (590)
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