Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

giovedì 29 marzo 2012

BENEDETTO XVI: "CUBA E IL MONDO HANNO BISOGNO DI UN CAMBIAMENTO"

Città del Vaticano, 28 marzo 2012 (VIS). Il Santo Padre ha presieduto alle 9:00 di ieri mattina, la Santa Messa concelebrata nella Piazza della Rivoluzione a La Habana "José Martí", davanti a migliaia di fedeli giunti da tutta Cuba. Di seguito riportiamo alcuni estratti dell'omelia di Benedetto XVI.

'Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi'. Nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù si rivela come il Figlio di Dio Padre, il Salvatore, l'unico che può mostrare la verità e dare la vera libertà. Il suo insegnamento provoca resistenza ed inquietudine tra i suoi interlocutori, (...)  Ma li esorta a credere, a rimanere nella sua Parola, per conoscere la verità che redime ed onora".

"In effetti, la verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi".

"D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella 'loro verità' e cercano di imporla agli altri. (...) In realtà, chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana". (...)

"Inoltre, la verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà, perché in essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva, sulla dignità inviolabile dell'essere umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui".

"Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. (...) In Cristo troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà. Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi". (...).

"La Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria. Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana".

"Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso. (...) Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari. È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare".

Esempio illustre di questo lavoro fu l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre di questa città di La Habana che è passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare. Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, 'non c'è patria senza virtù'. Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità".

INCONTRO DEL PAPA CON EX-PRESIDENTE FIDEL CASTRO

Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). Dopo la Messa presieduta nella Plaza de la Revolución de La Habana, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato l'ex Presidente di Cuba, Fidel Castro, presso la sede della Nunziatura Apostolica.

"Ho preso la decisione di chiedere alcuni minuti del suo tempo, che so pieno di impegni - ha detto Castro - quando sono venuto a conoscenza che avrebbe gradito questo modesto e semplice contatto". L'incontro, informa Radio Vaticana, è durato circa mezz'ora. L'ex Presidente ha detto al Santo Padre di aver molto desiderato la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, grande benefattrice di Cuba, e la beatificazione di Giovanni Paolo II "un uomo al quale il contatto con i bambini e cittadini umili suscitava invariabilmente sentimenti di affetto'. Benedetto XVI a sua volta ha parlato della sua gioia di essere a Cuba e della cordialità con cui è stato accolto.

Fidel Castro ha posto alcune domande al Papa sui cambiamenti nella liturgia della Chiesa e sul ruolo del Pontefice. Benedetto XVI ha risposto parlandogli dei viaggi, degli incontri con i popoli, del servizio alla Chiesa universale. L'ex Presidente ha fatto riferimento alle difficoltà dei tempi attuali e il Papa ha parlato dell'assenza di Dio, del non riconoscimento di Dio, e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione. Infine Castro ha chiesto al Papa di inviargli dei libri per approfondire meglio le tematiche affrontate nell'incontro e Benedetto XVI ha risposto dicendo che penserà a quali testi inviargli. Infine l'ex Presidente ha presentato al Papa la moglie Dalia e i due figli.

CUBA: LA FEDE SIA FORZA PER EDIFICARE UN FUTURO MIGLIORE


Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). Benedetto XVI ha preso congedo da Cuba ricordando il segno profondo che la Nazione lasciò nel cuore del suo Predecessore il Beato Giovanni Paolo II quando venne in queste terre come "messaggero della verità e della speranza". Il Papa ha affermato di essere venuto a Cuba come pellegrino di carità per ringraziare la Vergine Maria che accompagna il cammino della Chiesa in questa Nazione ed infonde coraggio a tutti i cubani affinché, "dalla mano di Cristo, scoprano il vero senso delle ansie e dei desideri che albergano nel cuore umano, e abbiano la forza necessaria per costruire una società solidale, nella quale nessuno si senta escluso".

Giunto alle 16:30 all'aeroporto José Marti, de La Habana, salutato da decine di migliaia di persone, il  Papa ha ringraziato il Presidente di Cuba e le altre Autorità del Paese per l'interesse e la generosa collaborazione prestata per il positivo svolgimento del suo Viaggio. "La mia viva gratitudine - ha detto Benedetto XVI - va anche ai Membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba che non hanno lesinato sforzi e sacrifici per questo stesso fine, come pure a quanti hanno offerto il loro contribuito, in vario modo, in particolare con la preghiera. Porto nell’intimo del mio cuore tutti e ciascuno dei cubani, che mi hanno circondato con la loro preghiera e il loro affetto, offrendomi una cordiale ospitalità e facendomi partecipe delle loro più profonde e giuste aspirazioni".

"Sono venuto qui come testimone di Gesù Cristo, nella ferma convinzione che, dove Egli arriva, lo scoraggiamento lascia il posto alla speranza, la bontà allontana le incertezze, ed una forza vigorosa apre l’orizzonte a inusitate e benefiche prospettive", ha detto ancora il Santo Padre ed ha auspicato che il messaggio di salvezza di Cristo rafforzi l'entusiasmo e la sollecitudine dei Vescovi cubani e di coloro che collaborano nella missione evangelizzatrice, soprattutto i laici che "intensificando la loro dedizione a Dio negli ambienti di vita e nel lavoro, non si stanchino di offrire con responsabilità il loro apporto al bene e al progresso integrale della patria".

"Il cammino che Cristo propone all'umanità, e ad ogni persona e popolo in particolare, non la coarta in nulla, anzi è il fattore primo e principale per il suo autentico sviluppo. La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare una società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata. Che nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione".

STATUS CANONICO DEGLI AUTOPROCLAMATI VESCOVI DI PIDHIRCI

Città del Vaticano, 29 marzo 2012 (VIS). Pubblichiamo la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sullo stato canonico degli "autoproclamati vescovi greco-cattolici di Pidhirci", Padre Elias A. Dohnal, O.S.B.M.; Padre Markian V. Hitiuk, O.S.B.M.; Padre Metodej R. Špirik, O.S.B.M., e Padre Robert Oberhauser. Il testo, datato 22 febbraio, porta la firma del Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Vescovo Luis F. Ladaria, S.I., Segretario della medesima Congregazione.

1) La Santa Sede ha seguito con viva apprensione l'attività posta in essere dai Reverendi Eliáš A. Dohnal, O.S.B.M., Markian V. Hitiuk, O.S.B.M., Metodèj R. Špirik, O.S.B.M., e Robert Oberhauser, i quali, espulsi dall'Ordine Basiliano di S. Giosafat, si sono successivamente autoproclamati vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina. Detti chierici con il loro comportamento contumace continuano a sfidare l'autorità ecclesiastica, danneggiando moralmente e spiritualmente non solo l'Ordine Basiliano di San Giosafat e la Chiesa greco-cattolica ucraina, ma anche questa Sede Apostolica e l'intera Chiesa Cattolica. Tutto questo provoca divisione e sconcerto tra i fedeli. I suddetti chierici, dopo aver dato vita ad un gruppo di "vescovi" di Pidhirci, recentemente hanno cercato di ottenerne il riconoscimento e la successiva registrazione, da parte della competente autorità civile, come "Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina".

2) Esponenti a vari livelli della Chiesa sin dall'inizio di questa sofferta vicenda hanno invano cercato di dissuaderli dal proseguire in comportamenti che possono tra l'altro trarre in inganno i fedeli – cosa avvenuta per un certo numero di essi.

3) La Santa Sede, sollecita nel proteggere l'unità e la pace del gregge di Cristo, aveva sperato in un pentimento e in un successivo conseguente ritorno dei suddetti chierici alla piena comunione con la Chiesa Cattolica. Purtroppo gli ultimi sviluppi – quale il tentativo non riuscito di registrazione statale del gruppo di "Pidhirci" con il nome di "Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina" – hanno dimostrato invece la loro contumacia.

4) Per salvaguardare, quindi, il bene comune della Chiesa e la "salus animarum", atteso che i sedicenti "vescovi" di Pidhirci non danno segno alcuno di ravvedimento, ma continuano a creare confusione e scompiglio nella comunità dei fedeli, in particolare calunniando gli Esponenti della Santa Sede e della Chiesa locale ed affermando che la Suprema Autorità della Chiesa è in possesso di una documentazione che comproverebbe la piena validità della loro ordinazione episcopale, la

Congregazione per la Dottrina della Fede

accogliendo la richiesta presentata da parte dell'Autorità ecclesiastica della Chiesa greco-cattolica ucraina, nonché di altri Dicasteri della Santa Sede, ha deciso con la presente dichiarazione di informare i fedeli, specialmente nei Paesi di provenienza dei chierici-sedicenti "vescovi" circa la loro attuale condizione canonica.

5) Questa Congregazione, dissociandosi totalmente dall'operato dei menzionati sedicenti "vescovi" e dalle loro sopraccitate false dichiarazioni, formalmente dichiara di non riconoscere la validità delle loro ordinazioni episcopali e di tutte quelle ordinazioni che da esse sono derivate o deriveranno. Si rende noto, inoltre, che lo stato canonico dei quattro menzionati sedicenti "vescovi" è quello di scomunicati ex can. 1459 § 1 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium (CCEO), atteso che, con la sentenza di seconda istanza del Tribunale Ordinario della Chiesa Arcivescovile Maggiore Ucraina del 10 settembre 2008, gli stessi sono stati riconosciuti colpevoli dei delitti di cui ai cann. 1462, 1447 e 1452 CCEO, ovvero dei delitti di usurpazione illegittima dell'ufficio; di fomentata sedizione e di odio nei confronti di alcuni Gerarchi e di provocazione dei sudditi a disubbidire; nonché del delitto di lesione della buona fama altrui mediante dichiarazioni calunniose.

6) Si notifica inoltre che la denominazione "cattolica" usata da gruppi non riconosciuti dalla competente autorità ecclesiastica è da considerarsi illegittima ed abusiva ex can. 19 CCEO.

7) I fedeli sono, pertanto, tenuti a non aderire al suddetto gruppo in quanto esso è, ad ogni effetto canonico, fuori della comunione ecclesiastica e sono invitati a pregare per i membri dello stesso gruppo affinché possano ravvedersi e tornare alla piena comunione con la Chiesa cattolica.
Copyright © VIS - Vatican Information Service