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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 29 ottobre 2012

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato l'Arcivescovo Jules Mikhael Al-Jamil, Membro della Congregazione delle Cause dei Santi.

- Ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; l'Arcivescovo Peter Takeo Okada, di Tokyo (Giappone); l'Arcivescovo Jean Benjamin Sleiman, O.C.D., di Baghdad dei Latini (Iraq); l'Arcivescovo Daniel Joseph Bohan, di Regina (Canada); l'Arcivescovo Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; il Vescovo Michel Dubost, C.I.M., di Evry-Corbeil-Essonnes (Francia); il Vescovo Angelito R. Lampon, O.M.I., Vicario Apostolico di Jolo (Filippine); il Vescovo Francesco Biasin, di Barra do Piraí-Volta Redonda (Brasile); il Vescovo Joseph Chusak Sirisut, di Nakhon Ratchasima (Thailandia); il Vescovo Sebastian Francis Shah, O.F.M., Ausiliare di Lahore (Pakistan); il Vescovo Michael Didi Adgum Mangoria, Coadiutore di El Obeid (Sudan); il Vescovo Tomo Vukšic, Ordinario Militare della Bosnia ed Erzegovina; il Vescovo Matthew Hassan Kukah, di Sokoto (Nigeria).

- Ha nominato Membri del Pontificio Consiglio "Cor Unum": il Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B., Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), Presidente di Caritas Internationalis; l'Arcivescovo Alberto Taveira Corrêa, di Belém do Pará (Brasile); l'Arcivescovo Paolo Pezzi, F.S.C.B., della Madre di Dio a Mosca; il Vescovo Tarcisius Isao KikuchI, S.V.D., di Niigata (Giappone), Vice Presidente di Caritas Internationalis per l'Asia; e, in rappresentanza delle Organizzazioni, il Monsignor Peter Neher, Presidente di Deutscher Caritasverband - Repubblica Federale di Germania; il Monsignor Francesco Antonio Soddu, Direttore Nazionale di Caritas Italiana; il Barone Johannes Nepomuk Heereman von Zuydtwyck, Presidente Esecutivo di Aiuto alla Chiesa che Soffre; la Dottoressa Carolyn Y. Woo, Presidente di Catholic Relief Services - U.S.C.C. - Stati Uniti d'America; la Signora Maritza Sánchez Abiyud, Direttore di Caritas Cuba.

- Ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio "Cor unum" il Dottor Michel Roy, Segretario Generale di Caritas Internationalis.

- Ha nominato il Reverendo Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia (superficie: 1.290; popolazione: 84.000; cattolici: 83.400; sacerdoti: 65; religiosi: 101; diaconi permanenti: 5), Italia. L'Arcivescovo eletto è nato a Castelcivita (Italia), nel 1957 ed è stato ordinato sacerdote nel 1983 per la Diocesi di Teggiano-Policastro. Dal 1988 al 2007 è stato Docente presso l’Istituto di Scienze Religiose di Teggiano; dal 1984 è stato Parroco di S. Giovanni Battista in Terranova di Sicignano degli Alburni; dal 1991 è stato Parroco anche di San Nicola in Controne. È stato Vicario Foraneo per la zona degli Alburni; Direttore dell’Ufficio tecnico diocesano; Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori. È docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto Teologico di Basilicata a Potenza, presso il Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” a Salerno, ed è stato docente anche all’Istituto Superiore di Scienze Religiose in Vallo della Lucania.

- Il 20 ottobre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni (Italia), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Rocco Talucci, per raggiunti limiti d'età.
- Ha nominato il Reverendo Ramón Alberto Rolón Güepsa, Vescovo della Diocesi Montería (superficie: 14.500; popolazione; 1.647.000; cattolici: 1.565.000; sacerdoti: 107, religiosi: 185), Colombia. Il Vescovo eletto è nato ad Arboledas (Colombia) nel 1959 ed è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 1984 al 1986 è stato Vicario Parrocchiale di “San Juan Bautista”; dal 1986 al 1987 è stato Amministratore Parrocchiale di Mitiscua; dal 1987 al 1988 è stato Vicerettore del Seminario Minore e Delegato per la Pastorale vocazionale; dal 1990 al 1995 è stato Direttore Spirituale del Seminario Minore e Formatore del Seminario Maggiore; dal 1996 al 2005 è stato Rettore del Seminario Maggiore; dal 2005 al 2009 è stato Parroco di “San Juan Bautista” a Chinácota; dal 2010 Rettore del Seminario Maggiore. È stato finora Rettore del Seminario Maggiore Arcidiocesano “Santo Tomás de Aquino”.

- Ha nominato il Vescovo Ryszard Kasyna, Vescovo di Pelplin (superficie: 12,890; popolazione: 789.800; cattolici: 731.000; sacerdoti: 588; religiosi: 298; diaconi permanenti: 1), Polonia. È stato finora Vescovo Ausiliare di Gdańsk (Polonia).

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Pemba (Mozambico), presentata dal Vescovo Ernesto Maguengue, in conformità al canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico. Ha nominato il Padre Fernando Domingos Costa, C.P. Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima Diocesi.

UDIENZE

Città del Vaticano, 29 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.


DICHIARAZIONE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE “ECCLESIA DEI”

Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Di seguito riportiamo la dichiarazione rilasciata questa mattina dalla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei":

"La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” coglie l’occasione per annunciare che, nella sua più recente comunicazione (6 settembre 2012) la Fraternità sacerdotale di S. Pio X ha indicato di aver bisogno per parte sua di ulteriore tempo di riflessione e di studio, per preparare la propria risposta alle ultime iniziative della Santa Sede".

"Lo stadio attuale delle attuali discussioni fra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale è frutto di tre anni di dialoghi dottrinali e teologici, durante i quali una commissione congiunta si è riunita otto volte per studiare e discutere, fra le altre questioni, alcuni punti controversi nell’interpretazione di certi documenti del Concilio Vaticano II. Quando tali dialoghi dottrinali si conclusero, fu possibile procedere ad una fase di discussione più direttamente focalizzata sul grande desiderio di riconciliazione della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro".

"Altri passi fondamentali in questo processo positivo di graduale reintegrazione erano stati intrapresi dalla Santa Sede nel 2007 mediante l’estensione alla Chiesa universale della Forma Straordinaria del Rito Romano con il Motu Proprio Summorum Pontificum e, nel 2009, con l’abolizione delle scomuniche. Solo alcuni mesi orsono in questo cammino difficile fu raggiunto un punto fondamentale quando, il 13 giugno 2012, la Pontificia Commissione ha presentato alla Fraternità sacerdotale di S. Pio X una dichiarazione dottrinale unitamente ad una proposta per la normalizzazione canonica del proprio stato all’interno della Chiesa cattolica".

"Attualmente la Santa Sede è in attesa della risposta ufficiale dei Superiori della Fraternità sacerdotale a questi due documenti. Dopo trent’anni di separazione, è comprensibile che vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato di questi recenti sviluppi. Mentre il nostro Santo Padre Benedetto XVI cerca di promuovere e preservare l’unità della Chiesa mediante la realizzazione della riconciliazione a lungo attesa della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro – una potente manifestazione del 'munus Petrinum' all’opera – sono necessarie pazienza, serenità, perseveranza e fiducia".

LA CHIESA È UNIVERSALE E NON CHIESA DI UN CONTINENTE

Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Nel corso della XXII ed ultima Congregazione Generale, durante la quale si è votata la lista finale delle Proposizioni, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole ai Padri Sinodali:

"Nel contesto delle riflessioni del Sinodo dei Vescovi, 'La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana', ed a conclusione di un cammino di riflessione sulle tematiche dei Seminari e della Catechesi, mi è gradito annunciare che ho deciso, dopo preghiera e ulteriore riflessione, di trasferire la competenza sui Seminari dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica alla Congregazione per il Clero e la competenza sulla Catechesi dalla Congregazione per il Clero al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione".

"Seguiranno i documenti relativi in forma di Lettera Apostolica Motu Proprio per definire gli ambiti e le rispettive facoltà. Preghiamo il Signore perché accompagni i tre Dicasteri della Curia Romana nella loro importante missione, con la collaborazione di tutta la Chiesa".

"Avendo già la parola, vorrei anche esprimere i miei cordialissimi auguri ai nuovi Cardinali. Io ho voluto, con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della Nuova Evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un Continente, ma Chiesa universale. Proprio questa era la mia intenzione, di esprimere questo contesto, questa universalità della Chiesa; è anche la bella espressione di questo Sinodo. Per me è stato veramente edificante, consolante ed incoraggiante vedere qui lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore, anche in situazioni difficili".

"Abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive. (...) Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro veramente cattolico", ha concluso il Santo Padre.

SINODO: SPERIMENTARE LA BELLEZZA DI ESSERE CHIESA OGGI

Città del Vaticano, 28 ottobre 2012 (VIS). Al termine della Santa Messa di chiusura della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio per recitare l’Angelus con i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

Il Papa ha dedicato le sue riflessioni al Sinodo dei Vescovi ed ha detto: "Per tre settimane ci siamo confrontati sulla realtà della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana: tutta la Chiesa era rappresentata e, dunque, coinvolta in questo impegno, che non mancherà di dare i suoi frutti, con la grazia del Signore. Prima di tutto però il Sinodo è sempre un momento di forte comunione ecclesiale, e per questo desidero insieme con tutti voi ringraziare Dio, che ancora una volta ci ha fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa, e di esserlo proprio oggi, in questo mondo così com’è, in mezzo a questa umanità con le sue fatiche e le sue speranze".

Riferendosi alla significativa coincidenza dell'Assemblea sinodale con il 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e l'inizio dell'Anno della fede, Benedetto XVI ha detto:
"Ripensare al Beato Giovanni XXIII, al Servo di Dio Paolo VI, alla stagione conciliare, è stato quanto mai favorevole, perché ci ha aiutato a riconoscere che la nuova evangelizzazione non è una nostra invenzione, ma è un dinamismo che si è sviluppato nella Chiesa in modo particolare dagli anni ‘50 del secolo scorso, quando apparve evidente che anche i Paesi di antica tradizione cristiana erano diventati, come si suol dire, 'terra di missione'. Così è emersa l’esigenza di un annuncio rinnovato del Vangelo nelle società secolarizzate, nella duplice certezza che, da una parte, è solo Lui, Gesù Cristo, la vera novità che risponde alle attese dell’uomo di ogni epoca, e dall’altra, che il suo messaggio chiede di essere trasmesso in modo adeguato nei mutati contesti sociali e culturali".

Le intense giornate di lavoro dei Padri sinodali hanno portato ad un "impegno per il rinnovamento spirituale della Chiesa stessa, per poter rinnovare spiritualmente il mondo secolarizzato; e questo rinnovamento verrà dalla riscoperta di Gesù Cristo, della sua verità e della sua grazia, del suo 'volto', così umano e insieme così divino, sul quale risplende il mistero trascendente di Dio".

Dopo l'Angelus il Papa ha lanciato un appello a favore di Cuba, Haiti, Giamaica e le Bahamas colpite nei giorni scorsi da un devastante uragano che si è abbattuto con particolare violenza sui paesi caraibici, causando numerose vittime, costringendo numerose persone a lasciare le proprie case. "Desidero assicurare la mia vicinanza - ha detto il Papa - e il mio ricordo a coloro che sono stati colpiti da questo disastro naturale, mentre invito tutti alla preghiera e alla solidarietà, per alleviare il dolore dei familiari delle vittime e offrire aiuto alle migliaia di danneggiati".

Il Santo Padre ha concluso il post Angelus ricordando le popolazioni di Basilicata e Calabria "che hanno subito un terremoto nei giorni scorsi".

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE RIGUARDA TUTTA LA VITA DELLA CHIESA

Città del Vaticano, 28 ottobre 2012 (VIS). Questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Celebrazione Eucaristica con i Padri Sinodali in occasione della conclusione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, apertasi in Vaticano l'8 ottobre scorso, sul tema: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Di seguito riportiamo estratti dell'omelia pronunciata dal Santo Padre.

"Tutto il Vangelo di Marco è un itinerario di fede, che si sviluppa gradualmente alla scuola di Gesù. I discepoli sono i primi attori di questo percorso di scoperta, ma vi sono anche altri personaggi che occupano un ruolo importante, e Bartimeo è uno di questi. La sua è l’ultima guarigione prodigiosa che Gesù compie prima della sua passione, e non a caso è quella di un cieco, una persona cioè i cui occhi hanno perso la luce. Sappiamo anche da altri testi che la condizione di cecità ha un significato pregnante nei Vangeli. Rappresenta l’uomo che ha bisogno della luce di Dio, la luce della fede, per conoscere veramente la realtà e camminare nella via della vita. Essenziale è riconoscersi ciechi, bisognosi di questa luce, altrimenti si rimane ciechi per sempre".

"Bartimeo, dunque, in quel punto strategico del racconto di Marco, è presentato come modello. Egli non è cieco dalla nascita, ma ha perso la vista: è l’uomo che ha perso la luce e ne è consapevole, ma non ha perso la speranza, sa cogliere la possibilità di incontro con Gesù e si affida a Lui per essere guarito. (...) E quando Gesù lo chiama e gli chiede che cosa vuole da Lui, risponde: 'Rabbunì, che io veda di nuovo!' (v. 51). (...) Nell’incontro con Cristo, vissuto con fede, Bartimeo riacquista la luce che aveva perduto, e con essa la pienezza della propria dignità: si rialza in piedi e riprende il cammino, che da quel momento ha una guida, Gesù, e una strada, la stessa che Gesù percorre".

"Sant’Agostino, in uno dei suoi scritti, fa sulla figura di Bartimeo un’osservazione molto particolare (...). 'Bartimeo, (...), era un personaggio decaduto da prosperità molto grande, e la sua condizione di miseria doveva essere universalmente nota e di pubblico dominio in quanto non era soltanto cieco ma un mendicante che sedeva lungo la strada. (...) Questa interpretazione, (...) ci invita a riflettere sul fatto che ci sono ricchezze preziose per la nostra vita che possiamo perdere, e che non sono materiali. In questa prospettiva, Bartimeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono 'decadute' da un’alta dignità - non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana -, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza. Sono le tante persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo incontro con Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio che può aprire nuovamente i loro occhi e insegnare loro la strada".

"La nuova evangelizzazione riguarda tutta la vita della Chiesa. (...) Vorrei qui sottolineare tre linee pastorali emerse dal Sinodo. La prima riguarda i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. E’ stata riaffermata l’esigenza di accompagnare con un’appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all’Eucaristia. È stata pure ribadita l’importanza della Penitenza, sacramento della misericordia di Dio. (...) È stato più volte ripetuto che i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità".

"In secondo luogo, la nuova evangelizzazione è essenzialmente connessa con la missione 'ad gentes'. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il Messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo. Anche nel corso delle riflessioni sinodali è stato sottolineato che esistono tanti ambienti in Africa, in Asia e in Oceania i cui abitanti aspettano con viva attesa, talvolta senza esserne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo. Pertanto occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici".

"Un terzo aspetto riguarda le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo. (...) Queste persone si trovano in tutti i continenti, specialmente nei Paesi più secolarizzati. La Chiesa ha un’attenzione particolare verso di loro, affinché incontrino nuovamente Gesù Cristo, riscoprano la gioia della fede e ritornino alla pratica religiosa nella comunità dei fedeli. Oltre ai metodi pastorali tradizionali, sempre validi, la Chiesa cerca di adoperare anche metodi nuovi, curando pure nuovi linguaggi, appropriati alle differenti culture del mondo, proponendo la verità di Cristo con un atteggiamento di dialogo e di amicizia che ha fondamento in Dio che è Amore".

"Cari fratelli e sorelle, Bartimeo, avuta di nuovo la vista da Gesù, si aggiunse alla schiera dei discepoli, tra i quali sicuramente ve n’erano altri che, come lui, erano stati guariti dal Maestro. Così sono i nuovi evangelizzatori: persone che hanno fatto l’esperienza di essere risanati da Dio, mediante Gesù Cristo. (...) Cancelliamo, dunque, l’oblio della verità, l’ignoranza: e rimuovendo le tenebre che ci impediscono la vista come nebbia per gli occhi, contempliamo il vero Dio".


LA CHIESA È UNIVERSALE E NON CHIESA DI UN CONTINENTE

Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Nel corso della XXII ed ultima Congregazione Generale, durante la quale si è votata la lista finale delle Proposizioni, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole ai Padri Sinodali:

"Nel contesto delle riflessioni del Sinodo dei Vescovi, 'La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana', ed a conclusione di un cammino di riflessione sulle tematiche dei Seminari e della Catechesi, mi è gradito annunciare che ho deciso, dopo preghiera e ulteriore riflessione, di trasferire la competenza sui Seminari dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica alla Congregazione per il Clero e la competenza sulla Catechesi dalla Congregazione per il Clero al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione".

"Seguiranno i documenti relativi in forma di Lettera Apostolica Motu Proprio per definire gli ambiti e le rispettive facoltà. Preghiamo il Signore perché accompagni i tre Dicasteri della Curia Romana nella loro importante missione, con la collaborazione di tutta la Chiesa".

"Avendo già la parola, vorrei anche esprimere i miei cordialissimi auguri ai nuovi Cardinali. Io ho voluto, con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della Nuova Evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un Continente, ma Chiesa universale. Proprio questa era la mia intenzione, di esprimere questo contesto, questa universalità della Chiesa; è anche la bella espressione di questo Sinodo. Per me è stato veramente edificante, consolante ed incoraggiante vedere qui lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore, anche in situazioni difficili".

"Abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive. (...) Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro veramente cattolico", ha concluso il Santo Padre.

FRUTTUOSO SCAMBIO DI OPINIONI SANTA SEDE-CROAZIA

Città del Vaticano, 29 ottobre 2012 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Presidente del Governo della Repubblica di Croazia, Signor Zoran Milanovic. Il Presidente ha successivamente incontrato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che era accompagnato dall’Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati".

"I cordiali colloqui hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni sulle sfide che il Paese deve affrontare nell’attuale crisi economica, come pure sui temi di comune interesse nel quadro dei rapporti bilaterali. Al riguardo si è fatto cenno alla Conferenza promossa in occasione del 20° anniversario dei rapporti diplomatici, che si terrà oggi pomeriggio. Per quanto poi concerne il noto caso di Dajla, le due Parti hanno concordato di risolvere la questione il più presto possibile, nello spirito della tradizionale amicizia fra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia".

"Infine, si è rinnovato l’appoggio della Santa Sede alle legittime aspirazioni della Croazia alla piena integrazione europea e ci si è soffermati sulla congiuntura regionale, con uno speciale riferimento alla situazione dei Croati nella Bosnia ed Erzegovina".

MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO

Città del Vaticano, 29 ottobre 2012 (VIS). "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza"
è il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra il 13 gennaio di ogni anno. Il testo che riportiamo di seguito, è datato dal Vaticano, 12 ottobre 2012.

"Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, ha ricordato che «la Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta» (n. 40), per cui «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (ibid., 1). A tale dichiarazione hanno fatto eco il Servo di Dio Paolo VI, che ha chiamato la Chiesa «esperta in umanità» (Enc. Populorum progressio, 13), e il Beato Giovanni Paolo II, che ha affermato come la persona umana sia «la prima via che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione ..., la via tracciata da Cristo stesso» (Enc. Centesimus annus, 53). Nella mia Enciclica Caritas in veritate ho voluto precisare, sulla scia dei miei Predecessori, che «tutta la Chiesa, in tutto il suo essere e il suo agire, quando annuncia, celebra e opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo» (n. 11), riferendomi anche ai milioni di uomini e donne che, per diverse ragioni, vivono l’esperienza della migrazione. In effetti, i flussi migratori sono «un fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale» (ibid., 62), poiché 'ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione' (ibidem)".

"In tale contesto, ho voluto dedicare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2013 al tema 'Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza', in concomitanza con le celebrazioni del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e del 60° della promulgazione della Costituzione Apostolica Exsul familia, mentre tutta la Chiesa è impegnata a vivere l’Anno della fede, raccogliendo con entusiasmo la sfida della nuova evangelizzazione".

"In effetti, fede e speranza formano un binomio inscindibile nel cuore di tantissimi migranti, dal momento che in essi vi è il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la 'disperazione' di un futuro impossibile da costruire. Al tempo stesso, i viaggi di molti sono animati dalla profonda fiducia che Dio non abbandona le sue creature e tale conforto rende più tollerabili le ferite dello sradicamento e del distacco, magari con la riposta speranza di un futuro ritorno alla terra d’origine. Fede e speranza, dunque, riempiono spesso il bagaglio di coloro che emigrano, consapevoli che con esse 'noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino' (Enc. Spe salvi, 1)".

"Nel vasto campo delle migrazioni la materna sollecitudine della Chiesa si esplica su varie direttrici. Da una parte, quella che vede le migrazioni sotto il profilo dominante della povertà e della sofferenza, che non di rado produce drammi e tragedie. Qui si concretizzano interventi di soccorso per risolvere le numerose emergenze, con generosa dedizione di singoli e di gruppi, associazioni di volontariato e movimenti, organismi parrocchiali e diocesani in collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Dall’altra parte, però, la Chiesa non trascura di evidenziare gli aspetti positivi, le buone potenzialità e le risorse di cui le migrazioni sono portatrici. In questa direttrice, allora, prendono corpo gli interventi di accoglienza che favoriscono e accompagnano un inserimento integrale di migranti, richiedenti asilo e rifugiati nel nuovo contesto socio-culturale, senza trascurare la dimensione religiosa, essenziale per la vita di ogni persona. Ed è proprio a questa dimensione che la Chiesa è chiamata, per la stessa missione affidatale da Cristo, a prestare particolare attenzione e cura: questo è il suo compito più importante e specifico. Verso i fedeli cristiani provenienti da varie zone del mondo l’attenzione alla dimensione religiosa comprende anche il dialogo ecumenico e la cura delle nuove comunità, mentre verso i fedeli cattolici si esprime, tra l’altro, nel realizzare nuove strutture pastorali e valorizzare i diversi riti, fino alla piena partecipazione alla vita della comunità ecclesiale locale. La promozione umana va di pari passo con la comunione spirituale, che apre le vie 'ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo' (Lett. ap. Porta fidei, 6). E’ sempre un dono prezioso quello che porta la Chiesa guidando all’incontro con Cristo che apre ad una speranza stabile e affidabile".

"La Chiesa e le varie realtà che ad essa si ispirano sono chiamate, nei confronti di migranti e rifugiati, ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri. Coloro che emigrano portano con sé sentimenti di fiducia e di speranza che animano e confortano la ricerca di migliori opportunità di vita. Tuttavia, essi non cercano solamente un miglioramento della loro condizione economica, sociale o politica. È vero che il viaggio migratorio spesso inizia con la paura, soprattutto quando persecuzioni e violenze costringono alla fuga, con il trauma dell’abbandono dei familiari e dei beni che, in qualche misura, assicuravano la sopravvivenza. Tuttavia, la sofferenza, l’enorme perdita e, a volte, un senso di alienazione di fronte al futuro incerto non distruggono il sogno di ricostruire, con speranza e coraggio, l’esistenza in un Paese straniero. In verità, coloro che migrano nutrono la fiducia di trovare accoglienza, di ottenere un aiuto solidale e di trovarsi a contatto con persone che, comprendendo il disagio e la tragedia dei propri simili, e anche riconoscendo i valori e le risorse di cui sono portatori, siano disposte a condividere umanità e risorse materiali con chi è bisognoso e svantaggiato. Occorre, infatti, ribadire che «la solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere» (Enc. Caritas in veritate, 43). Migranti e rifugiati, insieme alle difficoltà, possono sperimentare anche relazioni nuove e ospitali, che li incoraggiano a contribuire al benessere dei Paesi di arrivo con le loro competenze professionali, il loro patrimonio socio-culturale e, spesso, anche con la loro testimonianza di fede, che dona impulso alle comunità di antica tradizione cristiana, incoraggia ad incontrare Cristo e invita a conoscere la Chiesa".

"Certo, ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana. Il diritto della persona ad emigrare – come ricorda la Costituzione conciliare 'Gaudium et spes' al n. 65 – è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti. Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che 'diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione' (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998). Oggi, infatti, vediamo che molte migrazioni sono conseguenza di precarietà economica, di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali. Invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa allora un «calvario» per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda migratoria. Così, mentre vi sono migranti che raggiungono una buona posizione e vivono dignitosamente, con giusta integrazione nell’ambiente d’accoglienza, ve ne sono molti che vivono in condizioni di marginalità e, talvolta, di sfruttamento e di privazione dei fondamentali diritti umani, oppure che adottano comportamenti dannosi per la società in cui vivono. Il cammino di integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono".

"A tale proposito, non possiamo dimenticare la questione dell’immigrazione irregolare, tema tanto più scottante nei casi in cui essa si configura come traffico e sfruttamento di persone, con maggior rischio per donne e bambini. Tali misfatti vanno decisamente condannati e puniti, mentre una gestione regolata dei flussi migratori, che non si riduca alla chiusura ermetica delle frontiere, all’inasprimento delle sanzioni contro gli irregolari e all’adozione di misure che dovrebbero scoraggiare nuovi ingressi, potrebbe almeno limitare per molti migranti i pericoli di cadere vittime dei citati traffici. Sono, infatti, quanto mai opportuni interventi organici e multilaterali per lo sviluppo dei Paesi di partenza, contromisure efficaci per debellare il traffico di persone, programmi organici dei flussi di ingresso legale, maggiore disponibilità a considerare i singoli casi che richiedono interventi di protezione umanitaria oltre che di asilo politico. Alle adeguate normative deve essere associata una paziente e costante opera di formazione della mentalità e delle coscienze. In tutto ciò è importante rafforzare e sviluppare i rapporti di intesa e di cooperazione tra realtà ecclesiali e istituzionali che sono a servizio dello sviluppo integrale della persona umana. Nella visione cristiana, l’impegno sociale e umanitario trae forza dalla fedeltà al Vangelo, con la consapevolezza che 'chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo' (Gaudium et spes, 41)".

"Cari fratelli e sorelle migranti, questa Giornata Mondiale vi aiuti a rinnovare la fiducia e la speranza nel Signore che sta sempre accanto a noi! Non perdete l’occasione di incontrarLo e di riconoscere il suo volto nei gesti di bontà che ricevete nel vostro pellegrinaggio migratorio. Rallegratevi poiché il Signore vi è vicino e, insieme con Lui, potrete superare ostacoli e difficoltà, facendo tesoro delle testimonianze di apertura e di accoglienza che molti vi offrono. Infatti, «la vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata» (Enc. Spe salvi, 49)".

"Affido ciascuno di voi alla Beata Vergine Maria, segno di sicura speranza e di consolazione, «stella del cammino», che con la sua materna presenza ci è vicina in ogni momento della vita, e a tutti imparto con affetto la Benedizione Apostolica".


IMPORTANTE RUOLO DELLA CHIESA NELL'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI

Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Il Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e l'Arcivescovo Joseph Kalathiparambil, Segretario del medesimo Dicastero, hanno presentato questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede il Messaggio del Papa per la XCIX Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (13 gennaio 2012), sul tema: "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza".

"Oggi, il fenomeno migratorio impressiona per il vasto numero di persone che coinvolge.- ha detto il Cardinale Vegliò - Basta dare uno sguardo, per esempio, al Rapporto Mondiale del 2011 sulle Migrazioni dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) nel quale troviamo una stima di circa 214 milioni di migranti internazionali, cioè il 3% della popolazione mondiale – in aumento rispetto al 2005 (nonostante gli effetti della crisi mondiale), quando il calcolo raggiungeva i 191 milioni. Oltre ai migranti internazionali, lo stesso rapporto stima che il numero di quelli interni nel 2010 sia stato di circa 740 milioni di persone. Se sommiamo le due cifre, rileviamo che circa un miliardo di esseri umani, cioè un settimo della popolazione globale, sperimenta oggi la sorte migratoria".

"I migranti, nel loro pellegrinaggio esistenziale verso un futuro migliore, portano con sé sentimenti di fede e di speranza, anche se non si rendono ancora conto di ciò che stanno cercando esattamente. Dire che tentano di trovare solo un miglioramento alla loro situazione economica o sociale significherebbe semplificare troppo la realtà. (...) È vero che non tutti i migranti – anche se hanno profonda fiducia che, nel migrare, Dio sarà accanto a loro – considerano il loro viaggio come un andare verso Dio e, dunque, un movimento animato dalla fede. Tuttavia, in un certo modo, è proprio nelle persone che non conoscono ancora che possono scoprire Dio stesso che tende la mano verso di loro, soprattutto nei Paesi d’antica tradizione cristiana, dove possono sperimentare la genuina bontà di molte realtà ecclesiali, che li accolgono e li aiutano".

"In effetti, proprio qui, nel vasto contesto delle migrazioni di molteplici appartenenze, la Chiesa è anche chiamata a svolgere la sua materna sollecitudine senza distinzione. Nel Suo Messaggio, il Santo Padre rileva due canali di attività, che non corrono paralleli, ma in complementarietà. Da una parte, quello più tangibile – e diciamo più facilmente notato a livello mediatico – che si concretizza negli "interventi di soccorso per risolvere le numerose emergenze (...). Quest’attenzione è quella più immediata, (...) ed esige una pronta risposta. (...) La seconda direttrice (...) quella più impegnativa e meno 'mediatica', poiché spesso richiede anche un cambiamento di mentalità: favorire e accompagnare l'inserimento integrale dei migranti nel loro nuovo contesto socio-culturale".

Il Cardinale ha ricordato che il Messaggio per questa Giornata Mondiale viene presentato a breve distanza dal viaggio del Papa in Libano. "Così, in modo molto concreto, il nostro sguardo può rivolgersi particolarmente ai Paesi del Medio Oriente, dove la presenza dei migranti cristiani, tra credenti di altre religioni, ha un ruolo significativo nel creare l’identità così particolare di quella regione. (...) Ciò vale non solo per il Medio Oriente, ma anche per il mondo intero. Il fenomeno migratorio obbliga al confronto con differenti stili di vita e diverse culture, stimolando la costruzione di nuovi rapporti".

Le migrazioni, poi, sono anche un cammino che comprende diritti e doveri: un’"attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa", ma anche un’"attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono" (Messaggio 2013). "La Chiesa - ha concluso il Cardinale - ha un ruolo importante nel processo della integrazione. Essa risponde ponendo l’accento sulla centralità e sulla dignità della persona con la raccomandazione a tutelare le minoranze, valorizzando le loro culture, il contributo delle migrazioni alla pacificazione universale, la dimensione ecclesiale e missionaria del fenomeno migratorio, l’importanza del dialogo e del confronto all’interno della società civile, della comunità ecclesiale e tra le diverse confessioni e religioni. Del resto, nei suoi interventi sulla problematica umana, sociale e religiosa dell’emigrazione, la Chiesa non manca di dare a questo fenomeno, oggi sempre più in evidenza, una singolare impronta, caratterizzata da forte carattere umanista, oltre che cristiano".

L'Arcivescovo Kalathiparambil ha dedicato il suo intervento alla questione dei rifugiati sottolineando la difficoltà sempre maggiori incontrate dai richiedenti asilo, citando in particolare le "misure restrittive per ostacolare l’accesso al territorio" di alcuni paesi, i requisiti per i visti, le sanzioni applicabili ai vettori, la lista di 'safe Countries of origin'). "Queste limitazioni hanno incentivato le attività dei contrabbandieri, dei trafficanti, e pericolose traversate in mare che hanno visto sparire fra le onde già troppe vite umane".

"Tutto ciò avviene - ha precisato l'Arcivescovo - nonostante gli obblighi della comunità internazionale circa la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, nel rispetto della dichiarazione e dello spirito dei diritti umani, dei diritti del rifugiato e del diritto internazionale umanitario. Innanzitutto vi è l’accesso alla richiesta di asilo. Esso comprende anche elementi primari come il cibo, l’alloggio, il vestiario e le cure mediche, ma anche il diritto al lavoro e alla libera circolazione. Non si sottolinea mai abbastanza che i richiedenti asilo si trovano nella situazione di dover affrontare viaggi fuori dalle loro frontiere ed è loro diritto non possedere validi documenti di viaggio o d’identità".


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