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martedì 6 novembre 2012

QUINTO ANNIVERSARIO MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM

Città del Vaticano, 6 novembre 2012 (VIS). In un messaggio inviato a nome del Santo Padre Benedetto XVI in occasione del quinto anniversario della Lettera Apostolica "Summorum Pontificum", il Cardinale Tarcisio Bertone, S.d.B., Segretario di Stato ha affermato che: "Attraverso questo motu proprio, il Santo Padre ha voluto rispondere all'attesa dei fedeli legati alle forme liturgiche anteriori" al Concilio Vaticano II.

La Lettera Apostolico "Motu Proprio data", "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI, sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, è stata pubblicata il 7 luglio del 2007 ed è entrata in vigore il 14 settembre dello stesso anno.

Il Segretario di Stato afferma nel suo messaggio che: "È cosa buona conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa e dar loro il giusto spazio, riconoscendo tuttavia pienamente il valore e la santità della forma ordinaria del rito romano".

Nell'Anno della Fede, aggiunge il Cardinale Bertone, "promulgato mentre la Chiesa celebra il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, il Santo Padre invita tutti i fedeli a manifestare in modo particolare la loro unità nella fede; così essi saranno artefici efficaci della nuova evangelizzazione".

Il messaggio, redatto in francese, è stato letto in occasione del pellegrinaggio internazionale a Roma "Una cum Papa nostro", promosso dal "Coetus internationalis Summorum Pontificum" e culminato con la Messa presieduta dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, celebrata secondo la forma straordinaria del rito romano. Alla Santa Messa hanno partecipato numerosi fedeli appartenenti ai gruppi legati all'uso del messale approvato nel 1962 da Giovanni XXIII e in vigore fino alla riforma conciliare.

SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE "INTERPOL"

Città del Vaticano, 6 novembre 2012 (VIS). L'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per le Relazioni con gli Stati, è intervenuto ieri alla 81ma sessione dell'Assemblea generale dell'Interpol, tenutasi nella giornata di ieri a Roma. Riferendosi al tema dei lavori, "la polizia di fronte alle sfide della violenza criminale contemporanea", l'Arcivescovo Mamberti ha ricordato che: "Il fenomeno criminale ha conosciuto un incremento sostanziale sia dal punto di vista quantitativo che sotto il profilo della violenza delle sue manifestazioni. Le caratteristiche dell’azione criminale si sono evolute in modo preoccupante, essendosi pericolosamente aggravate l’aggressività e l’efferatezza degli episodi. Inoltre, le attività criminali si articolano ad un livello ormai planetario, con sistemi di coordinamento e secondo patti criminali che superano i confini degli Stati".

"La lotta ad ogni forma di violenza, soprattutto a quella che si manifesta con maggior brutalità, presuppone il dovere morale di contribuire a realizzare le condizioni affinché essa non nasca o si sviluppi. Coloro che operano all’interno delle istituzioni di pubblica sicurezza, come le forze di polizia che voi rappresentate, sono consapevoli che i primi anticorpi ad ogni forma di criminalità sono proprio i cittadini di ogni Paese. Nell’alleanza e nella solidarietà tra cittadini e forze dell’ordine si realizza il miglior bastione di resistenza alla criminalità".

"Tra le azioni più efficaci per creare un contesto sociale ordinato al bene comune figura la rimozione delle cause che originano ed alimentano situazioni di ingiustizia. In questo ambito un ruolo primario e preventivo deve essere riconosciuto all’educazione ispirata al rispetto della vita umana in ogni circostanza. Senza di essa non è possibile infatti realizzare un tessuto sociale forte e coeso nei valori fondamentali, capace di resistere alle provocazioni della violenza estrema. In tal senso, luogo primigenio del farsi uomo è la famiglia. In essa i figli sperimentano il valore della propria dignità trascendente, in quanto accolti nella gratuità preveniente dell’amore reciproco e stabile degli sposi. In essa si fa esperienza delle prime forme di giustizia e di perdono, cemento delle relazioni intra-familiari e base per il corretto inserimento nella vita sociale".

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