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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 30 settembre 2013

IL PAPA ISTITUISCE UN "CONSIGLIO DI CARDINALI" CON IL COMPITO DI AIUTARLO NEL GOVERNO DELLA CHIESA UNIVERSALE

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Di seguito pubblichiamo il Chirografo con il quale il Santo Padre istituisce un "Consiglio di Cardinali" con il compito di aiutarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica "Pastor bonus" sulla Curia Romana.

"Tra i suggerimenti emersi nel corso delle Congregazioni Generali di Cardinali precedenti al Conclave, figurava la convenienza di istituire un ristretto gruppo di Membri dell'Episcopato, provenienti dalle diverse parti del mondo, che il Santo Padre potesse consultare singolarmente o in forma collettiva, su questioni particolari. Una volta eletto alla Sede romana, ho avuto occasione di riflettere più volte su questo argomento, ritenendo che una tale iniziativa sarebbe stata di notevole aiuto per svolgere il ministero pastorale di Successore di Pietro che i fratelli Cardinali avevano voluto affidarmi.

Per questo motivo, il 13 aprile scorso ho annunciato la costituzione del menzionato gruppo, indicando, in pari tempo, i nominativi di coloro che erano stati chiamati a farne parte. Ora, dopo matura riflessione, ritengo opportuno che tale gruppo, mediante il presente Chirografo, sia istituito come un 'Consiglio di Cardinali', con il compito di aiutarmi nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica 'Pastor bonus' sulla Curia Romana. Esso sarà composto dalle medesime persone precedentemente indicate, le quali potranno essere interpellate, sia come Consiglio sia singolarmente, sulle questioni che di volta in volta riterrò degne di attenzione. Detto Consiglio, che rispetto al numero dei componenti mi riservo di configurare nel modo che risulterà più adeguato, sarà un'ulteriore espressione della comunione episcopale e dell'ausilio al 'munus petrinum' che l'Episcopato sparso per il mondo può offrire".

Dato a Roma, presso San Pietro il 28 settembre dell'anno 2013, primo di Pontificato.

ALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO: IL DIALOGO PUÒ VINCERE LA GUERRA

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto i partecipanti all'Incontro internazionale per la pace, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, (Roma, 29 settembre-1° ottobre), intitolato: "Il coraggio della speranza: religioni e culture in dialogo". Nel ricordare l'invito che Papa Giovanni Paolo II rivolse ad Assisi ai leader di tutte le religioni a pregare per la pace, Papa Francesco ha detto: "Si era nel 1986, in un mondo ancora segnato dalla divisone in blocchi contrapposti, e fu in quel contesto che il Papa invitò i leader religiosi a pregare per la pace: non più gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri. Voi avete continuato tale cammino e ne avete accresciuto lo slancio, coinvolgendo nel dialogo significative personalità di tutte le religioni ed esponenti laici e umanisti".

"Non può esservi alcuna giustificazione religiosa alla violenza - ha ribadito il Pontefice - Come sottolineava Papa Benedetto XVI due anni fa, nel 25° dell’incontro di Assisi, bisogna cancellare ogni forma di violenza motivata religiosamente, e insieme vigilare affinché il mondo non cada preda di quella violenza che è contenuta in ogni progetto di civiltà che si basa sul 'no' a Dio".

"La pace è responsabilità di tutti. Pregare per la pace, lavorare per la pace! Un leader religioso è sempre uomo di pace, perché il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo. (...) Per la pace ci vuole un dialogo tenace, paziente, forte, intelligente, per il quale niente è perduto. Il dialogo - ha sottolineato Papa Francesco - può vincere la guerra. Il dialogo fa vivere insieme persone di differenti generazioni, che spesso si ignorano; fa vivere insieme cittadini di diverse provenienze etniche, di diverse convinzioni. Il dialogo è la via della pace".

"I leader religiosi sono chiamati ad essere veri 'dialoganti', ad agire nella costruzione della pace non come intermediari, ma come autentici mediatori. Gli intermediari cercano di fare sconti a tutte le parti, al fine di ottenere un guadagno per sé. Il mediatore, invece, è colui che non trattiene nulla per sé, ma si spende generosamente, fino a consumarsi, sapendo che l’unico guadagno è quello della pace. (...) Questo coraggio di pace - ha auspicato infine il Pontefice - doni il coraggio della speranza al mondo".


CONCISTORO PER ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Alle 10:00 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha tenuto il Concistoro Ordinario Pubblico per la canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII, Papa e Giovanni Paolo II, Papa.

Nel corso del Concistoro, il Papa ha decretato che i Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II siano iscritti nell'Albo dei Santi, il 27 aprile 2014, Domenica II di Pasqua e della Divina Misericordia.





DOMANI HA INIZIO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI CARDINALI

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Domani, 1° ottobre, si terrà la prima delle tre riunioni di Papa Francesco con il Consiglio dei Cardinali, istituito con Chirografo del 28 settembre 2013.

Il Consiglio è composto dai seguenti Cardinali: Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Francisco Javier Errázuriz Ossa, Arcivescovo emerito di Santiago de Chile (Cile); Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay (India); Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising (Germania); Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo); Sean Patrick O'Malley, O.F.M.Cap., Arcivescovo di Boston (Stati Uniti d'America); George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia); Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B., Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), con funzioni di Coordinatore ed il Vescovo Marcello Semararo, di Albano (Italia), con funzioni di Segretario.

Il Consiglio dei Cardinali - ha precisato Padre Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede - si riunirà per tre giorni nella Biblioteca privata della III Loggia, nell'Appartamento Papale, in sessioni di lavoro mattutine e pomeridiane, alla presenza del Santo Padre, eccetto il mercoledì mattina, giorno dell'Udienza Generale. I colloqui, essendo privati, non prevedono al termine nessuna comunicazione. Come si legge nel Chirografo reso pubblico oggi, si precisa che il Papa si riserva la facoltà di configurare il Consiglio nel modo più adeguato, può cioè aumentare il numero dei componenti.

Tutti i componenti del Consiglio, eccetto il Segretario e il Cardinale Bertello (che rappresenta la Curia) sono Arcivescovi di grandi Arcidiocesi con grande esperienza pastorale. "L'istituzione del Consiglio dei Cardinali - ha detto Padre Lombardi - è un ulteriore arricchimento che il Papa apporta al governo della Chiesa". Papa Francesco, ha ricordato Padre Lombardi, ricorre frequentemente alle consultazioni, come nel caso della riunione con i Capi Dicastero. Inoltre il Papa intende rinnovare il metodo di lavoro del Sinodo.

Il Consiglio non è in rapporto con altre istituzioni della Chiesa e costituisce un organo consultivo del Papa. Dall'annuncio, in aprile, dell'istituzione di un gruppo di otto Cardinali per assistere il Papa nel governo della Chiesa, i componenti hanno raccolto suggerimenti e proposte nelle aree di rispettiva competenza. In preparazione alla riunione di ottobre, sono pervenuti al Papa contributi di altro tipo: sono stati richiesti pareri dei Capi Dicastero e sono stati consultati la Segreteria di Stato e il Collegio Cardinalizio. "Il Consiglio ha già ottanta documenti scambiati tra i componenti e il Segretario, il Vescovo Semeraro, che ha preparato un'ampia sintesi. In questi mesi i componenti il Consiglio hanno scambiato informazioni gli uni con gli altri e, in alcune occasioni, con il Santo Padre.

COMUNICAZIONE AL SERVIZIO DI UNA CULTURA DELL'INCONTRO

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali precisa in una Nota, resa pubblica oggi, il significato e il contesto del tema centrale della 48ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si tiene tutti gli anni il 1° giugno. Il tema scelto dal Santo Padre per quest'anno è: "Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro".

"L’essere umano - si legge nel testo - si esprime soprattutto nella capacità di comunicare. Nella comunicazione e attraverso essa possiamo, infatti, incontrare altre persone, esprimiamo noi stessi, il nostro pensiero, quello in cui crediamo, come vorremmo vivere e, forse anche più importante, impariamo a conoscere le persone con cui siamo chiamati a vivere. Una tale comunicazione richiede onestà, rispetto reciproco e impegno per imparare gli uni dagli altri; esige la capacità di saper dialogare rispettosamente con le verità degli altri. Spesso, infatti, quello che inizialmente potrebbe sembrare "diversità" rivela la ricchezza della nostra umanità e nella scoperta dell’altro incontriamo pure la verità del nostro essere.

Nella nostra epoca si sta sviluppando una nuova cultura, favorita dalla tecnologia, e la comunicazione è in un certo senso “amplificata” e “continua”. Siamo dunque chiamati a “far riscoprire, anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, oltre che nell’incontro personale, la bellezza di tutto ciò che è alla base del nostro cammino e della nostra vita, la bellezza della fede, la bellezza dell’incontro con Cristo.” (Discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, 21 settembre 2013).

In tale contesto, ciascuno di noi dovrebbe accogliere la sfida di essere autentico, testimoniando i valori in cui crede, la sua identità cristiana, il suo vissuto culturale, espressi con un nuovo linguaggio, per giungere alla condivisione.

La nostra capacità di comunicare, riflesso della nostra partecipazione al creativo, comunicativo e unificante Amore trinitario, è un dono che ci permette di crescere nei rapporti personali, che sono una benedizione nella nostra vita, e di trovare nel dialogo una risposta a quelle divisioni che creano tensioni all’interno delle comunità e tra le nazioni.

L’era della globalizzazione impone con forza che la comunicazione possa arrivare nei più remoti angoli del mondo reale, ma anche “negli ambiti creati dalle nuove tecnologie, nelle reti sociali, per far emergere una presenza … che ascolta, dialoga, incoraggia” (Discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, 21 settembre 2013), perché nessuno resti escluso.

Il Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2014 vuole esplorare il potenziale della comunicazione, nel mondo sempre collegato e in rete, per far si che le persone siano sempre più vicine e si costruisca un mondo più giusto.

La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II (“Inter Mirifica”, 1963), viene celebrata in molti paesi, su raccomandazione dei vescovi del mondo, la Domenica che precede la Pentecoste (nel 2014, il 1° giugno).

Il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali viene tradizionalmente pubblicato in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio).

IL CATECHISTA È COLUI CHE CUSTODISCE LA MEMORIA DI DIO E LA SA RISVEGLIARE NEGLI ALTRI

Città del Vaticano, 29 settembre (VIS). "Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri", ha detto Papa Francesco nell'omelia della Santa Messa per la Giornata dei Catechisti, celebrata in Piazza San Pietro, con la partecipazione di più di 100.000 persone.

Nella giornata conclusiva del pellegrinaggio a Roma, nel contesto dell'Anno della fede, dei catechisti provenienti da tutto il mondo, il Santo Padre ha citato nell'omelia le parole del profeta Amos: "'Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri, … distesi su letti d’avorio', mangiano, bevono, cantano, si divertono e non si curano dei problemi degli altri'". "Parole dure queste del profeta Amos - ha affermato il Papa - ma che ci mettono in guardia da un pericolo che tutti corriamo. (...) Il rischio di adagiarsi, della comodità, della mondanità nella vita e nel cuore, di avere come centro il nostro benessere".

"È la stessa esperienza del ricco del Vangelo, che indossava vestiti di lusso e ogni giorno si dava ad abbondanti banchetti; questo era importante per lui. E il povero che era alla sua porta e non aveva di che sfamarsi? Non era affare suo, non lo riguardava. Se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini: guardate bene, il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente 'un ricco'. Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri".

"Come mai succede questo? Come mai gli uomini, forse anche noi, cadiamo nel pericolo di chiuderci, di mettere la nostra sicurezza nelle cose, che alla fine ci rubano il volto, il nostro volto umano? Questo succede quando perdiamo la memoria di Dio. (...). Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri (...) non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, (...) perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità".

"Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri (...) come la Vergine Maria che, (...) dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito il Figlio di Dio, che cosa fa? Parte, va dall’anziana parente Elisabetta, anch’essa incinta, per aiutarla; e nell’incontro con lei il suo primo atto è la memoria dell’agire di Dio, della fedeltà di Dio nella sua vita, nella storia del suo popolo, nella nostra storia. (...). Maria ha memoria di Dio.

Nel Magnificat di Maria "c’è anche la memoria della sua storia personale, la storia di Dio con lei, la sua stessa esperienza di fede. Ed è così per ognuno di noi, per ogni cristiano: la fede contiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell’incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma. (...) Il catechista è proprio un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà. Parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rivelato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere. (...) Lo stesso Catechismo che cos’è se non memoria di Dio, memoria della sua azione nella storia, del suo essersi fatto vicino a noi in Cristo, presente nella sua Parola, nei Sacramenti, nella sua Chiesa, nel suo amore?".

Infine il Papa ha citato le indicazioni che San Paolo dà a Timoteo che possono segnare anche il cammino del catechista: "tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza". "Il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede, che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore, che vede tutti come fratelli; se è uomo di 'hypomoné', di pazienza, di perseveranza, che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi, con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia".

"Preghiamo il Signore - ha concluso il Papa - perché siamo tutti uomini e donne che custodiscono e alimentano la memoria di Dio nella propria vita e la sanno risvegliare nel cuore degli altri".

PAPA FRANCESCO INVITA A PREGARE ANCORA UNA VOLTA PER LA PACE IN SIRIA

Città del Vaticano, 30 settembre 2013 (VIS). Al termine della Santa Messa celebrata per la Giornata dei Catechisti nell'ambito dell'Anno della fede e nella solennità di San Michele, Gabriele e Raffaele, Arcangeli, Papa Francesco ha guidato la recita dell'Angelus con i fedeli ed i pellegrini presenti in Piazza San Pietro. Prima dell'Angelus il Papa ha rivolto parole di saluto a Sua Beatitudine Youhanna X, Patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente. "La sua presenza - ha detto - ci invita a pregare ancora una volta per la pace in Siria e nel Medio Oriente". Successivamente il Papa ha salutato i pellegrini venuti da Assisi a cavallo ed infine ha ricordato che sabato 28 settembre, in Croazia, è stato proclamato Beato Miroslav Bulešić, sacerdote diocesano, morto martire nel 1947.

IL PAPA AI CATECHISTI: NON AVERE PAURA DI USCIRE DAI NOSTRI SCHEMI PER SEGUIRE DIO, PERCHÉ DIO VA SEMPRE OLTRE

Città del Vaticano, 28 settembre 2013 (VIS). "La catechesi è un pilastro per l’educazione della fede (...). Anche se a volte può essere difficile, si lavora tanto, ci si impegna e non si vedono i risultati voluti, educare nella fede è bello! È forse la migliore eredità che noi possiamo dare: la fede! (...) Catechista è una vocazione: 'essere catechista', (...) non lavorare da catechista. Badate bene, non ho detto 'fare' i catechisti, ma 'esserlo', perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza. (...) A me piace ricordare quello che san Francesco di Assisi diceva ai suoi frati: 'Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole'. (...) Che la gente veda nella nostra vita il Vangelo, possa leggere il Vangelo. (...) Noi dobbiamo ripartire da Cristo, da questo amore che Lui ci dà".

Nel pomeriggio di ieri, nell'Aula Paolo VI, Papa Francesco ha salutato con queste parole i partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi promosso in occasione dell’Anno della fede dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Per ripartire da Cristo il Papa ha enumerato tre cose: "Come facevano i vecchi gesuiti… uno, due e tre! Prima di tutto, ripartire da Cristo significa avere familiarità con Lui (...): Gesù lo raccomanda con insistenza ai discepoli nell’Ultima Cena, quando si avvia a vivere il dono più alto di amore, il sacrificio della Croce. Gesù utilizza l’immagine della vite e dei tralci e dice: rimanete nel mio amore, rimanete attaccati a me, come il tralcio è attaccato alla vite. Se siamo uniti a Lui possiamo portare frutto, e questa è la familiarità con Cristo. (...) La prima cosa, per un discepolo, è stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. Io vi domando: Come state alla presenza del Signore? Quando vai dal Signore, guardi il Tabernacolo, che cosa fate? Senza parole… Ma io dico, dico, penso, medito, sento… Molto bene! Ma tu ti lasci guardare dal Signore? Lasciarci guardare dal Signore. Lui ci guarda e questa è una maniera di pregare. (...) Se nel nostro cuore non c’è il calore di Dio, del suo amore, della sua tenerezza, come possiamo noi, poveri peccatori, riscaldare il cuore degli altri?".

Nello spiegare il secondo elemento, Papa Francesco ha affermato: "Ripartire da Cristo significa imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’altro. Questa è un’esperienza bella, e un po’ paradossale. Perché? Perché chi mette al centro della propria vita Cristo, si decentra! Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli altri. Questo è il vero dinamismo dell’amore, questo è il movimento di Dio stesso! Dio è il centro, ma è sempre dono di sé, relazione, vita che si comunica… (...) Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di 'sistole - diastole': unione con Gesù - incontro con l’altro. (...) Se manca uno di questi due movimenti il cuore non batte più, non può vivere. Riceve in dono il kerigma, e a sua volta lo offre in dono".

"E il terzo elemento (...) sta sempre in questa linea: ripartire da Cristo significa non aver paura di andare con Lui nelle periferie. Qui mi viene in mente la storia di Giona, una figura davvero interessante, specialmente nei nostri tempi di cambiamenti e di incertezza. Giona è un uomo pio, con una vita tranquilla e ordinata; questo lo porta ad avere i suoi schemi ben chiari e a giudicare tutto e tutti con questi schemi, in modo rigido. (...) Perciò quando il Signore lo chiama e gli dice di andare a predicare a Ninive, la grande città pagana, Giona non se la sente. Andare là! Ma io ho tutta la verità qui!. (...) Ninive è al di fuori dei suoi schemi, è alla periferia del suo mondo. E allora scappa, (...) si imbarca su una nave".

La storia di Giona "ci insegna a non aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio, perché Dio va sempre oltre. (...) Dio non ha paura! (...) È sempre oltre i nostri schemi! Dio non ha paura delle periferie. Ma se voi andate alle periferie, lo troverete lì. Dio è sempre fedele, è creativo. (...) E la creatività è come la colonna dell’essere catechista. Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido. Dio non è rigido! Ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende. Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. (...) Se un catechista si lascia prendere dalla paura, è un codardo; se un catechista se ne sta tranquillo, finisce per essere una statua da museo (...) Quello che dirò adesso lo ho detto tante volte, ma mi viene dal cuore di dirlo. Quando noi cristiani siamo chiusi nel nostro gruppo, nel nostro movimento, nella nostra parrocchia, nel nostro ambiente, rimaniamo chiusi e ci succede quello che accade a tutto quello che è chiuso; quando una stanza è chiusa incomincia l’odore dell’umidità. E se una persona è chiusa in quella stanza, si ammala! Quando un cristiano è chiuso nel suo gruppo, nella sua parrocchia, nel suo movimento, è chiuso, si ammala. Se un cristiano esce per le strade, nelle periferie, può succedergli quello che succede a qualche persona che va per la strada: un incidente. Tante volte abbiamo visto incidenti stradali. Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, e non una Chiesa ammalata!".

"Ma attenzione! Gesù non dice: andate, arrangiatevi. No, non dice quello! - ha esclamato il Papa al termine del suo discorso - Gesù dice: Andate, io sono con voi! Questa è la nostra bellezza e la nostra forza: se noi andiamo, se noi usciamo a portare il suo Vangelo con amore, con vero spirito apostolico, con parresia, Lui cammina con noi, ci precede (...) Quando noi pensiamo di andare lontano, in una estrema periferia, e forse abbiamo un po’ di timore, in realtà Lui è già là: Gesù ci aspetta nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima senza fede".


UDIENZE

Città del Vaticano, 30 settembre (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Beatitudine Theodoros II, Patriarca Greco Ortodosso di Alessandria e di Tutta l’Africa, e Seguito.

Sabato 28 settembre il Santo Padre ha ricevuto in udienza:

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

- Il Cardinale Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida, Presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile; l'Arcivescovo José Belisário da Silva, di São Luís do Maranão, Vice Presidente ed il Vescovo Leonardo Ulrich Steiner, Ausiliare di Brasilia, Segretario Generale.

- L'Arcivescovo Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.



ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 28 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Vescovo Julito B. Cortes, Vescovo di Dumaguete (superficie: 4.955; popolazione: 1.172.000; cattolici: 1.034.000; sacerdoti: 104; religiosi: 125), Filippine. È stato finora Ausiliare di Cebu (Filippine).

- Il Vescovo Paul Bùi Văn Doc, Arcivescovo Coadiutore di Hôchimin Ville (superficie: 2.093; popolazione: 7.365.520; cattolici: 685.707; sacerdoti: 658; religiosi: 5.900), Viêt Nam ed Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi di My Tho (Viet Nam). È stato finora Vescovo della Diocesi di My Tho (Viet Nam).

- Il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del IV Congresso Americano Missionario (CAM 4) e del IX Congresso Missionario Latinoamericano (COMLA 9), in programma a Maracaibo (Venezuela) dal 26 novembre al 1° dicembre 2013.




venerdì 27 settembre 2013

PROGRESSI NELL'ELABORAZIONE DEL TESTO DELL'ACCORDO FRA SANTA SEDE E LO STATO DI PALESTINA

Città del Vaticano, 27 settembre 2013 (VIS). Nella giornata di ieri, la Commissione Bilaterale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, che sta elaborando un Accordo Globale a seguito dell’Accordo di Base, firmato il 15 febbraio 2000, ha tenuto una Sessione Plenaria in Vaticano per prendere atto del lavoro svolto a livello informale dal gruppo tecnico congiunto, dopo l’ultimo incontro ufficiale tenuto a Ramallah, presso il Ministero degli Affari Esteri dello Stato di Palestina, il 30 gennaio 2013, e per programmare gli sviluppi futuri, con l’intento di accelerare la conclusione dell’Accordo.

I colloqui sono stati guidati dall'Arcivescovo Antoine Camilleri, Sotto-Segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, e dall’Ambasciatore Rawan Sulaiman, Ministro degli Affari Esteri aggiunto per le Questioni Multilaterali dello Stato di Palestina. I lavori si sono svolti in un’atmosfera cordiale e costruttiva. Affrontando i temi già presi in considerazione a livello informale, la Commissione ha rilevato con viva soddisfazione i progressi compiuti nell’elaborazione del testo dell’Accordo, che tratta degli aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa Cattolica in Palestina, ed ha incoraggiato gli sforzi del gruppo tecnico congiunto, esortandolo a completare la discussione delle restanti parti del testo, la cui elaborazione è già in fase avanzata.

Le due Parti si sono accordate affinché il gruppo tecnico congiunto continui i lavori in preparazione della prossima Riunione Plenaria della Commissione Bilaterale, in programma per l’inizio del 2014.

La Delegazione della Santa Sede era composta dall'Arcivescovo Antoine Camilleri, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati; dall'Arcivescovo Giuseppe Lazzarotto, Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina; dall'Arcivescovo Antonio Franco, Nunzio Apostolico. dal Monsignor Maurizio Malvestiti, Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; dal Monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, Officiale della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e dal Padre Emil Salayta, Vicario giudiziale del Patriarcato Latino di Gerusalemme.

La Delegazione Palestinese era composta dall'Ambasciatore Rawan Sulaiman, Ministro Aggiunto degli Affari Esteri per gli Affari Multilaterali; dall'Ambasciatore Issa Kassissieh, Rappresentante dello Stato di Palestina presso la Santa Sede; dal Signor Ammar Hijazi, Vice Ministro Aggiunto degli Affari Esteri per gli Affari Multilaterali; dal Signor Azem Bishara, Consigliere Giuridico dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dal Signor Ammar Nisnas, Consigliere alla Missione Permanente della Palestina presso la Santa Sede.


COLLABORAZIONE COERENTE E RESPONSABILE PER UN FUTURO DISARMO NUCLEARE

Città del Vaticano, 27 settembre 2013 (VIS). Ieri, a New York, l'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha partecipato ad un incontro ad alto livello dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul disarmo nucleare.

Il Presule ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per la proliferazione di armi nucleari ed ha sottolineato che non si conseguirà nessun progresso se gli Stati possessori di armi nucleari continuano a detenere tali armi: "In base ai termini del Trattato di non proliferazione - ha affermato l'Arcivescovo Mamberti - agli Stati viene imposto di compiere sforzi 'in buona fede' per negoziare l'eliminazione delle armi nucleari. Possiamo dire che c'è 'buona fede' quando i programmi di modernizzazione degli Stati possessori di armi nucleari proseguono malgrado le loro dichiarazioni riguardo a un futuro disarmo nucleare?".

"Adesso è imperativo che noi affrontiamo in modo sistematico e coerente i requisiti legali, politici e tecnici per un mondo libero da armi nucleari. Per questa ragione, dovremmo iniziare al più presto il lavoro preparatorio per una Convenzione o per un accordo quadro per un’eliminazione delle armi nucleari graduale e verificabile".

"È ora di contrastare la logica della paura con l’etica della responsabilità - ha concluso l'Arcivescovo Mamberti - alimentando un clima di fiducia e di dialogo sincero, capace di promuovere una cultura di pace, fondata sul primato della legge del diritto e del bene comune, attraverso la cooperazione coerente e responsabile di tutti i membri della comunità internazionale".

NOTA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Città del Vaticano, 27 settembre 2013 (VIS). Lunedì prossimo, 30 settembre, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., terrà un Briefing relativo alla riunione del Papa con il Gruppo degli otto Cardinali (natura, preparazione, tempi di lavoro) e sulla informazione che si possa attendere su tale argomento.

"È bene tener presente - si legge in una Nota della Sala Stampa della Santa Sede - che tale Gruppo è costituito per offrire consigli al Papa e non per prendere decisioni proprie, che si tratta di una prima riunione, a cui ne seguiranno altre, e che i partecipanti seguiranno criteri di riservatezza circa i contenuti delle consultazioni".

UDIENZE

Città del Vaticano, 27 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

Sua Beatitudine Youhanna X, Patriarca Greco Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, e Seguito.

- Il Signor Ahmet Üzümcü, Direttore Generale dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW).

- Membri del Consiglio Direttivo della Pontificia Accademia per la Vita (8).

- L'Arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.




ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 27 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il Vescovo Jean-Christophe Lagleize, Vescovo di Metz (superficie: 6.226; popolazione: 1.034.000; cattolici: 808.800; sacerdoti: 372; religiosi: 674; diaconi permanenti: 59), Francia. Finora Vescovo di Valence (Francia), succede al Vescovo Pierre Raffin, O.P., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.




giovedì 26 settembre 2013

GIORNATE CELEBRATIVE 50° PUBBLICAZIONE "PACEM IN TERRIS"

Città del Vaticano, 26 settembre 2013 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Vescovo Mario Toso, Segretario e il Dottor Vittorio Alberti, Officiale del medesimo Pontificio Consiglio, sono intervenuti alla Conferenza Stampa di presentazione delle Giornate Celebrative (2, 3 e 4 ottobre) del 50° anniversario della pubblicazione dell'Enciclica del Beato Giovanni XXIII "Pacem in Terris", (11 aprile 1963). L'Enciclica ha offerto, ha spiegato il Vescovo Mario Toso "una struttura di pensiero e di progettualità politica che ha fatto sì che la Chiesa e i credenti si impegnassero nelle questioni sociali, per gli anni che sarebbero venuti, con una capacità di visione e di proposta davvero universale".

La commemorazione si propone di promuovere una riflessione sull'attualità e sull'attualizzazione dei contenuti della "Pacem in Terris" nella realtà contemporanea e verificare la traduzione in pratica dei suoi fondamentali insegnamenti nell'ambito dei diritti umani, del bene comune, del bene globale e della politica "campi nei quali si gioca - ha detto il Cardinale Turkson - la convivenza pacifica fra i popoli e fra le nazioni. In effetti, per raggiungere la pace, Papa Giovanni, più che fare teorie sulla pace o sulla guerra, fa piuttosto appello all'uomo stesso e alla sua dignità".

Le tre Giornate sono dedicate alla riflessione su tre argomenti. Il primo è la questione delle istituzioni politiche e delle politiche globali. "Per affrontare questo genere di problematiche - ha spiegato il Cardinale Turkson - si è considerato che fosse necessario cominciare con l'esaminare il tema della riforma della più grande istituzione globale: l'Organizzazione delle Nazioni Unite. (...) Altre questioni urgenti che, a causa del fenomeno della globalizzazione, hanno assunto dimensioni tali da esigere l'impegno e la cooperazione della comunità internazionale, sono quelle del lavoro, o piuttosto della disoccupazione, e della protezione dei diritti umani".

"Si è pensato, poi - ha aggiunto il Cardinale Turkson - di far conoscere (...) come si svolge la collaborazione internazionale all'interno delle grandi istituzioni politiche regionali: il Consiglio d'Europa, l'Unione Africana, la Lega degli Stati Arabi, l'Organizzazione degli Stati Americani e l'Organizzazione per il Dialogo per la Cooperazione Asiatica. A tali interventi si affiancheranno quelli di esponenti del mondo ecclesiale che introdurranno i partecipanti alla giornata del 3 ottobre, alle istituzioni che, nella Chiesa cattolica, riuniscono le conferenze episcopali nazionali in organismi di dimensioni continentali".

Il 4 ottobre si rifletterà sulla seconda questione: Le nuove frontiere della pace. "L'attualizzazione dei contenuti della 'Pacem in Terris' - ha affermato il Cardinale Turkson -, parte (...) dalla considerazione che la partita oggi si gioca in campi notevolmente diversi rispetto a quelli di cinquant'anni fa, epoca in cui la conflittualità, non sempre solo latente, era incarnata, essenzialmente, nella contrapposizione dei due blocchi impegnati nella 'guerra fredda'. Si è così pensato di individuare in alcune questioni le sfide che appaiono attualmente essere più pericolose per il mantenimento della pace: la libertà religiosa e, più particolarmente, la questione della persecuzione dei cristiani nel mondo, la crisi economica, che è crisi innanzitutto morale, l'emergenza educativa, particolarmente acuta nell'ambito dei mass-media, i conflitti, sempre più ricorrenti, per l'accesso alle risorse, l'uso distorto delle scienze biologiche che lede profondamente la dignità umana, e gli armamenti e le misure di sicurezza".

La terza questione, relativa all'aspetto educativo, è stato esaminata da due punti di vista: quello formativo e quello dell'esperienza pratica. All'ambito più propriamente formativo è stata dedicata la Giornata del 2 ottobre, quando circa 60 rettori e docenti, in rappresentanza di altrettante università pontificie e cattoliche dei cinque continenti, si incontreranno per approfondire una delle questioni cruciali dei nostri giorni: la formazione di nuove generazioni di cattolici impegnati in politica. Delle esperienze concrete che la completezza dell'educazione esige, parleranno i rappresentanti degli Organismi di governance regionali che esporranno "il metodo in uso per il perseguimento del bene comune a livello continentale".

Il Cardinale Turkson ha concluso il suo intervento ricordando che a corollario delle tre Giornate, seguirà la presentazione del volume pubblicato per questa circostanza intitolato "Il Concetto di pace" alla cui stesura hanno contribuito eminenti studiosi.

UDIENZE

Città del Vaticano, 26 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- Il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

- L'Arcivescovo Diego Padrón Sánchez, di Cumaná, Presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela con il Vescovo José Luis Azuaje Ayala, di Barinas, Primo Vice Presidente; il Vescovo Mario del Valle Moronta Rodríguez, di San Cristóbal de Venezuela, Secondo Vice Presidente ed il Vescovo Jesús González de Zárate Salas, Ausiliare di Caracas, Segretario Generale.

- L'Arcivescovo Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, di Bangkok (Thailandia).

- Il Signor Isacco Levi.

Nel pomeriggio di ieri il Santo Padre ha ricevuto in udienza l'Arcivescovo Rino Passigato, Nunzio Apostolico in Portogallo.

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 26 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Consultori dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice: il Padre Silvano Maria Maggiani, O.S.M., Docente di sacramentaria e di liturgia presso la Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" e presso il Pontificio Istituto Liturgico Sant'Anselmo in Roma, Membro del Consiglio Accademico della Pontificia Accademia Mariana Internazionale; il Padre Corrado Maggioni, S.M.M., Capo Ufficio nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Membro del Consiglio Accademico della Pontificia Accademia Mariana Internazionale; il Padre Giuseppe Midili, O. Carm., Direttore dell'Ufficio Liturgico della Diocesi di Roma, Docente di liturgia pastorale presso il Pontificio Istituto Liturgico Sant'Anselmo in Roma; il Monsignor Angelo Lameri, del Clero della Diocesi di Crema, Docente di liturgia presso la Pontificia Università Lateranense in Roma; il Padre Archimandrita Manuel Nin, O.S.B., Rettore del Pontificio Collegio Greco in Roma.

- La Professoressa Erna Möller, Docente di Immunologia al "Karolinska Institutet" di Stoccolma (Svezia), Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze.



mercoledì 25 settembre 2013

LA CHIESA È UNA PER TUTTI, NON PUÒ ESSERE PRIVATIZZATA PER IL PROPRIO GRUPPO, LA PROPRIA NAZIONE, I PROPRI AMICI

Città del Vaticano, 25 settembre 2013 (VIS). L'unità della Chiesa cattolica, sparsa nel mondo, è stato il tema scelto da Papa Francesco per la catechesi dell'Udienza Generale del Mercoledì alla quale hanno partecipato più di 40.000 persone. "Nel 'Credo' - ha detto il Papa - noi diciamo 'Credo la Chiesa, una', professiamo cioè che la Chiesa è unica e questa Chiesa è in se stessa unità. Ma se guardiamo alla Chiesa Cattolica nel mondo scopriamo che essa comprende quasi 3.000 diocesi sparse in tutti i Continenti".

"Unità nella fede, nella speranza, nella carità, unità nei Sacramenti, nel Ministero: sono come pilastri che sorreggono e tengono insieme l’unico grande edificio della Chiesa. Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’angolo più sperduto di questa terra, c’è l’unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio! La Chiesa è una sola per tutti. Non c’è una Chiesa per gli Europei, una per gli Africani, una per gli Americani, una per gli Asiatici, una per chi vive in Oceania, no, è la stessa ovunque. È come in una famiglia: si può essere lontani, sparsi per il mondo, ma i legami profondi che uniscono tutti i membri della famiglia rimangono saldi qualunque sia la distanza".

"Penso, per esempio, - ha proseguito il Pontefice - all’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro: in quella sterminata folla di giovani sulla spiaggia di Copacabana, si sentivano parlare tante lingue, si vedevano tratti del volto molto diversi tra loro, si incontravano culture diverse, eppure c’era una profonda unità, si formava un’unica Chiesa, si era uniti e lo si sentiva. Chiediamoci tutti: io come cattolico, sento questa unità? Io come cattolico, vivo questa unità della Chiesa? Oppure non mi interessa, perché sono (...) di quelli che 'privatizzano' la Chiesa per il proprio gruppo, la propria Nazione, i propri amici? È triste trovare una Chiesa 'privatizzata' per questo egoismo e questa mancanza di fede. È triste! (...) Quando penso o sento dire che tanti cristiani sono perseguitati e danno anche la vita per la propria fede, questo tocca il mio cuore o non mi arriva? Sono aperto a quel fratello o a quella sorella della famiglia che sta dando la vita per Gesù Cristo?Preghiamo gli uni per gli altri? Vi faccio una domanda (...): quanti di voi pregano per i cristiani che sono perseguitati? Quanti? Ognuno risponda nel cuore. Io prego per quel fratello, per quella sorella che è in difficoltà, per confessare e difendere la sua fede? È importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio!"

"Facciamo un altro passo e domandiamoci: ci sono delle ferite a questa unità? (...) A volte sorgono incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, quello che vuole Dio. Siamo noi a creare lacerazioni! E se guardiamo alle divisioni che ancora ci sono tra i cristiani, cattolici, ortodossi, protestanti… sentiamo la fatica di rendere pienamente visibile questa unità. (...) Occorre cercare, costruire la comunione, educare alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico pure. Il nostro mondo ha bisogno di unità, è un'epoca in cui tutti abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di riconciliazione, di comunione e la Chiesa è Casa di comunione".

Nel citare la Lettera di San Paolo ai cristiani di Efeso, il Papa ha ribadito che per conservare l'unità occorrono umiltà, dolcezza, magnanimità, amore. "Queste, queste sono le strade, le vere strade della Chiesa. Sentiamole una volta di più. Umiltà conto la vanità, contro la superbia, umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l'unità. (...) E questa è una vera ricchezza: ciò che ci unisce, non ciò che ci divide. Questa è la ricchezza della Chiesa!"

"Infine l'ultimo passo più in profondità. E, questa è una domanda bella: chi è il motore di questa unità della Chiesa? È lo Spirito Santo che tutti noi abbiamo ricevuto nel Battesimo e anche nel Sacramento della Cresima. È lo Spirito Santo. La nostra unità non è primariamente frutto del nostro consenso, o della democrazia dentro la Chiesa, o del nostro sforzo di andare d'accordo, ma viene da Lui che fa l'unità nella diversità, perché lo Spirito Santo è armonia, sempre fa l'armonia nella Chiesa. È un'unità armonica in tanta diversità di culture, di lingue e di pensiero. È lo Spirito Santo il motore. Per questo è importante la preghiera (...) La preghiera allo Spirito Santo, perché venga e faccia l'unità nella Chiesa. "Chiediamo al Signore - ha concluso Papa Francesco - di essere sempre più uniti, di non essere mai strumenti di divisione; fa' che ci impegniamo, come dice una bella preghiera francescana, a portare l'amore dove c'è odio, a portare il perdono dove c'è offesa, a portare l'unione dove c'è discordia".



UDIENZE

Città del Vaticano, 25 settembre 2013 (VIS). Al termine dell'Udienza Generale, il Santo Padre ha ricevuto una Delegazione della Sophia University di Tokyo (Giappone).

Nel pomeriggio il Santo Padre riceve in udienza il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia).



ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 25 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Padre João Inácio Müller, O.F.M., Vescovo di Lorena (superficie: 5.055; popolazione: 293.000; cattolici: 223.000; sacerdoti: 69; religiosi: 160; diaconi permanenti: 14), Brasile. Il Vescovo eletto è nato nel 1960 a Santa Clara do Sul (Brasile), ha emesso la professione religiosa nell'Ordine dei Frati Minori nel 1985 ed è stato ordinato sacerdote nel 1988. Dal 1988 al 1990 è stato Promotore Vocazionale e Membro dell’Èquipe dei Formatori nel Seminario Serafico “São Francisco de Assis”, a Taquari, arcidiocesi di Porto Alegre; dal 1990 al 1992 Promotore Vocazionale, Membro del Segretariato Vocazionale e del Consiglio di Formazione, Membro della Fraternità nel Seminario Minore a Arroio do Meio, diocesi di Santa Clara do Sul; dal 1992 al 1994 Segretario di Pastorale, Promotore Vocazionale, Guida dei Candidati al Postulandato a Lomba do Pinheiro, arcidiocesi di Porto Alegre; dal 1997 al 1998 Guardiano del Convento “São Boaventura”; dal 1997 al 2004 Vicario Parrocchiale della Parrocchia “São João Batista” a Daltro Filho nella diocesi di Caxias do Sul; dal 1997 al 2004 Maestro dei Novizi; dal 1999 al 2007 Segretario della Formazione e Studi della Provincia e Definitore Provinciale; dal 2005 al 2007 Vicario della Fraternità, Maestro degli Studenti di Filosofia, Agente di Pastorale nella Rete di Comunità della Parrocchia “Santa Clara” a Lomba do Pinheiro. Finora Ministro Provinciale dei Frati Minori della Provincia “São Francisco de Assis” dello Stato di Rio Grande do Sul, succede al Vescovo Benedito Beni dos Santos, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Vescovo Marco Eugênio Galrão Leite de Almeida, Vescovo Ausiliare di São Salvador da Bahia (superficie: 3.859; popolazione: 3.862.000; cattolici: 2.730.000; sacerdoti: 289; religiosi: 856; diaconi permanenti: 73), Brasile. È stato finora Vescovo di Estância (Brasile).


martedì 24 settembre 2013

LA MOBILITÀ UMANA HA IL SUO APICE IN GESÙ SALVATORE, STRANIERO NEL MONDO DEGLI UOMINI

Città del Vaticano, 24 settembre 2013 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l'Arcivescovo Joseph Kalathiparambil, Segretario ed il Padre Gabriele F. Bentoglio, Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio, sono intervenuti alla Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si terrà il 19 gennaio 2014, sul tema: "Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore".

Il Cardinale Vegliò ha affermato che il primo messaggio del Santo Padre Francesco per la celebrazione annuale di questa Giornata è dedicato al concetto di "un mondo migliore", concetto che deve essere letto nel contesto del fenomeno della globalizzazione con i suoi elementi positivi e negativi. Su questo sfondo della globalizzazione, emerge pure il fenomeno della mobilità umana che Papa Francesco, citando Papa Benedetto XVI, definisce "un segno dei tempi". "Mi sembra opportuno in questo momento - ha detto il Cardinale Vegliò - ricordare che il fenomeno della mobilità umana colpisce proprio per la moltitudine delle persone che coinvolge. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, pubblicate all’inizio di settembre, 232 milioni di persone vivono fuori della loro nazione di origine. Inoltre, 740 milioni sono i migranti interni, coloro cioè che si spostano nel territorio del proprio Paese (...). In totale, si stima che circa un miliardo di esseri umani viva l’esperienza migratoria. In riferimento all’umanità intera, tali statistiche indicano che circa un settimo della popolazione globale è toccato dalla migrazione e, di conseguenza, una persona su sette è migrante".

"Nonostante le difficoltà e le situazioni drammatiche, la migrazione è un invito ad immaginare un futuro differente, dove si intravede la creazione di un 'mondo migliore'. (...) È un invito che mira allo sviluppo dell’umanità intera, includendo ogni persona con il proprio potenziale spirituale e culturale (...). Se accettiamo che la cultura sia l’insieme di aspetti spirituali, esistenziali e intellettuali che contraddistinguono una società, che comprende anche i modi di vita, i diritti fondamentali, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze, allora si può affermare che l’intera esistenza umana è permeata da atteggiamenti d’incontro e d’accoglienza, fino in fondo".

L'Arcivescovo Kalathiparambil in merito al processo di reinsediamento dei migranti, ha sottolineato: "Nessuna persona può rimanere a lungo in situazione di emergenza, come nel caso di un campo profughi" ed ha precisato che "negli ultimi anni sono emersi sempre più numerosi i casi di rifugiati che vanno a stabilirsi nelle zone urbane" per cui "le persone sono più difficili da individuare nelle aree urbane e quindi da assistere. (...) Per raggiungere i cosiddetti 'rifugiati urbani' si stanno sviluppando metodi innovativi, che includono comunicazioni via SMS sulla distribuzione degli aiuti, la possibilità di connettersi alla rete internet, la produzione di filmati sui diritti dei rifugiati, la disponibilità di linee telefoniche specifiche per rispondere a eventuali quesiti e l’opportunità di ottenere carte di credito che consentano loro di avere un aiuto finanziario. Attualmente, questo sta avvenendo in Medio Oriente, dove i rifugiati siriani vivono in campi profughi e, per la maggior parte, nelle zone urbane".

"Si tratta (...) di garantire un limite alla sofferenza umana, da un lato, e di tutelare e promuovere una vita dignitosa, dall’altro, offrendo allo stesso tempo strutture adeguate, stabilità e speranza per il futuro. Bisogna dire che vi è stato un incremento anche negli standard minimi internazionali, ad esempio per quanto riguarda le derrate alimentari, l’alloggio, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la detenzione e il rimpatrio. Del resto, questi standard internazionali sono di natura qualitativa e, dunque, sono universali e applicabili a qualsiasi ambito".

"L’accoglienza dei rifugiati (...) solleva pure altre problematiche e importanti difficoltà. Alcuni Paesi - ha proseguito l'Arcivescovo Kalathiparambil si stanno sottoponendo a grandi sacrifici per affrontare questo fenomeno. Per esempio, più di due milioni di rifugiati vivono oggi nei Paesi che confinano con la Siria, mentre in Europa, soprattutto in Svezia e Germania, hanno trovato asilo cinquantamila rifugiati siriani. Per decenni milioni di rifugiati (per lo più afghani) si sono stabiliti in Pakistan e in Iran, come pure numerosi rifugiati si stanno registrando in altri Paesi, quali ad esempio l’Etiopia, il Sud Sudan e il Kenya. Secondo quanto previsto inizialmente, la responsabilità di questi rifugiati avrebbe dovuto essere condivisa. Invece, negli accordi non è stato curato questo aspetto, così come non è dato sapere cosa accade ai rifugiati durante e dopo l’esame delle loro richieste di asilo. Di conseguenza, per molti anni i Paesi che accolgono i profughi possono contare soltanto su se stessi".

Il Padre Gabriele F. Bentoglio ha concluso la conferenza stampa illustrando la storia della Giornata annuale, istituita sotto il pontificato di Benedetto XV e celebrata per la prima volta il 21 febbraio 1915. Inizialmente destinata alle diocesi italiane, successivamente la Giornata si rivolse ai migranti italiani in America. La Costituzione Apostolica 'Exsul Familia' promulgata nel 1952 da Papa Pio XII, stabilì che la celebrazione della Giornata fosse allargata a emigranti di altre nazionalità o lingue. "All'inizio del XX secolo (...) la Giornata dell'emigrante entrò nel calendario delle celebrazioni della Chiesa cattolica (...). La Congregazione Concistoriale si incaricò della sua attuazione in Italia, con direttive e suggerimenti. (...) Le lettere che accompagnarono la Giornata, (...) contenevano la raccomandazione di attivare adeguate strutture a sostegno dell'attività pastorale migratoria; vi è pure il richiamo alla solidarietà. (...) Negli anni Settanta (...) la visione ecclesiologica del Concilio Vaticano II si rispecchiò anche nella pastorale migratoria (...) Il migrante emerse come persona e come cittadino soggetto di diritti e doveri. Da destinatario delle opere della carità cristiana, il migrante passò ad essere soggetto di evangelizzazione, protagonista del provvidenziale piano di Dio dell’incontro arricchente tra i popoli e della diffusione del Vangelo. Infine, si consolidò la tradizione che il Santo Padre apponga la propria firma al Messaggio annuale per una Giornata estesa a tutta la Chiesa cattolica, in data unica, comprendente i migranti e i rifugiati. Si capisce bene, dunque, che si tratta di un’occasione privilegiata per offrire un approccio biblico-teologico alla pastorale della mobilità umana, che ha il suo apice in Gesù Salvatore, straniero nel mondo degli uomini, che continua la sua opera di salvezza attraverso gli stranieri di oggi, migranti e rifugiati".


“MIGRANTI E RIFUGIATI: VERSO UN MONDO MIGLIORE”

Città del Vaticano, 24 settembre 2013 (VIS). Il primo Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, in programma il 19 gennaio 2014, è intitolato "Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore", tema che esprime la speranza in un futuro migliore in un momento storico nel quale i flussi migratori costituiscono il movimento più grande di individui e di popoli di tutti i tempi. Di seguito pubblichiamo il testo integrale del Messaggio, datato 5 agosto 2013.

"Le nostre società stanno sperimentando, come mai è avvenuto prima nella storia, processi di mutua interdipendenza e interazione a livello globale, che, se comprendono anche elementi problematici o negativi, hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita della famiglia umana, non solo negli aspetti economici, ma anche in quelli politici e culturali. Ogni persona, del resto, appartiene all’umanità e condivide la speranza di un futuro migliore con l’intera famiglia dei popoli. Da questa constatazione nasce il tema che ho scelto per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno: “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore.

Tra i risultati dei mutamenti moderni, il crescente fenomeno della mobilità umana emerge come un “segno dei tempi”; così l’ha definito il Papa Benedetto XVI. Se da una parte, infatti, le migrazioni denunciano spesso carenze e lacune degli Stati e della Comunità internazionale, dall’altra rivelano anche l’aspirazione dell’umanità a vivere l’unità nel rispetto delle differenze, l’accoglienza e l’ospitalità che permettano l’equa condivisione dei beni della terra, la tutela e la promozione della dignità e della centralità di ogni essere umano.

Dal punto di vista cristiano, anche nei fenomeni migratori, come in altre realtà umane, si verifica la tensione tra la bellezza della creazione, segnata dalla Grazia e dalla Redenzione, e il mistero del peccato. Alla solidarietà e all’accoglienza, ai gesti fraterni e di comprensione, si contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte. A destare preoccupazione sono soprattutto le situazioni in cui la migrazione non è solo forzata, ma addirittura realizzata attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù. Il 'lavoro schiavo' oggi è moneta corrente! Tuttavia, nonostante i problemi, i rischi e le difficoltà da affrontare, ciò che anima tanti migranti e rifugiati è il binomio fiducia e speranza; essi portano nel cuore il desiderio di un futuro migliore non solo per se stessi, ma anche per le proprie famiglie e per le persone care.

Che cosa comporta la creazione di un 'mondo migliore'? Questa espressione non allude ingenuamente a concezioni astratte o a realtà irraggiungibili, ma orienta piuttosto alla ricerca di uno sviluppo autentico e integrale, a operare perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti, perché trovino giuste risposte le esigenze delle persone e delle famiglie, perché sia rispettata, custodita e coltivata la creazione che Dio ci ha donato. Il Venerabile Paolo VI descriveva con queste parole le aspirazioni degli uomini di oggi: 'essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, la salute, un’occupazione stabile; una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori da ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la dignità umana; godere di una maggiore istruzione; in una parola, fare conoscere e avere di più, per essere di più'.

Il nostro cuore desidera un 'di più' che non è semplicemente un conoscere di più o un avere di più, ma è soprattutto un essere di più. Non si può ridurre lo sviluppo alla mera crescita economica, conseguita, spesso, senza guardare alle persone più deboli e indifese. Il mondo può migliorare soltanto se l’attenzione primaria è rivolta alla persona, se la promozione della persona è integrale, in tutte le sue dimensioni, inclusa quella spirituale; se non viene trascurato nessuno, compresi i poveri, i malati, i carcerati, i bisognosi, i forestieri; se si è capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza.

Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità. Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più. È impressionante il numero di persone che migra da un continente all’altro, così come di coloro che si spostano all’interno dei propri Paesi e delle proprie aree geografiche. I flussi migratori contemporanei costituiscono il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi. In cammino con migranti e rifugiati, la Chiesa si impegna a comprendere le cause che sono alle origini delle migrazioni, ma anche a lavorare per superare gli effetti negativi e a valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori.

Purtroppo, mentre incoraggiamo lo sviluppo verso un mondo migliore, non possiamo tacere lo scandalo della povertà nelle sue varie dimensioni. Violenza, sfruttamento, discriminazione, emarginazione, approcci restrittivi alle libertà fondamentali, sia di individui che di collettività, sono alcuni dei principali elementi della povertà da superare. Molte volte proprio questi aspetti caratterizzano gli spostamenti migratori, legando migrazioni e povertà. In fuga da situazioni di miseria o di persecuzione verso migliori prospettive o per avere salva la vita, milioni di persone intraprendono il viaggio migratorio e, mentre sperano di trovare compimento alle attese, incontrano spesso diffidenza, chiusura ed esclusione e sono colpiti da altre sventure, spesso anche più gravi e che feriscono la loro dignità umana.

La realtà delle migrazioni, con le dimensioni che assume nella nostra epoca della globalizzazione, chiede di essere affrontata e gestita in modo nuovo, equo ed efficace, che esige anzitutto una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione. È importante la collaborazione ai vari livelli, con l’adozione corale degli strumenti normativi che tutelino e promuovano la persona umana. Papa Benedetto XVI ne ha tracciato le coordinate affermando che 'tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati'. Lavorare insieme per un mondo migliore richiede il reciproco aiuto tra Paesi, con disponibilità e fiducia, senza sollevare barriere insormontabili. Una buona sinergia può essere di incoraggiamento ai governanti per affrontare gli squilibri socio-economici e una globalizzazione senza regole, che sono tra le cause di migrazioni in cui le persone sono più vittime che protagonisti. Nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà connesse a questo fenomeno, che è così ampio da interessare ormai tutti i Continenti nel duplice movimento di immigrazione e di emigrazione.

È importante poi sottolineare come questa collaborazione inizi già con lo sforzo che ogni Paese dovrebbe fare per creare migliori condizioni economiche e sociali in patria, di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana. Creare opportunità di lavoro nelle economie locali, eviterà inoltre la separazione delle famiglie e garantirà condizioni di stabilità e di serenità ai singoli e alle collettività.

Infine, guardando alla realtà dei migranti e rifugiati, vi è un terzo elemento che vorrei evidenziare nel cammino di costruzione di un mondo migliore, ed è quello del superamento di pregiudizi e precomprensioni nel considerare le migrazioni. Non di rado, infatti, l’arrivo di migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità. Nasce la paura che si producano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si corra il rischio di perdere identità e cultura, che si alimenti la concorrenza sul mercato del lavoro o, addirittura, che si introducano nuovi fattori di criminalità. I mezzi di comunicazione sociale, in questo campo, hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più. In questo, è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti; il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla 'cultura dello scarto' – ad un atteggiamento che abbia alla base la 'cultura dell’incontro', l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore. Anche i mezzi di comunicazione sono chiamati ad entrare in questa 'conversione di atteggiamenti' e a favorire questo cambio di comportamento verso i migranti e i rifugiati.

Penso a come anche la Santa Famiglia di Nazaret abbia vissuto l’esperienza del rifiuto all’inizio del suo cammino: Maria 'diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio'. Anzi, Gesù, Maria e Giuseppe hanno sperimentato che cosa significhi lasciare la propria terra ed essere migranti: minacciati dalla sete di potere di Erode, furono costretti a fuggire e a rifugiarsi in Egitto. Ma il cuore materno di Maria e il cuore premuroso di Giuseppe, Custode della Santa Famiglia, hanno conservato sempre la fiducia che Dio mai abbandona. Per la loro intercessione, sia sempre salda nel cuore del migrante e del rifugiato questa stessa certezza.
La Chiesa, rispondendo al mandato di Cristo 'Andate e fate discepoli tutti i popoli', è chiamata ad essere il Popolo di Dio che abbraccia tutti i popoli, e porta a tutti i popoli l’annuncio del Vangelo, poiché nel volto di ogni persona è impresso il volto di Cristo! Qui si trova la radice più profonda della dignità dell’essere umano, da rispettare e tutelare sempre. Non sono tanto i criteri di efficienza, di produttività, di ceto sociale, di appartenenza etnica o religiosa quelli che fondano la dignità della persona, ma l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio e, ancora di più, l’essere figli di Dio; ogni essere umano è figlio di Dio! In lui è impressa l’immagine di Cristo! Si tratta, allora, di vedere noi per primi e di aiutare gli altri a vedere nel migrante e nel rifugiato non solo un problema da affrontare, ma un fratello e una sorella da accogliere, rispettare e amare, un’occasione che la Provvidenza ci offre per contribuire alla costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un Paese più solidale, un mondo più fraterno e una comunità cristiana più aperta, secondo il Vangelo. Le migrazioni possono far nascere possibilità di nuova evangelizzazione, aprire spazi alla crescita di una nuova umanità, preannunciata nel mistero pasquale: una umanità per cui ogni terra straniera è patria e ogni patria è terra straniera.

Cari migranti e rifugiati! Non perdete la speranza che anche a voi sia riservato un futuro più sicuro, che sui vostri sentieri possiate incontrare una mano tesa, che vi sia dato di sperimentare la solidarietà fraterna e il calore dell’amicizia! A tutti voi e a coloro che dedicano la loro vita e le loro energie al vostro fianco assicuro la mia preghiera e imparto di cuore la Benedizione Apostolica".

IL CARDINALE TAURAN NEL X ANNIVERSARIO DEL CONGRESSO DEI LEADER DELLE RELIGIONI MONIDALI E TRADIZIONALI IN KAZAKHSTAN

Città del Vaticano, 24 settembre 2013 (VIS). Il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, si è recato in Kazakhstan, il 20 settembre 2013, dietro invito del Presidente del Senato della Repubblica del Kazakhstan, e Capo del Segretariato del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, il Signor Kairat Mami, per partecipare al X anniversario del Congresso. È previsto anche un incontro con la Chiesa locale.

LA SANTA SEDE PARTECIPA ALLE "GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO"

Città del Vaticano, 24 settembre 2013 (VIS). La Santa Sede parteciperà anche quest'anno alla celebrazione delle "Giornate Europee del Patrimonio", un'iniziativa comune del Consiglio d'Europa e della Commissione Europea, che gode l'adesione di 50 stati del Continente. La giornata verrà celebrata domenica 29 settembre

La tematica generale è: "Le immagini della Fede del Patrimonio Europeo". All'elaborazione del programma hanno collaborato il Pontificio Consiglio della Cultura e i Musei Vaticani. In occasione della celebrazione delle "Giornate Europee del Patrimonio" l'accesso ai Musei Vaticani sarà gratuito per l'intera giornata.



ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 24 settembre 2013 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Vescovo Bernard A. Hebda, Arcivescovo Coadiutore di Newark (1.328; popolazione: 3.089.000; cattolici: 1.427.000; sacerdoti: 774; religiosi: 1.076; diaconi permanenti: 184), (Stati Uniti d'America). È stato finora Vescovo di Gaylord (Stati Uniti d'America).

- Ha nominato il Vescovo Raúl Martín, Vescovo di Santa Rosa (superficie: 143.440; popolazione: 348.000; cattolici: 172.600; sacerdoti: 38; religiosi: 75), Argentina. È stato finora Ausiliare di Buenos Aires (Argentina).

- Ha nominato il Vescovo Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Trapani (superficie: 1.089; popolazione: 208.216; cattolici: 207.000; sacerdoti: 103; religiosi: 212; diaconi permanenti: 17), Italia. È stato finora Vescovo di Castellaneta (Italia).

- Nel Pontificio Consiglio per il Laici: il Santo Padre ha confermato Presidente il Cardinale Stanislaw Rylko e Segretario il Vescovo Josef Clemens, fino alla conclusione dei rispettivi quinquenni in corso; ha inoltre confermato, fino dal 31 dicembre 2013, i Membri e i Consultori dello stesso Pontificio Consiglio.

- Nel Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: il Santo Padre ha confermato Presidente il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson; Segretario il Vescovo Mario Toso; i Membri e i Consultori, fino alla conclusione dei rispettivi quinquenni in corso.

lunedì 23 settembre 2013

IL PAPA IN SARDEGNA: NON LASCIATEVI RUBARE LA SPERANZA, LOTTATE PER IL LAVORO

Città del Vaticano, 22 settembre 2013 (VIS). Questa mattina Papa Francesco si è recato in visita pastorale a Cagliari. È la seconda Visita pastorale in Italia, dopo quella a Lampedusa, l'8 luglio scorso. Entrambe le isole vivono grandi difficoltà: Lampedusa, meta di emigranti che fuggono da paesi in conflitto, la Sardegna colpita dalla mancanza di lavoro per la chiusura di molte fabbriche.

Il Papa si è trasferito dall'aeroporto di Cagliari a Largo Carlo Felice, dove con le Autorità religiose e civili, era ad attenderlo una grande folla che issava striscioni chiedendo lavoro. Prima di tenere il suo discorso, Papa Francesco ha ascoltato le parole di un giovane disoccupato, di una imprenditrice e di un sindacalista. Papa Francesco ha lasciato da parte il testo preparato e si è rivolto ai presenti improvvisando.

"Con questo incontro - ha detto il Papa - desidero soprattutto esprimervi la mia vicinanza, specialmente alle situazioni di sofferenza: a tanti giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie, agli imprenditori e commercianti che fanno fatica ad andare avanti. È una realtà che conosco bene per l’esperienza avuta in Argentina. Io non l’ho conosciuta, ma la mia famiglia sì: mio papà, giovane, è andato in Argentina pieno di illusioni a 'farsi l’America'. E ha sofferto la terribile crisi degli anni trenta. Hanno perso tutto! Non c’era lavoro! E io ho sentito, nella mia infanzia, parlare di questo tempo, a casa… Io non l’ho visto, non ero ancora nato, ma ho sentito dentro casa questa sofferenza, parlare di questa sofferenza. Conosco bene questo! Ma devo dirvi: 'Coraggio!'. Ma anche sono cosciente che devo fare tutto da parte mia, perché questa parola 'coraggio' non sia una bella parola di passaggio! Non sia soltanto un sorriso di impiegato cordiale, un impiegato della Chiesa che viene e vi dice: 'Coraggio!'. No! Questo non lo voglio! Io vorrei che questo coraggio venga da dentro e mi spinga a fare di tutto come Pastore, come uomo. Dobbiamo affrontare con solidarietà, fra voi - anche fra noi -, tutti con solidarietà e intelligenza questa sfida storica".

"Questa è la seconda città che visito in Italia. È curioso: tutte e due - la prima e questa - sono isole. Nella prima ho visto la sofferenza di tanta gente che cerca, rischiando la vita, dignità, pane, salute: il mondo dei rifugiati. E ho visto la risposta di quella città, che - essendo isola - non ha voluto isolarsi e riceve quello, lo fa suo; ci dà un esempio di accoglienza: sofferenza e risposta positiva. Qui, in questa seconda città, isola che visito, anche qui trovo sofferenza. Una sofferenza che uno di voi ha detto che 'ti indebolisce e finisce per rubarti la speranza'. Una sofferenza - la mancanza di lavoro - che ti porta - scusatemi se sono un po’ forte, ma dico la verità - a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro, manca la dignità! E questo non è un problema della Sardegna soltanto - ma c’è forte qui! - non è un problema soltanto dell’Italia o di alcuni Paesi di Europa, è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un sistema economico che ha al centro un idolo, che si chiama denaro".

"Dio ha voluto che al centro del mondo non sia un idolo, sia l’uomo, l’uomo e la donna, che portino avanti, col proprio lavoro, il mondo. Ma adesso, in questo sistema senza etica, al centro c’è un idolo e il mondo è diventato idolatra di questo 'dio-denaro'. Comandano i soldi! Comanda il denaro! Comandano tutte queste cose che servono a lui, a questo idolo. E cosa succede? Per difendere questo idolo si ammucchiano tutti al centro e cadono gli estremi, cadono gli anziani perché in questo mondo non c’è posto per loro! Alcuni parlano di questa abitudine di 'eutanasia nascosta', di non curarli, di non averli in conto… (...) E cadono i giovani che non trovano il lavoro e la loro dignità. Ma pensa, in un mondo dove i giovani - due generazioni di giovani - non hanno lavoro. Non ha futuro questo mondo. Perché? Perché loro non hanno dignità! È difficile avere dignità senza lavorare".

"Questa è la vostra sofferenza qui. Questa è la preghiera che voi di là gridavate: 'Lavoro', 'Lavoro', 'Lavoro'. È una preghiera necessaria. Lavoro vuol dire dignità, lavoro vuol dire portare il pane a casa, lavoro vuol dire amare! Per difendere questo sistema economico idolatrico si instaura la 'cultura dello scarto': si scartano i nonni e si scartano i giovani. E noi dobbiamo dire 'no' a questa 'cultura dello scarto'. Noi dobbiamo dire: 'Vogliamo un sistema giusto! un sistema che ci faccia andare avanti tutti'. Dobbiamo dire: 'Noi non vogliamo questo sistema economico globalizzato, che ci fa tanto male!'. Al centro ci deve essere l’uomo e la donna, come Dio vuole, e non il denaro!".

"Io avevo scritto alcune cose per voi, ma, guardandovi, sono venute queste parole. (...) Ma ho preferito dirvi quello che mi viene dal cuore guardandovi in questo momento! Guardate è facile dire non perdere la speranza. Ma a tutti, a tutti voi, quelli che avete lavoro e quelli che non avete lavoro, dico: 'Non lasciatevi rubare la speranza! (...) Forse la speranza è come le braci sotto la cenere; aiutiamoci con la solidarietà, soffiando sulle ceneri, perché il fuoco venga un’altra volta. Ma la speranza ci porta avanti. Quello non è ottimismo, è un’altra cosa. Ma la speranza non è di uno, la speranza la facciamo tutti! La speranza dobbiamo sostenerla fra tutti, tutti voi e tutti noi che siamo lontani. (...) Per questo vi dico: 'Non lasciatevi rubare la speranza!'. Ma siamo furbi, perché il Signore ci dice che gli idoli sono più furbi di noi. Il Signore ci invita ad avere la furbizia del serpente, con la bontà della colomba. Abbiamo questa furbizia e diciamo le cose col proprio nome. In questo momento, nel nostro sistema economico, nel nostro sistema proposto globalizzato di vita, al centro c’è un idolo e questo non si può fare! Lottiamo tutti insieme perché al centro, almeno della nostra vita, sia l’uomo e la donna, la famiglia, tutti noi, perché la speranza possa andare avanti…”.

"Adesso vorrei finire - ha detto infine Papa Francesco - pregando con tutti voi, in silenzio, (...) Io dirò quello che mi viene dal cuore e voi, in silenzio, pregate con me. 'Signore Dio guardaci! Guarda questa città, questa isola. Guarda le nostre famiglie. Signore, a Te, non è mancato il lavoro, hai fatto il falegname, Eri felice. Signore, ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi; che dimentichiamo un po’ l’egoismo e sentiamo nel cuore il 'noi', noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro, dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi'".


MANTENETE SEMPRE ACCESA LA LUCE DELLA SPERANZA

Città del Vaticano, 22 settembre 2013 (VIS). Alle 10:00 di questa mattina, dopo il saluto alle Autorità che lo attendevano nel Santuario di Nostra Signora di Bonaria, il Santo Padre ha salutato un gruppo di malati. Alle 10:45 si è diretto al piazzale antistante il Santuario per presiedere la celebrazione della Santa Messa con l'Arcivescovo di Cagliari S.E.Monsignor Arrigo Miglio. Nell'omelia il Papa si è soffermato nuovamente sulla mancanza di lavoro, sulla precarietà e sull'incertezza del futuro sperimentate dagli abitanti della Sardegna. necessaria - ha detto - la collaborazione leale di tutti, con l’impegno dei responsabili delle istituzioni - anche la Chiesa - per assicurare alle persone e alle famiglie i diritti fondamentali, e far crescere una società più fraterna e solidale. Assicurare il diritto al lavoro, il diritto a portare pane a casa, pane guadagnato col lavoro!".

Papa Francesco ha assicurato i presenti della sua vicinanza incoraggiandoli "a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione. Mantenete sempre accesa la luce della speranza!". "Maria - ha proseguito il Pontefice - ci insegna ad avere piena fiducia in Dio, nella sua misericordia. (...) Oggi sono venuto in mezzo a voi, anzi siamo venuti tutti insieme per incontrare lo sguardo di Maria, perché lì è come riflesso lo sguardo del Padre, che la fece Madre di Dio, e lo sguardo del Figlio dalla croce, che la fece Madre nostra. E con quello sguardo oggi Maria ci guarda. Abbiamo bisogno del suo sguardo di tenerezza, del suo sguardo materno che ci conosce meglio di chiunque altro, del suo sguardo pieno di compassione e di cura".

Papa Francesco ha incoraggiato la popolazione della Sardegna affermando che nonostante le difficoltà, non deve dimenticare che: "Non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo, e lo sguardo della Madonna ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno". Maria "ci invita ad essere veri fratelli. E non permettiamo che qualcosa o qualcuno si frapponga tra noi e lo sguardo della Madonna. Madre, donaci il tuo sguardo! Nessuno ce lo nasconda!".

Al termine della Celebrazione Eucaristica il Santo Padre ha recitato l'Angelus con i fedeli e i pellegrini presenti che ha raccomandato a Maria, Nostra Signora di Bonaria. Nel ricordare i numerosi santuari mariani della Sardegna e il forte legame con Maria del popolo sardo "un legame che esprimete nella vostra devozione e nella vostra cultura", Papa Francesco ha avuto parole di esortazione ed ha detto: "Siate sempre veri figli di Maria e della Chiesa, e dimostratelo con la vostra vita, seguendo l'esempio dei santi!". A questo proposito il Papa ha ricordato che sabato 21 settembre, a Bergamo, è stato proclamato Beato il frate cappuccino Tommaso Acerbis da Olera.


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