Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

martedì 12 febbraio 2013

IL PAPA PRESIEDERÁ IL RITO DELLE CENERI NELLA BASILICA VATICANA

Città del Vaticano, 12 febbraio 2013 (VIS).-Mercoledì 13 febbraio, alle 17,00 il Santo Padre celebrerà il rito della benedizione e imposizione delle ceneri nella basilica vaticana e non nella basilica romana di Santa Sabina, dove ha avuto luogo solitamente. Il motivo, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi S.I, è che sarà l'ultima concelebrazione pubblica di Benedetto XVI prima di lasciare il pontificato e si prevede una partecipazione molto numerosa.

Per la stessa ragione, l'incontro annuale del Papa con i parroci di Roma, programmato quest'anno, il 14 febbraio avrà luogo nell'Aula Paolo VI e sarà incentrato, secondo quanto riferito da padre Lombardi, sul Concilio Vaticano II, come aveva chiesto il clero romano. Inoltre, in previsione della grande affluenza, l'ultima udienza generale di Benedetto XVI che avrebbe avuto luogo il 27 febbraio nell'Aula Paolo VI, probabilmente si svolgerà in Piazza San Pietro.

Il Papa sta bene, -ha detto Padre Lombardi-, è molto sereno, non ha rinunciato perché malato, ma solo per la fragilità dovuta all’invecchiamento, ricordando che il pontefice, in effetti,ha subito recentemente un intervento assolutamente di routine per la sostituzione della batteria del pacemaker, ma questo non ha alcun peso nella sua decisione. Inoltre ha spiegato che il viaggio a Cuba e in Messico, a causa della fatica, ha costituito per Benedetto XVI una tappa della maturazione verso la rinuncia al ministero, ma non una decisione definitiva in tal senso.

Il direttore della Sala Stampa ha confermato che il calendario del Papa sarà lo stesso fino al 28 febbraio, ultimo giorno del pontificato, con con gli incontri con i vescovi italiani in visita ad limina, con i presidenti di Romania e Guatemala, etc.. Non sarà pubblicata, invece, l'enciclica prevista sulla Fede perché il testo non era ancora pronto.

IL CARDINALE DZIWISZ: GRATITUDINE E FEDELTÀ A BENEDETTO XVI

Città del Vaticano,12 febbraio 2013 (VIS).-Il Cardinale Stanislaw Dziwisz dopo aver ricevuto l’informazione della rinuncia di Benedetto XVI ha fatto ieri a Cracovia la seguente dichiarazione :

Con grande rispetto ed emozione accolgo la decisione del Santo Padre Benedetto XVI di rinunciare del governo sulla Chiesa e di consegnarne la cura delle sue future vicende al Collegio Cardinalizio. Capisco le motivazioni che il Santo Padre ha presentato ai membri del Concistoro. Benedetto XVI ha guidato la Chiesa di Cristo dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II con grande ponderatezza e sapienza, che scaturivano dalle Sue inconsuete capacità intellettuali ed anche dalla profonda fede. Ringrazio al Santo Padre per tutti gli sforzi tendenti al rinnovamento della Chiesa nello spirito di fedeltà al Maestro di Nazaret. Come uno fra i vescovi della Polonia assicuro la nostra gratitudine per la sua amicizia con Giovanni Paolo II, per la sua beatificazione ed anche per l’eccezionale benevolenza verso la nazione polacca. Personalmente sarò sempre fedele e grato per tutto quello che ho ricevuto da lui. La Chiesa di Cracovia rimarrà sempre riconoscente al Pietro dei nostri tempi, Benedetto XVI. Gratitudine e fedeltà. Rimarremo uniti nella preghiera e dedizione, insieme con il Santo Padre. Affido Benedetto XVI allo Spirito Santo e alla Madonna di Lourdes, patrona del giorno odierno”.

CONCISTORO PER ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE

Città del Vaticano, 11 febbraio 2013 (VIS).-Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre ha tenuto il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

Antonio Primaldo e compagni (1480), martiri; Laura de Santa Catalina de Siena Montoya y Upegui (1874-1949), vergine, fondatrice della Congregazione delle suore missionarie della Beata Vergine Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena; Maria Guadalupe García Zavala (1878-1963), cofondatrice della Congregazione delle Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.

Nel corso del Concistoro, il Papa ha decretato che i Beati Antonio Primaldo e compagni; Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui; Maria Guadalupe García Zavala siano iscritti nell’Albo dei Santi di domenica 12 maggio 2013.

ANGELUS: DIO NON GUARDA TANTO ALLA QUALITÀ DEGLI ELETTI MA ALLA LORO FEDE


Città del Vaticano, 1o febbraio 2013 (VIS).- Benedetto XVI, come è solito la domenica, si è affacciato alla finestra del suo studio per pregare l'Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro.

Il Santo Padre ha commentato il Vangelo secondo Luca che presenta il racconto della chiamata dei primi discepoli, “preceduta dall’insegnamento di Gesù alla folla e da una pesca miracolosa”. Mentre la folla si accalca sulla riva del lago di Genèsaret per ascoltare Gesù, Egli vede Simone sfiduciato per non aver pescato nulla tutta la notte. Dapprima gli chiede di poter salire sulla sua barca per predicare alla gente stando a poca distanza dalla riva; poi, finita la predicazione, gli comanda di uscire al largo con i suoi compagni e di gettare le reti. Simone obbedisce, ed essi pescano una quantità incredibile di pesci. In questo modo, l’evangelista fa vedere come i primi discepoli seguirono Gesù fidandosi di Lui, fondandosi sulla sua Parola, accompagnata anche da segni prodigiosi... E’ la pedagogia della chiamata di Dio, che non guarda tanto alle qualità degli eletti, ma alla loro fede, come quella di Simone”.

L’immagine della pesca -ha spiegato il Papa- rimanda alla missione della Chiesa... L’esperienza di Pietro, certamente singolare, è anche rappresentativa della chiamata di ogni apostolo del Vangelo, che non deve mai scoraggiarsi nell’annunciare Cristo a tutti gli uomini, fino ai confini del mondo. Tuttavia, il testo odierno fa riflettere sulla vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata. Essa è opera di Dio. L’uomo non è autore della propria vocazione, ma dà risposta alla proposta divina; e la debolezza umana non deve far paura se Dio chiama. Bisogna avere fiducia nella sua forza che agisce proprio nella nostra povertà; bisogna confidare sempre più nella potenza della sua misericordia, che trasforma e rinnova”

Questa Parola di Dio ravvivi anche in noi e nelle nostre comunità cristiane il coraggio, la fiducia e lo slancio nell’annunciare e testimoniare il Vangelo. Gli insuccessi e le difficoltà non inducano allo scoraggiamento: a noi spetta gettare le reti con fede, il Signore fa il resto”.

Dopo l'angelus il Papa ha detto: “Oggi, vari Popoli dell’Estremo Oriente festeggiano il capodanno lunare. Pace, armonia e ringraziamento al Cielo sono i valori universali che si celebrano in questa lieta circostanza e sono desiderati da tutti per costruire la propria famiglia, la società e la nazione. Auguro che si possano compiere per quei Popoli le aspirazioni di una vita felice e prospera. Invio un saluto speciale ai cattolici di quei Paesi, affinché in quest’Anno della fede si lascino guidare dalla saggezza di Cristo”

Domani, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorrerà la Giornata Mondiale del Malato. La celebrazione solenne avrà luogo nel Santuario mariano di Altötting, in Baviera. Con la preghiera e con l’affetto sono vicino a tutti i malati, e mi unisco spiritualmente a quanti si raduneranno in quel Santuario, a me particolarmente caro”, ha concluso.

IL PAPA VISITA IL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE

Città del Vaticano, 9 febbraio 2013 (VIS).- Ieri pomeriggio, alle 18.15, il Santo Padre ha compiuto una visita al Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, che ricorre domani. Al Suo arrivo è stato accolto dal Cardinale Agostino Vallini e dal Rettore, don Concetto Occhipinti . Benedetto XVI ha tenuto una lectio divina sul testo della Prima Lettera di San Pietro Apostolo (1 Pt. 1,3-5), per i Seminaristi del Seminario Romano Maggiore, del Seminario Romano Minore, dell’Almo Collegio Capranica, del Collegio diocesano "Redemptoris Mater" e del Seminario della Madonna del Divino Amore.

Pubblichiamo di seguito ampi estratti della stessa, pronunciata in assenza di testo ufficiale.

Pietro parla; quasi una prima enciclica, con la quale il primo apostolo, vicario di Cristo, parla alla Chiesa di tutti i tempi(...) .Non scrive da solo, individuo isolato, scrive con l’aiuto della Chiesa, delle persone che aiutano ad approfondire la fede, ad entrare nella profondità del suo pensiero (…). E questo è molto importante: Pietro non parla come individuo, parla ex persona Ecclesiae, parla come uomo della Chiesa, certamente come persona, con la sua responsabilità personale, ma anche come persona che parla in nome della Chiesa (...) nella comunione della Chiesa”.
Mi sembra anche importante che in questa conclusione della Lettera vengono nominati Silvano e Marco, due persone che appartengono anche alle amicizie di san Paolo. Così, tramite questa conclusione, i mondi di san Pietro e di san Paolo vanno insieme: non è una teologia esclusivamente petrina contro una teologia paolina, ma è una teologia della Chiesa, della fede della Chiesa, nella quale c’è diversità – certamente – di temperamento, di pensiero, di stile (…). E’ bene che ci siano queste diversità, anche oggi, di diversi carismi, di diversi temperamenti, ma tuttavia non sono contrastanti e si uniscono nella comune fede”.

San Pietro scrive da Roma. E’ importante: qui abbiamo già il Vescovo di Roma, abbiamo l’inizio della successione, abbiamo già l’inizio del primato concreto collocato a Roma, non solo consegnato dal Signore, ma collocato qui, in questa città, in questa capitale del mondo (…). Dopo la sua fuga dal carcere di Erode (…), Pietro ha affidato la Chiesa giudeo-cristiana, la Chiesa di Gerusalemme, a Giacomo e, affidandola a Giacomo, egli tuttavia rimane Primate della Chiesa universale, della Chiesa dei pagani, ma anche della Chiesa giudeo-cristiana. (…) A Roma si trovano ambedue le parti della Chiesa: quella giudeo cristiana e quella pagano-cristiana, unite, espressione della Chiesa universale (…). E Pietro non solo ha pensato a questo passaggio: Gerusalemme/Roma, Chiesa giudeo-cristiana/Chiesa universale (…). San Pietro sapeva che la sua fine sarebbe stata il martirio, sarebbe stata la croce (…). Andando a Roma certamente è andato anche al martirio (...). Quindi, il primato ha questo contenuto della universalità, ma anche un contenuto martirologico (...). E la croce può avere forme molto diverse, ma nessuno può essere cristiano senza seguire il Crocifisso, senza accettare anche il momento martirologico”.
San Pietro definisce quelli ai quali scrive come "gli eletti che sono stranieri dispersi" (…). Abbiamo di nuovo questo paradosso di gloria e croce: eletti, ma dispersi e stranieri. Noi siamo gli eletti: Dio ci ha conosciuto da sempre, prima della nostra nascita; Dio mi ha voluto come cristiano, come cattolico, mi ha voluto come sacerdote (…), mi ha eletto, mi ha voluto e adesso io rispondo (…). Gioire perché Dio ci ha scelti non è trionfalismo, ma gratitudine, e penso che dobbiamo re-imparare questa gioia (…). Ma "eletti" è – come dicevo – accompagnato da dispersi, stranieri. Da cristiani siamo dispersi e siamo stranieri. Vediamo che oggi nel mondo i cristiani sono il gruppo più perseguitato perché non si adegua (...), perché agisce contro le tendenze dell’egoismo, del materialismo”.
Certamente i cristiani sono non solo stranieri; siamo anche nazioni cristiane, siamo fieri di aver contribuito alla formazione della cultura; c’è un sano patriottismo, una sana gioia di appartenere ad una nazione che ha una grande storia di cultura, di fede. Ma, tuttavia, come cristiani, siamo sempre anche stranieri - la sorte di Abramo, descritta nella Lettera agli Ebrei. Siamo, come cristiani, proprio oggi, anche sempre stranieri. Nei posti di lavoro i cristiani sono una minoranza, si trovano in una situazione di estraneità; meraviglia che uno oggi possa ancora credere e vivere così. Questo appartiene anche alla nostra vita: è la forma di essere con Cristo Crocifisso; questo essere stranieri, non vivendo secondo il modo in cui vivono tutti, ma vivendo – o cercando almeno di vivere – secondo la sua Parola, in una grande diversità rispetto a quanto dicono tutti. E proprio questo per i cristiani è caratteristico”.
Arriviamo finalmente ai tre versetti di oggi. Vorrei solo sottolineare tre parole: rigenerati, eredità e custoditi dalla fede. Rigenerato (...) non concerne solo la sfera della volontà, del pensare, ma la sfera dell’essere, non dipende solo dalla mia volontà: è un atto di Dio (...) Sono rinato (…), mi lascio trasformare, rinnovare (…). E rinascere, essere rigenerato, indica anche che entro in una nuova famiglia: Dio, mio Padre, la Chiesa, mia Madre, e gli altri cristiani, miei fratelli e sorelle”.

Seconda parola: eredità. E’ una parola molto importante nell’Antico Testamento, dove è detto ad Abramo che il suo seme sarà erede della terra, e questa è stata sempre la promessa per i suoi: Voi avrete la terra, sarete eredi della terra. Nel Nuovo Testamento, questa parola diventa parola per noi: noi siamo eredi, non di un determinato Paese, ma della terra di Dio, del futuro di Dio. Eredità è una cosa del futuro, e così questa parola dice soprattutto che da cristiani abbiamo il futuro: il futuro è nostro, il futuro è di Dio. E così, essendo cristiani, sappiamo che nostro è il futuro e l’albero della Chiesa non è un albero morente, ma l’albero che cresce sempre di nuovo. Quindi, abbiamo motivo di non lasciarci impressionare - come ha detto Papa Giovanni - dai profeti di sventura, che dicono: la Chiesa, bene, è un albero venuto dal grano di senape, cresciuto in due millenni, adesso ha il tempo dietro di sé, adesso è il tempo in cui muore". No. La Chiesa si rinnova sempre, rinasce sempre. Il futuro è nostro. Naturalmente, c’è un falso ottimismo e un falso pessimismo. Un falso pessimismo che dice: il tempo del cristianesimo è finito. No: comincia di nuovo! Il falso ottimismo era quello dopo il Concilio, quando i conventi chiudevano, i seminari chiudevano, e dicevano: ma … niente, va tutto bene … No! Non va tutto bene. Ci sono anche cadute gravi, pericolose, e dobbiamo riconoscere con sano realismo che così non va, non va dove si fanno cose sbagliate. Ma anche essere sicuri, allo stesso tempo, che se qua e là la Chiesa muore a causa dei peccati degli uomini, a causa della loro non credenza, nello stesso tempo, nasce di nuovo”.

E, infine, “custoditi dalla fede”(...). La fede è come "il vigile" che custodisce l’integrità del mio essere (…). Dobbiamo essere grati per questa vigilanza della fede che ci protegge, ci aiuta, ci guida, ci dà la sicurezza: Dio non mi lascia cadere dalle sue mani”.

IL PAPA ALL'ORDINE DI MALTA: AGITE CON FEDE E CARITÀ PER RAVVIVARE LA SPERANZA

Città del Vaticano, 9 febbraio 2013 (VIS).-I membri del Sovrano Ordine Militare di Malta, di cui il Gran Maestro è Fray Matthew Festing, sono giunti in pellegrinaggio a Roma per celebrare il IX centenario del privilegio “Pie postulatio voluntatis” del 15 febbraio 1113, con cui il Papa Pasquale II pose la neonata “fraternità ospedaliera” di Gerusalemme, intitolata a San Giovanni Battista, sotto la tutela della Chiesa, rendendola sovrana, costituendola come un Ordine di diritto ecclesiastico, con il diritto di eleggere liberamente i propri superiori senza interferenza da parte delle altre autorità laiche o religiose. Questa mattina, Benedetto XVI, li ha accolti nella basilica di San Pietro, ringraziando l'Ordine del donativo offerto, che sarà destinato ad un'opera di carità, e il cardinal Paolo Sardi, Patrono della stessa, per la “premura con la quale si adopera per consolidare lo speciale vincolo che vi lega alla Chiesa cattolica e in modo peculiare alla Santa Sede”.
Questa importante ricorrenza -ha spiegato il Papa- “riveste uno speciale significato nel contesto dell’Anno della Fede, durante il quale la Chiesa è chiamata a rinnovare la gioia e l’impegno di credere in Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo. Al riguardo, anche voi siete chiamati ad accogliere questo tempo di grazia per approfondire la conoscenza del Signore e per far risplendere la verità e la bellezza della fede, con la testimonianza della vostra vita e del vostro servizio, nell’oggi del nostro tempo(...). Fin dagli inizi, si è distinto per la fedeltà alla Chiesa e al Successore di Pietro, come anche per la sua irrinunciabile fisionomia spirituale, caratterizzata dall’alto ideale religioso. Continuate a camminare su questa strada, testimoniando in modo concreto la forza trasformante della fede. Per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire Gesù, e poi andarono nel mondo intero, attuando il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura; senza alcun timore annunciarono a tutti la forza della croce e la gioia della Risurrezione di Cristo, di cui furono diretti testimoni. Per fede i martiri donarono la loro vita, mostrando la verità del Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più grande, frutto dell’amore, con il perdono dei propri persecutori. E per fede, nel corso dei secoli, i membri del vostro Ordine si sono prodigati, prima nell’assistenza degli infermi in Gerusalemme e poi nel soccorso dei pellegrini in Terrasanta esposti a gravi pericoli, scrivendo luminose pagine di carità cristiana e di tutela della cristianità. Nel XIX secolo l’Ordine si aprì a nuovi e più ampi spazi di attività in campo assistenziale e a servizio degli ammalati e dei poveri, ma senza mai rinunciare agli ideali originari, specialmente quello dell’intensa vita spirituale dei singoli membri. In questa direzione deve proseguire il vostro impegno con un’attenzione del tutto particolare alla consacrazione religiosa – quella dei Professi - che costituisce il cuore dell’Ordine”.

In questo senso, “il vostro Ordine, -ha sottolineato il Pontefice- rispetto ad altre realtà impegnate in ambito internazionale nell’assistenza ai malati, nella solidarietà e nella promozione umana, si distingue per l’ispirazione cristiana che costantemente deve orientare l’impegno sociale dei suoi membri. Sappiate conservare e coltivare questo vostro carattere qualificante ed operate con rinnovato ardore apostolico, sempre in atteggiamento di profonda sintonia con il Magistero della Chiesa. La vostra preziosa e benefica opera, articolata in vari ambiti e svolta in diverse parti del mondo, concentrata in particolare nel servizio al malato con strutture ospedaliere e sanitarie, non è semplice filantropia, ma espressione efficace e testimonianza viva dell’amore evangelico(...). Nella Sacra Scrittura il richiamo all’amore del prossimo è legato al comandamento di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Di conseguenza, l’amore del prossimo corrisponde al mandato e all’esempio di Cristo, se si fonda su un vero amore verso Dio (…). Per dare amore ai fratelli è necessario attingerlo alla fornace della carità divina, mediante la preghiera, il costante ascolto della Parola di Dio e un’esistenza incentrata sull’Eucaristia”.

Il Santo Padre ha concluso il suo discorso invitando i membri dell'Ordine di Malta “a continuare ad operare nella società e nel mondo lungo le strade maestre indicate dal Vangelo: la fede e la carità, per ravvivare la speranza. La fede, quale testimonianza di adesione a Cristo e di impegno nella missione evangelica, che vi stimola ad una presenza sempre più viva nella comunità ecclesiale e ad una sempre più consapevole appartenenza al Popolo di Dio; la carità, quale espressione di fraternità in Cristo, attraverso le opere di misericordia per gli ammalati, i poveri, i bisognosi di amore, di conforto e di assistenza, gli afflitti dalla solitudine, dallo smarrimento e dalle nuove povertà materiali e spirituali. Tali ideali sono bene espressi nel vostro motto: «Tuitio fidei et Obsequium pauperum». Queste parole ben sintetizzano il carisma del vostro Ordine che, come soggetto di diritto internazionale, non ambisce ad esercitare poteri ed influenze di carattere mondano, ma desidera svolgere in piena libertà la propria missione per il bene integrale dell’uomo, spirito e corpo, guardando sia ai singoli che alla comunità, soprattutto a coloro che più hanno bisogno di speranza e di amore”.

UDIENZE

Città del Vaticano, 9 febbraio 2013 (VIS).-Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

-Dieci prelati della Conferenza Episcopale del Lazio, in visita “ad Limina Apostolorum”:

-Monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, O.S.B., arcivescovo di Gaeta;

- Monsignor Delio Lucarelli, vescovo di Rieti;

- Monsignor Giuseppe Petrocchi, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno;

- Monsignor Lino Fumagalli, vescovo di Viterbo;

- Monsignor Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri;

- Monsignor Romano Rossi, vescovo di Civita Castellana;

- Monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino;

- Monsignor Luigi Marrucci, vescovo di Civitavecchia-Tarquinia;

- Monsignor Gerardo Antonazzo, vescovo eletto di Sora-Aquino-Pontecorvo;

Rev.mo Dom Pietro Vittorelli, O.S.B., abate della abbazia territoriale di Montecassino.

È previsto che nel pomeriggio riceva il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 11 febbraio 2013 (VIS).-Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Ordinariato Militare degli Stati Uniti d’America Mons. Robert J. Coyle. Il vescovo eletto è nato nel 1964 a Brooklyn, New York. Ha compiuto gli studi Teologici presso il Seminario “Immaculate Conception” a Huntington, New York, conseguendo il titolo di Master of Divinity e di Master of Arts; ha seguito un corso per gli Ufficiali nella Marina presso il “Naval Education and Training Center” a Newport in Rhode Island. È stato ordinato sacerdote nel 1991. Fra i suoi diversi uffici pastorali è stato vicario parrocchiale fino al suo ingresso nell’Ordinariato come Cappellano Militare dove ha prestato servizio per dieci anni. In seguito è stato nominato parroco della “Corpus Christi Parish” ed ha continuato come Cappellano riservista. Come Cappellano ha ottenuto il rango di Commander.

Il sabato, 9 febbraio, il Santo Padre ha nominato:

-il Reverendo Domingo Buezo Leiva come vicario apostolico di Izabal (superficie 9.038; popolazione 413.339; cattolici 175.000; sacerdoti 30; religiosi 45; diaconi permanenti 3) in Guatemala. Il Vescovo appena eletto è nato nel 1962 a Zulia (Guatemala), ed è stato ordinato sacerdote nel 1988. Si è laureato in Teologia Pastorale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Nel suo ministero pastorale è stato coadiutore, parroco e vicario episcopale della pastorale di San Pietro a Zacapa; vicario episcopale della pastorale e parroco di San Ildefonso a Ipala e a San Juan Bautista a Camotán, incarico che svolgeva attualmente.

-Monsignor Leonardo Sapienza come membro del Collegio dei Protonotari apostolici di “Numero Partecipanti”. Monsignor Sapienza è Reggente della Casa Pontificia.
Copyright © VIS - Vatican Information Service