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martedì 19 marzo 2013

LO STEMMA DI PAPA FRANCESCO


Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS).- Lo stemma di Papa Francesco è lo stemma anteriore scelto fin dalla sua consacrazione episcopale.
Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso). In alto, campeggia l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero. In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.
Il motto "Miserando atque eligendo" (Con sentimento di amore e lo scelse), è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, a commento dell'episodio evangelico della vocazione di San Matteo. Questa omelia riveste un significato particolare nella vita e nell'itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di San Matteo dell'anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull'esempio di Sant'Ignazio di Loyola.

INIZIO DEL PONTIFICATO: PAPA FRANCESCO: "NON ABBIATE PAURA DELLA TENEREZZA"

Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS). Prendersi cura con tenerezza, è la vocazione di ognuno, questo è il messaggio del nuovo Papa. Forse delle sue linee di governo. Chiaro, semplice, profondo, impegnato. Il Papa ha tenuto l'omelia in italiano in non più di venti minuti. E in Piazza San Pietro è rimasto pensoso fino al termine della celebrazione. (Alle 11:20 di questa mattina). Sembra che il raccoglimento del nuovo Papa si sia trasmesso alla folla di più di 200.000 persone che hanno seguito la messa di inizio del Pontificato.

"È un Papa puntuale. anzi, almeno oggi è stato così", ha detto un cattolico tedesco, in là con gli anni, che da ore davanti ad un maxi schermo in Via della Conciliazione guardava come a poco a poco arrivassero altre migliaia di persone. Aveva ragione. È stata la prima improvvisazione. La jeep è apparsa in Piazza San Pietro verso le 8:50. In piedi, papa Francesco, sorridente, nella sua veste bianca, con la mozzetta, la croce pettorale (la stessa che indossava da Vescovo), e le calzature nere, benediceva al suo passaggio, e salutava la folla. E la gente ha cominciato a correre con gli striscioni, i figli, gli amici, i malati... E allora Papa Francesco ha preso un neonato fra le braccia. Nello sbalordimento generale, è sceso dalla papamobile ... Che succede? Aveva visto un malato e voleva accarezzarlo e benedirlo.

È il nuovo Papa. L'argentino, il primo Papa americano, il primo Francesco, Capo della Chiesa cattolica, che oggi si è presentato al mondo e che in pochi giorni ha conquistato tutti. Il popolo già lo conosce come il Papa "vicino", "semplice", "che è come un padre", che saluta con un "buona sera" e prende congedo con un "buon pranzo". Il Papa che questa stessa mattina presto ha fatto una telefonata alla sua terra natale, dove i suoi compatrioti lo seguivano dalla Plaza de Mayo di Buenos Aires e telefono alla mano, in diretta, sorprendendo tutti, ha comunicato il suo messaggio: "Non abbiate paura". le stesse parole che nel 1978 disse il suo Predecessore, il Papa polacco Karol Woytila.

Era la prima volta che Papa Francesco percorreva in papamobile la Piazza e la gente ha potuto vederlo bene, da vicino.... Il nuovo Papa è passato e si è avvicinato al colonnato..., forse è il percorso più lungo che finora un Romano Pontefice abbia fatto in jeep, percorrendo quello che XXI secoli fa era il Circo di Nerone, come ci narra la Storia; il sito dove come confermano le ricerche più recenti, fu martirizzato Pietro, il pescatore, il primo Papa della Chiesa cattolica, le cui spoglie sono sepolte nello stesso luogo. Dello scenario primitivo, quello che rimane è il grande obelisco, portato a Roma da Helipolis per ordine dell'imperatore Caligola. L'obelisco nei pressi del quale centinaia di maestranze hanno lavorato tutta la notte in vista di questa storica data.

Oggi, ventuno secoli dopo, i testimoni sono altri, e altro è lo scenario, anche se il protagonista vuole essere un "uomo comune". Jorge Mario Bergoglio, argentino, 76 anni, perito chimico. I cattolici nel mondo sono 1.165.714.000 (approssimativamente uno ogni 6 persone). E questa volta, sul sagrato vi sono uomini e donne venuti da più di 127 paesi del mondo, venuti "perché lo desideravano", come ha ribadito la Santa Sede: "Il Vaticano non invita alcuni e altri no; il Vaticano invita tutti, e offre una calorosa accoglienza, senza privilegiare né rifiutare nessuno". e così erano presenti 6 regnanti; 3 principi ereditari, 31 Capi di Stato, 11 Capi di Governo... e oltre 1.200 sacerdoti e seminaristi e 250 vescovi cattolici.... Ma il numero che non si può calcolare è quello degli uomini, delle donne, dei giovani, dei bambini e degli anziani: di ogni condizione, fede, lingua, cultura, categoria, stato, opinione.

Alla cerimonia, erano presenti, fra i tanti altri, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I; il cattolico armeno di Etchmiadzin, Karekin II; il Metropolita Hilarion, del Patriarcato di Mosca; l'Arcivescovo anglicano, Sentamu; il Segretario del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Fyske Tveit. E i 16 Rabbini delle comunità ebraiche più importanti del mondo, e Capi di altre religioni, come la musulmana, buddista, sikh e jainista.

In alto, nel Braccio di Carlo Magno si concentravano le telecamere di alcuni dei circa 6000 giornalisti ed operatori che hanno coperto l'evento. Erano lì dall'alba. Alcuni sono arrivati alla quattro di mattina. Per molti di essi è stato il culmine del loro lavoro a Roma, seguendo giorno dopo giorno, i briefing del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., che ieri tutti hanno ringraziato.

La cerimonia ha inizio all'interno della Basilica, con la venerazione alla Tomba di San Pietro da parte di Papa Francesco, che per questo importante momento ha voluto essere accompagnato dai 10 Patriarchi Arcivescovi delle principali Chiese cattoliche orientali. Solo loro. Perché? Forse per esprimere l'universalità della Chiesa cattolica, con due riti, orientale e latino, uguali in essenza e in dignità. Dalla Tomba di San Pietro, e da dove parte l'evangeliario, alzato in alto - come indica la liturgia - al pallio pontificio e al nuovo anello del Pescatore.

Fuori, in Piazza, la Santa Sede ha collocato alla destra dell'altare le personalità ecclesiastiche che non concelebravano; alla sinistra, le autorità politiche e civili. Un protocollo la cui prima norma non è la ricchezza, ma la bellezza, fra lo splendore dei canti, intonati dal Coro della Cappella Sistina e dall'Accademia Pontificia dell'Istituto di Musica Sacra. Il primo canto gregoriano è stato "Cristo è Re". All'offertorio, è stato eseguito un mottetto di Pierluigi da Palestrina, composto per l'inizio del Pontificato: "Tu sei il pastore delle pecore". Successivamente, fra le melodie, alcune del Maestro De Vitoria, il canto delle litanie dei santi, conclusosi con quelle degli ultimi tre Papi Santi: San Gregorio VII, San Pio IX e San Pio X.

Due sono stati i momenti più importanti della cerimonia prima dell'inizio della Messa. I Riti con i quali il Cardinale Jorge Mario Bergoglio diventerà Papa Francesco. Il primo è l'imposizione del Pallio confezionato in lana di agnello, da parte del Cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran (lo stesso che ha annunciato il nome del nuovo Papa dalla Loggia di San Pietro). Rappresenta la cura che il buon Pastore deve avere per il suo gregge, per le sue pecore, per la Chiesa.

Dopo, il Decano del Collegio Cardinalizio, Cardinale Angelo Sodano, ha consegnato a Papa Francesco l'"Anello del Pescatore", di argento dorato, sul quale è raffigurato Pietro con le chiavi. L'anello era di proprietà dell'Arcivescovo Macchi, amico degli artisti che fu segretario particolare di Papa Paolo VI. Successivamente l'anello divenne proprietà del Monsignore Malnati il quale l'ha offerto al Cardinale Re, nel caso che il nuovo Pontefice desiderasse utilizzarlo.

Infine, fra gli altri riti, l'atto di promessa di obbedienza al nuovo Papa: sei Cardinali, due per ogni Ordine. E dove sono gli altri rappresentanti del Popolo Santo di Dio? I cattolici offriranno questo gesto di obbedienza al nuovo Papa nella Cattedrale di San Giovanni in Laterano nella prima cerimonia in programma nei prossimi giorni.

Comincia la Messa nel giorno della solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale. Concelebrano 180 Cardinali, i Patriarchi delle Chiese cattoliche che non sono Cardinali, il Segretario del Collegio Cardinalizio, e due sacerdoti spagnoli che sono rispettivamente il Presidente e il Vicepresidente dell'Unione delle Congregazioni e Ordini Maggiori: il francescano Carballo e il gesuita Adolfo de Nicolás, Superiore dei Gesuiti fino al passato 13 marzo.

Il Vangelo, momento culminante della liturgia della Parola, è stato proclamato in lingua greca, per rispetto al Rito orientale. Successivamente, l'omelia di Papa Francesco, in italiano. In piazza un grande silenzio. Il Santo Padre molto calmo. "Sembra che sia stato sempre Papa" dicevano in Piazza San Pietro, nell'ascoltare le sue prime parole. Il testo è stato consegnato alla Sala Stampa in anticipo, però con l'avvertimento che "Questo Papa ama improvvisare. State molto attenti!". No, Papa Francesco non ha improvvisato.

Il Papa parla di San Giuseppe, presentato come esempio, per la sua vocazione, la sua fedeltà e disponibilità, per come ha saputo ascoltare Dio, per come è stato attento a tutto ciò che accadeva attorno a lui... Questa è l'introduzione seguita dal nucleo dell'omelia, quando Papa Francesco collega questa vocazione alla vocazione di tutti, a quella di ognuno, anche alla sua. E conclude esortando tutti alla responsabilità di custodire con tenerezza, di non distruggere quello che abbiamo ricevuto: dal creato, fino a noi stessi, a coloro che ci circondano, specialmente i più poveri. "Non dobbiamo avere paura della bontà, della tenerezza", esorta Papa Francesco. "Perché tutti siamo chiamati a far brillare la stella della speranza: proteggiamo con amore ciò che Dio ci ha donato". Così ha concluso l'omelia il nuovo Vescovo di Roma, l'omelia di inizio del ministero petrino.

In San Pietro si è fatto silenzio. "Siamo in silenzio ma il vulcano è in piena ebollizione qui dentro", commenta un giovane, uno dei moltissimi giovani italiani venuti sin qui portando i propri figli, in alcuni casi di pochi mesi. Accanto a lui, un gruppo che viene dal Libano e che ricorda i viaggi nel Paese di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. "Anche Francesco verrà. Ne siamo sicuri!".

Infine, al termine della Messa, il Papa si è recato davanti alla statua della Vergine, al lato dell'altare, per pregare. Poi, fra le grida della gente: Francesco! Francesco! Francesco!, i canti gregoriani e le campane di San Pietro che suonavano a festa, il nuovo Papa si è diretto in Basilica, dove ha tolto i paramenti sacri. All'Altare della Confessione ha ricevuto l'omaggio dei rappresentanti diplomatici di 132 paesi e di diverse organizzazioni presenti alla Celebrazione. Ha salutato la Presidente della Repubblica Argentina Signora Cristina Fernández de Kirchner con 19 persone del suo Governo, ed il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano con il Capo del Governo, i Presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale.

Nei prossimi giorni, Papa Francesco dovrà pensare a come rispondere alle milioni di mail che ha ricevuto in questi giorni, nonostante attualmente non esista ancora un indirizzo mail ufficiale.

IL PAPA: SIAMO CUSTODI DELLA CREAZIONE, NON LASCIAMO CHE SEGNI DI DISTRUZIONE E DI MORTE ACCOMPAGNINO IL CAMMINO DI QUESTO NOSTRO MONDO!

Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS). Di seguito riportiamo il testo integrale dell'omelia che Papa Francesco ha tenuto durante la Messa di inizio del Ministero Petrino. Il Papa, partendo dalla figura di "custode" di San Giuseppe, ha ribadito che la vocazione del custodire la creazione e l'umanità riguarda tutti ed ha esortato a non avere paura della bontà e neanche della tenerezza.

"Cari fratelli e sorelle! Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza.

Con affetto saluto i Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici. Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che 'Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa'. In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere 'custos', custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni Paolo II: 'San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello'.

Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e con amore ogni momento. È accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù.

Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è 'custode', perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli 'Erode' che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo 'custodi' della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per 'custodire' dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!.

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire!

Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale 'credette, saldo nella speranza contro ogni speranza'. Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.

Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!".

Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen".

TELEFONATA A SORPRESA DI PAPA FRANCESCO ALLA PLAZA DE MAYO

Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS). Le migliaia di persone che hanno trascorso la notte di veglia in Plaza de Mayo a Buenos Aires per seguire sugli schermi televisivi la messa di inizio del Ministero Petrino del loro ex Arcivescovo Jorge Mario Bergoligo, hanno avuto una sorpresa. Alle 3:32, ora locale, (7.32 ora di Roma), dagli altoparlanti collocati fuori della Cattedrale nella Piazza, hanno potuto ascoltare la voce di Papa Francesco che dal Vaticano ha voluto salutarli.

Come informa il quotidiano argentino "Clarin", il Papa ha chiamato al cellulare uno dei suoi collaboratori, Padre Alejandro Russo, Rettore della Cattedrale, che dal centro televisivo arcidiocesano ha collegato la telefonata del Pontefice con la Plaza de Mayo, in modo che il Papa potesse salutare i suoi parrocchiani. Poco dopo il Rettore annunciava che aveva riservato una sorpresa e gli abitanti di Buenos Aires hanno udito la voce di Papa Francesco che ha detto: "Cari figli. So che siete in Piazza. So che state pregando, ho molto bisogno delle vostre preghiere. È bello pregare perché vuol dire guardare al cielo e sapere che abbiamo un Padre buono che è Dio".

Un grandissimo applauso ha accolto le parole del Papa che ha proseguito: "Ho un favore da chiedervi. Vi chiedo di camminare insieme; prendiamoci cura gli uni degli altri; siate attenti l'uno all'altro, non ci siano divisioni fra noi. Curate la famiglia, il Creato, i bambini, curate gli anziani; che non vi sia odio, che non vi siano liti, lasciate da parte l'invidia". E usando il gergo di Buenos Aires, ha aggiunto: "No le saquen el cuero a nadie" (cioè "non fate pettegolezzi, né maldicenze). Dialogate, che questo auspicio possa crescere nel vostro cuore e avvicinarvi a Dio. Dio è buono, perdona e comprende sempre, non abbiate paura. Avvicinatevi a Lui e che la Vergine vi benedica molto, che ella come madre vi guidi. E per favore non dimenticatevi di questo vescovo, che sta lontano ma vi ama molto. Pregate per me".

"Per l'intercessione della Santa Vergine e dell'Angelo Custode di ognuno, del glorioso patriarca San Giuseppe, di Santa Teresina del Bambino Gesù e dei santi vostri patroni, vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo", ha concluso Francesco, benedicendo i presenti.

L'ANELLO DI PAPA FRANCESCO

Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS). Di seguito riportiamo Informazioni sull'anello del Pescatore che da oggi Papa Francesco porterà al dito anulare della mano destra.

L'Arcivescovo Pasquale Macchi (morto nel 2006), Segretario particolare di Papa Paolo VI, conservava il calco in cera di un anello fatto da Enrico Manfrini per Paolo VI, che rappresenta Pietro con le chiavi. Manfrini aveva fatto diverse medaglie ed altri oggetti artistici per il Pontefice della "Populorum Progressio". L’anello non era mai stato fuso in metallo, e Paolo VI non lo aveva mai utilizzato, perché portava sempre l’anello fatto in occasione del Concilio Ecumenico Vaticano II.

L'Arcivescovo Macchi ha lasciato questo calco, insieme ad altri oggetti, a Monsignor Ettore Malnati, suo collaboratore per lungo tempo. Monsignor Malnati ha fatto fare dal calco in cera un anello di argento dorato, che è stato proposto al Papa dal Maestro delle Cerimonie, Monsignor Guido Marini insieme ad altri possibili, grazie ai buoni uffici del Cardinale Re. Il Papa ha scelto questo anello, di argento e non d'oro, come suo "anello del Pescatore".

AVVISO

Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS). Informiamo i nostri lettori che se desiderano vedere lo stemma del Papa Francesco possono trovarlo nel blog del VIS http://visnews-ita.blogspot.it/


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