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giovedì 25 luglio 2013

PAPA FRANCESCO AD APARECIDA: TRASMETTERE AI NOSTRI GIOVANI I VALORI CHE LI RENDANO ARTEFICI DI UN MONDO PIÙ GIUSTO, SOLIDALE E FRATERNO

Città del Vaticano, 24 luglio 2013 (VIS). Il Santuario di Nostra Signora di Aparecida, Patrona del Brasile, è stato lo scenario della prima Messa pubblica celebrata da Papa Francesco nel continente sudamericano. Il Pontefice ha voluto includere nel programma del suo Viaggio in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, questo luogo molto significativo per i brasiliani e i cattolici del continente.

La storia della Madonna di Aparecida ("apparsa") risale al 1717 a seguito di un episodio di pesca miracolosa nel fiume Paraiba. Dopo alcuni tentativi infruttuosi, Domingos Garcia, Felipe Pedroso e João Alves ritrovano nelle loro reti una statua della Madonna senza la testa. I tre pescatori gettano nuovamente le reti, vi ritrovano la testa della statua e, al terzo tentativo, le ritirano colme di pesci. La statua rimane per 15 anni nella casa di Felipe Pedroso, dove i vicini si riuniscono per la recita del Rosario. Con le grazie ricevute, la devozione si diffonde progressivamente alle varie regioni del Brasile. Nel 1734 sorge una Cappella, e comincia nel 1834 la costruzione dell'attuale "Basilica Vecchia". Dal 1894, la pastorale del Santuario è affidata ai missionari Redentoristi. L'Immagine della Madonna Aparecida è incoronata nel 1904, e la chiesa riceve, quattro anni dopo, il titolo di "Basilica Minore". Nel 1929 la Madonna di Aparecida è proclamata, da Papa Pio XI, "Regina e Patrona del Brasile". I Vescovi e i missionari Redentoristi avviano, nel 1955, la costruzione dell'attuale "Basilica Nuova", il più grande Santuario mariano del mondo. Il luogo di culto, ancora in costruzione, fu benedetto dal Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, durante il suo primo Viaggio apostolico in Brasile, nel 1980. I pellegrini che visitano ogni anno il Santuario sono più di 7 milioni. Il 13 maggio 2007 Papa Benedetto XVI ha inaugurato ad Aparecida i lavori della V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e del Caribe che definì le linee pastorali per il Continente negli anni successivi.

Giunto al Santuario alle 10:00 ora locale (15:00 ora di Roma), Papa Francesco è stato accolto dal Rettore del Santuario, quindi si è recato direttamente alla "Sala dei 12 Apostoli" per sostare in preghiera davanti all'immagine della Vergine. La Celebrazione Eucaristica, alla quale hanno partecipato soltanto i Vescovi della provincia, essendo i Vescovi della Giornata Mondiale della Gioventù impegnati nella catechesi a Rio de Janeiro, ha avuto inizio alle 10:30.

Il Santo Padre ha iniziato l'omelia ricordando che il giorno successivo alla sua elezione a Vescovo di Roma, si era recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per affidare alla Santa Vergine il suo ministero. "Oggi - ha detto - ho voluto venire qui per chiedere a Maria, nostra Madre il buon esito della Giornata Mondiale della Gioventù e mettere ai suoi piedi la vita del popolo latinoamericano". Successivamente il Papa ha ricordato la V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, alla quale ha partecipato, affermando che: "è avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i Vescovi – che hanno lavorato sul tema dell’incontro con Cristo, il discepolato e la missione – si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna: quella Conferenza è stata un grande momento di Chiesa. E, in effetti, si può dire che il Documento di Aparecida sia nato proprio da questo intreccio fra i lavori dei Pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria. La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: 'Mostraci Gesù'. È da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria".
"Oggi, guardando alla Giornata Mondiale della Gioventù che mi ha portato in Brasile, - ha proseguito il Pontefice - anche io vengo a bussare alla porta della casa di Maria – che ha amato ed educato Gesù – affinché aiuti tutti noi, i Pastori del Popolo di Dio, i genitori e gli educatori, a trasmettere ai nostri giovani i valori che li rendano artefici di una Nazione e di un mondo più giusti, solidali e fraterni. Per questo, vorrei richiamare tre semplici atteggiamenti, tre semplici atteggiamenti: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio, e vivere nella gioia".

"Mantenere la speranza. La seconda lettura della Messa presenta una scena drammatica: una donna – figura di Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un Drago - il diavolo - che vuole divorarne il figlio. Ma la scena non è di morte, ma di vita - ha sottolineato il Pontefice - perché Dio interviene e mette in salvo il bambino. Quante difficoltà ci sono nella vita di ognuno, nella nostra gente, nelle nostre comunità, ma per quanto grandi possano apparire, Dio non lascia mai che ne siamo sommersi. Davanti allo scoraggiamento che potrebbe esserci nella vita, in chi lavora all’evangelizzazione oppure in chi si sforza di vivere la fede come padre e madre di famiglia, vorrei dire con forza: abbiate sempre nel cuore questa certezza: Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona! Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il 'drago', il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza!".

"È vero che oggi un po’ tutti, e anche i nostri giovani sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca di compensazioni, di questi idoli passeggeri. Cari fratelli e sorelle, siamo luci di speranza! Abbiamo uno sguardo positivo sulla realtà. Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo. In questo Santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leggere: spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza, fraternità, gioia; sono valori che trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana".

"Il secondo atteggiamento: lasciarsi sorprendere da Dio. Chi è uomo, donna di speranza - la grande speranza che ci dà la fede - sa che, anche in mezzo alle difficoltà, Dio agisce e ci sorprende. La storia di questo Santuario ne è un esempio: tre pescatori, dopo una giornata a vuoto, senza riuscire a prendere pesci, nelle acque del Rio Parnaíba, trovano qualcosa di inaspettato: un'immagine di Nossa Senhora da Conceição. Chi avrebbe mai immaginato che il luogo di una pesca infruttuosa sarebbe diventato il luogo in cui tutti i brasiliani possono sentirsi figli di una stessa Madre? Dio sempre stupisce, come il vino nuovo nel Vangelo che abbiamo ascoltato. Dio riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese. Fidiamoci di Dio! Lontano da Lui il vino della gioia, il vino della speranza, si esaurisce. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo con Lui, ciò che sembra acqua fredda, ciò che è difficoltà, ciò che è peccato, si trasforma in vino nuovo di amicizia con Lui".

"Il terzo atteggiamento: vivere nella gioia. Cari amici, se camminiamo nella speranza, lasciandoci sorprendere dal vino nuovo che Gesù ci offre, nel nostro cuore c’è gioia e non possiamo che essere testimoni di questa gioia. Il cristiano è gioioso, non è mai triste. Dio ci accompagna. Abbiamo una Madre che sempre intercede per la vita dei suoi figli (...). Gesù ci ha mostrato che il volto di Dio è quello di un Padre che ci ama. Il peccato e la morte sono stati sconfitti. Il cristiano non può essere pessimista! Non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo. Se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si 'infiammerà' di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi".

"Cari amici siamo venuti a bussare alla porta della casa di Maria - ha concluso Papa Francesco - Lei ci ha aperto, ci ha fatto entrare e ci mostra suo Figlio. Ora Lei ci chiede: 'Qualsiasi cosa vi dica, fatela'. Sì, Madre, noi ci impegniamo a fare quello che Gesù ci dirà! E lo faremo con speranza, fiduciosi nelle sorprese di Dio e pieni di gioia".

Al termine della Celebrazione Eucaristica il Papa si è affacciato al balcone del Santuario per benedire i presenti e salutare le migliaia di fedeli e pellegrini che non erano potuti entrare e che sotto la pioggia hanno seguito la celebrazione sui maxischermi. Improvvisando in lingua spagnola il Papa ha annunciato la sua intenzione di ritornare ad Aparecida per il terzo centenario del ritrovamento dell'immagine di Maria.

"Irmãos e Irmãs ... Irmãos e Irmãs, eu não falo brasileiro (Fratelli e sorelle non parlo brasiliano n.d.r.). Scusatemi parlerò in lingua spagnola. Obrigado (Molte grazie n.d.r.) per essere qui. Grazie di cuore, con tutto il mio cuore e chiedo alla Vergine Nostra Signora di Aparecida che vi benedica, che benedica le vostre famiglie, che benedica i vostri figli, che benedica i vostri genitori, che benedica tutta la Patria. Ora vediamo, mi renderò conto se mi capite. Vi faccio una domanda: Una madre si dimentica dei suoi figli? Ella non si dimentica di noi, Ella ci ama e ci guida. Ora le chiediamo una benedizione. La benedizione di Dio Onnipotente. Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo discenda su di voi. Permanentemente. Vi chiedo un favore, pregate per me, pregate per me che ne ho bisogno. Che Dio vi benedica. Che Nostra Signora di Aparecida vi protegga. E in attesa di rivederci nel 2017".

Quindi in auto panoramica il Papa ha percorso i tre chilometri che lo separavano dal Seminario Missionario Bom Jesús dove era atteso per il pranzo con i Vescovi della Provincia e i seminaristi. Al suo arrivo Papa Francesco ha benedetto un'immagine di "Frei Galvão (São Antonio de Santana Galvão, canonizzato da Benedetto XVI a São Paulo durante il Viaggio Apostolico del 2007), da collocare nel Santuario dedicato al santo nella città di Guaratinguetá. Terminato il pranzo, il Pontefice è rientrato a Rio de Janeiro per la visita all'Ospedale São Francisco de Assis.

TENDIAMO LA MANO A CHI È CADUTO NEL BUIO DELLA DIPENDENZA, DICIAMOGLI: PUOI RIALZARTI, È POSSIBILE SE TU LO VUOI

Città del Vaticano, 24 luglio 2013 (VIS). Alle 18.30 ora locale, Papa Francesco è arrivato all'Ospedale São Francisco de Assis na Providência de Deus del Venerabile Ordine Terziario, per il recupero dalle dipendenze da droghe e alcool e per l'assistenza medico-chirurgica gratuita agli indigenti. L'Ospedale, con 500 letti, diretto dall'Associazione omonima, fu fondato nel 1985 da Fray Francisco. All'arrivo erano ad accogliere Papa Francesco il Direttore dell'Associazione e il Segretario di Stato alla Salute. Il Papa si è recato direttamente alla Cappella e, dopo i canti, le preghiere e i saluti, ha ascoltato le testimonianze di due pazienti.

"Dio ha voluto che i miei passi, dopo il Santuario di Nostra Signora di Aparecida, si incamminassero verso un particolare santuario della sofferenza umana qual è l'Ospedale San Francesco di Assisi. - ha detto il Papa - È ben nota la conversione del vostro Santo Patrono: il giovane Francesco abbandona ricchezze e comodità per farsi povero tra i poveri, capisce che non sono le cose, l’avere, gli idoli del mondo ad essere la vera ricchezza e a dare la vera gioia, ma è il seguire Cristo e il servire gli altri".

"Abbracciare, abbracciare. Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare chi è nel bisogno, come ha fatto san Francesco. Ci sono tante situazioni in Brasile, nel mondo, che chiedono attenzione, cura, amore, come la lotta contro la dipendenza chimica - ha detto Papa Francesco -. Spesso, invece, nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo. Quanti 'mercanti di morte' che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo! La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione dell'uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica. È necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro. Abbiamo tutti bisogno di guardare l’altro con gli occhi di amore di Cristo, imparare ad abbracciare chi è nel bisogno, per esprimere vicinanza, affetto, amore".

"Ma abbracciare non è sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in difficoltà - ha esortato il Papa - a chi è caduto nel buio della dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi. (...) Sei protagonista della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto'. Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine. Guardate con fiducia davanti a voi, la vostra è una traversata lunga e faticosa, ma guardate avanti, c’è 'un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano'. A tutti voi vorrei ripetere: non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciatevi rubare la speranza! Ma vorrei dire anche: non rubiamo la speranza, anzi diventiamo tutti portatori di speranza!".

"Nel Vangelo leggiamo la parabola del Buon Samaritano, che parla di un uomo assalito dai briganti e lasciato quasi morto ai bordi della strada. La gente passa, guarda e non si ferma, continua indifferente il cammino: non è affare suo! Quante volte diciamo: non è un mio problema!. Quante volte ci voltiamo dall'altro lato e facciamo finta di non vedere! (...) Cari amici, credo che qui, in questo Ospedale, si faccia concreta la parabola del Buon Samaritano. Qui non c’è l’indifferenza, ma l’attenzione, non c’è il disinteresse, ma l’amore".
Al termine della visita il Papa ha ringraziato il personale del servizio medico e ausiliare con queste parole: "il vostro servizio è prezioso, fatelo sempre con amore; è un servizio fatto a Cristo presente nei fratelli: 'Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me'".

"E vorrei ripetere a tutti voi che lottate contro la dipendenza chimica, a voi familiari che avete un compito non sempre facile: la Chiesa non è lontana dalle vostre fatiche, ma vi accompagna con affetto. Il Signore vi è vicino e vi tiene per mano. Guardate a Lui nei momenti più duri e vi darà consolazione e speranza. E confidate anche nell’amore materno di Maria sua Madre. (...) Dove c’è una croce da portare, lì accanto a noi c’è sempre Lei, la Madre. Vi lascio nelle sue mani, mentre con affetto benedico tutti".

Al termine della visita il Santo Padre ha rivolto alcune parole ai giovani italiani che da Maracanazinho lo seguivano in diretta. "So che vi siete riuniti insieme a tanti brasiliani di origine italiana ed ai vostri vescovi per far festa e riflettere sulla persona di Gesù e sulle risposte che solo Lui sa dare ai vostri interrogativi di fede e di vita. Fidatevi di Cristo, ascoltatelo, seguitene le orme. Non ci abbandona mai, neanche nei momenti più bui della vita. È lui la nostra speranza. Domani a Copacabana ci sarà l'occasione per approfondire questa verità, per rendere luminosa la vita. A domani".

IL PAPA PREGA PER LE VITTIME DEL DISASTRO FERROVIARIO A SANTIAGO DE COMPOSTELA

Città del Vaticano, 25 luglio 2013 (VIS). Papa Francesco ha fatto pervenire un telegramma di cordoglio all'Arcivescovo Julián Barrio Barrio, di Santiago de Compostela (Spagna), nel quale esprime il suo dolore per le 78 vittime e per gli oltre 140 feriti nel deragliamento di un treno, ieri sera, nella stazione ferroviaria di Santiago de Compostela. Di seguito riportiamo il testo del telegramma:

"Profondamente addolorato nell'apprendere la notizia del grave incidente ferroviario occorso nelle vicinanze di Santiago de Compostela, che ha causato numerose vittime e centinaia di feriti, elevo una fervente preghiera al Signore per tutti i defunti e per quanti sono rimasti coinvolti in questo tragico incidente".

"Con sentimenti di intenso dolore, prego Vostra Eccellenza di far giungere alle vittime e ai loro familiari la mia vicinanza spirituale, il mio fraterno affetto e la mia sentita solidarietà, assicurando nel contempo il mio suffragio per i defunti e le mie preghiere per i feriti in questo momento di afflizione, e chiedo a Dio per essi una rapida e completa guarigione".

"In questo giorno nel quale la Chiesa affida i fedeli all'intercessione dell'Apostolo Giacomo, celestiale Parono di Spagna e testimone di Cristo Risorto, con le mie espressioni di incoraggiamento per tutti i figli di questa nobile terra, imparto di cuore una particolare Benedizione Apostolica, apportatrice della speranza che proviene dalla fede e della consolazione che dona l'autentico amore".


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