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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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venerdì 26 luglio 2013

ALLA FAVELA DI VARGINHA: "NESSUNO SFORZO DI PACIFICAZIONE SARÀ DURATURO PER UNA SOCIETÀ CHE METTE AI MARGINI E CHE ABBANDONA NELLA PERIFERIA UNA PARTE DI SE STESSA".

Città del Vaticano, 26 luglio 2013 (VIS). Ieri, alle 9:45, al termine della Messa mattutina nella Residenza di Sumaré, il Papa ha visitato il "Palácio de Cidade", sede degli uffici del Sindaco di Rio de Janeiro. Papa Francesco si è affacciato dal balcone del Salone centrale dove il Sindaco Eduardo Paes, gli ha consegnato le Chiavi della Città. Nei Giardini del Palácio Papa Francesco ha benedetto le bandiere ufficiali dei Giochi Olimpici e Paraolimpici lì esposte ed ha salutato i giovani atleti rappresentanti di due importanti manifestazioni sportive. Oltre ai Mondiali di Calcio del 2014 il Brasile ospiterà nel 2016 le XXXI Olimpiadi, le prime a svolgersi in Sudamerica.

Alle 10:00 il Papa in automobile si è diretto alla Comunità di Varginha - Manguinhos, distante 18 chilometri. La comunità di Varginha fa parte di una più ampia favela "pacificada" in seguito al programma di recupero attuato dalle Autorità nella zona settentrionale della città. Il termine "favela" deriva dal nome di una pianta, la faveleria, una pianta leguminosa che cresce selvatica in varie regioni del Brasile. Nel novembre del 1897 i soldati che avevano combattuto la Guerra di Canudos, nello stato di Bahia, si recarono a Rio perché il governo aveva promesso loro l'alloggio. A causa dei tempi infiniti della burocrazia, i reduci occuparono la collina di Gamboa, e vi costruirono le loro abitazioni denominando il luogo Morro da Favela.

Giunto alla comunità di Varginha, alle 11:00, accolto dal Parroco, dal Vicario episcopale e dalla Superiora delle Suore della Carità, il Santo Padre ha raggiunto la piccola chiesa intitolata a San Girolamo Emiliani. Dopo un momento di preghiera Papa Francesco si è recato a piedi al campo di calcio dove era riunita la Comunità. Sul suo percorso il Papa è entrato a visitare la famiglia dei coniugi Rangler e Joana.

Nel programmare la visita in Brasile, Papa Francesco aveva espresso il desiderio di visitare tutti i rioni della Nazione: "Avrei voluto bussare ad ogni porta, dire 'Buon giorno', chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un 'cafezinho' - non un bicchiere di grappa! - parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni... Ma il Brasile è così grande! E non è possibile bussare a tutte le porte! Allora ho scelto di venire qui, di fare visita alla vostra Comunità; questa Comunità che oggi rappresenta tutti i rioni del Brasile. Che bello essere accolti con amore, con generosità, con gioia! Basta vedere come avete decorato le strade della Comunità; anche questo è un segno di affetto, nasce dal vostro cuore, dal cuore dei brasiliani, che è in festa! (...) Quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei - un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. (...) Come dice il proverbio, si può sempre 'aggiungere più acqua ai fagioli'!".

"E il popolo brasiliano - ha proseguito il Papa - in particolare le persone più semplici, può offrire al mondo una preziosa lezione di solidarietà, una parola - questa parola solidarietà - spesso dimenticata o taciuta, perché scomoda. Quasi sembra una brutta parola ... solidarietà. Vorrei fare appello a chi possiede più risorse, alle autorità pubbliche e a tutti gli uomini di buona volontà impegnati per la giustizia sociale: non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale! Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali. Non è, non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!".

"Desidero incoraggiare gli sforzi che la società brasiliana sta facendo per integrare tutte le parti del suo corpo, anche le più sofferenti e bisognose, attraverso la lotta contro la fame e la miseria. Nessuno sforzo di 'pacificazione' sarà duraturo, non ci saranno armonia e felicità per una società che ignora, che mette ai margini e che abbandona nella periferia una parte di se stessa. Non lasciamo, non lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello scarto! Non lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello scarto, perché noi siamo fratelli. Nessuno è da scartare! Ricordiamolo sempre: solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! Pensiamo alla moltiplicazione dei pani di Gesù! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!".

"La Chiesa - ha ricordato Papa Francesco - desidera offrire la sua collaborazione ad ogni iniziativa che possa significare un vero sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo - ed ha sottolineato - Certamente è necessario dare il pane a chi ha fame; è un atto di giustizia. Ma c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare. Fame di dignità. Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell'uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l'equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano".

Il Papa ha dedicato alcune parole ai giovani: "Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo con il bene".

"Oggi a tutti voi - ha concluso il Santo Padre - in particolare agli abitanti di questa Comunità di Varginha dico: non siete soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi. Porto ognuno di voi nel mio cuore e faccio mie le intenzioni che avete nell’intimo: i ringraziamenti per le gioie, le richieste di aiuto nelle difficoltà, il desiderio di consolazione nei momenti di dolore e di sofferenza. Tutto affido all'intercessione di Nostra Signora di Aparecida, Madre di tutti i poveri del Brasile, e con grande affetto vi imparto la mia Benedizione".


"VOGLIO CHE LA CHIESA ESCA PER LE STRADE"

Città del Vaticano, 26 luglio 2013 (VIS). Nella giornata di ieri, includendo una nuova attività al programma ufficiale, Papa Francesco si è recato alla Cattedrale di Rio de Janeiro per salutare i suoi compatrioti argentini ai quali ha rivolto parole a braccio. Nel ringraziare i giovani che si erano avvicinati per salutarlo, il Santo Padre ha detto: "Voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l'essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori..., se non lo fanno diventano una Ong e la Chiesa non può essere una Ong".

"Guardate, io penso che, in questo momento, questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli anziani, ovviamente. Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c'è anche un'eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E l'esclusione dei giovani. La percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro, senza impiego, è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata con il lavoro. Questa civiltà. cioè, ci ha portato a escludere i due vertici che sono il nostro futuro".

Il Papa ha esortato i giovani ad emergere, a farsi valere, a lottare per i valori e nel contempo ha esortato gli anziani "ad aprire la bocca, gli anziani devono aprire la bocca e insegnarci! Trasmetteteci la saggezza dei popoli! Nel popolo argentino, io chiedo, di vero cuore, agli anziani: non venite meno nell'essere la riserva culturale del nostro popolo, riserva che trasmette la giustizia, che trasmette la storia, che trasmette i valori, che trasmette la memoria del popolo. E voi - ha detto il Papa rivolgendosi nuovamente ai giovani - per favore, non mettetevi contro gli anziani: lasciateli parlare, ascoltateli e andate aventi. Ma sappiate, sappiate che in questo momento voi, giovani, e gli anziani, siete condannati allo stesso destino: esclusione. Non vi lasciate escludere. È chiaro! Per questo credo che dobbiate lavorare".

"La fede in Gesù Cristo - ha sottolineato il Pontefice - non è uno scherzo, è una cosa molto seria. È uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi. È uno scandalo che sia morto su una croce. È uno scandalo: lo scandalo della Croce. La Croce continua a far scandalo. Ma è l'unico cammino sicuro: quello della Croce, quello di Gesù, quello dell'Incarnazione di Gesù. per favore, non 'frullate' la fede in Gesù Cristo. C'è il frullato di arancia, c'è il frullato di mela, c'è il frullato di banana, ma per favore non bevete 'frullato' di fede. La fede è intera, non si frulla. È la fede in Gesù. È la fede nel Figlio di Dio fatto uomo, che mi ha amato ed è morto per me. Allora: fate chiasso; abbiate cura degli estremi della popolazione, che sono gli anziani e i giovani; non lasciatevi escludere e che non si escludano gli anziani. Secondo: non 'frullate' la fede in Gesù Cristo".

Il Santo Padre ha invitato i presenti a leggere le Beatitudini e Matteo 25: "Con queste due cose avete il Piano d'azione", ed ha concluso con la preghiera alla Vergine e la Benedizione.

IL PAPA AI GIOVANI: LA FEDE COMPIE NELLA NOSTRA VITA UNA RIVOLUZIONE CHE POTREMMO CHIAMARE COPERNICANA

Città del Vaticano, 26 luglio 2013 (VIS). Nel tardo pomeriggio di ieri (18:00 ora locale, 21:00 ora di Roma), sul lungomare di Copacabana, un milione di giovani ha salutato Papa Francesco nel suo primo incontro con i giovani brasiliani e con i partecipanti alla GMG. Per l'occasione è stato allestito un gigantesco palco ispirato alla linea irregolare delle montagne di Rio de Janeiro, definito dal direttore artistico Abel Gomes "una scultura di 4 mila metri quadri". La costruzione ha richiesto l'allestimento di quattro piattaforme circolari di altezze diverse unite tra di loro da una scala. Dietro al Papa è stato allestito un megaschermo di 15 metri affinché i giovani delle ultime file potessero vedere e ascoltare il Papa. Prima dell'incontro propriamente detto ha avuto luogo una rappresentazione dal titolo "Rio de Fe" in cui 150 giovani hanno presentato artisticamente la vita quotidiana della "Città Meravigliosa". Dopo il saluto dell'Arcivescovo Orani João Tempesta, il Santo Padre ha preso la parola.

"Vedo in voi la bellezza del volto giovane di Cristo e il mio cuore si riempie di gioia!" - ha esclamato il Papa nel salutare i giovani e, ricordando la prima Giornata Mondiale della Gioventù che si tenne a Buenos Aires, la sua città, nel 1987, ha detto: "Prima di continuare vorrei ricordare il tragico incidente nella Guyana francese, che hanno sofferto i giovani che venivano a questa Giornata. Lì ha perso la vita la giovane Sophie Morinière, e altri giovani sono stati feriti. Vi invito a fare un momento di silenzio e di preghiera a Dio, nostro Padre, per Sophie, per i feriti e per i familiari".

"Quest’anno - ha proseguito il Pontefice - la Giornata ritorna, per la seconda volta, in America Latina. E voi, giovani, avete risposto in tanti all'invito del Papa Benedetto XVI, che vi ha convocato per celebrarla. Lo ringraziamo con tutto il cuore! A lui che ci ha convocati oggi, qui, inviamo un saluto e un forte applauso. Voi sapete che prima di venire in Brasile ho conversato con lui, e gli ho chiesto di accompagnarmi nel Viaggio, con la preghiera. E lui mi ha detto: vi accompagno con la preghiera e sarò vicino alla televisione. Così, in questo momento, ci sta guardando. Il mio sguardo si estende su questa grande folla: Siete in tanti! Venite da tutti i continenti! Siete spesso distanti non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista esistenziale, culturale, sociale, umano. Ma oggi siete qui, anzi oggi siamo qui, insieme, uniti per condividere la fede e la gioia dell’incontro con Cristo, dell’essere suoi discepoli. Questa settimana, Rio diventa il centro della Chiesa, il suo cuore vivo e giovane, perché voi avete risposto con generosità e coraggio all’invito che Gesù vi ha fatto per rimanere con Lui, per essere suoi amici".

"Il treno di questa Giornata Mondiale della Gioventù è venuto da lontano e ha attraversato tutta la Nazione brasiliana seguendo le tappe del progetto 'Bota fé – Metti fede'. Oggi è arrivato a Rio de Janeiro. Dal Corcovado, il Cristo Redentore ci abbraccia e ci benedice. Guardando questo mare, la spiaggia e tutti voi, mi viene in mente il momento in cui Gesù ha chiamato i primi discepoli a seguirlo sulla riva del lago di Tiberiade. Oggi Gesù ci chiede ancora: Vuoi essere mio discepolo? Vuoi essere mio amico? Vuoi essere testimone del mio Vangelo? Nel cuore dell'Anno della fede queste domande ci invitano a rinnovare il nostro impegno di cristiani. Le vostre famiglie e le comunità locali vi hanno trasmesso il grande dono della fede, Cristo è cresciuto in voi. Oggi desidera venire qui per confermarvi in questa fede, la fede nel Cristo vivente che dimora in voi, ma sono venuto anche io per essere confermato dall'entusiasmo della vostra fede! Voi sapete che nella vita di un vescovo ci sono tanti problemi che richiedono di essere risolti. E con questi problemi e difficoltà, la fede di un vescovo può rattristarsi. Che brutto è un vescovo triste! Che brutto! Perché la mia fede non sia triste sono venuto qui per essere contagiato dall'entusiasmo di tutti voi!".

A questo punto il Papa ha ricevuto il saluto di cinque giovani provenienti dai cinque continenti e dopo la lettura del Vangelo di San Luca che narra l'episodio della Trasfigurazione, Papa Francesco si è nuovamente rivolto ai presenti.

"'È bello per noi essere qui!': ha esclamato Pietro, dopo aver visto il Signore Gesù trasfigurato, rivestito di gloria. Possiamo ripetere anche noi queste parole? Io penso di sì, perché per tutti noi, oggi, è bello essere qui insieme attorno a Gesù! È Lui che ci accoglie e si rende presente in mezzo a noi, qui a Rio. E nel Vangelo abbiamo ascoltato anche le parole di Dio Padre: 'Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!'. Se da una parte, allora, è Gesù che ci accoglie, dall’altra anche noi vogliamo accoglierlo, metterci in ascolto della sua parola perché è proprio accogliendo Gesù Cristo, Parola incarnata, che lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per camminare con gioia".

"Ma che cosa possiamo fare? - ha proseguito il Pontefice rispondendo: “Bota fé - metti fede”. La croce della Giornata Mondiale della Gioventù ha gridato queste parole lungo tutto il suo pellegrinaggio attraverso il Brasile. 'Metti fede': che cosa significa? Quando si prepara un buon piatto e vedi che manca il sale, allora tu 'metti' il sale; manca l'olio, allora tu 'metti' l'olio... 'Mettere', cioè collocare, versare. Così è anche nella nostra vita cari giovani: se vogliamo che essa abbia veramente senso e pienezza, come voi stessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi: 'metti fede' e la vita avrà un sapore nuovo, la vita avrà una bussola che indica la direzione; 'metti speranza' e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; “metti amore” e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te. Metti fede, metti speranza, metti amore! Tutti uniti: 'metti fede', 'metti speranza', 'metti amore'".

"Ma chi può donarci tutto questo? Nel Vangelo - ha sottolineato il Papa - sentiamo la risposta: Cristo. (...) Gesù ci porta Dio e ci porta a Dio, con Lui tutta la nostra vita si trasforma (...) Per questo oggi vi dico, a ciascuno di voi, 'metti Cristo' nella tua vita e troverai un amico di cui fidarti sempre; 'metti Cristo' e vedrai crescere le ali della speranza per percorrere con gioia la via del futuro; 'metti Cristo' e la tua vita sarà piena del suo amore, sarà una vita feconda. Perché tutti noi desideriamo avere una vita feconda, una vita che dona vita agli altri!

"Oggi, farà bene a tutti chiedersi con sincerità: in chi riponiamo la nostra fiducia? In noi stessi, nelle cose, o in Gesù? Tutti abbiamo spesso la tentazione di metterci al centro, di credere che siamo l'asse dell'universo, di credere che siamo solo noi a costruire la nostra vita o di pensare che essa sia resa felice dal possedere, dai soldi, dal potere. Ma tutti sappiamo che non è così! Certo l’avere, il denaro, il potere possono dare un momento di ebbrezza, l’illusione di essere felici, ma, alla fine, sono essi che ci possiedono e ci spingono ad avere sempre di più, a non essere mai sazi. E finiamo 'riempti', ma non nutriti, ed è molto triste vedere una gioventù 'riempita', ma debole. La gioventù deve essere forte, nutrirsi della sua fede e non riempirsi di altre cose! 'Metti Cristo' nella tua vita, metti in Lui la tua fiducia e non sarai mai deluso! Vedete cari amici, la fede compie nella nostra vita una rivoluzione che potremmo chiamare copernicana: ci toglie dal centro e mette al centro Dio; la fede ci immerge nel suo amore che ci dà sicurezza, forza, speranza. Apparentemente sembra che non cambi nulla, ma nel più profondo di noi stessi cambia tutto. Quando c'è Dio, nel nostro cuore dimora la pace, la dolcezza, la tenerezza, il coraggio, la serenità e la gioia, che sono i frutti dello Spirito Santo; allora la nostra esistenza si trasforma (...). Cari amici, la fede è rivoluzionaria e io oggi ti chiedo: sei disposto, sei disposta a entrare in quest'onda rivoluzionaria della fede? Solo entrando in quest'onda la tua giovane vita acquisterà senso e così sarà feconda!"

"Caro giovane, cara giovane: 'metti Cristo' nella tua vita. In questi giorni, Lui ti attende: ascoltalo con attenzione e la sua presenza entusiasmerà il tuo cuore; 'Metti Cristo': Lui ti accoglie nel Sacramento del perdono, con la sua misericordia cura tutte le ferite del peccato. Non avere paura di chiedere perdono a Dio, perché Lui nel suo grande amore non si stanca mai di perdonarci, come un padre che ci ama. Dio è pura misericordia! 'Metti Cristo': Lui ti aspetta anche nell'Eucaristia, Sacramento della sua presenza, del suo sacrificio di amore, e ti aspetta anche nell’umanità di tanti giovani che ti arricchiranno con la loro amicizia, ti incoraggeranno con la loro testimonianza di fede, ti insegneranno il linguaggio dell'amore, della bontà, del servizio. Anche tu caro giovane, cara giovane, puoi essere un testimone gioioso del suo amore, un testimone coraggioso del suo Vangelo per portare in questo mondo un po’ di luce. Lasciati amare da Gesù, è un amico che non delude".

'È bello per noi stare qui', mettere Cristo nella nostra vita, mettere la fede, la speranza, l’amore che Lui ci dona. Cari amici, in questa celebrazione abbiamo accolto l'immagine di Nostra Signora di Aparecida. Con Maria, le chiediamo che ci insegni a seguire Gesù, che ci insegni ad essere discepoli e missionari" - ha concluso il Pontefice che, dopo la recita del Padre Nostro e la Benedizione a tutti i presenti, è rientrato alla Residenza di Sumaré.





ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 26 luglio 2013 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha nominato il Reverendo Niranjan Sual Singh, Vescovo della Diocesi di Sambalpur (superficie: 37.254; popolazione: 7.565.323; cattolici: 42.656; sacerdoti: 131; religiosi: 400), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1961 a Kottama (Orissa, India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1991. Dal 1991 al 1992 è stato Assistente parrocchiale in Raikia; dal 1992 al 1993: Assistente parrocchiale in Modasoro; dal 1993 al 1994: Assistente parrocchiale in Balliguda; dal 1994 al 1998: Segretario dell’Arcivescovo; dal 2001 al 2002: Docente presso il "Khristo Jyoti Mohavidyaloyo Regional Theologate" di Sason; nel 2008: Animatore dell’Apostolato laicale "Village Adoption and Tuition"; dal 2008: Animatore del Dialogue and Ecumenism. Finora Docente di Teologia e Moderatore dei Seminaristi nell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar (India), succede al Vescovo Lkuas Kerketta, S.V.D., del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della medesima Diocesi, presentata per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Reverendo Paul Mattekatt, Vescovo della Diocesi di Diphu (superficie: 15.222; popolazione: 1.178.809; cattolici: 57.165; sacerdoti: 55; religiosi: 161), India. Il Vescovo eletto è nato in Kerala (India) nel 1961 ed è stato ordinato sacerdote nel 1988. Dal 1989 al 1991 è stato Vicario parrocchiale della "Holy Family Parish", Japralangso, e Vice-Preside della locale scuola parrocchiale; dal 1991 al 1996: Segretario del Vescovo e Cancelliere diocesano di Diphu; dal 1999 al 2005: Economo diocesano e Direttore del Social Work Office; dal 2005 al 2008: Vicario parrocchiale della "Christ Iyoti Parish" a Dokmoka; dal 2008: Parroco della "Holy Family Parish", Japrajan, e Preside dell’annessa scuola parrocchiale. È anche Presidente della Confraternita Sacerdotale della Diocesi di Diphu.

- Ha nominato il Reverendo Kishore Kumar Kujur, Vescovo della Diocesi di Rourkela (superficie: 9.675; popolazione: 1.829.000; cattolici: 238.085; sacerdoti: 164; religiosi: 555), India. Il Vescovo eletto è nato nel 1964 a Gaibira (Orissa, India) ed è stato ordinato sacerdote nel 1993. Dal 1993 al 1995 è stato Assistente parrocchiale a Balangir; dal 2001 al 2003: Docente di Sacra Scrittura presso il Seminario Regionale dell’Orissa; dal 2003: Responsabile dei Seminaristi della Diocesi di Sambalpur; dal 2007: Docente di Sacra Scrittura presso il Seminario Regionale dell’Orissa; dal 2010: Membro del Collegio dei Consultori e Membro del Consiglio Presbiterale.

- Ha nominato il Vescovo Eugenio Scarpellini, Vescovo della Diocesi di El Alto (superficie: 23.000; popolazione: 1.342.000; cattolici: 1.007.000; sacerdoti: 64; religiosi; 80; diaconi permanenti: 38), Bolivia. È stato finora Vescovo Ausiliare della medesima sede.

AVVISO

Città del Vaticano, 26 luglio 2013 (VIS). Comunichiamo ai nostri lettori che in occasione del Viaggio Apostolico del Santo Padre in Brasile, domani, sabato 27 luglio e dopodomani, domenica 28 luglio, saranno trasmesse due edizioni speciali del V.I.S.
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