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lunedì 31 marzo 2014

INCONTRO CON MOVIMENTO APOSTOLICO CIECHI E CON PICCOLA MISSIONE PER I SORDOMUTI: GESÙ AMAVA INCONTRARE, PER FARE DI LORO DEI TESTIMONI, PERSONE EMARGINATE, ESCLUSE, DISPREZZATE

Città del Vaticano, 29 marzo 2014 (VIS). Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza gli aderenti al Movimento Apostolico Ciechi che ha promosso le Giornate della Condivisione sul tema: "Testimoni del Vangelo per una cultura dell'Incontro". All'Udienza hanno partecipato anche la Piccola Missione per i Sordomuti e l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

"La prima cosa che osservo - ha detto il Papa commentando il tema scelto per le Giornate della Condivisione - è che questa espressione termina con la parola 'incontro', ma all’inizio presuppone un altro incontro, quello con Cristo. In effetti, per essere testimoni del Vangelo, bisogna aver incontrato Lui, Gesù. Chi lo conosce veramente, diventa suo testimone. Come la Samaritana (...), quella donna incontra Gesù (...) e la sua vita cambia (...). Testimone del Vangelo è uno che ha incontrato Gesù Cristo, che lo ha conosciuto, o meglio, si è sentito conosciuto da Lui, ri-conosciuto, rispettato, amato, perdonato, e questo incontro lo ha toccato in profondità, lo ha riempito di una gioia nuova, un nuovo significato per la vita. E questo traspare, si comunica, si trasmette agli altri".

"Ho ricordato la Samaritana - ha proseguito il Pontefice - perché è un esempio chiaro del tipo di persone che Gesù amava incontrare, per fare di loro dei testimoni: persone emarginate, escluse, disprezzate. La samaritana lo era in quanto donna e in quanto samaritana – i samaritani erano molto disprezzati dai giudei. Ma pensiamo a tanti che Gesù ha voluto incontrare, soprattutto persone segnate dalla malattia e dalla disabilità, per guarirle e restituirle alla piena dignità. È molto importante che proprio queste persone diventano testimoni di un nuovo atteggiamento, che possiamo chiamare cultura dell’incontro. Esempio tipico è la figura del cieco nato (...) emarginato in nome di una falsa concezione che lo riteneva colpito da una punizione divina. Gesù rifiuta radicalmente questo modo di pensare - veramente blasfemo! - e compie per il cieco 'l’opera di Dio', dandogli la vista. Ma la cosa notevole è che quest’uomo, a partire da ciò che gli è accaduto, diventa testimone di Gesù e della sua opera, che è l’opera di Dio, della vita, dell’amore, della misericordia. Mentre i capi dei farisei, dall’alto della loro sicurezza, giudicano sia lui che Gesù come 'peccatori', il cieco guarito, con semplicità disarmante, difende Gesù e alla fine professa la fede in Lui, e condivide anche la sua sorte: Gesù viene escluso, e anche lui viene escluso. Ma in realtà, quell’uomo è entrato a far parte della nuova comunità, basata sulla fede in Gesù e sull’amore fraterno".

"Ecco le due culture opposte. La cultura dell’incontro e la cultura dell’esclusione, del pregiudizio. La persona malata o disabile, proprio a partire dalla sua fragilità, dal suo limite, può diventare testimone dell’incontro: l’incontro con Gesù, che apre alla vita e alla fede, e l’incontro con gli altri, con la comunità. In effetti, solo chi riconosce la propria fragilità, il proprio limite può costruire relazioni fraterne e solidali, nella Chiesa e nella società", ha concluso il Pontefice.

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