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lunedì 30 giugno 2014

ECUMENISMO: RICONOSCERCI PER QUELLO CHE SIAMO NEL PIANO DI DIO E NON PER CIÒ CHE LE CONSEGUENZE STORICHE DEI NOSTRI PECCATI CI HANNO PORTATO AD ESSERE

Città del Vaticano, 28 giugno 2014 (VIS). La solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni della Chiesa di Roma, ha offerto nuovamente al Santo Padre Francesco l'occasione di incontrare una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, inviata a Roma dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, nel quadro dello scambio di delegazioni per la festa dei rispettivi patroni. Il 30 novembre, festa di Sant'Andrea Apostolo, è la Delegazione della Santa Sede a recarsi a Istanbul Turchia).

La Delegazione era guidata dal Metropolita di Pergamo, Ioannis (Zizioulas), Co-Presidente della Commissione mista internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, accompagnato dall’Arcivescovo Job, di Telmissos e dall’Arcidiacono patriarcale John Chryssavgis.

Il Santo Padre ha ricordato con molto affetto "l'amato fratello Bartolomeo", che ha condiviso il suo recente pellegrinaggio in Terra Santa, dove entrambi hanno potuto rivivere lo storico abbraccio, che ebbe luogo cinquanta anni fa, tra i predecessori Atenagora e Paolo VI.

"Quel gesto profetico - ha affermato Papa Francesco - diede decisivo impulso ad un cammino che, ringraziando il Signore, non si è più arrestato. Considero un dono speciale del Signore aver potuto venerare insieme quei luoghi santissimi, unirci in preghiera sul luogo del Sepolcro di Cristo, là dove possiamo toccare con mano il fondamento della nostra speranza". Alla preghiera comune, si è unita la gioia del recente incontro nei Giardini Vaticani dove il Papa e il Patriarca, insieme ai Presidenti israeliano e palestinese, hanno elevato a Dio una invocazione per il dono della pace.

"Il Signore ci ha donato queste occasioni di incontro fraterno - ha proseguito il Pontefice - nelle quali abbiamo avuto la possibilità di manifestare l’uno all’altro l’amore in Cristo che ci lega, e di rinnovare la volontà condivisa di continuare a camminare insieme sulla strada verso la piena unità. Sappiamo bene che questa unità è un dono di Dio, un dono al quale l’Altissimo ci dà sin d’ora la grazia di attingere, ogni volta che per la forza dello Spirito Santo riusciamo a guardarci gli uni gli altri con gli occhi della fede, a riconoscerci per quello che siamo nel piano di Dio, nel disegno della sua eterna volontà, e non per ciò che le conseguenze storiche dei nostri peccati ci hanno portato ad essere. Se impareremo, guidati dallo Spirito, a guardarci sempre gli uni gli altri in Dio, sarà ancora più spedito il nostro cammino e più agile la collaborazione in tanti campi della vita quotidiana che già ora felicemente ci unisce".

"Questo sguardo teologale si nutre di fede, di speranza, di amore; esso è capace di generare una riflessione teologica autentica, che è in realtà vera 'scientia Dei', partecipazione allo sguardo che Dio ha su se stesso e su di noi. Una riflessione che non potrà che avvicinarci gli uni agli altri, nel cammino dell’unità, anche se partiamo da prospettive diverse. Confido pertanto, e prego, affinché il lavoro della Commissione mista internazionale possa essere espressione di questa comprensione profonda, di questa teologia 'fatta in ginocchio'. La riflessione sui concetti di primato e di sinodalità, sulla comunione nella Chiesa universale, sul ministero del Vescovo di Roma, non sarà allora un esercizio accademico né una semplice disputa tra posizioni inconciliabili. Abbiamo tutti bisogno - ha concluso il Pontefice - di aprirci con coraggio e fiducia all’azione dello Spirito Santo, di lasciarsi coinvolgere nello sguardo di Cristo sulla Chiesa sua sposa, nel cammino di questo ecumenismo spirituale rafforzato dal martirio di tanti nostri fratelli che, confessando Gesù Cristo il Signore, hanno realizzato l’ecumenismo del sangue".

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