Inizio - VIS Vaticano - Ricevere VIS - Contattaci - Calendario VIS

Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

ultime 5 notizie

VISnews anche in Twitter Anche in YouTube

giovedì 16 ottobre 2014

Comunicato: cessazione della trasmissione del VIS in lingua italiana

Città del Vaticano, 14 ottobre 2014 (VIS) Informiamo i nostri lettori che dal 15 ottobre 2014, il Vatican Information Service in lingua italiana sospenderà la trasmissione della Newsletter (webpage: www.vis.va) e del Blog (www.visnews.org).

Tale cambiamento si inserisce nel quadro di un coordinamento delle attività di comunicazione della Santa Sede, programmato da tempo e reso più urgente dall'inizio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, il 5 ottobre 2014, che obbliga a razionalizzare le risorse umane disponibili.

La cessazione della nostra attività non diminuisce l'informazione della Santa Sede, che anzi aumenta. Il VIS si spegne ma ha già contribuito a dar vita a un nuovo canale informativo plurilingue news.va (http://www.news.va/it) e parte del suo personale va ad arricchire il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, organo ufficiale del Governo Centrale della Chiesa, che ha in programma un servizio plurilingue.

Inoltre, i nostri lettori possono trovare un'informazione costantemente aggiornata sulla Radio Vaticana, sia sulle frequenze FM 105 che sul sito web http://it.radiovaticana.va Ringraziamo cordialmente i nostri lettori per la loro fedeltà e per il loro sostegno e li invitiamo a continuare a seguire l'informazione sul Papa e la Chiesa.

martedì 14 ottobre 2014

Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa a nome della Segreteria Generale del Sinodo

Città del Vaticano, 14 ottobre 2014 (VIS). La Segreteria Generale del Sinodo, in seguito alle reazioni e discussioni seguite alla pubblicazione della Relatio post disceptationem, e al fatto che le è stato spesso attribuito un valore che non corrisponde alla sua natura, ribadisce che tale testo è un documento di lavoro, che riassume gli interventi e il dibattito della prima settimana, e ora è proposto alla discussione dei membri del Sinodo riuniti nei Circoli minori, secondo quanto prevede il Regolamento del Sinodo stesso.

Il lavoro dei Circoli minori verrà presentato all’Assemblea nella Congregazione generale del prossimo Giovedì mattina.

Dibattito libero dei Padri Sinodali dopo la Relatio post disceptationem

Città del Vaticano, 14 ottobre 2014 (VIS). L’undicesima Congregazione generale ha visto la presentazione, in Aula, della ''Relatio post disceptationem'', letta dal Relatore generale, card. Peter Erdö.

Subito dopo, è iniziato il dibattito libero dei Padri Sinodali. In generale, la ''Relatio post disceptationem'' è stata apprezzata nella sua capacità di ''fotografare'' bene gli interventi che si sono susseguiti in Aula in questi giorni, cogliendo lo spirito dell’Assemblea ed evidenziando l’accoglienza come tema principale dei lavori. Dal documento, si è detto, emerge l’amore della Chiesa per la famiglia fedele a Cristo, ma anche la sua capacità di essere vicina all’uomo in ogni momento della sua vita, di comprendere che, dietro alle sfide pastorali, ci sono tante persone che soffrono. Lo sguardo del Sinodo – è stato ribadito – dovrebbe essere quello del pastore che dà la vita per le sue pecore, non che le giudica a priori.

Inoltre, poiché tale Relazione raccoglie diversi punti di vista per fornire una base di lavoro ai Circoli minori, sono state suggerite alcune riflessioni aggiuntive: ad esempio, fermo restando che la Chiesa deve accogliere chi si trova in difficoltà, sarebbe bene parlare più diffusamente anche delle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Dal Sinodo dovrebbe emergere con più chiarezza che il matrimonio indissolubile, felice, fedele per sempre, è bello, è possibile ed è presente nella società, evitando quindi di focalizzarsi principalmente sulle situazioni familiari imperfette.

Altre riflessioni hanno suggerito di dare maggiore accento al tema della donna, della sua tutela e della sua importanza per la trasmissione della vita e della fede; di integrare qualche considerazione sulla figura dei nonni all’interno del nucleo familiare; di inserire un riferimento più specifico alla famiglia come ''Chiesa domestica'' ed alla parrocchia come ''famiglia di famiglie'', così come alla Sacra Famiglia, modello di riferimento essenziale. In quest’ottica, è stato suggerito anche di valorizzare di più la prospettiva missionaria della famiglia, il suo annunciare il Vangelo nel mondo contemporaneo.

Necessario è approfondire e chiarire il tema della ''gradualità'', che può essere all’origine di una serie di confusioni. Per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, ad esempio, è stato detto che è difficile accogliere delle eccezioni senza che in realtà diventino una regola comune.

E’ stato pure rilevato che la parola ''peccato'' non è quasi presente nella Relatio. Come pure è stato ricordato il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente.

In relazione agli omosessuali, inoltre, è stata evidenziata la necessità di accoglienza, ma con la giusta prudenza, affinché non si crei l’impressione di una valutazione positiva di tale orientamento da parte della Chiesa. La stessa attenzione è stata auspicata nei riguardi delle convivenze.

Altri spunti di riflessione hanno indicato la necessità di ribadire l’importanza del sacramento del Battesimo, essenziale per comprendere fino in fondo la sacramentalità del matrimonio ed anche il suo essere un ''ministero'' nell’annuncio del Vangelo.
Riguardo allo snellimento delle procedure per le cause di nullità matrimoniale, qualche perplessità è stata sollevata riguardo alla proposta di affidare maggiori competenze al vescovo diocesano, gravandone eccessivamente le spalle, mentre una riflessione più approfondita ed articolata è stata auspicata per i casi di poligamia – soprattutto per chi si converte e vuole accostarsi ai sacramenti – e per la diffusione della pornografia (in particolare quella su web), rischio reale per l’unità familiare. Infine, in relazione all’apertura alla vita da parte delle coppie, si sottolinea la necessità di affrontare in modo più approfondito e deciso non solo il tema dell’aborto, ma anche quello della maternità surrogata.

Cessazione della trasmissione del VIS in lingua italiana

Città del Vaticano, 14 ottobre 2014 (VIS). Informiamo i nostri lettori che dal 15 ottobre 2014, il Vatican Information Service in lingua italiana sospenderà la trasmissione della Newsletter (webpage: www.vis.va) e del Blog (www.visnews.org).

Tale cambiamento si inserisce nel quadro di un coordinamento delle attività di comunicazione della Santa Sede, programmato da tempo e reso più urgente dall'inizio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, il 5 ottobre 2014, che obbliga a razionalizzare le risorse umane disponibili.

La cessazione della nostra attività non diminuisce l'informazione della Santa Sede, che anzi aumenta. Il VIS si spegne ma ha già contribuito a dar vita a un nuovo canale informativo plurilingue news.va (http://www.news.va/it) e parte del suo personale va ad arricchire il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, organo ufficiale del Governo Centrale della Chiesa, che ha in programma un servizio plurilingue.

Inoltre, i nostri lettori possono trovare un'informazione costantemente aggiornata sulla Radio Vaticana, sia sulle frequenze FM 105 che sul sito web http://it.radiovaticana.va

Ringraziamo cordialmente i nostri lettori per la loro fedeltà e per il loro sostegno e li invitiamo a continuare a seguire l'informazione sul Papa e la Chiesa.

lunedì 13 ottobre 2014

Relatio post disceptationem: Ascoltare la famiglia e discutere le prospettive pastorali con lo sguardo posto in Cristo

Città del Vaticano, 13 ottobre 2014 (VIS). La ''Relazione dopo la discussione'' del Sinodo straordinario sulla famiglia presentata questa mattina nell’Aula del Sinodo dal Relatore generale dell’Assemblea, il cardinale Peter Erdo, raccoglie le principali riflessioni dei Padri Sinodali sorte nell’Aula in questi giorni, e serve come base al documento finale del Sinodo.

La ''Relazione dopo la discussione'' del Sinodo straordinario sulla famiglia viene presentata dal Relatore generale dell’Assise, card. Peter Erdö. Essa raccoglie le principali riflessioni dei Padri Sinodali emerse in Aula in questi giorni e fa da base ai documenti finali del Sinodo.

La Relazione detta, principalmente, tre linee-guida: ascoltare il contesto socio-culturale in cui vivono le famiglie oggi; confrontarsi sulle prospettive pastorali da intraprendere e soprattutto guardare a Cristo, al suo Vangelo della famiglia.

La famiglia, dunque: realtà ''decisiva e preziosa'', ''grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite'', ''scuola di umanità'', va innanzitutto ascoltata, nella sua ''complessità''. L’individualismo esasperato, la ''grande prova'' della solitudine, ''l’affettività narcisistica'' legata alla ''fragilità'' dei sentimenti, ''l’incubo'' della precarietà lavorativa, insieme a guerra, terrorismo, migrazioni, deteriorano, infatti, sempre più le situazioni familiari. E’ qui, allora – si legge nella Relazione – che la Chiesa deve dare ''speranza e senso'' alla vita dell’uomo contemporaneo, facendogli conoscere di più ''la dottrina della fede'', ma proponendola ''insieme alla misericordia''.

Poi, lo sguardo a Cristo, che ''riafferma l’unione indissolubile tra uomo e donna'', ma che permette anche di ''leggere in termini di continuità e novità l’alleanza nuziale''. Il principio – spiega il card. Erdö – deve essere quello della ''gradualità'' per i coniugi di matrimoni falliti, in una ''prospettiva inclusiva'' per le ''forme imperfette'' della realtà nuziale: Rendendosi necessario un discernimento spirituale, riguardo alle convivenze e ai matrimoni civili e ai divorziati risposati, compete alla Chiesa di riconoscere quei semi del Verbo sparsi oltre i suoi confini visibili e sacramentali. (…) La Chiesa si volge con rispetto a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto, apprezzando più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze.

Occorre, dunque, una ''dimensione nuova della pastorale familiare'', che sappia nutrire i semi in maturazione, come quei matrimoni civili connotati da stabilità, affetto profondo, responsabilità nei confronti dei figli e che possono portare al vincolo sacramentale. Anche perché spesso le convivenze o le unioni di fatto non sono dettate da un ''rigetto dei valori cristiani'', ma da esigenze pratiche, come l’attesa di un lavoro fisso. Vera ''casa paterna'', ''fiaccola in mezzo alla gente'' – continua il porporato – la Chiesa, allora, deve accompagnare ''con pazienza e delicatezza'', ''con attenzione e premura i suoi figli più fragili, quelli segnati dall’amore ferito e smarrito'', dando loro ''fiducia e speranza''.

In terzo luogo, la ''Relazione dopo la discussione'' affronta le ''istanze pastorali più urgenti'' da affidare ''alla concretizzazione nelle singole Chiese locali'', sempre in comunione con il Papa. Al primo posto, c’è ''l’annuncio del Vangelo della famiglia'', da attuare non per ''condannare, ma per guarire la fragilità umana''. E tale annuncio riguarda anche i fedeli: Evangelizzare è responsabilità condivisa di tutto il popolo di Dio, ognuno secondo il proprio ministero e carisma. Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società. Le famiglie cattoliche sono chiamate ad essere esse stesse i soggetti attivi di tutta la pastorale familiare.

Il Vangelo della famiglia è ''gioia'', sottolinea il card. Erdö, e per questo richiede ''una conversione missionaria'', così da non fermarsi ad un ''annuncio meramente teorico, sganciato dai problemi reali delle persone''. Allo stesso tempo, è necessario agire anche sul linguaggio: La conversione deve essere quella del linguaggio perché esso risulti effettivamente significativo. (…) Non si tratta soltanto di presentare una normativa ma di proporre valori, rispondendo al bisogno di essi che si constata oggi anche nei paesi più secolarizzati.

Essenziale, poi, una ''adeguata preparazione al matrimonio cristiano'', perché esso non è solo ''una tradizione culturale o un’esigenza sociale'', bensì ''una decisione vocazionale''. Senza ''complicare i cicli di formazione'', dunque, l’obiettivo è quello di ''andare in profondità'', non limitandosi ad ''orientamenti generali'', ma rinnovando anche ''la formazione dei presbiteri'' sull’argomento, grazie al coinvolgimento delle stesse famiglie, la cui testimonianza va ''privilegiata''. L’accompagnamento della Chiesa viene suggerito anche per dopo il matrimonio, periodo ''vitale e delicato'' in cui i coniugi maturano la consapevolezza del sacramento, il suo significato e le sfide che esso comporta.

Allo stesso modo, la Chiesa – continua la Relazione – deve incoraggiare e sostenere i laici impegnati nella cultura, nella politica e nella società, perché non manchi la denuncia di quei fattori che impediscono ''l’autentica vita familiare, determinando discriminazioni, povertà, esclusioni, violenza''.

Guardando, quindi, a separati, divorziati e divorziati risposati, il card. Erdö sottolinea che ''non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alla logica del ‘tutto o niente’''; il dialogo deve continuare, perciò, nelle Chiese locali, ''con rispetto ed amore'' per ogni famiglia ferita, pensando a chi ha subito ingiustamente l’abbandono del coniuge, evitando atteggiamenti discriminatori e tutelando bambini: E’ indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli: essi non possono diventare un ''oggetto'' da contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della scissione familiare e crescere in maniera il più possibile serena.
Riguardo allo snellimento delle procedure per il riconoscimento della nullità matrimoniale, il Relatore generale del Sinodo ricorda le proposte avanzate in Aula: superare l’obbligo della doppia sentenza conforme, determinare la via amministrativa a livello diocesano, avviare un processo sommario in casi di nullità notoria, ma anche dare rilevanza alla fede dei nubendi per riconoscere o meno la validità del vincolo. Il tutto richiede - sottolinea il porporato - personale chierico e laico adeguatamene preparato, ed una maggiore responsabilità dei vescovi locali.

Quanto all’accesso al sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati, la Relazione elenca i principali suggerimenti emersi dal Sinodo: mantenere la disciplina attuale; attuare una maggiore apertura per casi particolari, insolubili senza nuove ingiustizie o sofferenze; oppure optare per la via ''penitenziale'': L’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale – sotto la responsabilità dal vescovo diocesano –, e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti.

Resta ancora aperta, inoltre, la questione della ''comunione spirituale'', per la quale viene sollecitato un maggiore approfondimento teologico, così come viene richiesta una maggiore riflessione sui matrimoni misti e sui ''problemi gravi'' legati alla diversa disciplina nuziale delle Chiese ortodosse.

Quanto alle persone omosessuali, viene sottolineato che esse hanno ''doti e qualità da offrire alla comunità cristiana'': la Chiesa sia dunque, per loro, ''casa accogliente'', fermo restando il no alle unioni omosessuali e a quelle pressioni di organismi internazionali che legano gli aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender. Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli.

Nell’ultima parte, la Relazione riprende i temi dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI e si concentra sulla questione dell’apertura alla vita, definendola ''esigenza intrinseca dell’amore coniugale''. Di qui, il bisogno di un ''linguaggio realista'' che sappia spiegare ''la bellezza e la verità'' di aprirsi al dono di un figlio, anche grazie ad un ''adeguato insegnamento circa i metodi naturali di regolazione della fertilità'' e ad una ''comunicazione armoniosa e consapevole tra i coniugi, in tutte le sue dimensioni''. Centrale, inoltre, la sfida educativa, in cui la Chiesa ha ''un ruolo prezioso di sostegno'' alle famiglie, per sostenerle nelle scelte e nelle responsabilità.

Infine, il card. Erdö sottolinea che il dialogo sinodale si è svolto ''in grande libertà e in uno stile di reciproco ascolto'' e ricorda che le riflessioni proposte fino ad ora non sono decisioni già prese: il cammino, infatti, proseguirà con il Sinodo generale ordinario, sempre sul tema della famiglia, in programma ad ottobre 2015.

Per leggere il testo completo:
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/13/0751/03037.html

La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, tema del prossimo Sinodo

Città del Vaticano, 13 ottobre 2014 (VIS). Nel corso dell'odierna Congregazione generale del Sinodo è stato annunciato che il Santo Padre Francesco ha convocato la XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul Tema "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo", che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015.

Concistoro Ordinario Pubblico

Città del Vaticano, 13 ottobre 2014 (VIS).- Lunedì 20 ottobre 2014, alle ore 9, nella Nuova Aula del Sinodo, il Santo Padre Francesco presiederà la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:Joseph Vaz, sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio della Santa Croce Miracolosa a Goa e apostolo di Ceylon (Sri Lanka) e Canara (India) e Maria Cristina dell’Immacolata Concezione, fondatrice della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato e per informare i membri del Collegio Cardinalizio circa l’attuale situazione dei cristiani in Medio Oriente e l’impegno della Chiesa per la pace in quella Regione.

Messa di ringraziamento per i nuovi santi canadesi

Città del Vaticano, 11 ottobre 2014 (VIS).- Questa mattina è stata celebrata nella Basilica di San Pietro una Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione dei santi canadesi François de Laval e Marie dell'Incarnazione. Il Santo Padre, nell'omelia, ha parlato dei missionari che, come i nuovi santi, sono persone docili allo Spirito Santo che hanno avuto il coraggio di vivere il Vangelo.

''Hanno accolto la chiamata del Signore -ha detto Francesco- sono usciti a chiamare tutti, agli incroci del mondo, e così hanno fatto tanto bene alla Chiesa, perché se la Chiesa si ferma e si chiude si ammala, si può corrompere, sia con i peccati sia con la falsa scienza separata da Dio, che è il secolarismo mondano.
I missionari hanno rivolto lo sguardo a Cristo crocifisso, hanno saputo vivere nella povertà e nell’abbondanza, nella sazietà e nella fame''.

Il Papa ha dato due consigli ai pellegrini canadesi. ''Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede'' e ''richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa…Non abbandonate la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza... ''.

Prima di terminare, Francesco ha detto loro di non dimenticarsi dei tanti missionari canadesi, perché il loro esempio non li porti ad abbandonare la franchezza e il coraggio. Ha sottolineato che ''il diavolo è invidioso e non tollera che una terra sia così feconda di missionari” e ha chiesto di pregare il Signore perché il “Québec torni su questa strada della fecondità, per dare al mondo tanti missionari” e che i nuovi santi canadesi “ci aiutino come intercessori”.


Angelus. Un'unica condizione per rispondere all'invito del Signore: Indossare il vestito della festa

Città del Vaticano, 13 ottobre 2014 (VIS). A mezzogiorno, come ogni domenica, il Santo Padre si è affacciato alla finestra del suo studio del Palazzo Apostolico Vaticano per pregare l'Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Prima di recitare la preghiera mariana, Francesco ha riflettuto sul Vangelo di oggi di San Matteo, dove Dio, rappresentato da un re, ha invitato a partecipare ad un banchetto di matrimonio determinate persone, ma alcune di quelle si sono mostrate indifferenti, ed anche infastidite. Il Papa ha spiegato le tre caratteristiche di questo invito: la gratuità, la larghezza, l'universalità. ''Dio è buono verso di noi, -ha detto- ci offre gratuitamente la sua amicizia, ci offre gratuitamente la sua gioia, la salvezza, ma tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi e anche quando il Signore ci chiama, tante volte sembra che ci dia fastidio''.

''Alcuni invitati -ha continuato- addirittura maltrattano e uccidono i servi che recapitano l’invito. Ma, nonostante le mancate adesioni dei chiamati, il progetto di Dio non si interrompe. Di fronte al rifiuto dei primi invitati Egli non si scoraggia, non sospende la festa, ma ripropone l’invito allargandolo oltre ogni ragionevole limite e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano''.

''La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno -ha sottolineato-: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti. A tutti è data la possibilità di rispondere al suo invito, alla sua chiamata; nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o di rivendicare un’esclusiva'' e ha aggiunto prima di terminare che ''siamo chiamati a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio. C'è soltanto una condizione: indossare l’abito nuziale. Cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo''.

Genova nelle preghiere del Papa

Città del Vaticano, 13 ottobre 2014 (VIS). Nel terminare l'Angelus il Papa ha dedicato alcune parole alla città di Genova, di nuovo duramente colpita dalle inondazioni. ''Assicuro la mia preghiera -ha detto- per la vittima e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la dura prova''.

E prima di andarsene, ha salutato tutti i fedeli e i pellegrini, in modo particolare il gruppo dei canadesi arrivati a Roma per la Santa Messa di ringraziamento della canonizzazione di François de Laval e Marie de l’Incarnation. “Che i due santi suscitino nel cuore dei giovani canadesi fervore apostolico”.

Padri sinodali per la stesura della Relatio Synodi

Città del Vaticano, 11 ottobre 2014 (VIS).-Il Santo Padre, per la stesura della Relatio Synodi, ha deciso di affiancare al Relatore Generale, al Segretario Speciale e al Segretario Generale i seguenti Padri Sinodali: i cardinali Gianfranco Ravasi e Donald William Wuerl , gli arcivescovi Victor Manuel Fernández e Carlos Aguiar Retes, il vescovo Peter Kang U-Il e il Rev. P. Adolfo Nicolás Pachón, S.I.

Decima Congregazione: I Delegati Fraterni

Cittá del Vaticano, 11 ottobre 2014 (VIS).-La decima Congregazione generale, svoltasi ieri pomeriggiom ha visto l’audizione di sette Delegati Fraterni di diverse confessioni cristiane. L’intervento dell’ottavo Delegato, Sua Eminenza Hilarion, Presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, verrà pronunciato nei prossimi giorni.

Nei loro interventi, i Delegati Fraterni hanno espresso, al Santo Padre ed ai Padri Sinodali, gratitudine per l’invito a partecipare all’Assise. Quindi, ciascuno ha presentato la questione della famiglia nell’ambito della propria confessione cristiana.

Nel complesso, è stato sottolineato come le sfide e le speranze riversate sul nucleo familiare siano comuni a tutti i cristiani: la famiglia – si è detto – è fondamentale per la società, è base fondamentale della comunione nella giustizia. Certo, le difficoltà non mancano: la crisi economica incalza, i mass media riducono i momenti di dialogo tra le mura domestiche, proponendo a volte anche modelli che inducono all’adulterio; le guerre, le migrazioni, la globalizzazione, il dramma di malattie come l’Aids e l’ebola, il fondamentalismo islamico presente in alcuni Paesi, mettono continuamente in pericolo il bene della famiglia, in ogni suo contesto.

Comune tra i cristiani anche la necessità di un’adeguata preparazione al matrimonio e di una riflessione adeguata sulle nozze tra credenti e non credenti. Per quanto riguarda i divorziati risposati, è stato detto che spesso la loro accoglienza nella Chiesa può donare nuova speranza, ispirando una grande vita familiare che crea una grande società. Essenziale, dunque, l’ascolto, da parte delle confessioni cristiane, di chi si trova in situazioni familiari difficili, nei cui confronti servono ogni giorno misericordia e compassione, perché le Chiese vogliono essere sempre d’aiuto per i sofferenti, guardando sia alla Sacra Scrittura sia ai problemi della contemporaneità.

E’ stata espressa volontà di ascolto e comprensione, lontane da ogni tipo di condanna, nei confronti delle persone omosessuali, pur ribadendo che il matrimonio è l’unione tra un uomo ed una donna. Attenzione particolare è stata manifestata anche per i bambini nati in contesti difficili e per tutte le vittime di violenza, soprattutto donne e minori, perché è comune, tra i cristiani, la difesa dei più vulnerabili, di coloro che non hanno voce, siano essi credenti o no.

Altro tema centrale, negli interventi dei Delegati fraterni, è stato quello dell’annuncio del Vangelo: la famiglia – si è detto – è la prima scuola di fede, è il luogo in cui si impara a conoscere e a diffondere la Buona Novella ed è quindi essenziale che i cristiani condividano la "gioia del Vangelo", quel "evangelii gaudium" richiamato spesso da Papa Francesco.

Alcune diversità di approccio si sono riscontrate, ad esempio sul tema della regolazione delle nascite, sottolineando la libertà di coscienza dei credenti, pur sempre nel rispetto del senso dell’amore e del matrimonio. Inoltre, in relazione alle seconde nozze, è stato detto da parte ortodossa che esse rappresentano comunque una deviazione e che vengono sì celebrate, ma dopo un periodo di accompagnamento da parte della Chiesa, per cercare di portare i coniugi alla riconciliazione.

In particolare, poi, dai Delegati fraterni di Chiese presenti nel Medio Oriente è giunto un ringraziamento al Santo Padre per la Veglia di preghiera per la pace in Siria e nel resto del mondo, indetta il 7 settembre 2013; in questo contesto, è stata ribadita la responsabilità delle famiglie cristiane mediorientali nell’evangelizzazione all’interno di un contesto per lo più islamico.

Infine, tutti gli interventi si sono conclusi con l’auspicio che il Sinodo straordinario sulla famiglia abbia successo, anche in vista dell’Assise ordinaria in programma per il 2015.

Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede

Città del Vaticano, 11 ottobre 2014 (VIS).-In risposta alle domande dei giornalisti circa l’incontro tra il Santo Padre Francesco e il Primo Ministro della Repubblica Socialista del Viêt Nam, S.E. il Sig. Nguyên Tán Dung, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Rev. P. Federico Lombardi, S.I., ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Come d’intesa, il Santo Padre Francesco riceverà in Vaticano S.E. il Sig. Nguyên Tán Dung, Primo Ministro della Repubblica Socialista del Viêt Nam, sabato 18 ottobre 2014. L’incontro servirà anche per approfondire le relazioni bilaterali tra il Viêt Nam e la Santa Sede.

Udienze

Città del Vaticano, 11 ottobre 2014 (VIS).-Il Santo Padre ha ricevuto in udienze separate:

-il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

-il Cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo emerito di San Salvador de Bahía (Brasile).

-l'Arcivescovo Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia (Italia).

Altri atti pontifici

Città del Vaticano, 11 ottobre 2014 (VIS).-Il Santo Padre ha nominato:

-il Vescovo Djalwana Laurent Lompo come arcivescovo di Niamey (superficie 200.000, popolazione 7. 637.000, cattolici 20.600, sacerdoti 39, religiosi 81) nel Niger. Mons. Djalwana Laurent Lompo è stato fino ad ora ausiliare della stessa arcidiocesi e succede all'arcivescovo Michael Cartatéguy SMA, di cui è stata accettata la rinuncia al governo pastorale di Niamey in conformità al canone 401, paragrafo 2 del CIC.

-l'Arcivescovo Vincenzo Pelvi, fino ad ora Ordinario Militare dell'Italia, come arcivescovo metropolitano di Foggia-Bovino (superficie 1.666, popolazione 215.000, cattolici 212.000, sacerdoti 154, religiosi 228, diaconi permanenti 10) in Italia. Succede all'arcivescovo Francesco Pio Tamburrino, di cui è stata accettata la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi per limite di età.

-il Vescovo Jan Piotrowski, fino ad ora ausiliare di Tarnow (Polonia), come vescovo di Kielce (superficie 8.319, popolazione 813.525, cattolici 768.743, sacerdoti 729, religiosi 437) in Polonia. Succede al vescovo Kazimierz Ryczan, di cui è stata accettata la rinuncia al governo pastorale della diocesi per limite di età.

venerdì 10 ottobre 2014

Ottava Congregazione Generale: L'educazione cristiana in situazioni familiari difficili

Città del Vaticano, 10 ottobre 2014 (VIS).-Ieri pomeriggio nel corso dell’ottava Congregazione generale, seguendo lo schema dell’Instrumentum Laboris, il dibattito generale ha affrontato il tema de ''La Chiesa e la famiglia di fronte alla sfida educativa (III parte, cap. 2) La sfida educativa in genere/ L’educazione cristiana in situazioni familiari difficili''.

Innanzitutto, è stata ribadita la vocazione alla vita come elemento fondante della famiglia; di qui, l’invito ai fedeli affinché approfondiscano la conoscenza dell’ Enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, comprendendo così meglio anche il significato del ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità e della non accettazione della contraccezione. Unione e procreazione – si è detto – non sono separate dall’atto coniugale. Ribadita, quindi, cin forza la condanna della manipolazione genetica e della crioconservazione degli embrioni.

Da più parti, inoltre, è stata evidenziata la tendenza di alcuni Paesi ed organizzazioni del mondo occidentale di presentare, in particolare nel contesto dell’Africa, alcuni concetti (tra cui l’aborto e le unioni omosessuali), come ''diritti umani'', legando gli aiuti economici e forti campagne di pressione alla recezione di tali concetti. A tal proposito, è stato anche evidenziato che l’espressione ''diritti alla salute sessuale e riproduttiva'' non ha, nell’ambito del diritto internazionale, una definizione precisa, finendo per racchiudere in sé principi in contraddizione tra loro, come la condanna dell’aborto forzato e la promozione dell’aborto sicuro, oppure la tutela della maternità e la promozione della contraccezione. Pur se privi di valore vincolante, tuttavia la promozione di tali ''diritti'' rappresenta un rischio, perché può influenzare l’interpretazione di altre norme, in particolare nel campo della lotta contro la discriminazione della donna.

Si è tornati, poi, a ribadire l’importanza di una adeguata preparazione al matrimonio, poiché la sua celebrazione sembra ridursi sempre più alla dimensione sociale e giuridica, invece che religiosa e spirituale. Il percorso preparatorio – è stato notato – spesso viene percepito dai nubendi come un’imposizione, un compito da assolvere senza convincimento e risulta essere troppo breve. Poiché, invece, il matrimonio è una vocazione per la vita, la sua preparazione dovrebbe essere lunga ed approfondita, come avviene per la vita religiosa. E’ stata anche evidenziata, nei nubendi, una frequente mancanza di consapevolezza del valore sacramentale del vincolo matrimoniale. Tanto che la celebrazione del rito matrimoniale, è stato detto, non è automaticamente la celebrazione del sacramento matrimoniale.

Riguardo allo snellimento delle procedure per i processi di verifica della nullità matrimoniale, è stata ricordata la Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, istituita dal Santo Padre Francesco in data 20 settembre 2014, ed è stato poi auspicato il raggiungimento di una procedura più semplice, purché una ed unica per tutta la Chiesa. Sulla doppia sentenza conforme conseguente all’obbligatorietà dell’appello, inoltre, ci si è chiesti se sia possibile ipotizzare di lasciare al discernimento del vescovo la determinazione di ricorrere o meno in appello. Al contempo, si è auspicata una maggiore presenza di giudici laici opportunamente preparati, in particolare anche donne, nei Tribunali ecclesiastici.

Quindi, si è insistito sulla necessità che anche i sacerdoti siano ben preparati sulla pastorale del matrimonio e della famiglia e possano utilizzare anche le omelie come ad un momento privilegiato ed efficace per annunciare ai fedeli il Vangelo della famiglia. C’è bisogno, si è detto, di formazione e informazione, perché la santità spirituale del sacerdote, la sua creatività ed il suo rapporto diretto con le famiglie sono particolarmente apprezzati dai fedeli.
Ancora: si è riflettuto sul rapporto tra migrazioni e famiglia, ribadendo che il nucleo familiare è un diritto fondamentale da riconoscere per ogni migrante ed esortando le politiche migratorie internazionali a tutelare il diritto all’unità familiare. Per i migranti – si è detto – la famiglia è elemento essenziale per l’integrazione nei Paesi di destinazione.

Durante l’ora dedicata al dibattito libero - tra le 18.00 e le 19.00 – sono emersi, in particolare, tre temi: riguardo ai divorziati risposati, è stata evidenziata la necessità di un percorso penitenziale, accompagnato anche da una riflessione sui divorziati rimasti soli, che spesso soffrono in silenzio, ai margini della vita sociale. In secondo luogo, si è sottolineato il bisogno di tutelare i figli di coniugi divorziati dalle ricadute psicologiche del divorzio su di loro. In quest’ambito, è stato ricordato che un’adeguata pastorale dei bambini spesso può riavvicinare i loro genitori alla Chiesa.

In terzo luogo, è stata richiamata l’importanza del rapporto tra la famiglia e l’educazione dei figli, con particolare riferimento al diritto dei genitori di scegliere il progetto educativo più adatto per i loro figli, così che questi ultimi possano ricevere un’educazione di qualità.
Infine, il Segretario generale del Sinodo, card. Lorenzo Baldisseri, ha reso noto che, nel corso delle otto Congregazioni generali, gli interventi dei Padri Sinodali sono stati in totale 180, a cui sono da aggiungere gli 80 avvenuti nelle ore di dibattito libero.

Nona Congregazione Generale: Ascoltare maggiormente i laici

Città del Vaticano, 10 ottobre 2014 (VIS).- La nona Congregazione generale ha visto l’audizione di 15 Interventi (6 di coppie e 9 di singoli uditori), quasi tutti laici impegnati nell’ambito della Pastorale familiare, della bioetica e dell’ecologia umana. Provenienti da diverse Paesi del mondo, in rappresentanza di quasi tutti i continenti, gli Uditori hanno portato in Aula la loro testimonianza viva, di apostolato familiare vissuto nella quotidianità.
Innanzitutto, sono state ricordate le difficoltà che vivono le famiglie del Medio Oriente, in particolare dell’Iraq: i numerosi conflitti – si è detto – si ripercuotono gravemente sulla famiglia, disgregata dalla morte dei suoi membri, costretta a migrare in cerca di un luogo sicuro in cui vivere, privata di un futuro per i giovani, sottratti alla scolarizzazione, e per gli anziani, abbandonati a se stessi. L’unità della famiglia cristiana in Medio Oriente è profondamente scossa, con conseguenze anche sull’unità sociale e nazionale dei Paesi appartenenti alla regione. Di fronte a tali drammatici scenari, dunque, la Chiesa rappresenta davvero un porto sicuro, una “famiglia di famiglie” che offre conforto e speranza. Ed è necessario anche preparare le coppie di coniugi ad essere “mediatrici” di pace e di riconciliazione.

Altro punto evidenziato dagli Uditori è stata la necessità che la Chiesa ascolti maggiormente i laici nella ricerca di soluzioni ai problemi delle famiglie, in particolare per quanto riguarda la sfera dell’intimità della vita di coppia. Per questo, è stata ribadita l’importanza di una sinergia tra il mondo accademico ed il mondo pastorale, per formare non “tecnici”, ma agenti pastorali che conoscano e sappiano promuovere i temi della famiglia e della vita, attraverso una “cosmovisione” antropologica cattolica ben salda.

Inoltre, gli Uditori hanno rimarcato la necessità di un maggior dialogo tra Chiesa e Stato, anche attraverso l’impegno di fedeli laici che, lontani da ambizioni personali, sappiano promuovere la tutela dei diritti della famiglia e la difesa della vita, lavorando per uno Stato dal volto umano. I laici – è stato rimarcato – devono essere attivi e competenti nella difesa pubblica dei valori della vita e della famiglia.

Gli interventi si sono, quindi, soffermati sul bisogno di formare in modo adeguato e permanente i sacerdoti sui temi della famiglia, in particolare sull’apertura alla vita, affinché riescano a spiegare ed a parlare con naturalezza e chiarezza dell’amore coniugale. Anche perché, ad esempio, è stato notato che se la pianificazione naturale della famiglia viene spiegata in modo approfondito, evidenziandone il valore positivo, essa rinsalda la vita di coppia. In quest’ottica, è stato ricordato che le omelie, se ben preparate, fanno sì che i fedeli partecipino di più alla celebrazione della Messa.

Un ulteriore spunto di riflessione ha messo in luce l’importanza della testimonianza: i giovani non hanno bisogno di tanta teoria, si è detto, ma comprendono molto bene la centralità della famiglia se essa viene dimostrata dalle famiglie stesse, testimoni credibili e soggetto di evangelizzazione. Per questo, si è riflettuto sulla necessità che le coppie siano accompagnate da un’adeguata pastorale anche dopo il matrimonio e non soltanto prima.
Quindi, gli Uditori hanno dato voce alle sofferenze di chi perde un familiare, come le persone vedove, orfane o i genitori che perdono un figlio. Per esse, è fondamentale l’accompagnamento della Chiesa e di gruppi di ascolto e di condivisione, affinché non si smarriscano davanti al profondo strazio della perdita, alla paura di un “deserto” degli affetti, ma restino ben saldi nella fede.


E’ emersa, poi, l’importanza di una “ecologia umana”, che aiuti a contrastare gli effetti negativi della globalizzazione economica, spesso portatrice di modelli contrari alla dottrina cattolica. Ferma condanna, inoltre, è stata espressa per tutte le forme di violenza domestica, in particolare sulle donne, evidenziando come spesso essa sia perpetrata da persone giovani.

Infine, è stato ribadito il bisogno della comunicazione all’interno della famiglia, poiché la condivisione tra i coniugi, la compartecipazione all’educazione dei figli, e soprattutto la preghiera tra le mura domestiche, contribuiscono a rinsaldare il nucleo familiare.

Messaggio dei Padri Sinodali per le famiglie in paesi di guerra

Città del Vaticano, 10 ottobre 2014 (VIS).-Riproduciamo a continuazione il Messaggio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi per le famiglie che soffrono a causa dei conflitti.

''Riuniti attorno al Successore dell’Apostolo Pietro, noi Padri sinodali della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, insieme a tutti i partecipanti, condividiamo la paterna sollecitudine del Santo Padre, esprimendo profonda vicinanza a tutte le famiglie che soffrono a causa dei numerosi conflitti in corso.

In particolare, eleviamo al Signore la nostra supplica per le famiglie irachene e siriane, costrette, a causa della fede cristiana che professano o dell’appartenenza ad altre comunità etniche o religiose, ad abbandonare tutto e a fuggire verso un futuro privo di ogni certezza. Con il Santo Padre Francesco ribadiamo che ''nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza'' e che ''uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio!'' . Nel ringraziare le Organizzazioni internazionali e i Paesi per la loro solidarietà, invitiamo le persone di buona volontà ad offrire la necessaria assistenza e l’aiuto alle vittime innocenti della barbarie in atto, e allo stesso tempo chiediamo alla Comunità internazionale di adoperarsi per ristabilire la convivenza pacifica in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente.

Parimenti, il nostro pensiero va alle famiglie lacerate e sofferenti nelle altre parti del mondo, che subiscono persistenti violenze. A loro vogliamo assicurare la nostra costante preghiera perché il Signore misericordioso converta i cuori e doni pace e stabilità a quanti ora sono nella prova.

La Santa Famiglia di Nazareth che ha patito la ''via dolorosa dell’esilio'' faccia di ogni famiglia, ''comunità di amore e di riconciliazione'' una sorgente di speranza per il mondo intero.

''Inutile strage'': Credenti e Santa Sede durante la I Guerra Mondiale

Città del Vaticano, 10 ottobre 2014 (VIS). Questa mattina, alle 11, ha avuto luogo nella Sala Stampa della Santa Sede, la presentazione del Convegno Internazionale -''Inutile strage''. I cattolici e la Santa Sede nella Prima Guerra Mondiale-, promosso dal Comitato Pontificio di Scienze storiche. Alla conferenza stampa sono intervenuti padre Bernard Ardura, O. Praem., Presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, e il Prof. Roberto Morozzo della Rocca, dell’Università degli Studi di “Roma Tre”.

''L'iniziativa del Pontificio Comitato di Scienze Storiche intende coinvolgere numerosi specialisti di questo argomento, per proporre una rilettura del conflitto non soltanto visto ma anche vissuto da parte dei credenti – in maggioranza cattolici, ma anche protestanti e ortodossi – e più specificamente da parte della Santa Sede che, allora ancora priva di territorio proprio, si è trovata sul territorio dell’Italia coinvolta nel conflitto, cercando per quanto fosse possibile di salvaguardare la sua specifica natura''.

Il tema del congresso “Inutile strage” sono due parole che esprimono la drammaticità della Prima guerra mondiale, oggetto del nostro Convegno internazionale. Cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con l’Accademia di Ungheria in Roma e la Commission Internationale d’Histoire et d’Études du Christianisme, ha ritenuto opportuno offrire l’occasione di una rivisitazione della storiografia con particolare attenzione all’impegno dei cattolici e della Santa Sede nel conflitto. L’iniziativa si è potuta realizzare, grazie alla generosa disponibilità di ventiquattro docenti universitari che rappresentano molti degli Stati coinvolti nel conflitto.

Padre Bernard Ardura ha spiegato che benché il nostro Convegno abbia principalmente come soggetto i Cattolici e la Santa Sede nella Prima guerra mondiale, abbiamo riservato vari interventi che ci offriranno l’opportunità di ascoltare vari Storici che ci parleranno di Stati dove furono predominanti protestanti e ortodossi.
Inoltre ha messo in evidenza che esiste il proposito di organizzare un secondo convegno nel 2018 sulle conseguenze del Trattato di Versailles, che furono, almeno in parte, all’origine della Seconda guerra mondiale e le cui conseguenze si sarebbero ancora fatte sentire all’alba del secolo XXI.

Altri Atti Pontifici

Città del Vaticano, 10 ottobre 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato il reverendo José João dos Santos Marcos come Vescovo coadiutore di Beja (superficie 12.300, popolazione 211.964, cattolici 175.946, sacerdoti 54, religiosi 75, diaconi permanenti 10) in Portogallo. Il Vescovo appena eletto è nato nel 1949 a Monte Perobolso (Portogallo) ed è stato ordinato sacerdote nel 1974. Durante il suo ministero pastorale è stato, tra le altre cose: membro del gruppo sacerdotale di formazione, parroco di varie parrocchie, direttore spirituale di vari seminari, membro del Consiglio Pastorale del patriarcato di Lisbona.

giovedì 9 ottobre 2014

Sesta Congregazione Generale: La Chiesa non è una dogana, ma una casa paterna, e non deve mostrarsi indifferente davanti alla debolezza.

Città del Vaticano, 9 ottobre 2014 (VIS).- Durante la Sesta Congregazione Generale, che ha avuto luogo ieri, mercoledì, nel pomeriggio, i padri sinodali hanno continuato la discussione sul tema previsto nell’indice dell’Instrumentum laboris: ''Le situazioni pastorali difficili (Parte II, cap. 3). Situazioni familiari / Riguardo alle unioni tra persone dello stesso sesso''.

La sesta Congregazione generale ha visto il proseguimento del dibattito generale sul tema previsto, secondo l’indice dell’Instrumentum Laboris: ''Le situazioni pastorali difficili (II parte, cap. 3). Situazioni familiari/Circa le unioni tra persone dello stesso sesso.
In primo luogo, è stato sottolineato che la Chiesa non è una dogana, ma una casa paterna e quindi deve offrire un accompagnamento paziente a tutte le persone, anche a coloro che si trovano in situazioni pastorali difficili. La vera Chiesa cattolica racchiude famiglie sane e famiglie in crisi e quindi lo sforzo quotidiano di santificazione non deve mostrare indifferenza nei confronti della debolezza, perché la pazienza implica l’aiutare attivamente il più debole.

Quanto ai processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, in generale è stata riscontrata da molti l’esigenza di snellimento nelle procedure (e di integrare più laici competenti nei Tribunali ecclesiastici), ma è stato anche rilevato il pericolo di superficialità e la necessità di salvaguardare sempre il rispetto della verità e i diritti delle parti. Anche perché – si è detto – il processo non è contrario alla carità pastorale e la pastorale giudiziale deve evitare idee colpevolizzanti, incoraggiando una trattazione serena dei casi. Sempre a proposito della nullità matrimoniale, si è riflettuto sull’ipotesi di ricorrere alla via amministrativa, non sostitutiva di quella giudiziale, bensì complementare ad essa. Si è proposto che spetti al vescovo decidere quali richieste di verifica di nullità trattare per tale via amministrativa.

E’ stato poi ribadito fortemente che occorre un atteggiamento di rispetto per i divorziati risposati, perché spesso vivono anche situazioni di disagio o ingiustizia sociale, soffrono in silenzio e cercano in molti casi cercano, attraverso un percorso graduale, di arrivare a partecipare più pienamente alla vita ecclesiale. La pastorale dovrà essere, quindi, non repressiva, ma colma di misericordia.

Riguardo alla poligamia, da una parte è stato sottolineato che si tratta di una realtà in via di diminuzione perché favorita per lo più dal contesto rurale, mentre oggi avanza l’urbanizzazione; dall’altra, si è ricordato che vi sono poligami convertiti al cattolicesimo e che desiderano ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, e ci si è domandati se vi siano misure pastorali specifiche per venire incontro a queste situazioni con l’opportuno discernimento.

Si è tornati sulla necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, soprattutto fra i giovani ai quali va presentata la bellezza dell’unione sacramentale, insieme ad una adeguata educazione affettiva, che non sia solo un’esortazione moralistica, che finisce per generare una sorta di analfabetismo religioso e umano. E’ necessaria, nel percorso matrimoniale, una vera crescita della persona.

Durante l’ora di dibattito libero – tra le 18.00 e le 19.00 – gli interventi hanno presentato esperienze e modelli concreti di una pastorale per i divorziati risposati che faccia ampio uso di gruppi di ascolto. E’ importante – si è detto – evitare attentamente di dare un giudizio morale, di parlare di ''stato permanente di peccato'', cercando, invece, di far comprendere che la non ammissione al sacramento dell’Eucaristia non elimina del tutto la possibilità della grazia in Cristo ed è dovuta piuttosto alla situazione oggettiva della permanenza di un precedente legame sacramentale indissolubile. In quest’ottica, è stata ribadita più volte l’importanza della comunione spirituale. In ogni caso è stato ribadito che anche queste proposte manifestano dei limiti e che certamente non vi sono soluzioni ''facili''di questa problematica.

Anche per la pastorale per le persone omosessuali si è insistito sulla importanza dell’ascolto, e anche di gruppi di ascolto.

Ulteriori interventi si sono soffermati sulla questione dei cattolici che mutano confessione cristiana, e viceversa, con tutte le difficili conseguenze che ne derivano per i matrimoni interconfessionali e la valutazione della loro validità, alla luce delle possibilità di divorzio previste dalle Chiese ortodosse.

Ricordando poi il Sinodo ordinario tenutosi nel 1980 e dedicato al tema de ''La famiglia cristiana'', si è osservata la grandissima evoluzione avvenuta da allora nella cultura giuridica internazionale e la necessità che la Chiesa ne sia consapevole e che le istituzioni culturali – come le Università cattoliche – si confrontino con questa situazione per conservare un ruolo nel dibattito in corso.

Settima Congregazione Generale: Le sfide pastorali circa l’apertura alla vita

Città del Vaticano, 9 ottobre 2014 (VIS). La settima Congregazione generale di questa mattina, è stata suddivisa in due momenti: il primo ha visto un ulteriore proseguimento del dibattito generale sul tema del pomeriggio precedente, ovvero ''Le situazioni pastorali difficili (II parte, cap. 3). Situazioni familiari/Circa le unioni tra persone dello stesso sesso''. Il secondo momento, invece, ha affrontato l’argomento successivo, ossia ''Le sfide pastorali circa l’apertura alla vita''.

Nella prima parte, dunque, si è tornati a riflettere sulla questione dell’accesso al sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati. Innanzitutto, è stata ribadita l’indissolubilità del matrimonio, senza compromessi, basata sul fatto che il vincolo sacramentale è una realtà oggettiva, opera di Cristo nella Chiesa. Tale valore va difeso e curato con una adeguata catechesi prematrimoniale, affinché i nubendi siano pienamente consapevoli del carattere sacramentale del vincolo e della sua natura vocazionale. E’ opportuno, inoltre, un accompagnamento pastorale per le coppie anche dopo le nozze.

Allo stesso tempo, è stato detto che bisogna guardare ai singoli casi, alle situazioni concrete anche di grande sofferenza, distinguendo, ad esempio, tra chi ha abbandonato il coniuge e chi è stato abbandonato. Il problema c’è – si è ripetuto varie volte in Aula – e la Chiesa non lo trascura. La pastorale non deve essere esclusiva, del ''tutto o niente'', ma misericordiosa, perché il mistero della Chiesa è un mistero di consolazione.

E’ stato comunque ricordato che per i divorziati risposati il fatto di non potersi accostare all’Eucaristia non significa assolutamente che non siano membri della comunità ecclesiale, anzi, si è invitato a riconsiderare che esistono diverse responsabilità che essi possono esercitare. Inoltre, è stata sottolineata anche la necessità di semplificare e accelerare i procedimenti per la dichiarazione di nullità matrimoniale.

Circa il concubinato in certe regioni si è rilevato che spesso è dovuto a motivi economici e sociali e non ad una sorta di rifiuto degli insegnamenti della Chiesa. Spesso, inoltre, queste e altre situazioni di unioni di fatto sono vissute conservando il desiderio della vita cristiana, e quindi necessitano di una pastorale adeguata. Parimenti, ribadendo l’impossibilità di riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, è stato comunque sottolineato il bisogno di un approccio rispettoso e non discriminante nei confronti degli omosessuali.

Ulteriori riflessioni si sono soffermate sulla questione dei matrimoni misti, evidenziando che, oltre alle difficoltà, è bene guardare anche alla possibilità, che essi offrono, di testimoniare l’armonia ed il dialogo interreligioso. Affrontato poi, nuovamente, il tema del linguaggio affinché la Chiesa riesca a coinvolgere credenti e non credenti, e tutte le persone di buona volontà per individuare modelli di vita familiare che favoriscano lo sviluppo integrale della persona umana ed il benessere della società. Il suggerimento – si è detto – è quello di parlare di famiglia con una ''grammatica della semplicità'' che arrivi ai cuori dei fedeli.

Nella seconda parte della Congregazione, è stato affrontato anche il tema della paternità responsabile, ribadendo che il dono della vita (così come la virtù della castità) sono valori fondanti del matrimonio cristiano e sottolineando la gravità di un crimine come l’aborto. Allo stesso tempo, sono stati evidenziati i tanti drammi che vivono molte famiglie, ad esempio in certi contesti asiatico, dove si verificano casi di infanticidio, violenza sulle donne, traffico degli esseri umani. E’ stata, perciò, sottolineata la necessità di dare risalto al concetto di giustizia tra le virtù fondanti della famiglia.

Quindi, il dibattito ha affrontato la questione della responsabilità dei genitori nell’educare i figli alla fede e agli insegnamenti che essa offre: tale responsabilità è primordiale – si è detto – ed è importante porvi la giusta attenzione. Tra l’altro, è stato notato come la pastorale dei bambini possa creare un punto di contatto con le famiglie che si trovano in situazioni difficili.

A proposito di bambini, è stato sottolineato l’impatto negativo della contraccezione sulla società, che ha comportato l’abbassamento della natalità. Di fronte a tale scenario – si è detto – i cattolici non devono restare in silenzio, bensì devono portare un messaggio di speranza: i bambini sono importanti, donano vita e gioia ai loro genitori e rafforzano la fede e le pratiche religiose.

Infine, si è tornati a parlare del ruolo essenziale dei laici nell’apostolato della famiglia e nella sua evangelizzazione, così come dei movimenti laicali che possono accompagnare i nuclei familiari in difficoltà.

Possesso cardinalizio

Città del Vaticano, 9 ottobre 2014 (VIS).- L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione della seguente Presa di Possesso:

Il sabato, 11 ottobre 2014, alle ore 18.30, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, prenderà possesso del Titolo dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, Via di Torrenova, 162.

mercoledì 8 ottobre 2014

Udienza generale: ''Le divisioni tra i cristiani feriscono Cristo''

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS).- Puntuale come al solito, il Santo Padre è uscito in Piazza San Pietro con la sua Jeep decappottabile e ha salutato i fedeli e i pellegrini lì riuniti. Il Papa ha dedicato l'Udienza generale del mercoledì ai ''tanti fratelli che condividono con noi la fede in Cristo, ma che appartengono ad altre confessioni o a tradizioni differenti dalla nostra''. Francesco, evidenziando che ancora oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla cordialità, ha domandato “E noi, come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti? Oppure crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione?''.


Il Papa ha sottolineato che le divisioni tra i cristiani feriscono la Chiesa e Cristo, e ha ricordato che Gesù desiderava che i suoi discepoli fossero uniti nel suo amore. Già in quel tempo, ha spiegato Francesco, questa unità era minacciata, e Gesù esortava i suoi discepoli a parlare con unanimità ''perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire''.


Il Vescovo di Roma ha parlato di come il maligno, durante tutta la storia, ha tentato la Chiesa cercando di dividerla. Come per disgrazia, la Chiesa è stata segnata da separazioni gravi e dolorose, che a volte si sono protratte a lungo nel tempo, arrivando fino ai nostri giorni ''per cui risulta difficile ricostruirne tutte le motivazioni e soprattutto trovare delle possibili soluzioni -ha detto, sottolineando che- dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra''.


''Di fronte a tutto questo -ha continuato- c’è qualcosa che ognuno di noi, come membri della santa madre Chiesa, possiamo e dobbiamo fare? Senz’altro non deve mancare la preghiera...e insieme a questa, il Signore ci chiede una rinnovata apertura: ci chiede di non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma di cogliere tutto ciò che di valido e di positivo ci viene offerto anche da chi la pensa diversamente da noi o si pone su posizioni differenti. Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto su quello che ci unisce...È un dolore... ma siamo divisi fra di noi. Ma tutti abbiamo qualcosa in comune: tutti crediamo in Gesù Cristo, il Signore... nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Tutti camminiamo insieme, siamo in cammino. Aiutiamoci l’un l’altro!...Facciamo la comunione in cammino. Questo si chiama ecumenismo spirituale: camminare il cammino della vita tutti insieme nella nostra fede, in Gesù Cristo il Signore.''.


Continuando con il tema della comunione, il santo Padre ha raccontato ai fedeli che oggi è molto grato al Signore perché si compiono settant'anni dalla sua prima comunione. ''Ricevere la Prima Comunione significa entrare in comunione con gli altri, con i fratelli della nostra Chiesa e anche con tutti quelli che appartengono a comunità diverse, ma che credono in Gesù''.


Prima di concludere, Francesco ha incoraggiato tutti ad andare avanti insieme verso la piena unità. ''La storia ci ha separato, ma siamo in cammino verso la riconciliazione e la comunione! E quando la meta ci può sembrare troppo distante, quasi irraggiungibile, e ci sentiamo presi dallo sconforto -ha detto- ci rincuori l’idea che Dio non può chiudere l’orecchio alla voce del proprio Figlio Gesù e non esaudire la sua e la nostra preghiera, affinché tutti i cristiani siano davvero una cosa sola''.

Quarta Congregazione: I Padri Sinodali parlano delle proposte attuali nella pastorale della famiglia e ricordano la situazione del continente africano colpito dal virus dell'ebola.

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS).-Ieri pomeriggio, durante la quarta congregazione generale, i padri sinodali hanno discusso sulle proposte attuali nella pastorale della famiglia.

In primo luogo, è stato sottolineato il legame tra crisi della fede e crisi della famiglia: la prima genera la seconda, si è detto. Questo perché la fede viene vista perlopiù come un insieme di contributi dottrinali, mentre essa è anzitutto un atto libero con cui ci si affida a Dio. Di qui, fra l’altro, il suggerimento di pensare ad un “Vademecum” dedicato alla catechesi sulla famiglia, così che possa rafforzare la sua missione evangelizzatrice. E’ stata sottolineata, inoltre, la debolezza di fede di molti battezzati, che spesso porta al matrimonio senza che i coniugi ne abbiano la giusta consapevolezza.

In secondo luogo, è stata evidenziata una grande sfida che oggi la famiglia deve affrontare, ovvero la “dittatura del pensiero unico” che mira ad introdurre nella società quei controvalori che distorcono la visione del matrimonio come unione tra uomo e donna. La crisi di valori, il secolarismo ateo, l’edonismo, l’ambizione del potere oggi distruggono la famiglia, la snaturano, indeboliscono le persone e, di conseguenza, rendono fragile anche la società. E’ importante, allora, recuperare nei fedeli la consapevolezza di appartenere alla Chiesa, perché la Chiesa cresce per attrazione e sono le famiglie della Chiesa che attraggono le altre famiglie.

Dal suo canto, la Chiesa, esperta di umanità, deve sottolineare la bellezza e la necessità che ciascuno ha della famiglia, poiché essa è insostituibile. Bisogna risvegliare nell’uomo il senso di appartenenza al nucleo familiare. Non solo: in quanto riflesso dell’amore di Dio, che non è mai un amore isolato, la famiglia apre ai rapporti ed alle relazioni con gli altri, divenendo fondamento della società.

Si è anche ricordata l’importanza del legame tra sacerdoti e famiglie: essi accompagnano le famiglie in tutte le tappe più importanti della vita, condividendone gioie e difficoltà; le famiglie, a loro volta, aiutano i sacerdoti a vivere il celibato come affettività piena, equilibrata, e non come rinuncia. Non solo: la famiglia è stata definita “culla di vocazioni” perché è proprio tra le mura domestiche, nella preghiera vissuta in comune, che nasce frequentemente la chiamata al sacerdozio.

Un ulteriore legame che è stato sottolineato è quello tra il battesimo ed il matrimonio: senza una iniziazione cristiana seria ed approfondita il significato del sacramento coniugale viene sminuito. Di qui, il richiamo al fatto che il matrimonio cristiano non può essere solo una tradizione culturale o un’esigenza sociale, ma deve essere inteso come una decisione vocazionale, intrapresa con la dovuta preparazione, che non può essere improvvisata in pochi incontri, ma va avviata per tempo.

Quindi, si è riflettuto su come il lavoro si ripercuota sulle dinamiche familiari: si tratta di due dimensioni che necessitano di essere conciliate – è stato detto – anche a causa di orari lavorativi sempre più flessibili, nuovi modelli contrattuali, distanze geografiche tra abitazione e luogo di lavoro. Non solo: la tecnologia porta il lavoro nelle case, rendendo difficile il dialogo familiare.

Numerosi interventi, in particolare relativi all’Africa, hanno richiamato l’attenzione sulle tante sfide che devono affrontare le famiglie in questo continente: poligamia, levirato, sètte, guerra, povertà, il doloroso dramma della migrazione, la pressione internazionale per il controllo delle nascite. Si tratta di problemi che minano la stabilità familiare, mettendola in crisi. Di fronte a tali sfide, è necessario rispondere con: un’evangelizzazione approfondita, capace di promuovere i valori della pace, della giustizia e dell’amore; una adeguata promozione del ruolo della donna nella società; un’accurata educazione dei bambini e la tutela dei diritti per tutte le vittime di violenza.

Nell’ora dedicata agli interventi liberi – tra le 18.00 e le 19.00 – si è tornati a parlare dell’esigenza di un nuovo linguaggio nell’annuncio del Vangelo, con particolare riferimento alle nuove tecnologie mediatiche. Quanto all’indissolubilità del matrimonio, è stato evidenziato che oggi sembra che la legge si contrapponga al bene della persona. In realtà, la verità del legame coniugale e della sua stabilità è iscritta nella persona stessa, quindi non si tratta di contrapporre legge e persona, ma di comprendere come aiutare a non tradire la propria verità.

E’ stata suggerita, inoltre, una riflessione sulle famiglie che non hanno avuto il dono dei figli pur desiderandolo, così come su quelle delle regioni colpite dal virus Ebola.
Infine, è stata richiamata l’immagine della Chiesa come luce, con l’auspicio che essa non sia solo la luce di un faro, che rimane fermo ed illumina da lontano, ma sia fiaccola, ovvero “luce gentile” che accompagna gli uomini nel loro cammino, passo dopo passo.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha fatto dono ai membri del Sinodo di una copia del voluminoso Enchiridion sulla famiglia.

Quinta Congregazione Generale: Situazioni critiche interne alla famiglia. La questione dei matrimoni misti. Misericordia e verità per i divorziati risposati

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS).- Nel corso della quinta Congregazione generale, oggi mattina, il dibattito generale è proseguito sui temi previsti dall’Instrumentum laboris: ''Le sfide pastorali sulla famiglia (II parte, cap. 2). La crisi della fede e la vita familiare/ Situazioni critiche interne alla famiglia. Pressioni esterne alla famiglia/Alcune situazioni particolari''.

Innanzitutto, il dibattito si è soffermato sulla Chiesa del Medioriente e dell’Africa del Nord: entrambe vivono in contesti politici, economici e religiosi difficili, con gravi ripercussioni sulle famiglie. Là dove, infatti, le leggi impediscono le riunificazioni familiari, la povertà spinge alla migrazione, dove vi è fondamentalismo religioso e i cristiani non hanno parità di diritti con i cittadini musulmani, si pongono spesso difficili problemi per le famiglie che risultano da matrimoni misti. 
 
In questi contesti, infatti, sono presenti ed in aumento i casi di matrimoni interreligiosi, i così detti ''matrimoni misti''. La sfida della Chiesa, allora – si è detto – è quella di capire quale catechesi si può offrire ai figli nati da tale unioni e come si possa rispondere all’incognita di quei cattolici che, uniti in matrimonio misto, vogliono continuare a praticare la loro fede. Tali coniugi – si è detto –non possono essere trascurati e la Chiesa deve continuare ad occuparsi di loro. Un’ulteriore sfida è rappresentata anche da quei cristiani che si convertono all’Islam per sposarsi: anche in questo caso, è necessaria una riflessione adeguata. 
 
La questione non è soltanto interreligiosa, ma talvolta anche ecumenica: ci sono casi in cui, poiché un cattolico che ha contratto matrimonio canonico non riesce ad ottenere la dichiarazione di nullità, passa ad un’altra confessione cristiana, sposandosi nuovamente in una Chiesa che lo permette. In ogni caso, fermo restando il patrimonio di fede condiviso, è stata sottolineata la necessità di incamminarsi sulla via della misericordia per le situazioni difficili. 
 
Quanto alla questione dei divorziati risposati, è stato evidenziato che la strada sinodale dovrà certamente occuparsene, con la prudenza richiesta per le grandi cause, ma anche coniugando l’obiettività della verità con la misericordia per la persona e la sua sofferenza. Bisogna ricordare che numerosi fedeli si trovano in questa situazione non per colpa loro.
E’ stato ricordato l’impegno della Santa Sede che non cessa di far sentire la sua voce in difesa della famiglia a tutti i livelli – internazionali, nazionali e regionali – con l’obiettivo di risaltarne la dignità, richiamarne i diritti ed i doveri, e sempre evidenziando che, come diceva Benedetto XVI, i suoi ''no'' sono, in realtà, ''sì'' alla vita. Per questo, è stato sottolineato che la Chiesa deve combattere il silenzio educativo e religioso nelle famiglie, perché non c’è posto per le esitazioni: è necessario un maggiore impegno nella testimonianza del Vangelo. E’ sempre necessaria la creatività nella pastorale.
Si è inoltre riflettuto sull’apporto insostituibile dei fedeli laici all’annuncio del Vangelo della famiglia: soprattutto i giovani, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità compiono un servizio di vitale importanza, portando avanti una missione profetica e controcorrente rispetto all’epoca contemporanea. Ascoltare e credere di più nei laici, dunque, risulta essenziale, poiché è in loro e con loro che la Chiesa può trovare le risposte ai problemi delle famiglie. 
 
Altro tema affrontato è stato quello della precarietà del lavoro e della disoccupazione: l’angoscia per la mancanza di un impiego sicuro crea difficoltà nelle famiglie, così come la povertà economica che spesso non permette di avere un’abitazione. Non solo: la mancanza di denaro talvolta fa sì che esso venga ''divinizzato'' e che le famiglie siano sacrificate sull’altare del profitto. E’ necessario, invece ribadire che il denaro deve servire e non governare. 
 
Ancora: si è tornati a riflettere sulla necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, anche con un’attenzione specifica all’educazione affettiva e sessuale, incoraggiando una vera mistica familiare della sessualità. Quindi, è stato ricordato il grande contributo dei nonni alla trasmissione della fede in famiglia e, sempre in riferimento agli anziani, è stato evidenziato quanto sia importante che il nucleo familiare accolga, con solidarietà, cura e tenerezza, le persone della terza età. Uguale sollecitudine deve essere riservata agli ammalati, per vincere quella ''cultura dello scarto'', da cui spesso Papa Francesco mette in guardia.

Atti Pontifici

Città del Vaticano, 8 ottobre 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

-il Vescovo Fausto Tardelli, fino ad ora di San Miniato (Italia), come vescovo di Pistoia (superficie 821, popolazione 228.600, cattolici 219.300, sacerdoti 129, religiosi 178, diaconi permanenti 22) in Italia.

-L'Arcivescovo Celso Morga Iruzubieta, fino ad ora Segretario della Congregazione per il Clero come arcivescovo coadiutore di Mérida-Badajoz (superficie 17.405, popolazione 597.300, cattolici 588.100, sacerdoti 311, religiosi 637) in Spagna.

-Reverendo Levi Bonatto, del clero della Prelatura Personale della Santa Croce e Opus Dei, come vescovo ausiliare di Goiania (superficie 13.320, popolazione 2.024.000, cattolici 1.221.000, sacerdoti 208, religiosi 563, diaconi permanenti 16) in Brasile. Il Vescovo appena eletto è nato nel 1957 a Sao José dos Pinhais (Brasile) ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Si è laureato in Economia presso l'Università Federale dello Stato di Paraná (Brasile) e in Diritto Canonico presso l'Università Pontificia della Santa Croce (Italia). Nel suo ministero sacerdotale è stato, tra l'altro, cappellano di diversi centri culturali in Brasile, padre spirituale di seminaristi, professore di Diritto Canonico e Teologia nello Studium Generale dell'Opus Dei a Sao Paulo. Attualmente era cappellano del centro culturale ''Marumbi''.

martedì 7 ottobre 2014

Programma della visita del Papa al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). E' stato pubblicato il programma della visita del Santo Padre Francesco al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa che avrà luogo martedì 25 novembre 2014.

L'aereo papale decollerà dall'aeroporto romano di Fiumicino alle 07.55, atterrerà a Strasburgo alle 10.00, dove il Papa sarà ricevuto in forma privata. Alle 10.30 pronuncerà un discorso davanti al Parlamento Europeo e alle 12,05 davanti al Consiglio di Europa. Alle 13,50 il Papa s'imbarcherà per ritornare a Roma, dove atterrerà all'aeroporto di Ciampino alle15.50.

Papa Francesco si recherà in visita in Francia nel 2015

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha reso noto oggi che il Santo Padre intende compiere un viaggio apostolico in Francia nel corso del prossimo anno 2015.

Seconda Congregazione Generale

Città del Vaticano, 7 ottobre 2014 (VIS). Nel corso della seconda Congregazione generale, è iniziato ieri pomeriggio il dibattito nell' Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il tema previsto, secondo l’ordine dell’Instrumentum Laboris, era: ''Il disegno di Dio su matrimonio e famiglia” (I parte, cap. 1) e ''Conoscenza e ricezione della Sacra Scrittura e dei documenti della Chiesa su matrimonio e famiglia” (I parte, cap. 2).

Partendo dalla premessa che la famiglia è nucleo fondamentale della società umana, culla dell’amore gratuito, e che parlare di famiglia e di matrimonio implica una educazione alla fedeltà, si è ribadito che la famiglia va tutelata perché ne va del futuro dell’umanità.

Da più parti, inoltre, è emersa la necessità di adeguare il linguaggio della Chiesa, affinché la dottrina sulla famiglia, la vita, la sessualità sia compresa nel modo giusto: bisogna entrare in dialogo con il mondo, guardando all’esempio del Concilio, ovvero con un’apertura critica, ma sincera. Perché se la Chiesa non ascolta il mondo, il mondo non ascolterà la Chiesa. Ed il dialogo si può basare su temi importanti, come la pari dignità tra uomo e donna ed il rifiuto della violenza.

Il Vangelo non va spiegato, ma va mostrato – si è detto in Aula – e soprattutto vanno coinvolti i fedeli laici nell’annuncio della Buona Novella, evidenziandone il carisma missionario. L’evangelizzazione non deve essere una teoria spersonalizzata, ma deve fare sì che le famiglie stesse diano, concretamente, testimonianza della bellezza e della verità evangeliche. La sfida, si è detto, è quella di passare da una situazione difensiva ad una propositiva e attiva, ovvero rilanciare la capacità di proporre il patrimonio della fede con un nuovo linguaggio, con speranza, ardore, entusiasmo, offrendo testimonianze convincenti, creando un ponte tra il linguaggio della Chiesa e quello società.

In questo senso, è stato auspicato l’uso di una catechesi ''biblica” piuttosto che ''teologico-speculativa” perché – nonostante le apparenze – la gente non è più soddisfatta dall’egoismo e cerca ideali. Anche perché l’uomo vuole la felicità ed il cristiano sa che la felicità è Cristo, ma non riesce più a trovare il linguaggio adatto per dirlo al mondo. La Chiesa, invece, deve essere ''magnetica”, lavorare per attrazione, con un atteggiamento di amicizia nei confronti del mondo.

Quanto alle coppie in difficoltà, si è sottolineato la necessità che la Chiesa deve essere loro vicina con comprensione, perdono e misericordia: la misericordia – è stato detto – è la prima prerogativa di Dio, ma bisogna guardarla nel contesto della giustizia, solo così si rispetterà davvero l’insieme del piano di Dio.

Il matrimonio è e resta un sacramento indissolubile; tuttavia, poiché la verità è Cristo, una Persona, e non un insieme di regole, è importante mantenere i principi, pur cambiando le forme concrete della loro attuazione. Insomma, come diceva Benedetto XVI, novità nella continuità: il Sinodo non mette in discussione la Dottrina, ma riflette sulla Pastorale, ovvero sul discernimento spirituale per l’applicazione di tale Dottrina davanti alle sfide della famiglia contemporanea. In questo senso, la misericordia non elimina i comandamenti, ma ne è la chiave ermeneutica.

Inoltre, è stato sottolineato come anche situazioni imperfette debbano essere considerate con rispetto: ad esempio, unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà ed amore, presentano elementi di santificazione e di verità. Essenziale, quindi, guardare innanzitutto agli elementi positivi, affinché il Sinodo infonda coraggio e speranza anche a forme imperfette di famiglia, che possono essere valorizzate, secondo il principio della gtradualità. Bisogna amare davvero le famiglie in difficoltà.

Nel contesto di una società in cui prevale una sorta di ''ego-latria” che porta alla defamiliarizzazione, bisogna rilevare una perdita del senso dell’Alleanza tra l’uomo (e la donna) e Dio. L’annuncio della bellezza della famiglia, quindi, non deve essere un estetismo, la presentazione di un mero ideale da imitare, ma deve presentare l’importanza dell’impegno definitivo fondato sull’Alleanza dei coniugi con Dio.

Altro punto essenziale, il rifiuto del clericalismo: talavolta la Chiesa sembra più preoccupata del potere che del servizio ed è per questo che non ispira i cuori degli uomini. Necessario, allora, tornare ad imitare Cristo, ritrovare l’umiltà: la riforma della Chiesa deve iniziare dalla riforma del clero, perché se i fedeli vedono pastori che imitano Cristo, allora torneranno ad avvicinarsi alla Chiesa, così che essa potrà passare dal solo evangelizzare all’essere evangelizzatrice.

E’ stato anche affrontato il tema del valore essenziale della sessualità all’interno del matrimonio: si parla talmente tanto, infatti, criticamente della sessualità al di fuori del matrimonio, che quella coniugale sembra quasi la concessione verso una imperfezione. Il Sinodo ha poi accennato – in modo più sintetico - alla necessità di una maggiore formazione per i sacerdoti, di politiche in favore della famiglia e del rilancio della trasmissione della fede all’interno della famiglia.

Durante l’ora di discussione libera, dalle 18.00 alle 19.00, sono emersi anche due suggerimenti: che il Sinodo mandi un messaggio di incoraggiamento e di stima alle famiglie in Iraq, minacciate dallo sterminio perpetrato dal fanatismo islamico e costrette a fuggire per non rinunciare alla loro fede. Il suggerimento è stato sottoposto a votazione ed approvato a maggioranza.

Un altro invito ha riguardato la necessità di riflettere anche sul clero sposato delle Chiese orientali, che spesso vive anch’esso delle ''crisi familiari”, che possono giungere alla domanda del divorzio.

Copyright © VIS - Vatican Information Service