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lunedì 9 giugno 2014

PAPA FRANCESCO E I PRESIDENTI DI ISARELE E PALESTINA INVOCANO LA PACE

Città del Vaticano, 9 giugno 2014 (VIS). Alle 19:00 di ieri, nei Giardini Vaticani, ha avuto luogo l'iniziativa "Invocazione per la pace", alla quale il Santo Padre Francesco, nel corso del suo recente pellegrinaggio in Terra Santa, aveva invitato i Presidenti Shimon Peres e Mahmoud Abbas, per chiedere il dono della pace fra i popoli Israeliano e Palestinese. I Presidenti Shimon Peres e Mahmous Abbas sono arrivati in Vaticano rispettivamente alle 18:15 ed alle 18:30 circa e il Santo Padre li ha ricevuti all'ingresso della Domus Santa Marta, intrattenendosi per un breve colloquio, prima con l'uno e poi con l'altro.

Successivamente Papa Francesco e i due Presidenti si sono incontrati nella Hall di Santa Marta e si è unito a loro il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, insieme hanno raggiunto in auto il luogo della celebrazione nei Giardini Vaticani dove li attendevano le rispettive Delegazioni. L'incontro ha avuto inizio con queste parole: "Il Signore vi conceda la pace! Siamo convenuti in questo luogo, Israeliani e Palestinesi, Ebrei, Cristiani e Musulmani, per offrire la nostra preghiera per la pace, per la Terra Santa e per tutti i suoi abitanti".

L'incontro si è svolto in tre tempi, a cui è seguita una conclusione. È stato seguito l'ordine cronologico: ha cominciato la comunità religiosa ebraica, poi la comunità cristiana e infine la comunità musulmana. La prima parte, per le tre comunità, è stata un'espressione di lode a Dio per il dono della creazione, e per averci creato membri di una sola famiglia umana. La seconda parte è stata una richiesta di perdono a Dio per aver mancato di comportarci come fratelli e sorelle; e per i peccati contro Dio e contro il nostro prossimo. Nella terza parte è stata elevata un'invocazione a Dio affinché conceda il dono della pace in Terra Santa e renda tutti capaci di essere costruttori di pace. Ognuno dei tre momenti è stato scandito da un breve intermezzo musicale. Una meditazione musicale più prolungata ha concluso ognuna delle tre parti principali. Al termine, prima di scambiarsi una stretta di mano e piantare un piccolo albero di ulivo, quale segno del comune desiderio di pace fra il popolo Palestinese e il popolo Israeliano, Papa Francesco, il Presidente Shimon Peres ed il Presidente Mahmoud Abbas, hanno preso la parola.

"Signori Presidenti, Santità, fratelli e sorelle! - ha detto Papa Francesco - con grande gioia vi saluto e desidero offrire a voi e alle distinte Delegazioni che vi accompagnano la stessa calorosa accoglienza che mi avete riservato nel mio pellegrinaggio appena compiuto in Terra Santa. Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia un cammino alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide. E ringrazio Vostra Santità, venerato Fratello Bartolomeo, per essere qui con me ad accogliere questi illustri ospiti. La Sua partecipazione è un grande dono, un prezioso sostegno, e testimonianza del cammino che come cristiani stiamo compiendo verso la piena unità".

"La vostra presenza, Signori Presidenti, è un grande segno di fraternità, che compite quali figli di Abramo, ed espressione concreta di fiducia in Dio, Signore della storia, che oggi ci guarda come fratelli l’uno dell’altro e desidera condurci sulle sue vie. Questo nostro incontro di invocazione della pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo è accompagnato dalla preghiera di tantissime persone, appartenenti a diverse culture, patrie, lingue e religioni: persone che hanno pregato per questo incontro e che ora sono unite a noi nella stessa invocazione. È un incontro che risponde all’ardente desiderio di quanti anelano alla pace e sognano un mondo dove gli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da avversari o da nemici".

"Signori Presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo".

"La storia ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: "fratello". Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo Padre".

"A Lui, nello Spirito di Gesù Cristo, io mi rivolgo, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, figlia della Terra Santa e Madre nostra. Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: "mai più la guerra!"; "con la guerra tutto è distrutto!". Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre "fratello", e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen".

Successivamente ha preso la parola il Presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres: "Sono venuto dalla Città Santa di Gerusalemme - ha detto - per ringraziarvi per questo vostro invito eccezionale. La Città Santa di Gerusalemme è il cuore pulsante del popolo ebraico. In ebraico, la nostra lingua antica, la parola Gerusalemme e la parola 'pace' hanno la stessa radice. E infatti pace è la visione stessa di Gerusalemme. Come si legge nel Libro dei Salmi (122, 6-9): 'Chiedete pace per Gerusalemme. Vivano sicuri quelli che ti amano. Sia pace nelle tue mura sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e i miei amici Io dirò: 'Su di te sia pace'. Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene".

"Durante la Sua storica visita alla Terra Santa - ha proseguito il Presidente Peres - , Lei ci ha toccato con il calore del Suo cuore, la sincerità delle Sue intenzioni, la Sua modestia, la Sua gentilezza. Lei ha toccato i cuori della gente – indipendentemente dalla sua fede e nazionalità. Lei si è presentato come un costruttore di ponti di fratellanza e di pace. Noi tutti abbiamo bisogno dell’ispirazione che accompagna il suo carattere e il suo cammino. Grazie".

"Due popoli – gli israeliani e i palestinesi – desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali.
Il Suo invito a unirsi a Lei in questa importante cerimonia per chiedere la pace, qui nei Giardini Vaticani, alla presenza di autorità Ebree, Cristiane, Musulmane e Druse, riflette meravigliosamente la Sua visione dell’aspirazione che tutti condividiamo: Pace. In questa commovente occasione, traboccanti di speranza e pieni di fede, eleviamo con Lei, Santità, una invocazione per la pace fra le religioni, le nazioni, le comunità, fra uomini e donne. Che la vera pace diventi nostra eredità presto e rapidamente".

"Il nostro Libro dei Libri ci impone la via della pace, ci chiede di adoperarci per la sua realizzazione. Dice il Libro dei Proverbi: 'Le sue vie sono vie di grazia, e tutti i suoi sentieri sono pace'. Così devono essere le nostre vie. Vie di grazia e di pace. Non è per caso che Rabbi Akiva ha colto l’essenza della nostra Legge con una sola frase: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Noi tutti siamo uguali davanti al Signore. Noi siamo tutti parte della famiglia umana. Perciò, senza pace noi non siamo completi e dobbiamo ancora compiere la missione dell’umanità. La pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi. Il Libro dei Salmi ci dice: 'Se ami la vita e desideri vedere lunghi giorni, trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontànati dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila'".

"Questo significa, che dobbiamo perseguire la pace. Ogni l’anno. Ogni giorno. Noi ci salutiamo con questa benedizione: Shalom, Salam. Noi dobbiamo essere degni del significato profondo ed esigente di questa benedizione. Anche quando la pace sembra lontana, noi dobbiamo perseguirla per renderla più vicina. E se noi perseguiamo la pace con perseveranza, con fede, noi la raggiungeremo. Ed essa durerà grazie a noi, a tutti noi, di tutte le fedi, di tutte le nazioni, come è stato scritto: 'Essi trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e non si eserciteranno più nell’arte della guerra'. L’anima s’innalza alla lettura di questi versi di visione eterna. E noi possiamo – insieme e ora, israeliani e palestinesi – trasformare la nostra nobile visione in una realtà di benessere e prosperità. E’ in nostro potere portare la pace ai nostri figli. Questo è il nostro dovere, la missione santa dei genitori. Lasciatemi concludere con una preghiera: Colui che fa la pace nei cieli faccia pace su di noi e su tutto Israele e sul mondo intero, e diciamo: Amen".

Infine il Presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas ha detto: "È davvero un grande onore per noi incontrarci di nuovo con Sua Santità il Papa Francesco a compimento del suo gentile invito a gustare la sua spirituale e nobile presenza, e ascoltare il suo pensiero e la sua saggezza cristallina, che promanano da un cuore sano, da una coscienza vibrante, come pure da un elevato senso etico e religioso. Io ringrazio Vostra Santità dal più profondo del cuore per aver intrapreso questo importante incontro qui in Vaticano. Allo stesso tempo, noi apprezziamo moltissimo la Vostra visita nella Terra Santa Palestina, e specificamente nella nostra città santa Gerusalemme e a Betlemme; la città dell’amore e della pace, e la culla di Gesù Cristo. La visita è un’espressione sincera della Vostra fede nella pace e un tentativo credibile per raggiungere la pace fra i palestinesi e gli israeliani".

"O Dio, noi ti lodiamo sempre per aver fatto di Gerusalemme la nostra porta per il cielo. Come dice il Santo Corano, "Gloria a Lui, che ha fatto che il Suo servo viaggiasse di notte dal luogo sacro dell’adorazione al più alto luogo dell’adorazione, i cui dintorni Noi abbiamo benedetto". Tu hai reso il pellegrinaggio e la preghiera in questo luogo gli atti migliori che i fedeli possono compiere in tuo onore, e hai espresso la tua promessa fedele con le parole: 'Entrino nel Masjid come hanno fatto per la prima volta'. Dio Onnipotente ha detto la verità".

"O, Dio del Cielo e della Terra, accetta la mia preghiera per la realizzazione della verità, della pace e della giustizia nella mia patria la Palestina, nella regione, e nel mondo intero.
Ti supplico, O Signore, in nome del mio popolo, il popolo della Palestina – musulmani, cristiani e samaritani – che desidera ardentemente una pace giusta, una vita degna e la libertà; ti supplico, O Signore, di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente. Concedi, O Signore, alla nostra regione e al suo popolo sicurezza, salvezza e stabilità. Salva la nostra città benedetta Gerusalemme; la prima Kiblah, la seconda Santa Moschea, la terza delle due Sante Moschee, e la città delle benedizioni e della pace con tutto ciò che la circonda".

"Riconciliazione e pace, O Signore, sono la nostra meta. Dio, nel Suo Libro Santo ha detto ai fedeli: 'Fate pace fra voi!' Noi siamo qui, Signore, orientati verso la pace. Rende fermi i nostri passi e corona di successo i nostri sforzi e le nostre iniziative. Tu sei il promotore della virtù e colui che previene il vizio, il male e l’aggressione. Tu parli e tu sei il più veritiero, 'E se essi si inclinano verso la pace, inclinati anche tu verso di essa, e abbi fiducia in Allah. Ecco! Egli è colui che ascolta, colui che conosce'. Come dice il Profeta Muhammad, 'Diffondete la pace fra voi'".

"Oggi, noi ripetiamo ciò che Gesù Cristo dice rivolgendosi a Gerusalemme: 'Se tu avessi conosciuto oggi la via della pace!'. Ricordiamo pure le parole di San Giovanni Paolo II, quando disse: 'Se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero'. E allo stesso tempo, nella nostra preghiera di oggi, abbiamo ripetutamente proclamato per coloro che si impegnano per la pace: 'Beati gli operatori di pace!'; e 'Chiedete pace per Gerusalemme' come si dice nelle Sacre Scritture".

"Perciò noi Ti chiediamo, Signore, la pace nella Terra Santa, Palestina, e Gerusalemme insieme con il suo popolo. Noi ti chiediamo di rendere la Palestina e Gerusalemme in particolare una terra sicura per tutti i credenti, e un luogo di preghiera e di culto per i seguaci delle tre religioni monoteistiche - Ebraismo, Cristianesimo, Islam - e per tutti coloro che desiderano visitarla come è stabilito nel sacro Corano".

"O Signore, tu sei la pace e la pace promana da te. O Dio di Gloria e di Maestà donaci sicurezza e salvezza, e allevia la sofferenza del mio popolo nella patria e nella diaspora. O Signore, porta una pace comprensiva e giusta al nostro Paese e alla regione cosicché il nostro popolo e i popoli del Medio Oriente e il mondo intero possano godere il frutto della pace, della stabilità e della coesistenza. Noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini. Noi cerchiamo la prosperità e pensieri di pace per noi come per gli altri. O Signore, rispondi alle nostre preghiere e dà successo alle nostre iniziative perché tu sei il più giusto, il più misericordioso, Signore dei mondi".

LO SPIRITO SANTO È LA MEMORIA VIVENTE DELLA CHIESA

Città del Vaticano, 8 giugno 2014 (VIS). Nella Solennità di Pentecoste, il Santo Padre Francesco ha presieduto nella Basilica Vaticana la Santa Messa, concelebrata dai Cardinali, Arcivescovi e Vescovi presenti nell'Urbe.

"Parlando agli Apostoli nell’Ultima Cena, Gesù disse che, dopo la sua partenza da questo mondo, avrebbe inviato loro il dono del Padre, cioè lo Spirito Santo. Questa promessa si realizza con potenza nel giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo discende sui discepoli riuniti nel Cenacolo", ha detto il Papa nell'omelia.

"Lo Spirito Santo ci insegna: è il Maestro interiore. Ci guida per il giusto cammino, attraverso le situazioni della vita. (...) Più che un maestro di dottrina - ha precisato il Papa - lo Spirito Santo è un maestro di vita. E della vita fa parte certamente anche il sapere, il conoscere, ma dentro l’orizzonte più ampio e armonico dell’esistenza cristiana".

"Lo Spirito Santo ci ricorda, ci ricorda tutto quello che Gesù ha detto. È la memoria vivente della Chiesa. E mentre ci fa ricordare, ci fa capire le parole del Signore. (...) Lo Spirito di verità e di carità ci ricorda tutto ciò che Cristo ha detto, ci fa entrare sempre più pienamente nel senso delle sue parole. (...) In sostanza lo Spirito ci ricorda il comandamento dell’amore, e ci chiama a viverlo".

"Un cristiano senza memoria - ha sottolineato il Pontefice - non è un vero cristiano: è un cristiano a metà strada, è un uomo o una donna prigioniero del momento, che non sa fare tesoro della sua storia, non sa leggerla e viverla come storia di salvezza. Invece, con l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo interpretare le ispirazioni interiori e gli avvenimenti della vita alla luce delle parole di Gesù. E così cresce in noi la sapienza della memoria, la sapienza del cuore, che è un dono dello Spirito".

"Lo Spirito Santo (...) ci fa parlare, con Dio e con gli uomini. Non ci sono cristiani muti, muti di anima; no, non c’è posto per questo. Ci fa parlare con Dio nella preghiera. (...) Ci fa parlare nell’atto di fede. (...) E lo Spirito ci fa parlare con gli uomini nel dialogo fraterno. Ci aiuta a parlare con gli altri riconoscendo in loro dei fratelli e delle sorelle".

"Ma c’è di più: lo Spirito Santo ci fa parlare anche agli uomini nella profezia, cioè facendoci 'canali' (...) della Parola di Dio. La profezia è fatta con franchezza, per mostrare apertamente le contraddizioni e le ingiustizie, ma sempre con mitezza e intento costruttivo. Penetrati dallo Spirito di amore, possiamo essere segni e strumenti di Dio che ama, che serve, che dona la vita".

"Il giorno di Pentecoste - ha detto infine il Pontefice - quando i discepoli 'furono colmati di Spirito Santo', fu il battesimo della Chiesa, che nacque 'in uscita', in 'partenza' per annunciare a tutti la Buona Notizia. La Madre Chiesa, che parte per servire. Ricordiamo l’altra Madre, la nostra Madre che partì con prontezza, per servire. La Madre Chiesa e la Madre Maria: tutte e due vergini, tutte e due madri, tutte e due donne".

REGINA COELI: UNA CHIESA CHE SORPRENDE

Città del Vaticano, 8 giugno 2014 (VIS). L'evento della Pentecoste che segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica è stato il tema della meditazione del Papa che ha preceduto la recita del Regina Coeli con le migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro.

"L’evento della Pentecoste - ha detto il Santo Padre Francesco - segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica; e ci colpiscono due tratti: è una Chiesa che sorprende e scompiglia. Un elemento fondamentale della Pentecoste è la sorpresa. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese, lo sappiamo. Nessuno si aspettava più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti orfani del loro Maestro. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua, raccontando le grandi opere di Dio. La Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo – la Risurrezione di Cristo – con un linguaggio nuovo – quello universale dell’amore. Un annuncio nuovo: Cristo è vivo, è risorto; un linguaggio nuovo: il linguaggio dell’amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio - pochi minuti prima erano tutti codardi, ma adesso parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo".

"Così è chiamata ad essere sempre la Chiesa: capace di sorprendere annunciando a tutti che Gesù il Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci, e per perdonarci. Proprio per questa missione Gesù risorto ha donato il suo Spirito alla Chiesa. Attenzione - ha avvertito il Papa - se la Chiesa è viva, sempre deve sorprendere. È proprio della Chiesa viva sorprendere. Una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima!".

"Qualcuno, a Gerusalemme, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla paura, rimanessero chiusi in casa per non creare scompiglio. Anche oggi tanti vogliono questo dai cristiani. Invece il Signore risorto li spinge nel mondo (...) La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, troppo 'distillata'. No, non si rassegna a questo! Non vuole essere un elemento decorativo. È una Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba e o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a volte, ci porta al martirio".

La Chiesa "nasce una e universale, con un’identità precisa, ma aperta, una Chiesa che abbraccia il mondo ma non lo cattura; lo lascia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per trattenere. Noi cristiani siamo liberi, e la Chiesa ci vuole liberi!".

TELEFONATA DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI PELLEGRINAGGIO A PIEDI MACERATA-LORETO

Città del Vaticano, 8 giugno 2014 (VIS). Questa sera, i partecipanti al 36° Pellegrinaggio a piedi Macerata - Loreto, riuniti allo Stadio Helvia Recina di Macerata per la Celebrazione Eucaristica di apertura presieduta dal Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin, hanno ricevuto una telefonata di Papa Francesco.

Il Santo Padre ha invitato i pellegrini a pregare Dio, per l'intercessione della Madonna di Loreto, per il buon esito dell'incontro di preghiera per la pace in Terra Santa e in Medio Oriente, convocato in Vaticano. "Non abbiate paura di sognare un mondo più giusto; di domandare, di cercare e di approfondire. Voi sapete che la fede - ha detto il Papa - non è un’eredità che riceviamo dagli altri, la fede non è un prodotto che si compra, ma è una risposta d’amore che diamo liberamente e costruiamo quotidianamente con pazienza, tra successi e fallimenti. Non temete di gettarvi tra le braccia di Dio. Dio non vi chiederà nulla se non per benedirlo e ridonarvelo moltiplicato cento volte tanto! Non lasciatevi scoraggiare dai perdenti o dai paurosi che (...) vi vogliono rinchiudere nelle loro mentalità buie invece di lasciarvi volare nella luce della speranza! Per favore, non cadete nella mediocrità! In quella mediocrità che abbassa e che ci fa rende grigi, ma la vita non è grigia, la vita è per scommetterla per i grandi ideali e per le cose grandi".

LO SPORT È UNA STRADA EDUCATIVA

Città del Vaticano, 7 giugno 2014 (VIS). "Lo sport è una strada educativa", ha detto Papa Francesco alle migliaia di persone che questo pomeriggio hanno partecipato in Piazza San Pietro alla festa del Centro Sportivo Italiano in occasione del 70° anniversario di fondazione.

"Io trovo tre strade, per i giovani, per i ragazzi, per i bambini - ha spiegato il Papa - La strada dell’educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all’inizio della vita giovanile! Se ci sono queste tre strade, io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze: niente droga, niente alcol. Perché? Perché la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti. Non dimenticate questo. A voi, sportivi, a voi, dirigenti, e anche a voi, uomini e donne della politica: educazione, sport e posti di lavoro!".

importante - ha sottolineato il Pontefice - che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma c’è qualcosa di più: a mettervi in gioco nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco con gli altri e con Dio; non accontentarsi di un 'pareggio' mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Non accontentarsi di queste vite tiepide, vite 'mediocremente pareggiate': no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre!".

"Nelle società sportive - ha proseguito il Papa - si impara ad accogliere. Si accoglie ogni atleta che desidera farne parte e ci si accoglie gli uni gli altri, con semplicità e simpatia. Invito tutti i dirigenti e gli allenatori ad essere anzitutto persone accoglienti, capaci di tenere aperta la porta per dare a ciascuno, soprattutto ai meno fortunati, un’opportunità per esprimersi. (...) Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! (...) Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità".

"Tanti educatori, preti e suore - ha ricordato il Santo Padre - sono partiti anche dallo sport per maturare la loro missione di uomini e di cristiani. (...) Tante delle vostre società sportive sono nate e vivono 'all’ombra del campanile' (...) se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. Se non c’è il gruppo sportivo, manca qualcosa. (...) Lo sport nella comunità può essere un ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore e ad incontrare Gesù Cristo".

"Mi raccomando - ha esortato infine il Papa - che tutti giochino, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantaggiati, come faceva Gesù. E vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno attraverso lo sport con i ragazzi delle periferie delle città: insieme con i palloni per giocare potete dare anche ragioni di speranza e di fiducia".

UDIENZA AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI MESSICANI

Città del Vaticano, 7 giugno 2014 (VIS). Stamani, il Santo Padre Francesco ha ricevuto il Presidente del Messico, Signor Enrique Peña Nieto, il quale si è successivamente incontrato con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Durante i cordiali colloqui, ci si è soffermati su alcuni aspetti della vita del Paese, quali le numerose riforme varate, in particolare, quella costituzionale riguardante la libertà religiosa. Sono stati poi affrontati altri temi di comune interesse, tra cui l’emigrazione, la lotta alla povertà ed alla disoccupazione, nonché le iniziative volte a combattere la violenza ed al narcotraffico.

Infine, vi è stato uno scambio di opinioni su temi attinenti all’attualità regionale e internazionale.

LA CHIESA PROPONGA UNA GIUSTIZIA UMANIZZANTE CHE PORTI L'AUTORE DEL REATO AL SUO TOTALE REINSERIMENTO

Città del Vaticano, 7 giugno 2014 (VIS). Il 30 maggio scorso, il Santo Padre ha indirizzato un Messaggio ai partecipanti al XIX Congresso Internazionale dell'Associazione Internazionale di Diritto Penale e al III Congresso dell'Associazione Latinoamericana di Diritto Penale e Criminologia, tenutosi la settimana scorsa a Buenos Aires (Argentina). Nel corso dell'assise sono state scambiate alcune idee "che fanno parte del tesoro della Scrittura e dell'esperienza millenaria del Popolo di Dio" e "Nonostante i mutamenti storici tre elementi sono rimasti costanti: la riparazione o soddisfazione del male commesso; la confessione con cui l'uomo esprime la sua conversione interiore e la contrizione per pervenire all'incontro con l'amore misericordioso e risanatore di Dio".

Riferendosi alla prima, la soddisfazione, Papa Francesco osserva che "il Signore poco alla volta ha insegnato al suo popolo che vi è una necessaria asimmetria tra il delitto e la pena, che un occhio o un dente rotto non si rimedia rompendone un altro. Si tratta di rendere giustizia alla vittima, non di giustiziare l'aggressore" e spiega che: "Nelle nostre società si tende a pensare che i crimini siano risolti quando si cattura e si condanna l'autore del reato, ignorando i crimini commessi, e senza prestare sufficiente attenzione alla situazione nella quale sono lasciate le vittime. Ma sarebbe un errore identificare la riparazione solo con la punizione, confondere la giustizia con la vendetta, che contribuirebbe soltanto ad accrescere la violenza, anche se istituzionalizzata. L'esperienza ci dice che l'aumento e l'inasprimento delle pene spesso non risolve i problemi sociali, né riesce a diminuire i tassi di criminalità, ma può causare seri problemi alle società, come le carceri sovraffollate o i prigionieri detenuti senza processo".

"Al riguardo - prosegue il Pontefice - i mezzi di comunicazione ricoprono un ruolo fondamentale ed hanno una grande responsabilità: da essi dipende informare correttamente e non creare allarme sociale o panico quando si riportano notizie di fatti criminosi. Sono in gioco la vita e la dignità delle persone che non possono diventare soggetti di pubblicità, a volte anche morbosi, condannando i presunti colpevoli al discredito sociale prima di essere giudicati o costringendo le vittime a rivivere pubblicamente, a fini sensazionalistici, il dolore subito".

Il secondo aspetto, la confessione è "l'atteggiamento di chi riconosce e si pente della sua colpa. Se non si aiuta in modo adeguato l'autore del reato, non gli si offre l'opportunità di convertirsi, egli finisce con l'essere una vittima del sistema... Dobbiamo andare avanti e fare tutto il possibile per correggere, migliorare ed educare l'uomo a maturare da tutti i punti di vista, senza scoraggiarsi, affrontando il male commesso e ripensando la sua vita senza lasciarsi schiacciare dalle sue miserie... E dobbiamo chiederci perché alcuni cadono ed altri no, trovandosi nella stessa condizione. Non di rado il reato affonda le sue radici nelle disuguaglianze economiche e sociali, nelle reti di corruzione e di criminalità organizzata, in cerca di complici fra i più potenti, le cui vittime sono fra i più vulnerabili. Per evitare questo flagello, non basta avere leggi giuste, è necessario formare persone responsabili e capaci di attuare le leggi. Una società governata solo dalle regole del mercato crea false aspettative e necessità superflue, e scarta quanti non sono all'altezza e impedisce che i lenti, i deboli e i meno dotati si facciano strada nella vita".

Infine, la contrizione è "l'anticamera del pentimento, via privilegiata che conduce al cuore di Dio, che ci accoglie e ci offre un'altra possibilità, se ci apriamo alla verità della penitenza e ci lasciamo trasformare dalla sua misericordia... L'atteggiamento di Dio che previene l'uomo peccatore offrendogli il suo perdono, si presenta così come una giustizia superiore, al tempo stesso leale e compassionevole, senza alcuna contraddizione tra questi due aspetti. Il perdono, infatti, non elimina né diminuisce la necessità dell'emendazione, propria della giustizia, né prescinde dalla necessità della conversione personale, ma va oltre, cercando di ristabilire i rapporti e di reintegrare le persone nella società".

"Qui - conclude il Papa - mi sembra che sia grande la sfida, che tutti dobbiamo affrontare, perché le misure contro il male non si limitino a reprimere, dissuadere, o isolare coloro che lo commettono, ma aiutino a riconvertirsi, a percorrere le vie del bene, ad essere persone autentiche lontane dalle proprie miserie, che diventano esse stesse misericordiose. Pertanto la Chiesa deve proporre una giustizia umanizzante, genuinamente riconciliata, una giustizia che porti l'autore del reato, lungo una strada rieducativa e di attiva penitenza, alla riabilitazione e al totale reinserimento nella società. Quanto importante e bello sarebbe accogliere questa sfida, perché non cada nell'oblio. È positivo che si facciano i passi necessari perché il perdono non si limiti unicamente alla sfera privata, ma raggiunga una vera dimensione politica e istituzionale creando relazioni di convivenza armoniosa".

GIORNATA DI STUDI DEDICATA A SAN PIO X

Città del Vaticano, 9 giugno 2014 (VIS). Il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha promosso per giovedì 12 giugno, una Giornata di Studi dedicata a San PIo X, nel centenario della morte (1914-2014), sul tema: "San Pio X - Un papa riformatore di fronte alle sfide del nuovo secolo". Alla Conferenza stampa di presentazione, tenutasi questa mattina presso la Sala Stampa della Santa Sede, sono intervenuti il Padre Bernard Ardura, O.Praem, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche ed il Professor Alejandro Mario Dieguez, dell’Archivio Segreto Vaticano.
 
"Nel corso di questa giornata di studio - ha detto Padre Ardura - cercheremo di mettere in risalto i principi e gli orientamenti pastorali di San Pio X, che, durante tutto il suo ministero, fu essenzialmente un pastore d’anime. (...) Tutti i suoi impegni nel campo ecclesiale e nel campo sociale erano dettati da un realismo pastorale, orientato verso il rinnovamento della vita cristiana delle persone e delle comunità".

Il Professor Dieguez ha a sua volta affermato che: "L’evento intende offrire una panoramica delle nuove acquisizioni storiografiche su questo intenso e cruciale pontificato. (...) Ciò è stato possibile grazie anche alla pubblicazione delle fonti archivistiche (con quattro volumi curati dall’Archivio Vaticano), a studi sistematici e approfonditi (non solo sul modernismo ma anche sulle visite apostoliche, sulla codificazione e la riforma della curia) a convegni di studi (ben sei negli ultimi venticinque anni). Si è potuto così recuperare 'il Pio X della storia e non quello del mito, il Pio X del governo e delle riforme ecclesiastiche e non quello della pietà popolare', ricomponendo la complessa e affascinante personalità di questo pontefice".

AIF RAFFORZA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE

Città del Vaticano, 7 giugno 2014 (VIS). L’AIF (Autorità di informazione Finanziaria) rafforza la sua collaborazione internazionale: firmati i Protocolli di Intesa con il Regno Unito, la Francia e altri quattro Paesi

L’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), l’Unità di Intelligence Finanziaria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano ha formalizzato la sua cooperazione bilaterale con il Regno Unito, la Francia e altri quattro Paesi, firmando Protocolli d’Intesa nel corso della Plenaria dell’Egmont Group che ha avuto luogo in Peru.

I Protocolli sono stati firmati dal Direttore dell’AIF, Dr René Bruelhart, con le Unità di Informazione Finanziaria di Regno Unito, Francia, Malta, Romania, Polonia e Perù.

Quella del Protocollo d’intesa (Memorandum of Understanding – MOU) è una prassi standard che formalizza la cooperazione e lo scambio di informazioni finanziarie fra le autorità competenti dei Paesi coinvolti, al fine di contrastare a livello internazionale il riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. Esso è redatto sulla base del modello predisposto dall’Egmont Group, l’organizzazione mondiale delle Unità di Informazione Finanziaria, e contiene clausole di reciprocità, riservatezza e sugli usi consentiti delle informazioni.

Diventando membro dell’Egmont Group l’anno scorso, l’AIF ha compiuto un passo di grande importanza nel rafforzamento della cooperazione internazionale della Santa Sede nell’impegno globale per combattere il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo” – ha dichiarato René Bruelhart. “La firma di questi ultimi Protocolli d’Intesa dimostra che stiamo allargando continuamente la nostra rete di collaborazione, e ciò renderà più facili i nostri sforzi congiunti”.

L’AIF è diventata membro dell’Egmont Group nel mese di luglio del 2013 e ha già firmato Protocolli d’Intesa con le unità di informazione finanziaria dell’Australia, del Belgio, di Cipro, della Germania, dell’Italia, dell’Olanda, della Slovenia, della Spagna e degli Stati Uniti d’America.

L’AIF è l’autorità competente della Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. E’ stata istituita nel 2010.

CARDINALE FILONI, INVIATO SPECIALE DEL SANTO PADRE A FUNCHAL

Città del Vaticano, 7 giugno 2014 (VIS). Questa mattina è stata pubblicata la Lettera Pontificia, redatta in latino e datata 28 maggio, con la quale Papa Francesco nomina il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del 500° anniversario della fondazione della Diocesi di Funchal (Arcipelago di Madeira, Portogallo), in programma nei giorni 13-16 giugno 2014.

La Missione Pontificia che accompagnerà il Cardinale è composta dal Monsignor José Fiel de Sousa, Vicario Generale e dal Canonico João Duarte Pita de Andrade, Presidente del Capitolo della Cattedrale.

UDIENZE

Città del Vaticano, 9 giugno 2014 (VIS). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:

- Il Cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l'Economia.

- Il Signor Francis Gurry, Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale.

- Il Signor Reinhard Schweppe, Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, in visita di congedo.

Sabato 7 giugno il Santo Padre ha ricevuto in udienza:

- Il Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congre­gazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

- Il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

- Il Cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

- La Signora Milagro Amalia Angela Sala, Presidente della "Organización Barrial Tupac Amaru", e Seguito (20).

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 9 giugno 2014 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha eretto la diocesi di Izcalli (Messico), con territorio dismembrato dalla diocesi di Cuautitlán, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Tlalnepantla.

- Ha nominato il Monsignor Francisco González Ramos, primo Vescovo della diocesi di Izcalli (superficie: 533; popolazione: 966.836; cattolici: 821.351; sacerdoti: 64; religiosi: 75), Messico. Il Vescovo eletto è nato nel 1958 a Pueblo Nuevo (Messico), ed è stato ordinato sacerdote nel 1982. È stato Prefetto delle disciplina nel Seminario minore e in quello maggiore e Professore nel Seminario maggiore di León. Dal 1997 è stato Parroco della parrocchia dello "Espíritu Santo". È stato finora Rettore del Seminario Maggiore di Irapuato.

- Ha nominato Membri della Congregazione per il Clero: il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze (Italia); il Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo di Berlin (Germania); l'Arcivescovo Gintaras Grušas, di Vilnius (Lituania).

- Ha confermato Membri della Congregazione per il Clero: il Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino; il Cardinale Norberto Rivera Carrera; il Cardinale Crescenzio Sepe; il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B.; il Cardinale Marc Ouellet, P.S.S.; il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino; il Cardinale Angelo Scola; il Cardinale Sean Patrick O'Malley, O.F.M. Cap.; il Cardinale André Vingt-Trois: il Cardinale Odilo Pedro Scherer; il Cardinale John Njue; il Cardinale Donald William Wuerl; il Cardinale Kazimierz Nycz; il Cardinale Willem Jacobus Eijk; il Cardinale João Braz de Aviz; il Monsignore Tomash Bernard Peta; il Monsignore Fernando Antônio Figueiredo, O.F.M.; il Monsignore Klaus Küng ed il Monsignore Heinrich Mussinghoff.

Sabato 7 giugno il Santo Padre ha nominato:

- L'Arcivescovo Hubertus Matheus Maria van Megen, Nunzio Apostolico in Eritrea, attualmente Nunzio Apostolico in Sudan.

- Il Cardinale Jozef Tomko, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale al 25° anniversario della ritrovata libertà dell’Eparchia greco-cattolica di Mukachevo, in programma presso il Seminario Maggiore di Uzhhorod (Ucraina) il 28 giugno 2014.
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