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Il Vatican Information Service (VIS), istituito nell'ambito della Sala Stampa della Santa Sede, è un bollettino telematico che diffonde notizie relative all'attività magistrale e pastorale del Santo Padre e della Curia Romana...

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lunedì 7 luglio 2014

NON C’È POSTO NEL MINISTERO DELLA CHIESA PER COLORO CHE COMMETTONO ABUSI SESSUALI

Città del Vaticano, 7 luglio 2014 (VIS). Pubblichiamo il testo integrale dell'omelia pronunciata questa mattina da Papa Francesco nel corso della celebrazione della Santa Messa, nella Cappella della Casa Santa Marta, alla quale hanno assistito sei persone vittime di abusi da parte di membri del clero.

"L’immagine di Pietro che, vedendo uscire Gesù da questa seduta di duro interrogatorio, e che incrocia lo sguardo con Gesù e piange, mi viene oggi nel cuore incrociando il vostro sguardo, di tanti uomini e donne, bambini e bambine; sento lo sguardo di Gesù e chiedo la grazia del suo pregare.

La grazia che la Chiesa pianga e ripari per i suoi figli e figlie che hanno tradito la loro missione, che hanno abusato di persone innocenti. E io oggi sono grato a voi per essere venuti qui.

Da tempo sento nel cuore un profondo dolore, una sofferenza, per tanto tempo nascosto, dissimulato in una complicità che non trova spiegazione, finché qualcuno non si è reso conto che Gesù guardava, e un altro lo stesso e un altro lo stesso... e si fecero coraggio a sostenere tale sguardo. E quei pochi che hanno cominciato a piangere, hanno contagiato la nostra coscienza per questo crimine e grave peccato. Questa è la mia angoscia e il mio dolore per il fatto che alcuni sacerdoti e vescovi hanno violato l’innocenza di minori e la loro propria vocazione sacerdotale abusandoli sessualmente. Si tratta di qualcosa di più che di atti deprecabili. È come un culto sacrilego perché questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale per condurli a Dio ed essi li hanno sacrificati all’idolo della loro concupiscenza. Profanano la stessa immagine di Dio a cui immagine siamo stati creati. L’infanzia - lo sappiamo tutti - è un tesoro. Il cuore giovane, così aperto di speranza, contempla i misteri dell’amore di Dio e si mostra disposto in una maniera unica ad essere alimentato nella fede. Oggi il cuore della Chiesa guarda gli occhi di Gesù in questi bambini e bambine e vuole piangere. Chiede la grazia di piangere di fronte a questi atti esecrabili di abuso perpetrati contro i minori. Atti che hanno lasciato cicatrici per tutta la vita.

So che queste ferite sono una fonte di profonda e spesso implacabile pena emotiva e spirituale e anche di disperazione. Molti di coloro che hanno patito questa esperienza hanno cercato palliativi nella dipendenza. Altri hanno sperimentato seri disturbi nelle relazioni con genitori, coniugi e figli. La sofferenza delle famiglie è stata particolarmente grave dal momento che il danno provocato dall’abuso colpisce queste relazioni vitali.

Alcuni hanno anche sofferto la terribile tragedia del suicidio di una persona cara. La morte di questi amati figli di Dio pesa sul cuore e sulla mia coscienza e di quella di tutta la Chiesa. A queste famiglie offro i miei sentimenti di amore e di dolore. Gesù torturato e interrogato con la passione dell’odio è condotto in un altro luogo e guarda. Guarda a uno dei suoi, quello che lo aveva rinnegato e lo fa piangere. Chiediamo questa grazia insieme a quella della riparazione.

I peccati di abuso sessuale contro minori da parte di membri del clero hanno un effetto dirompente sulla fede e la speranza in Dio. Alcuni si sono aggrappati alla fede, mentre per altri il tradimento e l’abbandono hanno eroso la loro fede in Dio. La vostra presenza qui parla del miracolo della speranza che ha il sopravvento sulla più profonda oscurità. Senza dubbio, è un segno della misericordia di Dio che noi abbiamo oggi l’opportunità di incontrarci, di adorare il Signore, di guardarci negli occhi e cercare la grazia della riconciliazione.

Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti e umilmente chiedo perdono.

Chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso. Questo, inoltre, ha recato una sofferenza ulteriore a quanti erano stati abusati e ha messo in pericolo altri minori che si trovavano in situazione di rischio.

D’altra parte, il coraggio che voi e altri avete dimostrato facendo emergere la verità è stato un servizio di amore, per aver fatto luce su una terribile oscurità nella vita della Chiesa. Non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali; e mi impegno a non tollerare il danno recato a un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale. Tutti i vescovi devono esercitare il loro servizio di pastori con somma cura per salvaguardare la protezione dei minori e renderanno conto di questa responsabilità.

Per tutti noi vale il consiglio che Gesù dà a coloro che danno scandalo, la macina da molino e il mare (cfr Mt 18, 6).

Inoltre continueremo a vigilare sulla preparazione al sacerdozio. Conto sui membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, tutti i minori, a qualsiasi religione appartengono, sono i piccoli che il Signore guarda con amore.

Chiedo questo ausilio affinché mi aiutino a far sì che possiamo disporre delle migliori politiche e procedimenti nella Chiesa universale per la protezione dei minori e per la formazione di personale della Chiesa nel portare avanti tali politiche e procedimenti. Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurare che tali peccati non si ripetano più nella Chiesa.

Fratelli e sorelle, essendo tutti membri della famiglia di Dio, siamo chiamati a entrare nella dinamica della misericordia. Il Signore Gesù, nostro Salvatore, è l’esempio supremo, l’innocente che ha portato i nostri peccati sulla croce. Riconciliarci è l’essenza stessa della nostra comune identità come seguaci di Cristo. Rivolgendoci a Lui, accompagnati dalla nostra Madre Santissima ai piedi della croce, chiediamo la grazia della riconciliazione con tutto il popolo di Dio. La soave intercessione di Nostra Signora della Tenera Misericordia è una fonte inesauribile di aiuto nel nostro percorso di guarigione.

Voi e tutti coloro che hanno subito abusi da parte di membri del clero siete amati da Dio. Prego affinché quanto rimane dell’oscurità che vi ha toccato sia guarito dall’abbraccio del Bambino Gesù e che al danno recatovi subentri una fede e una gioia rinnovata.

Ringrazio per questo incontro e, per favore, pregate per me, perché gli occhi del mio cuore vedano sempre con chiarezza la strada dell’amore misericordioso e Dio mi conceda il coraggio di seguire questa strada per il bene dei minori.

Gesù esce da un giudizio ingiusto, da un interrogatorio crudele e guarda gli occhi di Pietro e Pietro piange. Noi chiediamo che ci guardi, che ci lasciamo guardare, e possiamo piangere, e che ci dia la grazia della vergogna, perché come Pietro, quaranta giorni dopo, possiamo rispondergli: 'sai che ti amiamo' e ascoltare la sua voce: 'torna al tuo cammino e pascola le mie pecore' - e aggiungo - 'e non permettere che alcun lupo entri nel gregge'".

RIUNIONE COMMISSIONE PONTIFICIA TUTELA MINORI E INCONTRO DEL PAPA CON LE VITTIME DI ABUSI DA PARTE DI MEMBRI DEL CLERO

Città del Vaticano, 7 luglio 2014 (VIS). Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Direttore Padre Federico Lombardi, S.I., ha tenuto un briefing riguardante la riunione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, domenica 6 luglio, e l'incontro del Papa con le vittime di abusi, lunedì 7 luglio.

"La Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, con la coordinazione del Cardinale Sean Patrick O'Malley, O.F.M.Cap., e la collaborazione sul piano organizzativo di Monsignor Robert Oliver, si è riunita domenica 6 luglio, presso la Casa Santa Marta, presenti tutti i suoi membri", ha detto Padre Lombardi precisando che gli argomenti trattati sono stati: "proposte per la scelta e nomina di nuovi membri, per integrare la Commissione con rappresentanti di altre aree geografiche, statuti della Commissione, esigenza di stabilire un Ufficio operativo e possibilità di organizzare gruppi di lavoro su temi specifici con la collaborazione di specialisti e altre istituzioni. È stato dedicato tempo - ha inoltre informato Padre Lombardi - anche alla preparazione dell'incontro del Santo Padre con alcune vittime, previsto per questa mattina, lunedì 7 luglio".

"Il prossimo incontro è previsto nel mese di ottobre 2014. Si spera che possano essere presenti nuovi membri della Commissione".

Riferendosi all'Incontro del Papa con alcune vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero, tenutosi questa mattina, Padre Lombardi ha riferito: "Si è trattato di sei persone adulte, tre uomini e tre donne, provenienti da Germania, Irlanda e Regno Unito. Ognuna di esse era accompagnata da un familiare o altro accompagnatore. I partecipanti erano stati invitati, a cura del Cardinale O’Malley, da alcuni Paesi dove esiste una struttura della Chiesa che si occupa delle vittime di abusi sessuali".

"Le persone invitate erano giunte alla Casa di Santa Marta entro il pomeriggio di Domenica 6 luglio. Mentre erano a cena nel refettorio, il Santo Padre è passato a dare loro un primo breve saluto. Oggi, il Papa ha anzitutto offerto per loro una Messa, celebrata nella cappella di Santa Marta alle 7:00 del mattino, a cui hanno partecipato anche gli accompagnatori, i membri della Commissione e pochissimi altri collaboratori. Il formulario della Messa era quello per la pace e la giustizia. Durante la Messa il Papa ha pronunciato per loro una omelia in lingua spagnola, di cui i presenti avevano a disposizione il testo tradotto nelle proprie lingue. Dopo la Messa, il Papa ha salutato i singoli presenti, come fa abitualmente".

"Dopo la colazione, il Papa ha ricevuto i singoli visitatori, con i loro accompagnatori, per un colloquio personale privato, in una saletta di Santa Marta, uno dopo l’altro. I colloqui sono durati dalle ore 9:00 fino verso le ore 12.20. I partecipanti, dopo i colloqui, - ha concluso il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede - hanno manifestato la loro commozione e la loro soddisfazione per essere stati ascoltati dal Papa con tanta attenzione e disponibilità. Il Papa ha mostrato che l’ascolto aiuta a capire e a preparare la strada per ritrovare la fiducia, guarire le ferite, aprire una possibilità di riconciliazione con Dio e con la Chiesa".

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SUA VISITA A LAMPEDUSA

Città del Vaticano, 5 luglio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha indirizzato un Messaggio all'Arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, nel primo anniversario della sua visita all'isola siciliana di Lampedusa, dove, l'8 luglio dello scorso anno, si recò a pregare per i migranti africani che hanno perso la vita nel Mediterraneo. "A distanza di un anno il problema dell’immigrazione si sta aggravando e altre tragedie si sono purtroppo susseguite ad un ritmo incalzante - scrive Papa Francesco - Il nostro cuore fa fatica ad accettare la morte di questi nostri fratelli e sorelle, che affrontano viaggi estenuanti per fuggire da drammi, povertà, guerre, conflitti, spesso legati a politiche internazionali. Mi reco ancora una volta spiritualmente al largo del mare Mediterraneo per piangere con quanti sono nel dolore e per gettare i fiori della preghiera di suffragio per le donne, gli uomini e i bambini che sono vittime di un dramma che sembra senza fine".

"Esso richiede di essere affrontato non con la logica dell’indifferenza, ma con la logica dell’ospitalità e della condivisione al fine di tutelare e promuovere la dignità e la centralità di ogni essere umano. Incoraggio le comunità cristiane e ogni persona di buona volontà a continuare a chinarsi su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione. Al tempo stesso, auspico che le Istituzioni competenti, specialmente a livello Europeo, siano più coraggiose e generose nel soccorso ai profughi".


PAPA FRANCESCO ALL'ANGELUS: GESÙ CHIAMA TUTTI A SÉ E PROMETTE SOLLIEVO E RISTORO

Città del Vaticano, 6 luglio 2014 (VIS). "Nel Vangelo di questa domenica troviamo l’invito di Gesù. Dice così: 'Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro' " - ha detto Papa Francesco questa mattina all'Angelus che ha recitato con le migliaia di pellegrini riuniti in Piazza San Pietro . "Le parole di Gesù danno sempre speranza! (...) Questo invito di Gesù si estende fino ai nostri giorni, per raggiungere tanti fratelli e sorelle oppressi da condizioni di vita precarie, da situazioni esistenziali difficili e a volte prive di validi punti di riferimento".

"Nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi, si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell’abbandono e dell’indifferenza. L’indifferenza: quanto male fa ai bisognosi l’indifferenza umana! E peggio, l’indifferenza dei cristiani! Ai margini della società sono tanti gli uomini e le donne provati dall’indigenza, ma anche dall’insoddisfazione della vita e dalla frustrazione. Tanti sono costretti ad emigrare dalla loro Patria, mettendo a repentaglio la propria vita. Molti di più portano ogni giorno il peso di un sistema economico che sfrutta l’uomo, gli impone un 'giogo' insopportabile, che i pochi privilegiati non vogliono portare. A ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, Gesù ripete: 'Venite a me, voi tutti'".

"Ma lo dice anche a coloro che possiedono tutto, ma il cui cuore è vuoto e senza Dio - ha sottolineato Papa Francesco - (...). L’invito di Gesù è per tutti. Ma in modo speciale per questi che soffrono di più. Gesù promette di dare ristoro a tutti, ma ci fa anche un invito, che è come un comandamento: 'Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore'. Il 'giogo' del Signore consiste nel caricarsi del peso degli altri con amore fraterno. Una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro. La mitezza e l’umiltà del cuore ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi, le nostre critiche o la nostra indifferenza".

Infine il Papa ha salutato i fedeli della parrocchia di Salzano, nella diocesi di Treviso, dove fu parroco Don Giuseppe Sarto, diventato Papa Pio X e proclamato Santo, del quale ricorre il centenario della morte e, riferendosi alla Visita Pastorale in Molise appena conclusa, ha detto: "Vorrei salutare in modo particolare e affettuoso tutta la brava gente del Molise che ieri mi ha accolto nella loro bella terra e anche nel loro cuore. É stata un’accoglienza calda, calorosa: non la dimenticherò mai! Grazie tante".

ALTRI ATTI PONTIFICI

Città del Vaticano, 7 luglio 2014 (VIS). Il Santo Padre ha nominato:

- Il Padre Manuel Ochogavía Barahona, O.S.A., Vescovo della Diocesi di Colón-Kuna Yala (superficie: 8.167; popolazione: 290.000; cattolici: 204.000; sacerdoti: 34; religiosi: 46), Panamá. Il Vescovo eletto è nato nel 1967 a Las Tablas (Panamá), entrato nell'Ordine Agostiniano, ha emesso la prima professione nel 1990, i voti solenni nel 1995 ed è stato ordinato sacerdote nel 2002. Dal 1998 al 2002 Ministero presso il Collegio San Agustín, nella Diocesi di David; dal 2002 al 2010 Professore ed Amministratore del Collegio San Agustín; dal 2006 al 2010 Parroco di San José in Tolé, Diocesi di David; dal 2010 Priore del Convento e Parroco nella Diocesi di Chitré, e dal 2013 Cancelliere diocesano, Membro del Collegio dei Consultori, Membro del Consiglio del suo Ordine per Panamá, Delegato presso l’Organizzazione degli Agostiniani dell’America Latina. È anche assessore diocesano del "Movimiento Familiar Cristiano" e Cappellano del Centro Regionale Universitario di Azuero.

Sabato 5 luglio, il Santo Padre ha nominato:

- L'Arcivescovo Antonio Arcari, Nunzio Apostolico in Costa Rica, finora Nunzio Apostolico in Mozambico.

- Il Vescovo John Ebebe Ayah, Vescovo di Uyo (superficie: 5.969; popolazione: 1.963.000; cattolici: 737.000; sacerdoti: 75; religiosi: 58), Nigeria ed Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi do Ogoja (Nigeria).

- Il Monsignor Luis Fernando Rodríguez Velásquez, Vescovo Ausiliare dell'arcidiocesi di Cali (superficie: 2.504; popolazione: 2.821.000; cattolici: 2.397.000; sacerdoti: 405; religiosi: 1.044; diaconi permanenti: 16), Colombia. Il Vescovo eletto è nato a Medellín nel 1959 ed è stato ordinato sacerdote nel 1984. Dal 1985 al 1986 Vicario Parrocchiale della Parrocchia di “San Blas”; dal 1985 al 1990 Formatore e Vice Rettore del Seminario Maggiore di Medellín; dal 1986 al 1990 Vice Cancelliere dell’arcidiocesi di Medellín e Segretario dell’Arcivescovo; nel 1990 Parroco della Parrocchia di “Santa María la Virgen”; dal 1990 al 1997 Officiale del Pontificio Consiglio per la Famiglia; dal 1997 al 2000 Parroco della Parrocchia “El Sagrario”; dal 1998 al 2004 Vicario Giudiziale Aggiunto del Tribunale arcidiocesano; dal 1986 al 2003 Professore e Cappellano dal 2000 al 2004; dal 2004 al 2013 Rettore della Pontificia Università Bolivaria di Medellín, e, dal 2013, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Medellín.

- Il Padre Łukasz Mirosław Buzun, OSPPE, Vescovo Ausiliare di Kalisz (superficie: 10.800; popolazione: 732.348; cattolici: 726.000; sacerdoti: 608; religiosi: 536), Polonia. Il Vescovo eletto è nato nel 1968 a Korycin (Polonia), nel 1989 è stato ammesso al noviziato dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita, ha emesso i voti perpetui nel 1995 ed è stato ordinato sacerdote nel 1996. Dal 1996 al 2003 ha svolto il lavoro pastorale e catechistico nel monastero e nella parrocchia di Wieruszów (diocesi di Kalisz). Dal 2004 al 2006 ha lavorato nel monastero e nella parrocchia di Włodawa e dal 2007 al 2008 nel monastero di Jasna Góra, dove, dal 2008 al 2011, è stato anche Vice-direttore della Radio di Jasna Góra. Dal 2010 è Docente di Teologia Spirituale nella Facoltà teologica dell’Università Cardinale Stefan Wyszyński a Varsavia. Nel 2011 è stato eletto terzo Vice-priore del Monastero di Jasna Góra in Częstochowa e recentemente Priore dello stesso Monastero.

VISITA PASTORALE DI PAPA FRANCESCO IN MOLISE

DIFENDERE LA DIGNITÀ CHE DÀ IL LAVORO

Città del Vaticano, 5 luglio 2014 (VIS). La Visita Pastorale del Santo Padre alle Diocesi di Campobasso-Boiano ed Isernia-Venafro, sul tema: "Dio non si stanca di perdonare", ha avuto inizio questa mattina con l'incontro con il mondo del lavoro e dell'industria nell'Aula Magna dell'Università degli Studi del Molise. Partito in elicottero alle 7:45, all'arrivo all'eliporto dell'Università del Molise a Campobasso, il Santo Padre è stato accolto dalle autorità civili e religiose.

"Il nostro Dio è il Dio delle sorprese. (...) Dio che rompe gli schemi. E se noi non abbiamo il coraggio di rompere gli schemi, mai andremo avanti perché il nostro Dio ci spinge a questo: essere creativi sul futuro" - sono state le prime parole pronunciate dal Papa - "Il luogo in cui ci troviamo è l'Università. E questo è significativo: esprime l’importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale. Lo testimoniava poco fa il giovane agricoltore con la sua scelta di fare il corso di laurea in agraria e di lavorare la terra 'per vocazione'. Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo. È il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda. (...) Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato. Io vedo l’America - la mia patria, pure: tante foreste, spogliate, che diventano terra che non si può coltivare, che non può dare vita. Questo è il peccato nostro: di sfruttare la terra e non lasciare che lei ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto della coltivazione".

Il Papa ha poi fatto riferimento ad un'altra sfida della nostra epoca: conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia. "Questo è un punto 'critico' - ha detto - un punto che ci permette di discernere, di valutare la qualità umana del sistema economico in cui ci troviamo. E all’interno di questo ambito si colloca anche la questione della domenica lavorativa, che non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica. (...) La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La domenica libera dal lavoro (...) sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità. Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà".

"Cari amici, oggi vorrei unire la mia voce - ha continuato il Pontefice - a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche un 'patto per il lavoro' (...). Tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un 'patto per il lavoro' che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee".
Successivamente, citando la parola chiave detta da un lavoratore: dignità, il Papa ha affermato: "Non avere lavoro non è soltanto non avere il necessario per vivere, no. Noi possiamo mangiare tutti i giorni: andiamo alla Caritas, andiamo a questa associazione, andiamo al club, andiamo là e ci danno da mangiare. Ma questo non è il problema. Il problema è non portare il pane a casa: questo è grave, e questo toglie la dignità! Questo toglie la dignità. E il problema più grave non è la fame - anche se il problema c’è. Il problema più grave è la dignità. Per questo dobbiamo lavorare e difendere la nostra dignità, che dà il lavoro".

Infine nel ricevere in dono un dipinto che rappresenta una maternità, ringraziando, Papa Francesco ha detto: "Maternità comporta travaglio, ma il travaglio del parto è orientato alla vita, è pieno di speranza. Allora non solo vi ringrazio per questo dono, ma vi ringrazio ancora di più per la testimonianza che esso contiene: quella di un travaglio pieno di speranza".

LA CHIESA È UN POPOLO CHE SERVE DIO

Città del Vaticano, 4 luglio 2014 (VIS). La Visita Pastorale del Santo Padre in Molise è proseguita con la Concelebrazione Eucaristica, alle 10:30, nell'ex Stadio Romagnoli di Campobasso.

"La prima Lettura ci ha ricordato le caratteristiche della sapienza divina, che libera dal male e dall’oppressione quanti si pongono al servizio del Signore" - ha detto il Papa nell'omelia - "Egli, infatti, non è neutrale, ma con la sua sapienza sta dalla parte delle persone fragili, delle persone discriminate e oppresse che si abbandonano fiduciose a Lui. (...) La Chiesa è un popolo che serve Dio; la Chiesa è un popolo che vive nella libertà donata da Lui. Anzitutto noi siamo un popolo che serve Dio. - ha proseguito il Pontefice - Il servizio a Dio si realizza in diversi modi, in particolare nella preghiera e nell'adorazione, nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità. E sempre l’icona della Chiesa è la Vergine Maria, la 'serva del Signore'" la quale "mostra che la via privilegiata per servire Dio è servire i fratelli che hanno bisogno".

"Alla scuola della Madre - ha ricordato il Pontefice - la Chiesa impara a diventare ogni giorno 'serva del Signore', ad essere pronta a partire per andare incontro alle situazioni di maggiore necessità (...). Ma il servizio della carità siamo chiamati tutti a viverlo nelle realtà ordinarie, cioè in famiglia, in parrocchia, al lavoro, con i vicini… (...). La testimonianza della carità è la via maestra dell’evangelizzazione. In questo la Chiesa è sempre stata 'in prima linea', presenza materna e fraterna che condivide le difficoltà e le fragilità della gente. In questo modo, la comunità cristiana cerca di infondere nella società quel 'supplemento d'anima' che consente di guardare oltre e di sperare".

"Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici, a perseverare su questa strada, servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione (...). Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari".

"Dunque la Chiesa è il popolo che serve il Signore - ha sottolineato il Pontefice - Per questo è il popolo che sperimenta la sua liberazione e vive in questa libertà che Egli le dona. (...) La libertà anzitutto dal peccato, dall’egoismo in tutte le sue forme (...).Questa è la libertà che, con la grazia di Dio, sperimentiamo nella comunità cristiana, quando ci mettiamo al servizio gli uni degli altri. Senza gelosie, senza partiti, senza chiacchiere... (...) Allora il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità della comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza (...). Ci libera dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele. (...) Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale. (...) Per questo (...) noi discepoli del Signore, pur rimanendo sempre deboli e peccatori - tutti lo siamo! (...) siamo chiamati a vivere con gioia e coraggio la nostra fede, la comunione con Dio e con i fratelli, l'adorazione a Dio e ad affrontare con fortezza la fatiche e le prove della vita".

"Cari fratelli e sorelle, la Vergine Santa - ha detto infine il Santo Padre - che venerate in particolare col titolo di 'Madonna della Libera', vi ottenga la gioia di servire il Signore e di camminare nella libertà che Egli ci ha donato (...). Maria vi aiuti ad essere Chiesa materna, Chiesa accogliente e premurosa verso tutti. (...). Per tutto il vostro popolo sia segno di consolazione e di sicura speranza".

Al termine della celebrazione della Santa Messa, il Santo Padre ha raggiunto in auto la Cattedrale per l'adorazione del Santissimo Sacramento e la preghiera sulla tomba del Vescovo Alberto Romita e del Vescovo Secondo Bologna, morto sotto il bombardamento della città nel 1943. Quindi Papa Francesco ha salutato una rappresentanza di ammalati e, poco prima delle 13:00, ha raggiunto la "Casa degli Angeli" per il pranzo con i bisognosi assistiti dalla Caritas, inaugurando la nuova struttura caritativa della Diocesi.

Al termine del pranzo, alle 14:15, Papa Francesco si è recato all'eliporto dell'Università del Molise per il trasferimento al Santuario dell'Addolorata di Castelpetroso.

AI GIOVANI DI ABRUZZO E MOLISE: "NON LASCIATEVI RUBARE IL DESIDERIO DI COSTRUIRE NELLA VOSTRA VITA COSE GRANDI E SOLIDE!"

Città del Vaticano, 4 luglio 2014 (VIS). Poco prima delle 15:00, Papa Francesco è giunto al Santuario dell'Addolorata di Castelpetroso per l'incontro con i giovani delle Diocesi di Abruzzo e Molise. Dopo un momento di preghiera in privato nel Santuario, il Papa si è recato sul Piazzale salutato da migliaia di ragazzi e ragazze che ha ringraziato per l'entusiasmo e il clima di festa che avevano saputo creare.

"Siete aperti- con questo entusiasmo - alla speranza e desiderosi di pienezza, desiderosi di dare significato al vostro futuro - ha affermato il Pontefice - (...) di intravedere il cammino adatto per ciascuno di voi e scegliere la via che vi porti serenità e realizzazione umana. (...) Da un lato, siete alla ricerca di ciò che veramente conta, che rimane stabile nel tempo ed è definitivo, siete alla ricerca di risposte che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro cuore non soltanto per lo spazio di un mattino o per un breve tratto di strada, ma per sempre. (...) Dall’altro lato, provate il forte timore di sbagliare - è vero, chi cammina può sbagliare -, provate la paura di coinvolgervi troppo nelle cose - l'avete sentita, tante volte -, la tentazione di lasciare sempre aperta una piccola via di fuga, che all’occorrenza possa aprire sempre nuovi scenari e possibilità".

"La società contemporanea e i suoi prevalenti modelli culturali - per esempio, la 'cultura del provvisorio' - non offrono un clima favorevole alla formazione di scelte di vita stabili con legami solidi, costruiti su una roccia dell’amore, di responsabilità piuttosto che sulla sabbia dell’emozione del momento - ha detto Papa Francesco - L’aspirazione all’autonomia individuale è spinta fino al punto da mettere sempre tutto in discussione e da spezzare con relativa facilità scelte importanti e lungamente ponderate, percorsi di vita liberamente intrapresi con impegno e dedizione. Questo alimenta la superficialità nell’assunzione delle responsabilità, poiché nel profondo dell’animo esse rischiano di venir considerate come qualcosa di cui ci si possa comunque liberare. Oggi scelgo questo, domani scelgo quell’altro… come va il vento vado io; o quando finisce il mio entusiasmo, la mia voglia, incomincio un’altra strada… E così si fa questo 'girare' la vita, proprio del labirinto. Ma il cammino non è il labirinto! Quando voi vi trovate a girare in un labirinto (...) fermatevi! Cercate il filo per uscire dal labirinto; cercate il filo: non si può bruciare la vita girando".

"Tuttavia, cari giovani, il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che si irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi. L’essere umano aspira ad amare e ad essere amato, (...) definitivamente. (...) Non lasciatevi rubare il desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide! È questo che vi porta avanti. Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi e di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù".

"Da soli non possiamo farcela. Di fronte alla pressione degli eventi e delle mode, da soli mai riusciremo a trovare la via giusta, e se anche la trovassimo, non avremmo la forza sufficiente per perseverare, per affrontare le salite e gli ostacoli imprevisti. E qui entra l’invito del Signore Gesù: 'Se vuoi… seguimi'. Ci invita per accompagnarci nel cammino, non per sfruttarci, non per farci schiavi, ma per farci liberi. (...) Egli ci ama definitivamente, ci ha scelti definitivamente, si è donato definitivamente a ciascuno di noi. (...) Com’è bello poter affrontare le alterne vicende dell’esistenza in compagnia di Gesù, avere con noi la sua Persona e il suo messaggio! Egli non toglie autonomia o libertà; al contrario, irrobustendo la nostra fragilità, ci permette di essere veramente liberi, liberi di fare il bene, forti di continuare a farlo, capaci di perdonare e capaci di chiedere perdono".

"Una parola che a me piace ripetere - ha detto ancora il Papa - perché spesso la dimentichiamo: Dio non si stanca di perdonare. (...) Egli perdona definitivamente, cancella e dimentica il nostro peccato se ci rivolgiamo a Lui con umiltà e fiducia. Egli ci aiuta a non scoraggiarci nelle difficoltà, a non considerarle insormontabili; e allora, fidandoci di Lui, getterete nuovamente le reti per una pesca sorprendente e abbondante, avrete coraggio e speranza anche nell’affrontare le difficoltà derivanti dagli effetti della crisi economica. Il coraggio e la speranza sono doti di tutti ma in particolare si addicono ai giovani (...). Il futuro certamente è nelle mani di Dio, le mani di un Padre provvidente. Questo non significa negare le difficoltà e i problemi, ma vederli, questi sì, come provvisori e superabili. Le difficoltà, le crisi, con l’aiuto di Dio e la buona volontà di tutti possono essere superate, vinte, trasformate".

"Non voglio finire senza dire una parola su un problema che vi tocca, un problema che voi vivete nell’attualità: la disoccupazione. (...) Non possiamo rassegnarci a perdere tutta una generazione di giovani che non hanno la forte dignità del lavoro! (...) Una generazione senza lavoro è una sconfitta futura per la patria e per l’umanità. Dobbiamo lottare contro questo. E aiutarci gli uni gli altri a trovare una via di soluzione, di aiuto, di solidarietà. (...) E questa parola solidarietà (...) è una parola cristiana: andare avanti con il fratello per aiutare a superare i problemi. Coraggiosi, con speranza e con solidarietà".

Infine, ricordando che il Santuario della Madonna Addolorata fu "eretto nel luogo dove due ragazze di questa terra, Fabiana e Serafina, nel 1888 ebbero una visione della Madre di Dio mentre lavoravano nei campi", il Santo Padre ha affermato: "Maria è madre, ci soccorre sempre: quando lavoriamo e quando siamo in cerca di lavoro, quando abbiamo le idee chiare e quando siamo confusi, quando la preghiera sgorga spontanea e quando il cuore è arido: Lei sempre è lì ad aiutarci. Maria è Madre di Dio, madre nostra e madre della Chiesa".

AI DETENUTI DI ISERNIA: DIO NON SI DIMENTICA DI NOI

Città del Vaticano, 4 luglio 2014 (VIS). Concluso l'incontro con i giovani nel Santuario di Castelpetroso, Papa Francesco ha raggiunto in auto la Casa Circondariale di Isernia per la visita ai detenuti. L'incontro si è svolto nel Cortile interno del Carcere e, nel suo discorso il Santo Padre ha insistito sulla necessità del reinserimento "Fare il cammino di reinserimento - ha detto - che tutti dobbiamo fare. Tutti, tutti facciamo sbagli nella vita. E tutti dobbiamo chiedere perdono di questi sbagli"-

"Chi dice che non ha bisogno di fare un cammino di reinserimento è un bugiardo! - ha esclamato Papa Francesco - (...) E quando andiamo a chiedere perdono al Signore dei nostri peccati, dei nostri sbagli, Lui ci perdona sempre, non si stanca mai di perdonare. Ci dice: 'Torna indietro da questa strada, perché non ti farà bene andare su questa'. E ci aiuta. E questo è il reinserimento, il cammino che tutti dobbiamo fare. L’importante è non stare fermi. Tutti sappiamo che quando l’acqua sta ferma marcisce. (...) Dobbiamo camminare, fare un passo ogni giorno, con l’aiuto del Signore. Dio è Padre, è misericordia, ci ama sempre. (...) Ci fa rialzare e ci restituisce pienamente la nostra dignità. (...) Dio non si dimentica di noi, si ricorda sempre. (...) E con questa fiducia si può camminare, giorno per giorno. E con questo amore fedele che ci accompagna la speranza non delude. (...) Alcuni pensano di fare un cammino di punizione, di sbagli, di peccati e soltanto soffrire, soffrire, soffrire... È vero, è vero, si soffre. Come ha detto il vostro compagno, qui si soffre. Si soffre dentro e si soffre anche fuori, quando uno vede che la propria coscienza non è pura, è sporca, e vuole cambiarla. Quella sofferenza che purifica, quel fuoco che purifica l’oro, è una sofferenza con speranza".

"C’è una cosa bella, quando il Signore ci perdona non dice: 'Io ti perdono, arrangiati!'. No, Lui ci perdona, ci prende per mano e ci aiuta ad andare avanti in questo cammino del reinserimento, nella propria vita personale e anche nella vita sociale. Questo lo fa con tutti noi. Pensare che l’ordine interiore di una persona si corregga soltanto 'a bastonate' (...), che si corregga soltanto con la punizione, questo non è di Dio, questo è sbagliato. Alcuni pensano: 'No, no, si deve punire di più, più anni, di più!'. Questo non risolve niente, niente! Ingabbiare la gente perché - scusatemi la parola - per il solo fatto che se sta dentro siamo sicuri, questo non serve, non ci aiuta. La cosa più importante è ciò che fa Dio con noi: ci prende per mano e ci aiuta ad andare avanti. E questo si chiama speranza! E con questa speranza, con questa fiducia si può camminare giorno per giorno. E con questo amore fedele, che ci accompagna, la speranza non delude davvero".

Infine, raccontando ai detenuti delle sue telefonate, ogni quindici giorni, ad un carcere di Buenos Aires per parlare con i giovani reclusi, il Papa ha detto: "Vi faccio una confidenza. Quando io mi incontro con uno di voi, che è in una casa circondariale, che sta camminando verso il reinserimento, ma che è recluso, sinceramente mi faccio questa domanda: perché lui e non io? Lo sento così. È un mistero. Ma partendo da questo sentimento, da questo sentire io vi accompagno".

PAPA FRANCESCO INDICE L'ANNO GIUBILARE CELESTINIANO

Città del Vaticano, 4 luglio 2014 (VIS). La Visita Pastorale di Papa Francesco in Molise si è conclusa con l'indizione dell'Anno Giubilare Celestiniano nella Piazza della Cattedrale di Isernia. Ad Isernia infatti nacque Pietro del Morrone, futuro papa Celestino V (fra il 1209 e il 1215-1296), canonizzato nel 1313, che, eletto nel conclave del 1292 - 1294, dopo solo cinque mesi al soglio di Pietro, rinunciò al pontificato per ritornare alla vita eremitica.

"Questo è l’ultimo incontro di oggi - ha detto il Papa rivolgendosi alla cittadinanza di Isernia - e si svolge in un luogo simbolico: la Piazza della Cattedrale. La piazza è il luogo dove ci incontriamo come cittadini, e la cattedrale è il luogo dove ci incontriamo con Dio, ascoltiamo la sua Parola, per vivere da fratelli, cittadini e fratelli. Nel cristianesimo non c’è contrapposizione tra sacro e profano, in questo senso: cittadini e fratelli".

"C’è un’idea forte - ha proseguito il Pontefice - che mi ha colpito, pensando all’eredità di san Celestino V. Lui, come san Francesco di Assisi, ha avuto un senso fortissimo della misericordia di Dio, e del fatto che la misericordia di Dio rinnova il mondo. Pietro del Morrone, come Francesco d’Assisi, conoscevano bene la società del loro tempo, con le sue grandi povertà. Erano molto vicini alla gente, al popolo. Avevano la stessa compassione di Gesù verso tante persone affaticate e oppresse; ma non si limitavano a dispensare buoni consigli, o pietose consolazioni. Loro per primi hanno fatto una scelta di vita controcorrente, hanno scelto di affidarsi alla Provvidenza del Padre, non solo come ascesi personale, ma come testimonianza profetica di una Paternità e di una fraternità, che sono il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo".

"E sempre mi colpisce che con questa loro compassione forte per la gente, questi santi hanno sentito il bisogno di dare al popolo la cosa più grande, la ricchezza più grande: la misericordia del Padre, il perdono. 'Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori'. In queste parole del Padre nostro c’è tutto un progetto di vita, basato sulla misericordia. La misericordia, l’indulgenza, la remissione dei debiti, non è solo qualcosa di devozionale, di intimo, un palliativo spirituale (...). È la profezia di un mondo nuovo (...) in cui i beni della terra e del lavoro siano equamente distribuiti e nessuno sia privo del necessario, perché la solidarietà e la condivisione sono la conseguenza concreta della fraternità. Questi due Santi hanno dato l’esempio. Loro sapevano che, come chierici - uno era diacono, l’altro vescovo, vescovo di Roma -, come chierici, tutti e due dovevano dare l’esempio di povertà, di misericordia e di spogliamento totale di sé stessi".

"Ecco allora il senso di una nuova cittadinanza, che sentiamo fortemente qui, in questa piazza davanti alla Cattedrale, da dove ci parla la memoria di san Pietro del Morrone Celestino V. Ecco il senso attualissimo dell’Anno giubilare, di quest’anno giubilare Celestiniano, che da questo momento dichiaro aperto, e durante il quale sarà spalancata per tutti la porta della divina misericordia. Non è una fuga, non è un’evasione dalla realtà e dai suoi problemi, è la risposta che viene dal Vangelo: l’amore come forza di purificazione delle coscienze, forza di rinnovamento dei rapporti sociali, forza di progettazione per un’economia diversa, che pone al centro la persona, il lavoro, la famiglia, piuttosto che il denaro e il profitto".

"Siamo tutti consapevoli - ha ribadito il Pontefice - che questa strada non è quella del mondo; non siamo dei sognatori, degli illusi, né vogliamo creare oasi fuori dal mondo. Crediamo piuttosto che questa strada è quella buona per tutti, è la strada che veramente ci avvicina alla giustizia e alla pace. Ma sappiamo anche che siamo peccatori, che noi per primi siamo sempre tentati di non seguire questa strada e di conformarci alla mentalità del mondo, alla mentalità del potere, alla mentalità delle ricchezze. Perciò ci affidiamo alla misericordia di Dio, e ci impegniamo a compiere con la sua grazia frutti di conversione e opere di misericordia. Queste due cose: convertirsi e fare opere di misericordia. Questo è il motivo conduttore di quest’anno, di quest’anno giubilare Celestiniano. Ci accompagni e ci sostenga sempre in questo cammino la Vergine Maria, Madre di Misericordia".

Infine, alle 19:30 il Santo Padre, ripartito in elicottero dalla Caserma dei Vigili del Fuoco di Isernia, è rientrato in Vaticano alle 20:15.
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